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Ossidiana d'Autore

Mi sono accorto dell’autunno – di Lidano Grassucci

Redazione

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Ci puoi rimettere l’orologio, dal 21 settembre cambia il tono delle cose. L’afa si fa brivido, il caldo si fa da sudato ad allontanato. L’autunno non è una estate più fredda, non è una primavera che viene dopo, e neanche un inverno anticipato, è per conto suo è marrone. E’ la buccia della castagna che lascia il suo riccio, è il melograno che ha fatto per tutta l’estate l’accumulatore di sole e ora lo rilascia. E’ il grappolo di moscato che mi riportavano dal piano per farmi sentire un poco di dolcezza prima di un inverno da ricominciare, e la scuola, e il tempo che ci stavano rubando per sempre.

L’autunno è sempre stato implacabile, come un cow boy che faceva bene il suo lavoro e dopo il viaggio lungo sentieri di praterie portava i vitelli al posto giusto, a fine corsa e la festa era finita.

Il tema a scuola era sempre sulla foglia morta

Oh, vorrei tanto che anche tu ricordassi i giorni felici del nostro amore Com’era più bella la vita E com’era più bruciante il sole Le foglie morte cadono a mucchi…

Jacques Prevert

Piove ora a tratti forti, ora smette, ora ecco il sole in un ricorrere le cose come si fossero rose di diverso colore.

Esco, ho la camicia. fa freddo torno indietro mi metto un golf di cotone per nascondere il mio brividare.

L’autunno arriva senza che capisci quando, con un brivido.

Settembre è il mese del ripensamento sugli anni e sull’età Dopo l’ estate porta il dono usato della perplessità, della perplessità Ti siedi e pensi e ricomincia il gioco della tua identità Come scintille brucian nel tuo fuoco le possibilità, le possibilità
Non so se tutti hanno capito Ottobre la tua grande bellezza Nei tini grassi come pance piene prepari mosto e ebbrezza, prepari mosto e ebbrezza
Francesco Guccini
Una donna esce elegante con un vestito marrone, con lo sguardo marrone attraversa muri marroni e la strada è segnata da foglie marroni. Un ragazzo fa acrobazie con un monopattino marrone e una auto elegante e marrone passa piano su una pozza d’acqua e fa una onda che bacia il cordolo del marciapiede. Il cielo si fa grigio, una camicia bianca a questo sole tenue va verso il marrone. Un tempo marrone, tra l’erba alta i “cacciatori” di lumache prendono chiocciole dal guscio marrone. Colori d’autunno. La donna passa orgogliosa, è il suo tempo.
Lidano Grassucci
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Cultura

Pantelleria, Successo per il libro “Figlio nel vento” di Salvatore Gabriele presentato ieri da Giovanna Cornado

Direttore

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E’ stata un successo ieri la presentazione del libro di Salvatore Gabriele “Figlio nel vento” – Margana Edizioni, presso la Sala Consiliare del Comune di Pantelleria.

 

Tanta la gente a partecipare all’evento moderato dalla splendida e brillante Giovanna Cornado, che con la sua ineccepibile capacità ha introdotto il pubblico nel vivo della sinossi attraverso il suo autore, nonchè direttore di Pantelleria Internet e altri protagonisti del pomeriggio culturale pantesco:  la dott.ssa Alessandra Camassa, Presidente del Tribunale di Marsala, Caterina Brignone GIP del Tribunale di Trapani, Italo Cucci che ha curato la perfezione.

Saga ambienta il romanzo a Pantelleria, chiamata Ogigia, e narra della scomparsa di un rappresentante di Commercio. Dopo alcuni giorni, il padre trova in una pozza di sangue cinque denti e un ciuffo di capelli. Il corpo viene trovato in un burrone profondo 300 metri. Nell’isola per condurre l’indagine, la procura invia il suo migliore investigatore, il maresciallo dei carabinieri Alfonso Fiume. I sospetti cadono su quattro ragazzi, ma per scoprire la verità… bisogna leggere il libro.

Un libro scritto con grazia e maestria.

Ecco cosa dice di “Figlio nel vento” Italo Cucci

Il libro di Salvatore Gabriele l’ho letto di un fiato. Porta con sé il profumo dell’isola ma soprattutto, direi – smancerie isolane a parte, delle quali puntualmente mi diletto – ha il sapore forte di una vera pagina di “nera”. Bella, succosa e appassionante storia di cronaca vera, a dimostrazione che i fatti, spesso, superano la fantasia. Si coglie, nella lettura, in particolare, la fedeltà al linguaggio di certi personaggi – carabinieri, poliziotti, magistrati, commercianti anche – che spesso i romanzieri di mestiere tradiscono, magari portandolo al grottesco. Salvatore Gabriele, pedalatore della cronaca, ha trasfuso nel tuo romanzo il senso stesso della fatica di una ricerca, sia quella della notizia, sia quella – più ardua – della verità, senza mai cercare di sbalordire con improvvise sortite di un deus ex machina che aiuti a risolvere il mistero. Vi garantisco che l’aver vissuto – anche se solo da lettore – la storia del “Mostro di Pantelleria”, non alleggerisce l’impatto con il tuo “Mistero” e anzi l’arricchisce di un gioco: il riconoscimento dei personaggi “veri” celati in quelli romanzeschi. Salvatore ha fatto un bel lavoro, all’antica, con tutte le cose giuste al posto giusto, costringendomi – come dicevo – a una lettura rapida e felice. Da appassionato di letteratura mistery, mi compiaccio di avere colto nelle pagine del tuo romanzo anche un possibile “rimando” a una prossima puntata. Che mi auguro di leggere presto. Il libro sarà il mio regalo per molti amici. In bocca al lupo

Italo Cucci

 

I nostri personali auguri di ogni miglior successo al collega Salvatore Gabriele.

Marina Cozzo – Direttore

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Cultura

“Morte nel dammuso”, il romanzo di Andrea Ripamonti che tinge di giallo Pantelleria

Nicoletta Natoli

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“E pensare che io non sapevo nemmeno dove fosse sulla mappa, questa Pantelleria!” A introdurre Pantelleria nel romanzo “Morte nel dammuso”, esordio narrativo dell’autore lombardo Andrea Ripamonti, è Caroline Parker, una dei protagonisti principali della storia. La giovane si trova in edicola, e racconta di essere in procinto di partire insieme a sua sorella e suo cognato alla volta di questa destinazione misteriosa, della quale ignorava perfino la collocazione sulla carta geografica.

La simpatica dedica di “Morte nel dammuso” a Jessica Fletcher, la mitica Signora in Giallo della TV, fa capire fin dall’inizio che ci si trova di fronte a un giallo che rispetta i canoni classici del suo genere, e che coinvolge da subito i lettori nella ricerca dell’assassino, che mieterà le sue vittime con una certa velocità. Il primo delitto, di cui è vittima proprio la sopra menzionata Caroline, si consuma in uno dei dammusi che fanno parte del villaggio “Oasi dei profumi”, di cui è titolare la signora Spadafora.

Durante le indagini curate dal Maresciallo Lombardo, poco avvezzo a occuparsi di omicidi, vengono coinvolti anche gli altri protagonisti, tra i quali ci sono diversi turisti che soggiornano nel villaggio, un medico, una guida turistica e due giornalisti. Fra loro spicca la contessa-poetessa rumena Corina Montescu, recatasi a Pantelleria per cercare un po’ di pace e l’ispirazione perduta; la signora si dimostra talmente interessata a scoprire l’assassino da affiancare il carabiniere nelle ricerche, dando vita a una collaborazione che aiuterà a ristabilire l’armonia sull’isola. I sospetti ricadono su tutti i personaggi, e in questo modo il lettore ha modo di conoscere bene ognuno di loro, poiché, come in ogni giallo che si rispetti, vengono progressivamente ricostruite le vite di tutti coloro che gravitano attorno alle vittime.

Ma, oltre che per l’indagine, “Morte nel dammuso” non può che colpire per la sua ambientazione. I sentimenti descritti nel romanzo, come ad esempio la vendetta, l’amore, l’ingenuità e la spensieratezza, si amalgamano molto bene con le descrizioni di Pantelleria, che con tutti i suoi contrasti si trasforma da piccolo angolo di paradiso in scena del crimine, accompagnando il lettore fino alla risoluzione dell’enigma.

Guardandoci bene dallo svelare il nome dell’assassino…non possiamo che augurarvi una buona lettura!

Nicoletta Natoli

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Ossidiana d'Autore

Pantelleria, San Franciscu

Direttore

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Sono sempre presenti nella memoria delle generazioni del dopoguerra le immagini e le sensazioni di un mondo che fu, apparentemente immobili come scatti fotografici, con voci e profumi indimenticabili, senza artificiosita’ internettiane, semplici emozioni umane, frammenti di vita da custodire gelosamente, come piccola fortuna da ricordare perché non muoia mai.

Di qua, le risa le grida Dei bambini Intenti ai quattro canti. Nel sagrato della chiesa In fondo alla lunga piazza stretta. Il circolo è aperto, Qualche anziano gioca a carte, Motteggiando e ridendo. Lo zio Peppino e lo zio Turi Parlano serenamente Appoggiati al muretto dei SantaPaola, Guardando i fiori.

Passa padre Enrico, e si fa spingere La sua vecchia moto rossa Per partire Di là, strada dritta balatata, E giù in fondo il cafè di zza Grazia. Tavolini e carte, Giochi, voci, bicchieri. Caramelle. Era vita, vera.

Enzo Bonomo

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