Cultura
Eroi della Battaglia di Pantelleria: Ennio Miconi, medaglia d’argento per gli scontri a Punta Croce
Grazie al nostro prezioso Orazio Ferrara si è aperto un nuovo capitolo del nostro giornale: la Battaglia di Pantelleria.
Lo scrittore, con la sua elegante sobrietà, ci ha fatto innamorare di quei passaggi di storia isolana, forse trascurata o poco celebrata.
Eppure, perfino ieri, durante la puntata di Fronte del Porto, dedicata all’aeronautica militare di Pantelleria, il Comandante Francesco Deastis si è molto prestato a farci da affascinante narratore di un pezzo di cronaca mondiale dei tragici anni ’40.
Con dovizia di particolari emblematici dell’Operazione Corkscrew, il colonnello ha ripercorso i fatti salienti di un avamposto bellico strategico per la Seconda Guerra Mondiale, inoltre per gli avversari era il primo esperimento di battaglia aerea.
L’attacco si manifestò con un bombardamento 53 giorni 8 maggio al 10 giugno del 1943, quasi continuativi e resistere, sotto ogni profilo, non fu facile.
Così ci sono stati tanti italiani, diventati eroi sulle rocce di ossidiana e riconosciuti con attestati di stima nazionale, che vanno menzionati a voce spiegata e stentorea.
Uno di questi è di certo Ennio Miconi, nato a Ocre, L’Aquila, il 13 luglio 1914 e morto a Varese il 18 Marzo 1997.
Ma, come ci viene raccontato dai famigliari “…suo desiderio: essere tumulato nel cimitero di Pantelleria.”
Il Caporal Maggiore si distinse nei fatti bellicosi, accaduti a Punta Croce, il 23 maggio 1943. Da qui, proseguì fino a Punta Spadillo, fino alla resa e alla susseguente deportazione in Tunisia.
In quell’attacco alla batteria di Punta Croce, furono uccisi tutti!
Il milite, liberato e rimpatriato, venne insignito della medaglia d’argento e menzionato nel Libro del Nastro Azzurro come decorato di guerra.
Marina Cozzo
Cultura
San Vito Lo Capo, torna la rassegna Tempuricapuna dall’11 al 13 ottobre
Degustazioni, spettacoli e incontri
SAN VITO LO CAPO (TRAPANI), 4 OTT. Torna a San Vito Lo Capo Tempuricapuna, la rassegna dedicata al pesce capone, all’undicesima edizione, che si svolgerà nella cittadina da venerdì 11 a domenica 13 ottobre per celebrare il pesce azzurro dalle grandi proprietà nutrizionali, conosciuto in italiano come lampuga, che in questo periodo si pesca nelle acque del territorio. Il programma prevede degustazioni, incontri, cooking show e spettacoli per un fine settimana alla scoperta del gusto e delle tradizioni di questo pesce pelagico. La rassegna è organizzata dal Comune di San Vito Lo Capo in collaborazione con l’agenzia Feedback.
Ogni giorno nella tendostruttura allestita sulla spiaggia di San Vito Lo Capo (altezza via Savoia) Tempu ri manciari: le degustazioni organizzate in collaborazione con l’Associazione pescatori di San Vito Lo Capo a base di capone e non solo, disponibili venerdì solo a cena, mentre sabato e domenica sia a pranzo che a cena. Nel menu, del costo di 15 euro, busiate al pesto trapanese, capone fritto, melone giallo, un dolce siciliano e un bicchiere di vino. Nello stesso luogo gli appuntamenti di Tempu ri storie, sapuri e pignate, i cooking show ad ingresso libero che racconteranno ricette ispirate al capone, ma anche le tradizioni di pesca ad esso legate. Non solo degustazioni ma anche momenti di spettacolo: ogni sera, in piazza Santuario, concerti e show gratuiti.
Sabato e domenica mattina alle ore 10 è Tempu ri mircatu: i colori, i profumi e i suoni del mercato del pesce rivivono davanti agli occhi dei visitatori che avranno la possibilità di conoscere le diverse specie ittiche, le ricette della tradizione e le storie dei pescatori locali ma anche di partecipare ad un’asta pubblica per acquistare il pescato del giorno.
Il Capone
La lampuga, o capone, è un pesce pelagico d’alto mare presente in tutto il Mediterraneo. Si pesca tra agosto e dicembre e si consuma fresco. Vive a stretto contatto con il fondo marino per poi risalire dalle profondità nel mese di settembre. Il suo nome deriva dalla forma del capo molto pronunciata
Cultura
Pantelleria, grande partecipazione alla Festa di San Francesco: tanta gente gremiva Khamma – F o t o
Dalla processione partita da Piazza Perugia di Tracino fino alle manifestazioni serali in Piazza san Francesco, tantissima gente ha animato Khamma grazie all’organizzazione del PSG Madonna della Pace
Grande partecipazione alla Festa del patrono di Khamma, organizzata da PGS Madonna della Pace, con il patrocinio del Comune e della Chiesa Forania SS. Salvatore di Pantelleria.
Moltissimi fedeli sono stati coinvolti nel rituali religioso della processione, partita da Piazza Perugia, in Tracino, per raggiungere Piazza San Francesco, dove si è celebrata la messa.
La commemorazione del patrono d’Italia, che ieri ha coinvolto in modo significativo tutta la nazione, richiamando una nutrita delegazione di siciliani ad Assisi, nella Contrada dei Fiori ha visto la partecipazione non solo dei contradaioli ma anche di molti turisti.
Molto apprezzati anche da quest’ultimi non solo le degustazioni gastronomiche, la serata di ballo, ma anche la mostra di disegni presso il Circolo Trieste.
La PSG Madonna della Pace tiene a ringraziare tutti coloro che hanno collaborato e i partecipanti.
Cultura
Proverbi marinareschi a Pantelleria / 5- ” Chistu è scogliu ca nun ffà nì lippu e nì pateddi”
Beddra varca ‘i paranza!
Bella barca di paranza!
La barca di paranza è un peschereccio dall’aspetto imponente.
Il detto è
ironico e si cita quando in una combriccola di amici, che stanno discutendo di qualcosa, si presenta
il solito individuo che, con la sua prosopopea, crede di saperla lunga sull’argomento rispetto agli
altri.
Dunque una persona presuntuosa e saccente, che viene però subito messo a posto, direi
freddato, dalla citazione ad hoc del proverbio.
Bonu pilotu a lu furtunalo
Il buon pilota si vede nella tempesta.
Infatti è nel fortunale o burrasca che si misura la bravura e la
maestria del timoniere, patrun o capitano, della barca o veliero. Così il buon padre di famiglia
davanti alle inevitabili traversie della vita.
Bontempu e malutempu ‘un duranu tuttu lu tempu
Bel tempo e maltempo non durano tutto il tempo.
Era una massima aurea dei marinari del passato.
Non bisognava fare troppo affidamento sul bel tempo in mare, né scoraggiarsi quando c’era
maltempo. Come tutti gli eventi meteorologici ambedue non sarebbero durati a lungo.
Casa senza omu è comu la varca senza timume
Casa senza uomo è come la barca senza timone.
E’ un proverbio decisamente maschilista, però
bisogna rifarsi ai tempi in cui fu coniato. Allora effettivamente una famiglia senza l’uomo in casa
sarebbe andata inevitabilmente allo sbando e infine “a funno” come vascello senza timone.
Celu a picurinu, acqua e ventu vicinu
Cielo a pecorelle acqua e vento vicini.
E’ uno dei tanti proverbi marinareschi meteorologici del
tempo passato. In italiano abbiamo “cielo a pecorelle, acqua a catinelle”. Dall’aspetto delle nuvole
in cielo, in questo caso a pecorelle, si pronosticava e si pronostica dai marinai pioggia e vento nelle
ore seguenti.
Il proverbio, come tanti altri detti marinareschi, ha un fondamento scientifico. Infatti il cielo a
pecorelle è un cielo in cui le nuvole sono disposte a forma di una grossolana scacchiera su uno
sfondo di cielo azzurro, in questo caso si parla di “altocumuli” che non sono altro che grandi masse
di aria calda e umida, che si sono sollevate a circa tre e più chilometri di altezza e che tendono ad
avvicinarsi ad un fronte freddo attivo. Al momento del contatto con quest’ultimo si hanno di solito
intense precipitazioni a carattere temporalesco e venti forti. Per i marinai panteschi dei velieri erano
proprio questi venti da temere.
Çelu a picorinu, sciroccu o livantinu
Cielo a pecorelle, scirocco o levantino. E’ un’integrazione del precedente, infatti qui si specificano
meglio i venti con cui avere a che fare: lo scirocco o il vento di Levante.
Lo scirocco è un vento di sud-est ovvero orientale, il nome deriva dall’arabo sharq che significa
appunto oriente. E’ caldo umido ed è sempre foriero di maltempo con numerose e forti cariche
elettriche (fulmini).
Il Levantino o vento di Levante spira da est, da qui il nome. E’ un vento umido, apportatore di
nebbie e di intense precipitazioni, nonché di mare agitato.
China suverchiu ‘a varca s’affunna
Piena oltremodo la barca si affonda.
Ovvero quando è troppo è troppo. Quando gli affanni della vita
prendono alla gola un uomo, questi affoga esattamente come una barca troppo carica che affonda.
Chistu è scogliu ca nun ffà nì lippu e nì pateddi
Questo è scoglio che non fa né muschio né patelle.
Solitamente ci si riferisce a persona, su cui non
attacca e non fa presa niente, in particolar modo di fronte a delle richieste di aiuto o peggio di
sussidio economico. Dunque una persona, profondamente egoista e taccagna, dura e insensibile
come uno scoglio liscio che non dà alloggio né a muschio né tantomeno a patelle.
Riteniamo comunque che in passato il detto avesse anche un altro significato, più positivo. Ci viene
in aiuto in questa nostra e nuova interpretazione un arcaico proverbio napoletano che recita ‘a
vonnella mia non ce stanno fuse r’appenne (alla mia gonnella non ci stanno fusi da appendere). Se a
vonnella e a fuse sostituiamo rispettivamente scogliu e lippu / pateddi il gioco è fatto. Dunque il
proverbio pantesco potrebbe anche riferirsi alla donna che difende, dura e inattaccabile come uno
scoglio, la sua virtù, che il seduttore di turno non può intaccare minimamente.
(5 – continua)
Orazio Ferrara
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