Cultura
Comune Favignana in convenzione con Unipa: raccolta toponomastica non cartografata Isole Minori
๐๐ซ๐จ๐ ๐๐ญ๐ญ๐จ ๐๐ข ๐ซ๐ข๐๐๐ซ๐๐ ๐ฌ๐ฎ๐ข ๐ฆ๐ข๐๐ซ๐จ๐ญ๐จ๐ฉ๐จ๐ง๐ข๐ฆ๐ข ๐๐๐ฅ๐ฅ๐ ๐ข๐ฌ๐จ๐ฅ๐ ๐ฆ๐ข๐ง๐จ๐ซ๐ข, ๐๐จ๐ฆ๐ฎ๐ง๐ ๐๐ข ๐ ๐๐ฏ๐ข๐ ๐ง๐๐ง๐ ๐ฌ๐จ๐ญ๐ญ๐จ๐ฌ๐๐ซ๐ข๐ฏ๐ ๐๐จ๐ง๐ฏ๐๐ง๐ณ๐ข๐จ๐ง๐ ๐๐จ๐ง ๐ฅโ๐๐ง๐ข๐ฏ๐๐ซ๐ฌ๐ข๐ญ๐ฬ ๐๐ข ๐๐๐ฅ๐๐ซ๐ฆ๐จ ๐ ๐ข๐ฅ ๐๐๐ง๐ญ๐ซ๐จ ๐๐ข ๐ฌ๐ญ๐ฎ๐๐ข ๐๐ข๐ฅ๐จ๐ฅ๐จ๐ ๐ข๐๐ข ๐ ๐ฅ๐ข๐ง๐ ๐ฎ๐ข๐ฌ๐ญ๐ข๐๐ข ๐ฌ๐ข๐๐ข๐ฅ๐ข๐๐ง๐ข
I luoghi parlano.
I loro nomi, significativi e non casuali, raccontano storie di popolazioni, identitร culturali e sociali. Un patrimonio che va tutelato e salvaguardato. Il Comune di Favignana ha sottoscritto una convenzione con lโUniversitร di Palermo e il Centro di studi filologici e linguistici siciliani per lโavvio di un’importante ricerca.
Il progetto, che coinvolge tutte le comunitร delle isole minori e degli arcipelaghi della Sicilia, mira a raccogliere toponomi tradizionali delle contrade, della costa, delle porzioni di mare, ovvero quel repertorio microtoponomastico isolano non cartografato nelle carte ufficiali che vive soltanto nelle pratiche di denominazione e nellโoralitร degli abitanti del luogo, gli anziani, i pastori, i contadini ma, soprattutto, i pescatori locali.
Cultura
Cucina italiana patrimonio Unesco. Il contributo di Pantelleria
Lo zibibbo di Pantelleria contribuisce al prima dell’Italia nei patrimoni dell’agroalimentare
La notizia con titoloni la apprendiamo da SkyTg24 che spiega come si sia arrivati all’approvazione della candidatura all’unanimitร , “riconoscendo il valore culturale e comunitario delle tradizioni culinarie italiane“.
Cosรฌ l’agenzia specializzata delle Nazioni Unite annovera ufficialmente la cucina italiana nella Lista dei patrimoni culturali immateriali dell’umanitร , “riconoscendone il ruolo sociale, culturale ed identitario” .
L’aspetto sociale della cucina italiana
Della cucina italiana รจ stato soprattutto valorizzata la pratica quotidiana, molto radicata, dellaย sulla condivisione del cibo, sulla trasmissione dei saperi gastronomici e sul rispetto degli ingredienti, punti cardini per l’Unesco nel senso di comunitร e condivisione
Infatti, la cura che gli italiani mettono nella cucina, dalla scelta dei prodotti, alla preparazione degli alimenti, all’apparecchiare la tavola per condividere cibo, conversazioni, rappresenta un modo no solo di trasmettere la memoria di un paese, ma anche la relazione tra le persone.
Il dossier di Pier Luigi Petrilloย
Il dossier, studiato a New Delhi e redatto da Pier Luigi Petrillo, pone l’accento sugli “sforzi compiuti dalle comunitร italiane negli ultimi sessant’anni, con il contributo di istituzioni e realtร culturali attive nella tutela e nella divulgazione delle tradizioni gastronomiche. Tra queste, l’Unesco cita la rivista La Cucina Italiana, l’Accademia Italiana della Cucina e la Fondazione Casa Artusi, considerate testimonianze dell’impegno nel preservare e trasmettere saperi, tecniche e valori legati al cibo“. Il lavoro congiunto di questi organismi ha consentito di mettere in evidenza il carattere partecipativo e diffuso delle pratiche culinarie nazionali, offrendo una visione articolata del patrimonio immateriale associato alla cucina.
L’Italia prima nei patrimoni legati all’agroalimentare
ย Questo riconoscimento all’Italia consolida un record nell’agroalimentare a livello internazionale. “Su ventuno tradizioni riconosciute dall’Unesco, nove riguardano infatti pratiche collegate al cibo e alla cultura agricola. Oltre alla cucina italiana, figurano l’arte dei pizzaiuoli napoletani, la transumanza, la costruzione dei muretti a secco, la coltivazione ad alberello dello zibibbo di Pantelleria, la dieta mediterranea, la cerca e cava del tartufo, i sistemi irrigui tradizionali e l’allevamento dei cavalli lipizzani. Questo insieme di riconoscimenti sottolinea la continuitร tra storia agricola, tradizioni locali e innovazione, elementi che rappresentano un tratto distintivo del patrimonio culturale del Paese e contribuiscono alla sua valorizzazione a livello internazionale“.
Cultura
La Ruota nella Terra di San Paolo: un trovatello a Solarino nel 1820
Nel pomeriggio del 24 luglio 1820, alle ore sedici, nella piccola comunitร di San Paolo Solarino, allora ancora feudo dei Requesens e lontana dallโessere il Comune autonomo che diventerร solo decenni piรน tardi, veniva registrato un episodio che, pur nella sua drammatica ordinarietร , ci restituisce un vivido spaccato della societร siciliana nel pieno dellโepoca borbonica.
Il ritrovamento nella notte
Estratto documento pagina 1 in cui si descrive il ritrovamento
Secondo quanto riportato negli atti civili dal don Giuseppe Miano, Eletto di Polizia e Ufficiale dello Stato Civile, nella notte tra il 23 e il 24 luglio, alle ore due, la campanella posta accanto alla ruota dellโAnnunziata, presso la Casa dei Proietti in una strada del borgo al n. 29, squillรฒ nel silenzio della notte.
Quel suono, breve e discreto, era tutto ciรฒ che restava del gesto anonimo di chi, nellโoscuritร , aveva deposto un neonato, incapace โ o impossibilitato โ di occuparsene.
La prima a intervenire fu Maria Sbrinsi, quarantโanni, impiegata nella Casa dei Proietti, che insieme al โParrucuโ Don Antonino De Benedittis, figura religiosa e assistenziale di riferimento, trovรฒ il bambino โinvoluto in alcuni pannoliniโ, ma โsenza alcun segno apparente sul corpoโ.
Nessuna medaglietta, nessun nastro diviso in due, nessun biglietto: nessun indizio di una possibile futura rivendicazione materna.
Un trovatello anonimo, consegnato al destino.
Come prevedeva la consuetudine โ e la paura di una mortalitร infantile altissima โ il neonato fu battezzato lo stesso giorno da Don Antonino De Benedittis, che gli diede il nome di Concetto.
Un nuovo nome per una nuova vita, almeno nelle intenzioni delle istituzioni assistenziali dellโepoca.
Solarino nel 1820: una ruota che gira tra povertร e fede
Nel 1820 Solarino era ancora Terra di San Paolo, parte del feudo dei Requesens: un piccolo centro rurale, dipendente ecclesiasticamente e amministrativamente da Siracusa, lontano dalle trasformazioni che investivano i grandi centri dellโisola e, soprattutto, distante dai moti rivoluzionari che proprio in quellโanno scuotevano il Regno delle Due Sicilie.
La Casa dei Proietti dellโAnnunziata costituiva uno dei rari presidi di assistenza per i neonati abbandonati, inserita nella piรน ampia rete di istituzioni caritative siciliane sviluppatesi tra XVI e XVIII secolo.
La ruota, dispositivo semplice ma cruciale, garantiva lโanonimato a chi non poteva rivelare la propria identitร e offriva ai bambini una possibilitร di sopravvivenza altrimenti negata.
Una volta registrato, il piccolo Concetto veniva affidato โ come stabiliva la normativa borbonica โ a una nutrice, pagata con una mesata in tarรฌ, incaricata di allattarlo e crescerlo fino ai cinque anni. Solarino, non essendo ancora Comune, dipendeva per questi oneri dallโamministrazione superiore, mentre il tessuto sociale locale contribuiva spesso in modo informale allโaccudimento dei bambini.
Trascorsa la prima infanzia, come molti altri proietti maschi, Concetto sarebbe stato avviato al lavoro presso artigiani o contadini, in un percorso che univa assistenza, controllo sociale e necessitร economiche.
Una memoria che riaffiora
Estratto documento Nota Lato pagina in cui si dichiara battezzato il โtrovatello โ con il nome Concetto
Lโatto del 24 luglio 1820 รจ molto piรน di una semplice registrazione amministrativa.
ร una finestra su un mondo in cui fede, povertร , solidarietร e norme borboniche si intrecciavano nella gestione dei piรน fragili.
Il pianto del neonato Concetto โ raccolto dalla ruota dellโAnnunziata nella notte dei moti siciliani โ รจ una delle tante voci che emergono dalla storia silenziosa della Terra di San Paolo.
Un episodio minore solo in apparenza: un frammento prezioso del vissuto collettivo, che ricorda quanto profonde siano le radici della cura, dellโabbandono e della misericordia nella comunitร solarinese.
Rileggendo oggi quellโepisodio, emerge quanto certe problematiche sociali, pur mutate nelle forme, restino purtroppo attuali.
Lโabbandono dei neonati, allora affidato a una ruota discreta e protetta, oggi si manifesta in contesti drammatici e pericolosi: nei cassonetti, nei campi o in luoghi isolati, con rischi spesso mortali. La memoria di Concetto e della Casa dei Proietti ci ricorda che la soluzione non puรฒ essere solo lโatto di pietร , ma la costruzione di sistemi di protezione chiari, accessibili e sicuri, capaci di garantire dignitร e vita ai piรน fragili.
Se la societร odierna riuscisse a ripensare la cura dellโinfanzia con la stessa attenzione, ma con strumenti moderni e coordinati โ educazione, sostegno economico, punti di accoglienza sicuri โ molte tragedie potrebbero essere prevenute.
In questo senso, la ruota dellโAnnunziata non รจ solo un reperto del passato, ma un monito: la civiltร si misura dalla capacitร di proteggere chi non ha voce, ieri come oggi.
ย Laura Liistro
Fonte storica
Questa ricostruzione รจ tratta da un documento originale conservato presso lโArchivio Storico di Siracusa
Cultura
Pantelleria, Ministero di Accolitato a Franco Palumbo e Giuseppe Crimi: 21 dicembre con il Vescovo
In Chiesa Matrice Ss Salvatore, domenica 21 dicembre sarรฒ una giornata particolare per la comunitร strettamente religiosa di Pantelleria.ย
Se, infatti, da una parte avremo l’anniversario dell’arrivo sull’isola delle Suore delle Poverelle, dall’atro durante la stessa celebrazione Eucaristica di ringraziamento delle ore 11:00, il nostro Vescovo Angelo Giurdanella conferirร il Ministero dellโAccolitato a Franco Palumbo e Giuseppe Crimi.
Per saperne di piรน:ย Suore delle Poverelle, 80 anni di professione a Pantelleria. Messa con il Vescovo Giurdanella
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