Connect with us

Cultura

Pantelleria, intervista a Roberto La Rocca, grande archeologo subacqueo e braccio destro di Tusa

Direttore

Published

-

Negli ultimi mesi ci stiamo occupando molto della storia più antica di Pantelleria, sia attraverso servizi sui siti archeologici, sia attraverso interviste e testimonianze.

Tutto questo ci sta portando da una parte a scoprire e far scoprire un patrimonio culturale millenario, che non smette di meravigliare e affascinare; dall’altra a vedere un unico comune denominatore: Tusa.

Questo nome riecheggia nell’isola dai tempi del primo Tusa, Vincenzo, che restaurò il Sese Grande nel  1963, distrutto dai bombardamenti bellici.

Ma successivamente, fu il figlio Sebastiano a prendere in mano le redini dell’archeologia pantesca con straordinarie campagne.

Abbiamo intervistato colui che rappresentava un suo stretto collaboratore, per conoscere la presenza non solo del compianto studioso nel nostro territorio, ma anche approfondire la ricchezza storica che tante civiltà  ci hanno lasciato in eredità.

Roberto La Rocca,  Segreteria tecnica dell’assessore regionale dei Beni Culturali e dell’identità siciliana, Alberto Samonà, e già archeologo subacqueo della Soprintendenza del Mare.

Dottor La Rocca da quando ha iniziato ha frequentare Pantelleria? “Ho cominciato a venire sull’isola con assiduità e più volte l’anno, dal 1996, cioè da quando abbiamo iniziato la prima attività archeologica dell’isola, con una opera di Sebastiano Tusa di nuovo vigore delle campagne di scavi con diverse università. Poi, dal ’98, si è cominciato con l’archeologia subacquea. Io ho avuto la fortuna e l’onore di essere con Sebastiano dalla nascita del gruppo di indagine subacquea. Per questo ulteriore impegno, abbiamo iniziato con il relitto di Scauri di cui ero direttore dei lavori. Da allora, mi sono innamorato di Pantelleria.”

Ci sembra molto giovane e così era quando ha inziato la sua carriera… “Ho 53 anni e lavoro nell’amministrazione da 32. Ho iniziato la mia attività perchè ero un subacqueo, prima ancora di lavorare in amministrazione. Poi il caro Sebastiano Tusa mi ha dato l’esempio e ho cominciato il mio navigare in questo mondo”.

Tusa è stato determinante nel suo legame con l’isola e nel suo percorso di valorizzazione del patrimonio che custodisce? “Il professor Tusa mi piace pensarlo come il mio mentore nell’attività professionale ma anche nella vita privata. Mi ha indirizzato in tanti aspetti della vita: mi piace sempre dire “non spiegandomi le cose, ma nel silenzio dell’esempio!”

A parte una stasi di un paio d’anni, per la sua scomparsa, ci consideriamo tasselli di una struttura. Per questo dobbiamo tentare di portare avanti la sua visione. 

“Per quanto riguarda l’archeologia subacquea, i suoi progetti li stiamo portando avanti con il Museo del Mare, con una fruttuosa collaborazione con il Comune, che è il proprietario dell’edificio e anche con la Soprintendenza del Mare. Io faccio parte della direzione tecnica dell’assessore regionale Samonà, ma il mio cuore è legato come archeologo subacqueo con la Soprintendenza del Mare, che vede la professoressa Valeria Li Vigni alla guida e con cui collaboro con grande piacere.

A Pantelleria abbiamo una mostra al Castello allestita nel 2015. Il materiale verrà traslato nel museo appena inaugurato.

L’elemento principale di questa nuova realtà è che deve vivere e nel tempo, immaginando una gestione con le potenzialità locali.”

Dottor La Rocca, lei è anche commissario straordinario del comitato tecnico scientifico del parco archeologico, invece per quanto attiene l’archeologia di terra, cosa vuole dirci?  “La realtà archeologica dell’isola è molto viva: abbiamo svariati siti che interessano varie università per le attività di scavo. Gli ultimi due anni, sempre a causa della morte del professor Tusa, sono di grande disorientamento. Però tutto sta ripartendo.

“Oltre con i siti più noti che sono l’acropoli e il sito del Mursia, con Thomas Shaffer, abbiamo altri siti che vanno attenzionati: Scauri, Lago di Venere. Mi auguro di riuscire a realizzare per l’anno venturo un momento di incontro di tutte le intellighenzie universitarie che lavoravano sull’isola per rialzare il livello di attenzione.

Come mai di tanti siti non si ha notizia? “Pantelleria è lontana, costosa per la sua distanza per cui è complicata la sua gestione. Le università non hanno una visione mercantilistica dell’attività archeologica, perchè è solo mirata allo studio. Per dare questo diverso profilo di fruizione deve esserci una attività di investimento da parte dell’amministrazione pubblica. Tutto questo per dire che il parco archeologico di Pantelleria già esisteva e veniva abolito, poi si è fatto rinascere unendolo ad una struttura più forte, cioè il Parco di Selinunte e Cave di Cusa. In questo modo si potrà realizzare una fruizione e valorizzazione. Anche in queste condizioni i costi per gestire il parco di Pantelleria ha dei costi. Allora dobbiamo realizzare una concreta collaborazione tra Comune, Parco Nazionale, per la sua presenza in loco, e Parco Archeologico, che può dare un contributo al parco naturalistico. 

In questa visione possiamo creare una squadra. Si consideri inoltre che l’isola è un parco diffuso e non delimitato ad una sola zona.  Ecco perchè dobbiamo creare lo stimolo al turista di visitare l’isola in tutti i suoi ambiti di attrazione naturali e culturali. La fruizione non deve essere gestita con uomini del parco, bensì con le potenzialità locali.

Noi abbiamo delle scuole a Pantelleria che vedono ragazzi dover andare fuori per trovare lavoro. Se agli studenti diamo una prospettiva di lavoro anche in questo settore turistico-culturale, creando magari delle cooperative giovanili, affiancate dalla pubblica amministrazione.

Si possono così creare dei tour turistici cui vengono spiegati i valori dell’isola.

Penso che in questo modo raggiungiamo un duplice obbiettivo: dare lavoro ai giovani e dignità  ai patrimoni di Pantelleria.

L’Assessore Samonà ha capito, facendo un tour negli ultimi giorni, che vi sono delle potenzialità concrete.

Tuttavia, dottor La Rocca, Io stesso  Andrea Tusa, figlio del compianto, ha sollevato la problematica della trascuratezza dei siti archeologici… Infatti i giovani di cui parlavo svolgeranno anche il ruolo di “sentinelle del territorio”. Se i ragazzi sentiranno il territorio proprio sentimentalmente e pragmaticamente avranno maggior interesse alla sua cura e gestione. 

Tornando ai ritrovamenti archeologici, in passato Pantelleria è andata alla ribalta di tante testate mondiali per il ritrovamento delle teste marmoree di GIulio Cesare, Claudia e Tito (figlio di Vespasiano), lei era presente al ritrovamento?  Come mai non sono più al Castello? “In quel frangente, che è durato 10 anni, io ero impegnato sull’isola ma sott’acqua. Le teste sono state scelte tra i reperti della Sicilia a rappresentare la nostra cultura, ad una delle mostre più importanti che si è tenuta al Roma, presso il Colosseo: Cartago.

In fase di rientro, le teste sono depositate in casse particolari. In questo istante per esigenze del Comune il Castello non è fruibile. Nelle more della riapertura, i magnifici reperti imperiali continuano ad essere nelle loro custodie, essendo pezzi di grande pregio e delicatezza.

Nei ritrovamenti archeologici, che periodi copriamo: abbiamo sicuramente il periodo sesiota, quello della Roma Imperiale, che altri passaggi di civiltà abbiamo sull’isola. “La parte preponderante è quella preistorica, quella dei sei. Poi abbiamo quello punico ellenistico-romano e quella relativamente recente. Però abbiamo una serie di buchi temporali che devono essere colmati, per cui sono opportune ulteriori campagne di scavo. La dinamica ha una sua logica, coerente con i momenti storici: periodo vandalico del Mediterraneo, fino a quello arabo, che più ha condizionato l’isola e a cui si dovrebbe dare maggior attenzione. Ma la particolarità dell’isola è, in tutte le ere: l’alternarsi tra la difesa dal mare e la propensione al mare (talassofilia e talassofobia come definiva Tusa). 

In questo momento storico come siamo a Pantelleria, talassofobici o talassofili? “Tendiamo a vedere il mare come una barriera con la terraferma, vedendo la terra, l’agricoltura la solidità dell’isola.”

Conoscere Pantelleria non significa conoscere solo le sue tradizioni che più sfrontatamente e facilmente emergono. Conoscere la vera anima della nostra isola significa andare a ritroso nel tempo e nelle civiltà, di cui ancora conosciamo evidentemente poco. Ma uomini come Sebastiano Tusa, Thomas Sheffer hanno aperto sipari inattesi e straordinari e tanti altri ne verranno alla luce grazie alla volontà, alla curiosità e alla dedizione  di uomini preparati, ammalianti e appassionati come Roberto La Rocca.

 

Marina Cozzo

 

 

 

 

Marina Cozzo è nata a Latina il 27 maggio 1967, per ovvietà logistico/sanitarie, da genitori provenienti da Pantelleria, contrada Khamma. Nel 2007 inizia il suo percorso di pubblicista presso la testata giornalistica cartacea L'Apriliano - direttore Adriano Panzironi, redattore Stefano Mengozzi. Nel 2014 le viene proposto di curarsi di Aprilia per Il Corriere della Città – direttore Maria Corrao, testata online e intraprende una collaborazione anche con Essere Donna Magazine – direttore Alga Madia. Il 27 gennaio 2017 l'iscrizione al Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti nel Lazio. Ma il sangue isolano audace ed energico caratterizza ogni sua iniziativa la induce nel 2018 ad aprire Il Giornale di Pantelleria.

Cultura

La migliore pasta alla Norma a Catania si mangia da Buatta

Barbara Conti

Published

on

Il ristorante di via dei Crociferi si aggiudica il primo posto nel programma d Joe Bastianich, Foodish

La ricetta della chef Dina Ferrari ha conquistato il conduttore italo-americano

Catania, 16 Ottobre 2025 – Buatta vince la sfida dedicata alla pasta alla Norma a Catania e
conquista il primo posto nel programma di Joe Bastianich, Foodish, in onda da lunedì a venerdì su
TV8.
Il conduttore italo-americano ha scelto la pasta alla Norma della chef Dina Ferrari del ristorante
Buatta, in una competizione tutta gastronomica che ha coinvolto quattro ristoranti del capoluogo
etneo. Joe Bastianich ha elogiato in particolare la chef Dina Ferrari per” la tecnica nella
preparazione delle melanzane, proposte in tre diversi tagli e consistenze”, sottolineando come
“questo equilibrio renda il piatto unico”. Ha apprezzato inoltre la dolcezza armonica della salsa,
definendo il piatto “perfetto” nell’insieme.

Il giudizio finale è stato di un “piatto eccellente”
Il programma Foodish vede sfidarsi quattro locali per conquistare un premio di mille euro e
aggiudicarsi il titolo di locale Foodish. Durante la puntata dedicata alla pasta alla Norma, Joe
Bastianich, accompagnato a Catania da Andrea Lo Cicero Vaina, ex pilone della nazionale di Rugby,
ha valutato ciascun piatto dei quattro ristoranti coinvolti.
Per la chef di Buatta, Dina Ferrari, “la pasta alla Norma appartiene profondamente alla tradizione
familiare, simbolo della mia infanzia e della casa. È stata un’occasione speciale, ricca di valore
affettivo e culturale – ha commentato Dina Ferrari –

La pasta alla Norma può sembrare un piatto semplice e povero, ma in realtà è complesso nella sua esecuzione. Ogni passaggio, dalla salsa di pomodoro alla frittura delle melanzane, dal taglio degli ingredienti fino alla cura dei dettagli,
richiede rigore e precisione. È questa attenzione meticolosa che ha trasformato un piatto tradizionale in un’eccellenza, convincendo Joe Bastianich ad assegnare la vittoria a Buatta”, ha concluso la chef Ferrari.

Il ristorante Buatta, nato nel 2015 dall’avventura imprenditoriale di due coppie di giovani catanesi,
Nicolò Giannotta e Agnese Privitera, Giorgia l’Episcopo e Damiano Valguarnera, si è affermato
nella prima apertura come uno dei primi locali che ha puntato sulle birre artigianali, sul Cunzatizzu
– un pane condito che nasce dallo stesso impasto della pizza – e sui piatti serviti nelle Buatte,
termine siciliano che indica i vasi in vetro dove si conserva il cibo. Buatta, oggi si rinnova nel segno
di una cucina ispirata al comfort food, a ricette che appartengono e identificano diverse culture – a
partire da quella siciliana fino ai classici della cucina americana – frutto di continue ricerche e della
creatività di Dina Ferrari.
Nel menù, oltre ai must come il Cunzatizzu e le Buatte, si trovano piatti come il pollo glassato, il
vitello tonnato, le polpette di melanzana, il taco di polpo e la premiata pasta alla Norma. Ricette
uniche che uniscono sapori familiari e ingredienti originali, aggiungendo spesso un tocco esotico.
La carta dei vini mostra sensibilità e attenzione ai vini naturali siciliani dei piccoli produttori e alle
bevande no alcohol come la kombutcha.

Continue Reading

Ambiente

L’asino di Pantelleria un simbolo su Rai3. L’importanza di riportare la razza sull’isola

Direttore

Published

on

Italo Cucci “Siamo amici della natura, delle fauna e di tutto quello che manca al resto del mondo.” – Attesi entro il 2026 altri due puledrini di asino pantesco

Uno splendido servizio è stato dedicato all’asino di Pantelleria, dalla Rai nella rubrica “Il Settimanale“, in onda tutti i sabato dalle ore 12.30 su Rai3.
L’incipit caratterizzato dalla nascita di Ettore porta subito gli spettatori in uno stato di curiosità, sorpresa e meraviglia. 
Sul giocoso puledrino molte aspettative per la comunità, perchè, come recita il collega la sua nascita dopo decenni per Pantelleria “rappresenta un recupero di identità storica”.

Le sue origini tunisine/algerine conferiscono maggior fascino alla storia e alla cultura di questo irresistibile animale che ha rischiato di estinguersi, ma  grazie al lavoro sinergico del Dipartimento Regionale delle Foreste e dall’Università di Palermo, in trent’anni di studi, si contano 78  esemplari.

Dopo Ettore, si attende la nascita di altri due asini panteschi, con l’auspicio di arrivare a cento capi, ma l’obiettivo è di arrivare a 150, per scongiurare nuovi rischi di estinzione, come ha spiegato Giuseppe Pace.

Importanza ed eco sono stati attribuiti, nel servizio, al recentissimo Festival Pantelleria Asinabile, organizzato dall’Ente Parco Nazionale Isola di Pantelleria che ha creato un sipario costruttivo ed energico per la presenza dell’asino sull’isola.

Anna Maria Cusimano, Guida del Parco, ha sottolineato come molti bambini  abbiano perso il contatto con la natura e l’asino, con le giuste tecniche, può fare da ponte tra i piccoli panteschi e la natura stessa.

Ma i progetti che coinvolgono gli asini non sono finiti, anzi si parla di escursioni a piedi nei sentieri millenari di una isola tutta da esplorare, ammirare e annusare, come spiega Massimo Montanari, formidabile art director del festival Pantelleria Asinabile, rendendo l’isola una entità molto interessante e di richiamo.

Matteo Piceni, altra Guida del Parco, ha spiegato le qualità dell’asino proprio ad affrontare certe attività. La sua camminata ambiale, lo rende particolarmente adatto a certi percorsi svolti pacatamente, con lentezza e piacevole rilassatezza.

Di poi, interviene il Commissario Straordinario del Parco di Pantelleria, Italo CucciSiamo amici della natura, delle fauna e di tutto quello che manca al resto del mondo e questo ci rende orgogliosi.
“Mi ha emozionato la sua ascesa, quella dell’asino, nel mondo dei pet, addirittura per l’aiuto terapeutico che possono portare ai bambini, delle persone che hanno difficoltà e quelle che non ne hanno”.

Il servizio dal minuto 5.14, circa.

https://www.rainews.it/tgr/rubriche/ilsettimanale/video/2025/10/TGR-Il-Settimanale-del-18102025-d1d526d6-15f5-40a0-aa7f-80bc3d6c9510.html?wt_mc=2.www.wzp.rainews

Continue Reading

Cultura

Enti locali in Sicilia, al via IX corso Asael: formazione per sindaci, assessori e consiglieri

Direttore

Published

on

Enti locali in Sicilia, al via il IX corso Asael
Progetto formativo per sindaci, assessori e consiglieri

Undici incontri on line con docenti ed esperti di amministrazione e contabilità pubblica

Palermo, 18 ottobre 2025 – Undici incontri on line per formare sindaci, assessori e consiglieri di tutta la Sicilia. Partirà lunedì 20 ottobre la nona edizione del corso di formazione politico-istituzionale organizzato dall’Asael, l’Associazione siciliana amministratori enti locali.

Un appuntamento che ogni anno coinvolge centinaia di amministratori dell’Isola che avranno l’opportunità di approfondire le tematiche più attuali che riguardano comuni ed ex province. “Troppo spesso chi viene eletto non ha pienamente contezza del ruolo che andrà a ricoprire – spiega Matteo Cocchiara, presidente dell’Asael -. Da qui l’esigenza di un corso di formazione che fornisca gli strumenti e le conoscenze per poter servire al meglio le istituzioni, nell’interesse dei cittadini. Un obiettivo che l’Asael persegue da tempo e su cui chiede anche interventi normativi”.

Gli incontri si terranno sulla piattaforma Zoom, dalle 15.30 alle 18, e partiranno lunedì 20 ottobre con il primo webinar, fino ai primi di dicembre. Numerosi i relatori che si alterneranno tra docenti universitari, dirigenti in servizio o in pensione, esperti contabili e amministrativi.

Fra i temi in programma i compiti dei distretti socio-sanitari, il ruolo degli amministratori e dei dipendenti degli enti locali, il decreto salva-casa, l’autonomia differenziata, gli strumenti di programmazione. E ancora i bilanci, il dissesto finanziario, la gestione delle risorse umane, i tributi locali, la legislazione urbanistica, il Pnrr.

“Il corso è aperto a tutti gli amministratori – spiega Cocchiara – sia a quelli più esperti che a quelli eletti per la prima volta. Il sistema delle autonomie locali è in continua evoluzione e solo un costante aggiornamento può garantire a sindaci, assessori e consiglieri di padroneggiare la materia. Un’opportunità che l’Asael offre in modo totalmente gratuito a chi decide di impegnarsi nelle istituzioni: un compito che non è una professione ma che richiede professionalità e quindi competenza”.

Continue Reading

Seguici su Facebook!

Cronaca

Cultura

Politica

Meteo

In tendenza