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Salute

Protocollo d’intesa FNOPI-ABIO: priorità per assistenza e tutela del bambino e dell’adolescente in ospedale

Giovanni Di Micco

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Oltre un milione di minori ricoverati ogni anno

e con degenze superiori alla media.
Promuovere il benessere non solo dal punto di vista clinico,

accrescere il ruolo del volontariato, sviluppare ambienti sicuri a misura di minore per ridurre l’impatto dell’ospedalizzazione anche per le famiglie

 

Il bambino è totalmente differente dall’adulto quando è in salute e a maggior ragione lo è in caso di malattia. E anche le sue necessità lo sono.

È per questo che FNOPI (Federazione nazionale ordini delle professioni infermieristiche) e Fondazione ABIO Italia per il bambino in ospedale hanno sottoscritto un protocollo d’intesa con tre obiettivi:

contribuire alla realizzazione di programmi, progetti e iniziative per accrescere il benessere di neonati, bambini, adolescenti e giovani adulti, e delle loro famiglie, che si rivolgono ai servizi sociosanitari, attraverso un’assistenza centrata sulla loro persona e sui loro bisogni, nel pieno rispetto della loro integrità fisica, psicologica e morale;
definire e promuovere programmi e interventi per accrescere l’attività di volontariato nell’ambito delle cure a persone nell’età evolutiva e alle loro famiglie e a formare i volontari, attraverso campagne di informazione e comunicazione, realizzazione di materiale didattico e strumenti divulgativi, sensibilizzazione dei media, partecipazione a programmi tv e convegni;
sviluppare specifiche azioni, mettendo in rete sistemi, competenze e responsabilità diverse, con l’obiettivo di promuovere il pieno rispetto dell’integrità fisica, psicologica e morale dei minori che si rivolgono ai servizi sociosanitari.
In continuità con i fini statutari perseguiti fino ad oggi da entrambe le realtà, il percorso che FNOPI e ABIO seguiranno grazie al protocollo si propone di contribuire all’apertura di nuove Associazioni ABIO presso i reparti di pediatria di tutto il Paese e la formazione dei volontari ABIO, per assicurare la conformità degli interventi, anche attraverso il supporto come formatori di infermieri competenti nell’assistenza alle persone in età evolutiva e alle famiglie.

 

Il lavoro comune avrà come fine fondamentale quello di allestire negli ospedali un numero sempre maggiore di aree per il gioco, camere o reparti di degenza, realizzati secondo modalità in sintonia con i bisogni emotivi e affettivi dei bambini e degli adolescenti, per ridurre l’impatto, lo stress e il trauma dell’ospedalizzazione che secondo le ultime rilevazioni riguardano circa un milione di minori ogni anno e con degenze superiori alla media, simili a quelle degli over 75.

 

Il protocollo prevede anche la promozione nei confronti dell’opinione pubblica e delle istituzioni sanitarie  della “Carta dei Diritti dei Bambini e degli Adolescenti in Ospedale”, messa a punto da  ABIO-SIP che sintetizza tutto ciò che dovrebbe essere garantito a un bambino e a un adolescente nel corso del ricovero ed evidenzia l’importanza di passare dal curare le malattie al prendersi cura dei bambini e degli adolescenti malati: per questo sono importanti un ambiente il più possibile a misura di bambino, l’opportunità di garantire il gioco anche durante il ricovero, la necessità della presenza dei genitori, il diritto alle cure migliori e al ricovero all’interno di reparti pediatrici.

 

FNOPI e ABIO individueranno poi quali e quanti reparti di pediatria esistono sul territorio, distinti per regione e si impegneranno quindi per attivare in questi il percorso di certificazione delle pediatrie “All’Altezza dei Bambini” ABIO-SIP, nato come evoluzione concreta della Carta dei Diritti, prevedendo la partecipazione agli audit di infermieri competenti nell’assistenza ai minori e alle loro famiglie. I siti istituzionali sia di ABIO che di FNOPI verranno aggiornati con i nomi degli ospedali che hanno ottenuto e che otterranno la Certificazione.

 

“Il prendersi cura è la parola d’ordine degli infermieri – sottolinea Barbara Mangiacavalli, presidente FNOPI – e il nostro Codice deontologico prevede che l’infermiere tenga conto dell’età e del grado di maturità dell’assistito, che sia presa in debita considerazione l’opinione del minore rispetto alle scelte curative e assistenziali perché possa esprimere la sua volontà. È la persona garante dei diritti del minore e se questo si oppone a scelte di cura valide, fa di tutto per superare il conflitto. In più, l’infermiere ha nel suo bagaglio professionale l’attitudine all’educazione e alla formazione delle figure che lo affiancano nell’assistenza delle persone, dai caregiver ai volontari, per poter realizzare un intervento multistakeholder  in grado di ottenere i migliori risultati in termini di compliance dell’assistito”.

 

“Bambini e adolescenti – aggiunge Laura Barbotto, presidente della Commissione d’Albo infermieri pediatrici FNOPI – vogliono essere ascoltati e rispettati anche nelle loro scelte, di questo hanno bisogno: di chi li sappia ascoltare, sia in grado di dare sollievo dal dolore, tuteli la loro salute, le loro necessità e i loro diritti. E che sia anche in grado di non far pesare l’ambiente in cui si trovano in ospedale. L’infermiere pediatrico si occupa a 360 gradi del bambino e dell’adolescente, dalla prevenzione delle malattie all’assistenza ai malati in età evolutiva, individuando i bisogni dei pazienti e assecondarli attraverso la pianificazione di interventi efficaci, anche in collaborazione con tutte le figure sanitarie, sociali e assistenziali che operano nelle strutture. Per questo è importante che l’infermiere pediatrico adeguatamente formato non solo alla clinica abbia un rapporto diretto di collaborazione con chi, come i volontari ABIO, supporta il bambino in ospedale”.

 

“Sinergia e formazione dei volontari sono due aspetti fondamentali per un intervento efficace negli ospedali – commenta Giuseppe Genduso, presidente di Fondazione ABIO -. La nostra attività non si ferma e non si è fermata mai, nemmeno durante la pandemia, perché – anche se non siamo una realtà nata per le emergenze – abbiamo sprigionato la fantasia e messo in campo le competenze acquisite per immaginare come accogliere i bambini, gli adolescenti e le famiglie anche non potendo essere presenti, al contando sul fondamentale supporto del personale sanitario. Dobbiamo tenere come base il nostro passato ma essere pronti a formarci per il futuro ed evolvere sulla base dei nuovi bisogni e necessità che l’area pediatrica si trova ad affrontare, anche stabilendo protocolli d’intesa come questo con FNOPI, importante per dare sempre più impulso e continuità ad un’assistenza a misura di bambino, che lo veda insieme alla sua famiglia al centro del percorso di cura”.

Salute

Sanità, Giuliano (UGL): “OSS, figura confinata in un angolo. Non esistono lavoratori di serie B, la politica deve intervenire”

Giovanni Di Micco

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“E’ passato del tempo da quando, era il 2021, la senatrice Paola Boldrini cercò attraverso un DDL di far ottenere agli OSS quei diritti e quella dignità ancora oggi negati. Non essendo schiavi di alcun pregiudizio politico salutammo con soddisfazione quello che immaginavamo potesse essere l’inizio di un cammino che portasse alla luce, garantendo definizione e valorizzazione del ruolo che prevedesse anche una formazione continua e di alta qualità, una figura essenziale ed insostituibile della piramide della sanità italiana.  Tante buone intenzioni, si parlava anche della possibilità di dichiarare usurante la professione, a cui però non è stato dato alcun riscontro. Così che ad oggi la figura dell’operatore sociosanitario rimane confinata in un angolo, quasi dimenticata, senza ottenere i riconoscimenti, giuridici e materiali, che sarebbero dovuti.  Anzi con la creazione della figura dell’assistente infermiere, su cui confermiamo la nostra assoluta contrarietà, si è data una violenta spallata a quella crescita professionale che da tempo viene giustamente reclamata dalla categoria. Così, oggi, gli emolumenti degli OSS continuano a non garantire loro una vita dignitosa a fronte di carichi di lavoro spesso insostenibili cui si sommano da tempo aggressioni fisiche e verbali che sono tra le cause scatenanti dei sempre maggiori casi di burn-out. Discutere di un futuro migliore della sanità italiana rimane una missione impossibile se si continueranno ad avere lavoratori di serie B, messi al margine del sistema. Per questo chiediamo alla politica di intervenire per riprendere il filo di quanto la senatrice Boldrini aveva pensato. Per garantire agli oss di uscire dal limbo reclamando quella dignità che meritano” dichiara in una nota Gianluca Giuliano, segretario nazionale della UGL Salute.

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Pantelleria e Egadi nella telemedicina dell’ASP di Trapani con Tunisia, progetto da 900mila euro

Redazione

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L’UE finanzia un progetto di telemedicina dell’Asp Trapani con la #Tunisia. E’ stato infatti approvato dal Dipartimento regionale della Programmazione il progetto di cooperazione, con capofila l’ASP Trapani, nell’ambito del Programma “Interreg VI-A Next Italia Tunisia 2021-2027” per iniziative di Telemedicina, denominato “TÉLÉ-MÉD-ISOLÉS – Services innovants de télémédecine a impact euroméditerranéen pour les sujets en conditions d’isolement”.

Il progetto, in partenariato con enti e istituzioni italiane e tunisine, prevede azioni di cooperazione transfrontaliera per promuovere la parità di accesso all’assistenza sanitaria e la resilienza dei sistemi sanitari. Mira a fornire servizi innovativi di telemedicina “di prossimità”, a impatto #euromediterraneo, a favore di un target di beneficiari, comprensivo di soggetti in condizione di “isolamento” sia per lontananza, sia per status sociale, migliorando significativamente la gestione delle malattie croniche e promuovendo la prevenzione in Sicilia e Tunisia, sfruttando le tecnologie di telemedicina per superare le barriere geografiche e socioeconomiche all’accesso alle cure, e riducendo gli spostamenti per raggiungere i luoghi di cura.

Il contributo comunitario per la realizzazione del progetto è pari a 907 mila euro, per un biennio di attività.

Sei i partner: tre italiani, ASP Trapani (capofila), Università degli Studi di Messina – Dipartimento di Giurisprudenza e Consorzio Sisifo, e tre tunisini, DACIMA Consulting, Association pour l’Education sanitarie en Médicine d’urgence e ABSHORE Tunisie. La convenzione tra gli enti partner sarà siglata il prossimo 5 maggio.

I partner tunisini individueranno di contro le località del territorio caratterizzate da difficoltà di accesso in cui implementare il progetto, aventi come target di riferimento i pazienti affetti da malattie croniche, con particolare riferimento al #diabete mellito. Il diabete comporta anche costi molto elevati: il 6,7% dell’intera spesa sanitaria nazionale, pubblica e privata è assorbita dalla popolazione diabetica

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Prevenzione neonatale, presentato in ARS disegno di legge per diagnosi su immunodeficienze primitive

Direttore

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E’ stato presentato disegno di legge a firma di Giuseppe Pace, capogruppo di Democrazia Cristiana presso l’ARS, su  “Disposizioni in materia di accertamenti diagnostici neonatali obbligatori per la prevenzione e la cura delle immunodeficienze primitive”.

Lo scopo di tale atto è quello di inserire nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) lo screening neonatale obbligatorio per la diagnosi precoce delle immunodeficienze primitive.
Tali malattie sarebbero tanto rare quanto gravissime con possibili conseguenze fatali. La diagnosi precoce potrebbe evitare tutto ciò.

In buona sostanza diagnosticare un sistema immunitario carente può rappresentare un salvavita per il neonato.

Il disegno di legge farebbe realizzare un Centro di coordinamento per gli screening neonatali dedicato alle immunodeficienze primitive,  presso i presìdi ospedalieri dotati di Unità Operativa di Oncoematologia pediatrica.
In questo modo anche lo stile di vita del neonato migliorerebbe, evitandone la migrazione sanitaria, per viaggi della speranza.

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