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Cultura

Proverbi marinareschi a Pantelleria / 1

Orazio Ferrara

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Il mondo dei proverbi dialettali è ormai un mondo del tutto scomparso. Oggi si usa qualche proverbio, sempre dialettalmente, per impreziosire un discorso o una pagina scritta. E’ solo un’esercitazione retorica di stile. Null’altro.

Migliaia di proverbi dialettali, da quelli siciliani a quelli napoletani, a quelli genovesi, sono letteralmente scomparsi nel dimenticatoio più assoluto. Anzi qualcuno dubita se un dato proverbio citato facesse veramente parte del suo dialetto locale. Eppure un tempo il detto dialettale era un concentrato di saggezza popolare, una specie di scuola di vita per i più giovani.
Poche parole, spesso condite d’ironia, spiegavano e facevano capire più di lunghi e noiosi discorsi. Gelosi custodi di questa saggezza in pillole erano gli anziani di ogni comunità, che la dispensavano soltanto nell’occasione giusta per spiegare gli eventi (ma anche i personaggi) del momento.
Questi anziani solevano ripetere che “lu pruverbiu anticu nun sbagghia mai” (il detto antico non fallisce mai). I siciliani poi usavano anche la bella e fascinosa espressione “Lu mottu anticu è lu Vanceliu nicu” (Il motto antico è il Vangelo piccolo). Espressione dialettale quella del Vangelo che mi piace moltissimo. All’interno del vasto mondo dei proverbi in dialetto, c’era poi per i paesi di mare un sottomondo, non meno vasto, in cui i detti antichi rappresentavano una vera e propria scuola per i giovani marinai alle prime armi.

Dai proverbi marinareschi s’imparava a leggere il vento, il mare, le nuvole

Da quei proverbi marinareschi s’imparava a leggere il vento, le onde, la luna, le nuvole, il cielo. A quei tempi non c’era bollettino meteorologico e bisognava leggere e interpretare in modo corretto i segni premonitori dell’aria e del mare. Ancora persiste in taluni paesi costieri della Sicilia il ricordo di molti proverbi marinareschi.
A Pantelleria un po’ meno, eppure per tutto l’Ottocento e la prima metà del Novecento l’isola aveva una flotta di velieri di prim’ordine con patrun ed equipaggi esperti e una buona rappresentanza di pescatori con le loro barche per cui i proverbi marinareschi erano davvero tanti. Di seguito cercheremo di trarre dall’oblio quei proverbi che condivano la vita sul mare, sempre perigliosa e incerta, dei marinai e pescatori panteschi.

A bon vasceddu nun manca timuni
A un buon vascello non manca il timone.
Il detto non si riferisce affatto al timone vero e proprio, ma all’uomo che governa quest’ultimo o più precisamente al capitano del vascello. Era il buon comando a quel tempo (ma ancora oggi) a fare la differenza, tra la vita e la morte, in mare. Quando si vedeva una barca, vele al vento, correre veloce e dritta sul mare, era sicuro che a bordo c’era un

“bon timuni”. Per traslazione veniva usato anche per la buona e oculata conduzione della casa e della famiglia.

Acqua davanti e ventu darreri
Acqua davanti e vento alle spalle.
Questo proverbio mi è caro perché lo citava sottovoce mia madre, Caterina Salsedo, pantesca doc anche dopo settant’anni nel Napoletano, quando si allontanava una persona fastidiosa e pettegola. Gli si augura financo una buona navigazione in mare e vento favorevole alle vele purché si levi di torno il più velocemente possibile. In taluni luoghi della costa siciliana spesso viene aggiunto, con ironia, “e sapuni moddu sutt’e pedi” (e sapone molle sotto i piedi). Allontanarsi più veloci di così non si può!

Acqua di celu e sardi a la magghia
Acqua dal cielo e sarde alla rete.
E’ un proverbio di pescatori. Si dice quando un evento, in questo caso la pioggia, rende più impegnativo e difficoltoso un lavoro, in questo caso togliere una per una le numerose sarde impigliate nella rete. Alla fine si è zuppi fradici di pioggia. In alcune zone è aggiunto “a cu l’avi si li smagghia” ovvero lo sfortunato deve arrangiarsi da solo e quindi sbrigarsela sempre da solo.

Avemu sardi a smagghiari!
Abbiamo sarde da togliere dalla rete!
Fa il paio con il precedente. Lo si dice quando si è di fronte a un lavoro improbo e lungo e le condizioni non sono delle migliori.

1 – continua

Orazio Ferrara

Ambiente

In arrivo l’eclissi lunare totale a Pantelleria

Giada Zona

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Il 7 settembre sarà visibile l’eclissi lunare totale da Pantelleria. I dettagli: orari ed effetti


Tutti gli occhi al cielo il 7 settembre.
Uno spettacolo a cielo aperto, letteralmente, sarà visibile dalla nostra isola; si tratta dell’ultima eclissi lunare totale del 2025, un evento fortemente suggestivo che si verifica quando la Terra si colloca a metà tra la Luna piena e il Sole, riflettendo così la sua ombra sul satellite.

Una meraviglia naturale che sarà osservabile da Pantelleria dalle 19:28 alle 22:55, con un picco previsto alle 20:11.
La Luna si colorerà di rosso perché le particelle dell’atmosfera terrestre riflettono le radiazioni luminose di colore blu e mentre quelle rosse, di lunghezza d’onda più lunga, riescono a raggiungere la nostra vista.

Il 7 settembre
la Luna non sarà solo rossa ma anche più grande perché tre giorni dopo ci sarà il perigeo, il punto in cui la Luna è più vicina alla terra, favorendo l’impressione che essa sia più grande del solito. Intorno alle 21 la Luna lascerà l’ombra per raggiungere la penombra verso le 22 con una fine prevista alle 23 o poco prima. 

A partire dalle 19:30, con una durata di circa tre ore, prende dunque il via l’eclissi lunare totale visibile dall’Italia, mentre gran parte del continente americano non riuscirà a godersi questo spettacolo.
Dobbiamo attendere marzo 2026 per la prossima eclissi lunare totale.

In copertina, foto di Leonardo Puleo che ringraziamo per averci segnalato il fenomeno.

Giada Zona

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Spettacolo

Pantelleria: Eloisa Bernardo e Dario Spezia il 27 agosto nel Recital ‘Interpretando Mina’

Direttore

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Mercoledì 27 agosto, alle ore 21,00, presso Piazzetta Messina si terrà il secondo recital del progetto Panteschità Estate 2025 dell’Unipant, con il Patrocinio del Comune di Pantelleria e del Parco Nazionale Isola di Pantelleria.

In questo secondo appuntamento dal titolo ‘Interpretando Mina’, la voce intensa, soul e graffiante di Eloisa Bernardo e le armonie uniche della chitarra di Dario Spezia, ripercorreranno i grandi successi della cantante cremonese.

Da Battisti e Mogol a Lauzi, da Paoli a Morricone, da Concato a Cocciante, Mina ha interpretato le canzoni scritte per lei dando un’impronta unica, immediatamente riconoscibile, ma ha saputo fare suoi anche brani noti già portati al successo da altri o dagli autori.

In un itinerario non convenzionale e per niente scontato, Eloisa Bernardo ci offre una interpretazione dell’interprete, perché Mina stessa diviene oggetto di studio musicale.

Dario Spezia, in un’alchimia ormai consolidata, la accompagna e torna a creare con la sua chitarra un’atmosfera jazz che colorerà l’intera Piazzetta Messina.

Una formula magica, per una serata indimenticabile da cantare e da assaporare con l’udito e con l’anima.

Conosciamo meglio Eloisa Bernardo


Nata a Torino, ma con origini pantesche, inizia a cantare molto giovane e per diversi anni si esibisce come solista e corista in gruppi blues, rock e pop.

Parallelamente, studia canto jazz e viene coinvolta dalla sua insegnante nella formazione di un quartetto vocale (Four Fellows), come voce soprano, con esibizioni anche all’estero, con accompagnamento di una big band piemontese o di musicisti jazz professionisti, esperienza che durerà a lungo.

Ultima esperienza, prima del trasferimento a Pantelleria, con un gruppo a cappella jazz (Chorus) come secondo soprano.

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Cultura

Melanconia e ironia nel teatro di Vespertino: un successo annunciato a Pantelleria

Franca Zona

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Sergio Vespertino torna a Pantelleria più carico e strafelicissimo che mai

Il ritorno di Sergio Vespertino a Pantelleria è sempre un gran successo: umano e professionale
insieme. Ed anche stavolta, in scena con “Strafelicissima Palermo” lo scorso 22 agosto in Piazza
Cavour alle ore 21,30, patrocinato dal Comune di Pantelleria, nello specifico dall’Assessorato allo
Spettacolo, di Federico Tremarco, l’artista siciliano non si è smentito,
dando il meglio di un mondo quotidiano ormai alle spalle, attraverso una fenomenologia di
parole e pensieri sulla rotta di un passato nostalgico intriso di vivace ironia.

Poco prima dell’inizio del suo monologo, fatto d’intrecci esistenziali ricchi di senso, noi della
redazione abbiamo strappato una intervista al nostro eclettico attore, seguendo un po’ la scia delle emozioni in divenire e rendendo omaggio ad un’epoca non tanto lontana, ma assai diversa dalle istanze del nuovo mondo che avanza, fatto di fretta, di comunicazione inefficace, di misera condivisione e di bisogni soggettivi che hanno seppellito il ‘NOI’ lasciando spazio a quell’Io caratterizzato da forte individualismo.

Immedesimandosi in scene di vita dal sapore antico, in qualche modo collegate al proprio
vissuto personale, Vespertino ci ha saputo restituire, raccontando in modo concreto e
trasparente, la nostalgica collezione di oggetti vintage riposti in una valigia usurata dal tempo,
ma viva e generosa nel recupero del retrospettivo; nello stesso tempo, con grande maestria, a
dipingere il quadro di una Palermo ‘strafelicissima’ dalle tinte antiche, con la sua adrenalinica
quotidianità e la partecipazione attiva ai valori familiari, amicali e sociali d’un tempo.

Lei è venuto spesso a Pantelleria, realizzando ogni volta performance teatrali poliedriche che hanno indiscutibilmente manifestato la tua ricca e variegata professionalità: ce ne vuole parlare? “Io provo ogni anno a fare sempre qualcosa di diverso. E’ chiaro che c’è tanta laboriosità, c’è tanto fermento; poi, qua mi sento amato, e non vorrei che questo fosse interpretato come un autoelogio, piuttosto che mi si consideri una persona innamorata di quello che fa, che vuole trasmettere sulla scena – ma credo si percepisca – questa passione che mi accompagna e che fa in modo che il pubblico torni.
“Faccio circa novanta spettacoli l’anno, in Sicilia, ma anche nel resto d’Italia, qui ho creato uno zoccolo duro. Preferisco gli spazi più piccoli, perché più interessanti; per un monologhista prevale sempre l’idea più intimistica e l’intenzione di andare solidificando le corde più profonde, al di là delle risate, dei sorrisi, dell’ironia; ci sono anche la melanconia, la riflessione, l’emozione…che rappresentano tutti i moti dell’anima che mi accompagnano. Il mio racconto diventa così la narrazione di tutti, ed è come sfogliare un album di ricordi…”

Una bella condivisione emozionale. Come mai non dice mai ‘NO’ a Pantelleria, considerato che lei è un grande professionista e potrebbe anche esprimere il suo disinteresse verso un luogo comunque logisticamente difficoltoso?
Che cosa rappresenta quest’isola per lei?
“Tantissimo, così come tutta la Sicilia. Nello stesso tempo, sento fortemente il bisogno di esportare la nostra lingua , la nostra cultura, il lato buono della nostra terra fuori dal paese natio, un po’ alla Camilleri, anche solo attraverso dei simboli: un prodotto autoctono, un cappero, qualcosa che può essere assaporato, ascoltato… perché noi stessi siamo un prodotto della nostra terra.
“C’è sempre da parte mia l’idea di ‘entrare’ costantemente in ogni dove, soprattutto
in ciò che può sembrare marginale, distante dal nucleo centrale; ecco, lo trovo più interessante,
perché in luoghi come Pantelleria trovo maggiore genuinità ed energia, qualcosa ancora da
‘rubare’, da prendermi, da assorbire.
“Ogni volta che giungo sull’isola, è come se si manifestasse un effetto spugna, perché mi reco lì a partecipare all’ultimo saluto al sole; in un posto ancora, un po’ staccato da tutti, a percepire il vento che mi attraversa; ed io ho bisogno di raccogliere tutto questo, per poterlo poi condividere dando sapore ai miei spettacoli, intrisi di qualcosa che appartiene al mio vissuto, che mi ha attraversato”.

Grazie. Parliamo adesso dello spettacolo ‘Strafelicissima Palermo’: con quale tonalità emozionale si  esprimerà? “Prima di rispondere a questo, vorrei dirle che Mariella Raffaele è stata la prima persona che ha creduto in me, che mi ha accolto a Pantelleria con il sentimento della fratellanza; e poi altre persone, che ogni volta ritrovo col sorriso e con la solarità che quest’isola custodisce; perché qua il tempo è più rallentato e, come vedi, in questo momento anch’io sono senza orologio o altro, perché a Pantelleria non occorre più nulla, esiste un tempo tutto nostro.
“Strafelicissima Palermo” rappresenta un omaggio: è uno spettacolo dedicato a mio
padre, che ho perduto quando avevo quasi tredici anni. Accadde tutto in un baleno, eravamo in
vacanza al mare; non avendone mai realmente parlato più di tanto, è stato un modo per
‘attraversare’ questo dolore antico attraverso un album di ricordi: sarà un’esplorazione
divertente, ma riflessiva sugli anni ’70 – ’80 – ’90.
“Io sono già attempatello, ho 63 anni e, in modo naturale, mi sono ritrovato a fare la revisione partecipata di tutto un ciclo, un percorso che comincia dal tempo in cui non esistevano i social: c’eravamo solo NOI – una squadra, un gruppo – e non esisteva ancora l’idea dell’IO; fino ad arrivare ad oggi, un’epoca di smisurata diffusione ‘digitata’ in cui, paradossalmente, vincono il silenzio, l’isolamento, l’incomunicabilità.
“Attraverso la mia performance viene fuori una Palermo felicissima ricca di bellezza, e di mio
padre felicissimo, che mi ha accompagnato nell’intero percorso di questa città, fatta di vicoletti
animati dagli artigiani, di familiari attenti e presenti nella nostra vita, di relazioni sociali
arricchite di saluti leggeri e sorrisi graziosi, di grande generosità. Ed è con questi valori che
voglio accogliere il mio pubblico, avvolgendolo con un plaid che possa riscaldarlo; e, secondo
me, anche i giovani riusciranno a sorridere, immaginando di vivere lo spettacolo come fossero
pagine di un libro da sfogliare.”



Per lo spettacolo a Pantelleria è affiancato da Virginia Maiorana: come è iniziata la vostra collaborazione artistica?
Per ventuno anni ho collaborato con Pier Paolo Petta, musicista e compositore palermitano, ma ad un certo punto lui ha sentito il bisogno di realizzare degli spettacoli da solo ed io l’ho assecondato nella sua libertà di volare; così, nell’arco di un brevissimo tempo, sono riuscito a conoscere una persona che ha grande desiderio di esternare le sue qualità e che può dedicarsi in toto alle mie esigenze di lavoro.
“Il sodalizio con Virginia ha preso vita a partire da gennaio 2025. Insieme abbiamo realizzato il circuito dei Teatri di Pietra, non solo in Sicilia, ma anche in Toscana, con dei classici ‘a modo mio’ piuttosto che da purista: perché io non sono purista, non so stare troppo ‘composto’, però ricorro alla trasversalità.
“Mi sento promotore di un teatro ‘per tutti’, non di nicchia, un teatro cosparso di sottile ironia e anche un po’ divertente; per trattare di Uisse, di Pirandello o di Shakespeare, utilizzo una chiave di lettura diversa, anche per espandere il mio messaggio ai giovani e dentro le scuole.
“Veda, a teatro mi rendo conto che, quando comincia lo spettacolo, non si scorgono più le luci sugli
schermi dei cellulari; ciò vuol dire aver raggiunto l’obiettivo, avere improvvisamente catturato
tutti dentro la mia stessa energia: e questa è una risposta ‘sicura’.
“Ho parlato di mio padre come fonte d’ispirazione, ma poi ognuno elaborerà il proprio significato.
Siamo in questa piazza, stasera, ed io ringrazio davvero il Comune di Pantelleria, l’Assessore  Tremarco e tutte quelle persone che si sono mosse perché tutto ciò possa avvenire, perché questo incontro di condivisione rappresenti una bella opportunità di attivazione dell’essere noi, piuttosto che lasciare spazio alla passività dello stare davanti ad un televisore o un pc.
Se ce la faremo, vuol dire che avremo vinto, che ci siamo incontrati per l’ennesima volta
scambiandoci qualcosa!”

Adesso non ci rimane che dire che siamo stati STRAFELICISSIMI, per lo spettacolo e averla ospitata a Pantelleria.

Franca Zona

In copertina screen da video del Comune di Pantelleria

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