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Cultura

Rubrica: Storie di Sicilia U Sceccu, storia degli asini in Sicilia

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In questo breve racconto descrivo alcuni episodi della mia vita che riconducono ad un aspetto peculiare della tradizione siciliana: U Sciccareddu sicilianu (l’asinello siciliano)

 

“U sciccareddu”, dolce e malinconica canzone che cantavo nel pullman durante il tragitto New York-Washinton. Il viaggio di piacere di due giorni per visitare la capitale degli stati Uniti d’America organizzato dal giornale Italo/Americano “il Progresso”, è stato nel 1983… io come al solito presi l’iniziativa di animare la compagnia cimentandomi a cantare alcuni brani siciliani tradizionali per far rivivere l’indimenticata Sicilia ai compagni di viaggio, per la maggior parte immigrati o figli di immigrati italiani… destando gioia e commozione… ricordo ancora l’inizio della celeberrima canzone… una fra le tante era: Poveru sceccu miu…

 

Chi bedda vuci avia, – pareva un gran tenuri – sciccareddu di lu me cori – comu iu t’haiu a scurdari. E quannu cantava facia: – i-ha, i-ha, i-ha, – sciccareddu di lu me cori – comu iu t’haiu a scurdari. Quannu ‘ncuntrava un cumpagnu – subito lu ciarava, – e doppu l’arraspava – cu granni cariti. Chi bedda vuci avia, – pareva un gran tenuri – sciccareddu di lu me cori – comu iu t’haiu a scurdari… etc.

 

La mia esibizione fu un successo… i gitanti mi offrirono la loro amicizia e il pranzo… invece destai ilarità e sarcasmo da parte dei due amici con cui avevo intrapreso quel viaggio di piacere alla scoperta dell’America… Ah…! Proposito della celeberrima canzone “ u sciccareddu” è una delle canzoni popolari siciliane più famose. Come alcuni dei canti più famosi dell’isola, non ha una melodia molto allegra e, di fatto, anche il testo è un po’ malinconico; tuttavia il brano è stato apprezzato ed è entrato a far parte della tradizione folkloristica dell’isola. L’autore è ignoto e nel tempo vi sono stati diversi adattamenti e versioni. Lo sciccareddu, cioè l’asino, ha rivestito in passato una fondamentale importanza per la vita delle comunità.

 

Il Racconto di Mariuzzu u sciumararu Don Mariuzzu mi aveva visto nascere… lui era noto nel quartiere degli Archi con il nome “Mariuzzu u sciumararu” (Mario il coltivatore di verdure presso le sponde del fiume) e per ironia della sorte, per un breve periodo della nostra vita, abbiamo lavorato insieme presso il Molino S. Lucia di Ragusa… Un sabato mattina di fine luglio mi invitò presso i suoi possedimenti vicino la vallata S. Domenica e con grande meraviglia trovai degli appezzamenti di terreni a terrazza ben ordinati e amorevolmente curati, ma la cosa più sorprendente era la gioia e l’entusiasmo che sprigionava il Mariuzzo nel descrivere tutto ciò perché era parte della sua vita la “Sciumara”. Mariuzzu mi

descriveva le varie coltivazioni, la casa dove la sua famiglia aveva vissuto… le varie disgrazie che proprio lì avevano segnato la sua vita per sempre in modo indelebile… la morte della madre e di una sorella uccisi da una bomba lanciata dagli americani durante lo sbarco in Sicilia…, il suicidio di un fratello nella stalla per impiccagione… ma Mariuzzu non destava rancore, (era un uomo di animo buono… a volte si comportava come se quelle disgrazie non fossero mai accadute… e sorridendo parlava d’altro…) proprio dove erano morte la madre la sorella e per ultimo il fratello maggiore… Mariuzzu teneva uno Sceccu (Asinello…) amabilmente curato e tenuto quasi come uno di famiglia… e con molta semplicità mi volle raccontare una storiella che il suo amato padre sin da piccolo raccontava a lui e ai suoi fratelli … come non si poteva destare attenzione… al buon Mariuzzu… e sedutici accanto a Linuzzu (era il nome dell’Asinello…) incominciò il racconto: Chista (questa) storia “ ma cuntau ma patri e iu cun grandi rispiettu ta cuntu senza mintiri e senza livari nenti “ (me la raccontata mio padre ed io con grande rispetto te la racconto senza dire il falso e senza negare qualcosa). Si racconta di un ricco massaro (proprietario di masserie) e di uno Sceccu (Asino) dalle qualità eccellenti. U Sceccu eccezionalmente bello quanto intelligente, aveva un solo difetto, gli mancava la parola.

 

Il massaro fiducioso e carico “ri” di stima verso l’amico a quattro zampe, si era addirittura convinto che l’animale sarebbe stato in grado di apprendere persino le scienze e le lettere, se qualcuno lo avesse istruito e gli avesse dedicato del tempo. In seguito a questa ottimistica visione del ricco massaro, si presentò un giovane maestro proveniente da Frigintini povero e squattrinato. Si offrì d’istruire l’asino (sceccu) in cambio di un piccolo compenso, vitto ed alloggio per la durata di un minimo di dieci anni; perché il ciuco apprendeva sì, ma lentamente. Così pattuito si accordarono felicemente. Al ricco massaro del ciuchino non restava altro da fare che pazientare, finalmente qualcuno gli aveva dato speranza, si sarebbe dedicato ad insegnare tutto ciò che occorreva al bell’asinello. Il giovane maestro dal canto suo, invece, aveva risolto così i suoi problemi economici e di sostentamento per i prossimi dieci anni. Erano tutti contenti, non sappiamo cosa pensasse nel frattempo l’asino… occorre pazientare per poi trarre le dovute conclusioni…

 

Trascorsi degli anni, lo stalliere fece notare al maestro che u sceccu non presentava un minimo di cambiamento e che gli anni inesorabilmente scorrevano. Il giovane maestro, con lo stesso ottimismo e la stessa scaltrezza che aveva mostrato all’inizio dell’impresa, rasserenò lo stalliere. Rispose invitandolo a non darsi pensiero, a stare tranquillo e conclude dicendo:” DI CCA’ A TANNU O MORI U SCECCU O MORI U PATRUNI “. Traducendo dal siciliano “di qua a quando trascorreranno questi dieci anni, o sarà morto l’asino o sarà già morto il padrone”. Il problema non si pone… e con una sonora risata Mariuzzu mi dette una pacca sulla spalla e insieme ci avviamo verso la cucina per degustare la ricotta calda con il pane di casa, magistralmente preparata secondo gli usi e la tradizione locale…

 

La ricerca e la scoperta dell’origine del nome in siciliano dell’asinello come Sceccu o Scicareddu Il giorno susseguente all’andata nella sciumara di Mariuzzu andai di buon’ora dal Carrittieri Linu (Carrettiere Lino) Garaffa per cercare meglio l’ origine della parola “Sceccu” nel nostro parlato

dialettale. Il Linu abitava vicino la chiesa di Santa Maria delle Scale a ridosso della casa di Luciano inteso “u Iattu” (il Gatto), conosciutissimo nel quartiere perché aggiustava le ossa e le distorsioni… (era un antesignano dell’ortopedico e del fisioterapista…); per il compenso bastava dare qualcosa di buono da mangiare o in rari casi qualcuno donava qualche soldo… “U Iattu” non pretendeva niente ma gradiva tutto ciò che gli si donava… Suonai ben tre volte nel campanello del Carrittieri e dopo un po' mi aprì con un saluto caldo e sonoro… Buongiorno…! “Chi puozzu fari pi Tia… Tu sii u figghiu ri Testa Rossa u varbieri…” (che cosa posso fare per Te… Tu sei il fiiglio di Testa rossa il barbiere). Io gli risposi che volevo sapere l’origine della parola “Sceccu” nel nostro dialetto e lui immediatamente mi spiegò che secondo una leggenda, per spiegare l’origine di questo nome, dobbiamo risalire al tempo in cui gli Arabi conquistarono la Sicilia. I rapporti tra i due popoli inizialmente non erano tra i migliori. Il re arabo Miramolino voleva a tutti i costi e in tutti i modi affermare il suo potere di sovrano e stabilì delle regole che vietavano ai Siciliani di portare con sé armi e di andare a cavallo, un vero e proprio abuso di potere.

 

“Né noi, né loro!” pensarono i Siciliani. Per vendicare il torto subito, allora, i siciliani decisero di avvelenare l’acqua di tutti gli abbeveratoi, per fare morire tutti i cavalli presenti sull’isola. Gli Arabi a questo punto decisero di far arrivare in Sicilia dei cavalli provenienti dall’Africa, ma questi morirono in nave a causa di una tempesta. Si salvarono solo degli asini e furono questi che gli Arabi furono costretti ad utilizzare per il loro trasporto. Gli sceicchi sui somarelli… I Siciliani così cominciarono a deridere il re, decisamente ridicolo a cavallo del suo asino, tanto che vista la reale situazione, il re, fu costretto a rivedersi ridando la libertà tolta al popolo siciliano. Da quel momento in poi gli asini furono chiamati “scecchi”, facendo derivare questo nome dal termine “sceicchi”, parola con la quale venivano indicati gli Arabi che cavalcavano gli asini.

 

Il Saluto e il Proverbio

Beh…! Potevo ben dire di aver colmato una delle tante lacune su una delle peculiarità che contraddistinguono la mia amata terra di Sicilia dalle altre regione d’Italia… anzi pensai immediatamente che il giorno dopo avrei raccontato il tutto al mio amico sciumararo Mariuzzu presso il Molino S. Lucia… sicuro che gli avrei fatto cosa gradita… Salutando con gratitudine Don Linu il carrettiere, notai proprio nella parete della cucina una maiolica con un bel proverbio sicicilano “U sceccu si pò vestiri ri cavaddu, ma prima o poi aragghia” e sì disse il Lino: questo proverbio vuole semplicemente dire che si può anche fingere di essere ciò che non si è, ma la propria natura, prima o poi, verrà fuori. Questo modo di dire, dunque, è un invito a non mentire sulla propria natura e a mostrarsi sempre in modo sincero, e fu così che ci salutammo…

Salvatore Battaglia Presidente accademia delle Prefi

 

In copertina l’asino di Pantelleria

Marina Cozzo è nata a Latina il 27 maggio 1967, per ovvietà logistico/sanitarie, da genitori provenienti da Pantelleria, contrada Khamma. Nel 2007 inizia il suo percorso di pubblicista presso la testata giornalistica cartacea L'Apriliano - direttore Adriano Panzironi, redattore Stefano Mengozzi. Nel 2014 le viene proposto di curarsi di Aprilia per Il Corriere della Città – direttore Maria Corrao, testata online e intraprende una collaborazione anche con Essere Donna Magazine – direttore Alga Madia. Il 27 gennaio 2017 l'iscrizione al Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti nel Lazio. Ma il sangue isolano audace ed energico caratterizza ogni sua iniziativa la induce nel 2018 ad aprire Il Giornale di Pantelleria.

Cultura

Arriva in Sicilia tecnica chirurgica che restituisce sensibilità ad arto amputato. Presentazione domani da InFormaMedica a Palermo

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La Reinnervazione sensoriale mirata del chirurgo plastico di Bressanone Alexander Gardetto, presto sarà eseguibile anche in Sicilia
Si chiama Reinnervazione sensoriale mirata, in inglese Targeted Sensory Reinnervation – TSR, ed è una nuova frontiera della chirurgia nel trattamento e prevenzione del dolore dell’arto fantasma mediante il ripristino del senso del tatto e della propriocezione, cioè il controllo della posizione e del movimento del corpo, in base ai recettori periferici. È stata sperimentata dal chirurgo plastico altoatesino, Alexander Gardetto, direttore sanitario della clinica privata Brixsana di Bressanone. È stata eseguita anche all’Università di Padova, è stata illustrata davanti al dipartimento di difesa degli Stati Uniti in collegamento con 250 ospedali americani e, venerdì 25 ottobre, alle ore 18,00, sarà presentata anche a Palermo, presso il nuovo ambulatorio medico chirurgico poli-specialistico InFormaMedica Day Clinic di via Croce Rossa, 113, diretto dal chirurgo plastico Dario Palazzolo. Ingresso libero, per informazioni 091/7484060 e 331/9683083.

Il commento dei chirurghi Dario Palazzolo e Alexander Gardetto

“Siamo felici di questa prestigiosa collaborazione – ha sottolineato Dario Palazzolo, direttore sanitario di InFormaMedica – che risponde alla nostra idea di una sanità che va in direzione del benessere e dell’attenzione al paziente, sostenuti da una altissima specializzazione”. La nuova tecnica chirurgica Reinnervazione Sensoriale Mirata (TSR), insieme a un dispositivo vibro-tattile non invasivo, è in grado di trattare e prevenire la sindrome dell’arto fantasma che colpisce una percentuale elevata di pazienti amputati. “È stato il senso di impotenza nel trattamento di questi sintomi – spiega il chirurgo plastico Alexander Gardetto – che mi ha motivato, 10 anni fa, a implementare una strategia completamente nuova per la gestione del dolore in un paziente con la sindrome dell’arto fantasma grave e dipendente dai farmaci”.

La tecnica chirurgica di Reinnervazione sensoriale mirata (TSR)

La tecnica chirurgica di Reinnervazione Sensoriale Mirata (TSR) consiste nella chiusura del circuito interrotto nella corteccia sensoriale del cervello a causa della perdita o della paralisi di un arto, causa del dolore dell’arto fantasma e del dolore neuropatico, poiché gli stimoli afferenti non riescono a raggiungere il sistema nervoso centrale. Si ottiene creando una situazione in cui il cervello torna a ricevere stimoli dalla periferia, “riparando” il circuito. Ad oggi la nuova tecnica TSR è stata operata su oltre 55 pazienti in vari centri in Europa. Il primo paziente è stato operato nel 2014, dopo un’amputazione transtibiale, delle amputazioni transfemorali nel 2018 e quindi è stata sviluppata la tecnica per l’arto superiore.

“La perdita della mano è più impegnativa – aggiunge il chirurgo Alexander Gardetto – perché porta una considerevole riduzione della qualità della vita personale e professionale di un individuo e conseguenze psicologiche. Attualmente, le protesi mioelettriche possono ripristinare molte delle normali attività della mano, ad eccezione della sensibilità tattile genuina. In tutti i pazienti, è stata regolarmente visualizzata una mappa sensoriale di tutte e cinque le dita a livello dell’arto residuo (avambraccio) e sono in grado di distinguere tra caldo e freddo. Queste sensazioni autentiche vengono poi trasmesse al cervello che viene ingannato a credere che la mano mancante sia ancora lì. La conseguenza è che il dolore dell’arto fantasma scompare o non si manifesta affatto”.

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Taormina WinExpo, da domani fine settimana di cene e degustazioni nel centro storico

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Presentata la I edizione di Taormina WinExpo

Un fine settimana ricco di cene e degustazioni Con una conferenza stampa e un brindisi inaugurale, è stata presentata ufficialmente sulla terrazza dell’Hotel Metropole la 1^ edizione di “Taormina WinExpo”, l’evento unico nel suo genere che da domani, coinvolgerà piacevolmente il centro storico della città, con un ricco programma di degustazioni, masterclass, cene stellate, interviste e talk show di approfondimento sul vino siciliano, ma non solo: anche sull’alta cucina, l’enogastronomia, le birre artigianali e sul ricco paniere isolano nel contesto del Mediterraneo.

La manifestazione è organizzata da Sicily Event, con numerosi partner e con il patrocinio del Comune di Taormina, in particolare con l’Assessorato al Turismo, Grandi eventi e Attività produttive, e coinvolgerà le due piazze principali della città, piazza Duomo e piazza IX Aprile, con eventi e degustazioni tra la gente, i turisti e i wine lovers, mentre prestigiose cene “stellate” si svolgeranno in alcuni dei locali più suggestivi e storici di Taormina. A presentare l’evento, durante l’incontro con la stampa, sono stati l’imprenditore e amministratore di Sicily Event, Davide Merlino, con lo chef stellato Pietro D’Agostino (anch’egli di Sicily Event), l’assessore al Turismo del Comune di Taormina, Jonathan Sferra, la food blogger Barbara Conti, il cui talk show aprirà la manifestazione il primo giorno, e il sommelier e docente Roberto Raciti, che ha curato la parte enologica della manifestazione e che curerà una masterclass.
“L’Amministrazione Comunale, e in particolare il nostro Assessorato, è lieto di supportare e patrocinare un evento di tale prestigio e dall’inizio abbiamo dato la massima disponibilità per ospitarlo nel nostro centro storico. Vogliamo portare il nostro entusiasmo anche fuori dai confini cittadini e presentare l’evento nelle fiere più importanti, con una programmazione che possa avere un respiro pluriennale” ha detto con soddisfazione l’assessore al Turismo, Jonathan Sferra.

“Abbiamo voluto scommettere su Taormina, raccogliendo una sfida certo non facile, ma comunque entusiasmante, portando tra le sue piazze e il suo corso principale, nell’affascinante stagione autunnale, questo prestigioso evento dedicato al vino, ma coadiuvato anche da tanti appuntamenti collaterali di altrettanto prestigio, come ad esempio i talk show nelle stesse piazze e le cene in programma” ha spiegato ai giornalisti Davide Merlino. “Taormina non ha certo bisogno di presentazioni o di destagionalizzazione, poiché è sempre piacevolmente presa d’assalto da turisti e visitatori da tutto il mondo. Ma possiamo dire con certezza che la nostra città è soprattutto la capitale del gusto nel contesto siciliano e mediterraneo” gli ha fatto eco lo Chef Pietro D’Agostino.

Poi, alcune anticipazioni dalla food blogger Barbara Conti, che intratterrà il pubblico sugli aspetti anche culturali dell’enogastronomia siciliana, come il forte legame con la letteratura e in particolare con lo scrittore Andrea Camilleri, autore e padre del famoso Commissario Montalbano. Conti, tra l’altro, nella prima giornata parlerà della Sicilia designata come “Regione enogastronomica europea per il 2025” e si avvarrà del supporto della lady chef Salvina Scottino, che preparerà gli arancini ispirati proprio agli “Arancini di Montalbano”, mentre l’indomani la scuola Logos Italia – Formazione e Lavoro di Ragusa con i suoi componenti preparerà per l’occasione i cannoli siciliani, anche questi ispirati al famoso personaggio letterario.

E poi, sempre in conferenza stampa, la proposta lungimirante del sommelier Roberto Raciti, di programmare per il futuro masterclass e degustazioni anche in lingua inglese, per dare il massimo dell’accessibilità anche ai turisti internazionali.
Ricco, dunque, il programma delle tre giornate, ricordato ai giornalisti presenti, che darà l’opportunità ai visitatori di accedere alle degustazioni dei vini, attraverso l’acquisto dei ticket, sia in prevendita che sul posto. Proprio le degustazioni saranno grandi protagoniste, con i banchi d’assaggio nelle due piazze di Taormina e con i talk e le masterclass in calendario.
Panel e interviste saranno condotti dalla giornalista Elisa Petrillo

Programma

Venerdi 25 Ottobre Ore 15:00 / 22:00: Apertura stand degustazione vini e food con la presenza dello chef Orazio Cordai, presso piazza Duomo e Piazza IX Aprile;
Ore 16:30/17:00 : Talk con la Food Blogger Barbara Conti: La Sicilia al centro di WinExpò, come capitale europea della gastronomia;
Ore: 18:00/19:00: Panel Wine & Mixology presso area Talk in Piazza IX aprile con il Sommelier e Giornalista Salvo Ognibene e il barman Mattia Cilia Bar Manager per il gruppo dello chef Ciccio Sultano;
Ore 19:00: Masterclass IL CARRICANTE NEI DIVERSI VERSANTI DELL’ETNA – Salvo Ognibene giornalista e sommelier –

Presso Hotel Continental Sabato 26 Ottobre Ore 15:00 / 23:00:
Apertura stand degustazione vini e food con la presenza maestro torronaio Davide Scancarello presso piazza Duomo e Piazza IX Aprile;
Ore 18:00/19:00: Panel Beer & Wine presso area Talk in Piazza IX aprile con il Maestro Assaggiatore Danilo Trapanotto direttore Onav Catania, Agata Matarazzo docente di Economia dell’Università degli Studi di Catania, Silvio Gulino mastro birraio referente istituto ITS Albatros Messina, Daniele Grasso mastro birraio del birrificio Bruno Ribadi.
Ore 19:00 Masterclass – LA SICILIA DEL VINO, VIGNETI ED ANNATE A CONFRONTO Maestro Assaggiatore Danilo Trapanotto – Presso Hotel Continental;
Ore 20:00: Chef & Wine – Cena gourmet a cura dello Chef Giacomo Caravello, presso hotel Palazzo Vecchio.

Domenica 27 Ottobre Ore 15:00 / 22:00: Apertura stand degustazione vini e food con la presenza dello maestro rosticcere Rosario Umbriaco, presso piazza Duomo e Piazza IX Aprile;
Ore 17:00/18:00: Panel Star & Wine – Il vino nella cucina stellata presso area Talk in Piazza IX aprile con lo Chef Pietro D’Agostino, lo Chef Accursio Craparo e il Sommelier Roberto Raciti;
Ore 19:00 – Masterclass – ETNA: LE CONTRADE DI FIRRIATO sommelier Roberto Raciti – Presso Hotel Continental;
Ore 19:30 – Chef & Wine – Cena gourmet a cura dello Chef Giuseppe Geraci presso hotel Metropole.
Ore 20:00 – Chef & Wine – Cena gourmet a cura dello Chef Accursio Craparo presso ristorante Kistè. Queste, infine, le CANTINE che hanno già aderito all’evento: Firriato (Masterclass), Vini Calì, Tenuta Ferrata, Cuore Di Marchesa, Azienda Di Dio, Terre Mora, Bonsignore, Casale 120, Le Due Tenute, Tenute Di Nuna, Russo Winery, Gambino, Az. Agricola D’Amico, Campisidrasi, Tenuta Palmento San Basilio, Az. Agricola Raciti, Tenute Cuffaro, Azienda Agricola Lombardo, Azienda Agricola Battiato Filadelfo.

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La patente digitale arriva sugli smartphone: come funziona e come ottenerla

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Come sottolineato dal Ministero, “per i viaggi all’estero sarà necessario esibire ancora i documenti cartacei” di Francesca Zavettieri da Meteoweb.eu
 

Il 23 ottobre 2024 segna l’inizio di una nuova era digitale per i cittadini italiani con l’introduzione della patente digitale sugli smartphone. Questa innovazione permette a 50.000 cittadini di caricare la propria patente di guida direttamente sull’app IO, insieme a documenti importanti come la tessera sanitaria e la Carta europea della disabilità. Si tratta di un primo passo verso la realizzazione dell’IT Wallet, il portafoglio digitale che sarà pienamente operativo dal 2025, rivoluzionando il modo in cui gestiamo i documenti personali.

 
Questo progetto è parte di una sperimentazione che mira a rendere la vita quotidiana dei cittadini più semplice, permettendo di avere i documenti sempre a portata di mano tramite lo smartphone. In questa fase iniziale, la patente digitale sarà disponibile solo per un numero limitato di utenti, ma è prevista un’espansione graduale. Dal 6 novembre, il numero di utenti sarà ampliato a 250.000 persone, mentre dal 4 dicembre 2024, la patente digitale sarà disponibile per chiunque vorrà utilizzarla.

Come sottolineato dal Ministero, “per i viaggi all’estero sarà necessario esibire ancora i documenti cartacei“, poiché la patente digitale avrà valore legale solo all’interno dei confini nazionali fino all’introduzione del portafoglio digitale europeo.

Come ottenere la patente digitale
L’accesso alla patente digitale è semplice. Gli utenti selezionati per la fase di test riceveranno una notifica tramite l’App IO e dovranno seguire alcuni passaggi per generare il documento digitale:

Scaricare l’app IO sul proprio smartphone, disponibile per i sistemi operativi Android e iOS.
Accedere con SPID o CIE (Carta d’Identità Elettronica), strumenti essenziali per l’identificazione sicura del cittadino.
Seguire le istruzioni fornite dall’app per completare la generazione della patente digitale.
Una volta completato il processo, la patente digitale sarà disponibile nell’app IO e potrà essere utilizzata in Italia per tutte le situazioni che richiedono l’esibizione del documento. Tuttavia, come già indicato, per i viaggi fuori dai confini italiani sarà ancora necessario portare con sé la patente fisica.

Un passo verso il futuro
La patente digitale rappresenta un primo assaggio del futuro digitale italiano. Il progetto dell’IT Wallet, che sarà completamente operativo nel 2025, permetterà ai cittadini di gestire documenti ufficiali direttamente tramite una piattaforma digitale centralizzata, semplificando notevolmente i processi burocratici e amministrativi.

Per il momento, questo progetto riguarda solo la patente, la tessera sanitaria e la Carta europea della disabilità, ma con l’avvento del portafoglio digitale europeo, si prevede che l’IT Wallet si espanderà ulteriormente.

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