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Cultura

L’agnello protagonista delle tavole pasquali

Nicoletta Natoli

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L’usanza di mangiare la carne di agnello il giorno di Pasqua è una delle tradizioni gastronomiche più discusse, ed è ormai seguita a prescindere dalle credenze religiose. Per capire la sua origine e chi furono i primi a introdurre la carne d’agnello tra i piatti tipici pasquali ci viene incontro l’Antico Testamento, che ci spiega come tale consuetudine affondi le sue radici nei rituali sacrificali dell’ebraismo.

 Così scrive Mosè nel Libro XII dell’Esodo: “Parlate a tutta la raunanza d’Israele, e dite: Il decimo giorno di questo mese, prenda ognuno un agnello per famiglia, un agnello per casa; […] Lo serberete fino al quattordicesimo giorno di questo mese, e tutta la raunanza d’Israele, congregata, lo immolerà sull’imbrunire. […] E se ne mangi la carne in quella notte; si mangi arrostita al fuoco, con pane senza lievito e con dell’erbe amare. […] E mangiatelo in questa maniera: coi vostri fianchi cinti, coi vostri calzari ai piedi e col vostro bastone in mano; e mangiatelo in fretta: è la Pasqua dell’Eterno.” Sono proprio questi versetti a rivelarci che la festa della Pasqua ebraica fu voluta da Mosè per celebrare la liberazione del popolo dalla schiavitù in Egitto. In questo contesto, la tradizione di consumare l’agnello si rifaceva al sangue dell’agnello adoperato per segnare gli stipiti delle porte dei prigionieri ebrei e proteggere così i primogeniti, minacciati di morte come previsto dalla decima piaga d’Egitto. Per l’ebraismo, dunque, l’agnello aveva un significato simbolico, e doveva essere offerto il giorno 14 del mese ebraico di Nisan; in quella stessa notte andava consumato il sacrificio di Pesach, che in ebraico significa appunto Pasqua.

 Oggi gli Ebrei festeggiano la Pasqua rispettando le stesse tradizioni di duemila anni fa. Insieme all’agnello arrostito intero, vengono serviti dei cibi dalla forte valenza simbolica: le erbe amare, in memoria della sofferenza del popolo ebraico, le erbe rosse, un uovo che rappresenta il lutto e la salsa charoseth, usata dagli schiavi in Egitto e ideale per intingervi il pane azzimo.

Per quanto riguarda la Pasqua cristiana, essa fu istituita dall’imperatore Costantino I con il Concilio di Nicea nel 325 d.C. Egli considerava il Cristianesimo uno strumento perfetto per tenere in piedi il suo Impero, e fece in modo di diffondere il pensiero che tutti gli esseri umani sono fratelli, come insegnato dalla religione stessa. Fu proprio il concilio ecumenico niceno a stabilire la natura divina di Gesù Cristo e a introdurre la celebrazione della Pasqua.

Una delle caratteristiche che accomuna la Pasqua ebraica e quella cristiana è rappresentata proprio dal ruolo dell’agnello, per entrambe simbolo di purezza e della fragilità della vita. Nel Nuovo Testamento la figura di Gesù si fonde con quella dell’agnello, e difatti nel suo Vangelo Giovanni ce lo presenta così: “Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo!” (1,29). Con queste parole l’evangelista profetizza il destino di Gesù, il suo ruolo di agnello gentile, mite, innocente e puro, che si immolerà per la salvezza dell’umanità.

Secondo la tradizione cristiana, molti credenti celebrano la morte e la Resurrezione di Cristo cibandosi della carne di un agnello sacrificato, ma in realtà nei Vangeli non sono menzionati sacrifici rituali che giustifichino l’uccisione di questo animale, e dunque il consumo di questa carne assume un significato del tutto diverso. Da sempre l’agnello è la vittima sacrificale più pura e più bella, e alla base del suo simbolismo nel cristianesimo ci sono caratteristiche come l’innocenza. Poiché, come ricordato da Giovanni, l’agnello è considerato il corpo di Cristo, per i Cristiani mangiare la carne di questo animale a Pasqua rappresenta un modo per ricevere dentro di sé Gesù e il Suo sacrificio.

Senza dubbio, la Pasqua ebraica può essere definita una Pasqua di liberazione, mentre quella cristiana è una Pasqua di resurrezione. Nonostante questa divergenza di base, oltre all’importanza del ruolo dell’agnello per entrambe, c’è un altro anello di congiunzione tra le due, ovvero la dimensione temporale. Non è un caso, difatti, che Gesù muoia nel giorno che precede la Pasqua ebraica, momento esatto in cui l’agnello veniva immolato, come prescritto da Mosè nel citato Libro dell’Esodo.

 Nicoletta Natoli

 

Mi chiamo Nicoletta Natoli e sono nata a Palermo il 22 gennaio del 1982. Ho sempre sognato di lavorare nel campo delle lingue straniere, e ho avuto la fortuna di riuscirci diventando una traduttrice, anche grazie ai miei genitori che mi hanno sempre sostenuta in tutte le mie scelte. Le mie più grandi passioni sono la musica, il calcio, i viaggi, la lettura, le serie TV e tutto ciò che riguarda la Spagna. Poco tempo fa la frequentazione di un corso di scrittura ha fatto nascere dentro di me la voglia di raccontarmi e di raccontare agli altri, e sono molto grata di avere l’opportunità di poterlo fare.

Cultura

Pantelleria, Ministero di Accolitato a Franco Palumbo e Giuseppe Crimi: 21 dicembre con il Vescovo

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In Chiesa Matrice Ss Salvatore, domenica 21 dicembre sarò una giornata particolare per la comunità strettamente religiosa di Pantelleria. 
Se, infatti, da una parte avremo l’anniversario dell’arrivo sull’isola delle Suore delle Poverelle, dall’atro durante la stessa celebrazione Eucaristica di ringraziamento delle ore 11:00, il nostro Vescovo Angelo Giurdanella conferirà il Ministero dell’Accolitato a Franco Palumbo e Giuseppe Crimi.

Per saperne di più: Suore delle Poverelle, 80 anni di professione a Pantelleria. Messa con il Vescovo Giurdanella

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Cultura

Pantelleria, Sold out per Antonino Maggiore e il suo libro “Le note stonate”

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Presentazione con mini spettacolo per un pubblico di ogni età 

Sold out al Circolo Ogigia, sempre magistralmente capitanato da Florinda Valenzain occasione della presentazione del libro di Antonino Maggiore “Le note stonate”.
Il pomeriggio culturale Centro ha ottenuto un tale successo da superare le previsioni degli organizzatori.

Un pubblico così nutrito, sfidando il vento e il gelo, ha totalmente gremito la sala dello storico circolo di Pantelleria Centro. Persone di ogni età è accorsa a conoscere la nuova opera del musicista pantesco.
Moderata da Franca Zona, esperta e raffinata scrittrice, e da Giovanna Drago, insegnante sensibile e preparata, la presentazione ha alternato momenti di pura e intimistica commozione a quelli di leggerezza e sobrietà, esattamente come lo stesso libro, “Le note stonate” (Casa Editrice Menna – Avellino) fa e induce a fare durante la lettura.

Antonino Maggiore, presentato come uomo e come scrittore da Franca Zona, è  definito “maestro per passione”. “Le note stonate” viene  scritto in quattro giorni, o meglio notti. La stesura è nata come un “viaggio segreto” da condividere con poche persone. E così, inizialmente è stato: l’autore aveva mandato ciò che egli stesso ha definito un opuscolo, a Giovanna Drago la quale immediatamente inizia un’opera di convincimento alla pubblicazione che svolta quando la collega lo invita a riflettere sul ruolo degli insegnanti che devono essere anche degli educatori, in un contesto storico dove spicca la fragilità degli alunni.
Da qui, l’invio alla casa editrice e parte tutta questa nuova avventura da cui si appalesa la personalità di Antonino Maggiore. 
L’entusiastico approccio non solo alla lettura, ma all’ascolto del libro “Le note stonate” era palese ancor più pensando alle ondate di sentimenti e percezioni che da esso scaturiscono.

Per sorpresa del protagonista del pomeriggio letterario, un capannello di suoi alunni, ad un certo punto, lo ha circondato in un coro canoro, o meglio, in abbraccio canoro, affettuoso e leggiadro per la tenera età.
Un sipario, un piccolo ma dolce spettacolo che ha reso ancora più apprezzato l’evento de “Le note stonate”.

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Cultura

Suore delle Poverelle, 80 anni di professione a Pantelleria. Messa con il Vescovo Giurdanella

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80° di Professione Religiosa sull’isola

Per gli 80 anni di professione religiosa sull’isola, sono previsti grandi festeggiamenti.

Sabato 20 dicembre ore 20.00 VEGLIA DI PREGHIERA “MENDICANTI DI LUCE” in Chiesa Madre SS Salvatore;
Domenica 21 dicembre ore 11.00 Chiesa Madre CELEBRAZIONE EUCARISTICA DI RINGRAZIAMENTO presieduta dal nostro Vescovo Angelo Giurdanella a cui seguirà un rinfresco in oratorio.

Suore delle Poverelle a Pantelleria

La presenza delle Suore Poverelle a Pantelleria risale al lontano 1945, quando il primo gruppo di sei suore fu destinato all’ospedale di Khamma. Da allora si sono susseguiti anni di servizio operoso, di dono gratuito verso i malati, gli anziani, i bambini e la comunità tutta. Una presenza silenziosa ma attiva, fatta di dedizione, disponibilità, ascolto, accoglienza, attenzione ai più deboli e ai più bisognosi ma anche di gioia e di affetto, di entusiasmo e di vitalità.

Fondazione della congregazione

La congregazione ha origine nel 1864 a Bergamo, per opera di Don Luigi Maria Palazzolo.

Il sacerdote realizzò un’associazione di volontarie, per curare la gestione di un oratorio destinato alle ragazze povere del rione popolare di San Bernardino. Le donne si occupavano dell’insegnamento del catechismo e di varie attività caritatevoli a vantaggio della gioventù derelitta.

Le suore, dette delle Poverelle, da allora continuano a dedicarsi alle opere a favore della gioventù, aggiungendo tra le loro finalità la visita ai poveri e agli ammalati a domicilio, la cura degli orfani e, più tardi, l’insegnamento. Nel 1875 aprirono la prima filiale a Vicenza e l’anno successivo a Brescia e a Breganze.

Vennero approvate definitivamente dalla Santa Sede il 5 gennaio 1919.

Le religiose dell’istituto ampliarono rapidamente il loro ambito di azione.

Infatti, nel 1919 fondarono una casa a Roma, dove vennero loro affidati i servizi domestici presso il pontificio collegio Urbano di Propaganda Fide. Nel 1922 aprirono a Grumello del Monte un centro per la cura e la riabilitazione dei disabili gravi. Poi, nel 1926 presero ad assistere le detenute del carcere di Bergamo e a partire dal 1931 si dedicarono all’assistenza delle comunità di emigrati italiani in Francia, Belgio e Lussemburgo. Nel 1952, fondando una casa in Congo, si aprirono all’apostolato missionario. In occasione dell’epidemia di ebola verificatasi nel maggio 1995 a Kikwit (Congo), alcuni ammalati furono ospitati presso un ospedale diretto dalle suore. Le religiose continuarono la loro opera di assistenza anche quando si capì che il contagio era quasi inevitabile.

Sei di loro, tutte provenienti dalla Lombardia, contrassero la malattia e morirono. 

Le Suore delle Poverelle si dedicano all’istruzione, alla gestione di orfanotrofi e case famiglia, all’assistenza agli emarginati e agli ammalati.

 

Oltre che in Italia, le suore sono presenti in Brasile, Burkina Faso, Repubblica Democratica del Congo, Costa d’Avorio, Kenya, Malawi, Perù e Svizzera; la sede generalizia è a Bergamo.

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