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Cultura

Pantelleria, la storia della sanità isolana e dell’Ospedale Nagar – I Puntata

Redazione

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In un lembo di terra, circondato da solo mare, una volta la salute degli abitanti era affidata veri e propri “missionari”, che in groppa a muli si spostavano da una casa all’altra cercando, di garantire un’assistenza medica domiciliare. L’immagine rievoca scene di tanti film o romanzi ma a Pantelleria è stata realtà fino a tutto il secondo dopoguerra.

L’ineffabile penna di Rosanna Gabriele percorre le tappe dell’istituzione del nosocomio pantesco, già edito nel suo libro “Io tu e Pantelleria”.

 

Prima della guerra a Pantelleria non esisteva una Struttura Ospedaliera. La salute pubblica veniva tutelata dall’opera “missionaria” di alcuni medici privati, come il dr. Alfonso Errera fino alla fine del 1800, il dr. Bernardo Nagar fino a metà del 1900, e molti altri, i quali facevano nascere i bambini e curavano i malati in casa e, se necessario, con assistenza domiciliare continua, ricompensati da tazzine di caffè, mustazzoli, pasticciotti e, se la permanenza si protraeva, da qualche tazza di latte o di brodo caldo. E gli onorari? Spesso consistevano in prodotti della terra, animali da allevamento e tutto ciò che in natura i contadini potevano offrire. E questo fino agli anni sessanta inoltrati: ricordo ancora la bacinella d’acqua pulita, il sapone appena scartato e l’asciugamano di lino bianca che mia madre si premurava a preparare ogni volta che c’era necessità della visita del “dottore”… In groppa agli asinelli questi medici “missionari” si spostavano da un capezzale all’altro per assistere i pazienti che abitavano nelle varie contrade dell’isola, fornendo ai malati gratuitamente le medicine perché potessero curare le loro affezioni con tempestività. Se erano necessarie medicine che i medici non avevano, occorreva mandarle a prendere e i tempi di consegna spesso superavano anche i quindici giorni, col rischio che arrivavano quando il malato o era guarito e quindi non erano utili o non c’era più.

Erano tempi in cui i medici potevano usufruire di pochi ed essenziali strumenti di lavoro e contare molto sulla resistenza fisica e una buona reazione del paziente alle varie infezioni batteriche e virali. I primi embrioni di Strutture Sanitarie a Pantelleria sorsero nel periodo anteguerra, in vista dell’ormai prossimo conflitto. Furono organizzate, infatti, infermerie militari sia nel Capoluogo che nelle Contrade principali e questi presidi diventarono sempre più necessari man mano che la popolazione militare andava aumentando e ci furono le prime operazioni di guerra con i primi feriti. Durante i bombardamenti, però, le infermerie del Capoluogo dovettero interrompere la loro assistenza e andò prendendo sempre più importanza l’infermeria di Khàmma-Tracino, che, non essendo quella zona

bombardata, si ingrandì e fu molto attiva per residenti, militari e feriti. Terminata la guerra i militari affidarono la gestione dell’ unica infermeria rimasta in tutta l’Isola, ai civili, i quali avevano collaborato con loro in tutto il periodo di guerra e fino a quel giorno.

Rosanna Gabriele

 

Tutte le immagini sono tratte da Pantelleria Archivio Storico

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2 Comments

2 Comments

  1. Avatar

    sandro biasioli

    17:02 - Agosto 10, 2020 at 17:02

    Spett. Direttore Buongiorno

    I Sottoscritti Sandro Biasioli e Celeri Belotti Giancarlo, Infermieri iscritti all’ordine di Milano , stanno raccogliendo dati dai siti internet relativi alla storia degli ospedali italiani dal medioevo ad oggi al fine di renderli visibili, sia in forma scritta che digitale e a titolo completamente GRATUITO, rivolto prevalentemente agli operatori sanitari.

    A tal proposito Le richiediamo cortesemente l’autorizzazione ad utilizzare quanto pubblicato sulla Vostra pagina WEB all’indirizzo:

    *PANTELLERIA Ospedale Bernardo Nagar

    https://www.ilgiornaledipantelleria.it/pantelleria-la-storia-della-sanita-isolana-e-dellospedale-nagar-1-capitolo/
    https://www.ilgiornaledipantelleria.it/pantelleria-lospedale-sorto-per-necessita-ii-puntata/

    In un lembo di terra, circondato da solo mare, una volta la salute degli abitanti era affidata veri e propri “missionari”, che in groppa a muli si spostavano da una casa all’altra cercando, di garantire un’assistenza medica domiciliare.
    Prima della guerra a Pantelleria non esisteva una Struttura Ospedaliera. La salute pubblica veniva tutelata dall’opera “missionaria” di alcuni medici privati, come il dr. Alfonso Errera fino alla fine del 1800, il dr. Bernardo Nagar fino a metà del 1900, e molti altri, i quali facevano nascere i bambini e curavano i malati in casa e, se necessario, con assistenza domiciliare continua, ricompensati da tazzine di caffè, mustazzoli, pasticciotti e, se la permanenza si protraeva, da qualche tazza di latte o di brodo caldo.
    E gli onorari? Spesso consistevano in prodotti della terra, animali da allevamento e tutto ciò che in natura i contadini potevano offrire. E questo fino agli anni sessanta inoltrati: ricordo ancora la bacinella d’acqua pulita, il sapone appena scartato e l’asciugamano di lino bianca che mia madre si premurava a preparare ogni volta che c’era necessità della visita del “dottore”…
    In groppa agli asinelli questi medici “missionari” si spostavano da un capezzale all’altro per assistere i pazienti che abitavano nelle varie contrade dell’isola, fornendo ai malati gratuitamente le medicine perché potessero curare le loro affezioni con tempestività. Se erano necessarie medicine che i medici non avevano, occorreva mandarle a prendere e i tempi di consegna spesso superavano anche i quindici giorni, col rischio che arrivavano quando il malato o era guarito e quindi non erano utili o non c’era più. Erano tempi in cui i medici potevano usufruire di pochi ed essenziali strumenti di lavoro e contare molto sulla resistenza fisica e una buona reazione del paziente alle varie infezioni batteriche e virali.
    I primi embrioni di Strutture Sanitarie a Pantelleria sorsero nel periodo anteguerra, in vista dell’ormai prossimo conflitto. Furono organizzate, infatti, infermerie militari sia nel Capoluogo che nelle Contrade principali e questi presidi diventarono sempre più necessari man mano che la popolazione militare andava aumentando e ci furono le prime operazioni di guerra con i primi feriti.
    Durante i bombardamenti, però, le infermerie del Capoluogo dovettero interrompere la loro assistenza e andò prendendo sempre più importanza l’infermeria di Khàmma-Tracino, che, non essendo quella zona bombardata, si ingrandì e fu molto attiva per residenti, militari e feriti.
    Terminata la guerra i militari affidarono la gestione dell’ unica infermeria rimasta in tutta l’Isola, ai civili, i quali avevano collaborato con loro in tutto il periodo di guerra e fino a quel giorno.
    Nel dicembre del 1945, la Direzione Sanitaria dell’infermeria di Khamma-Tracino, trasformata in Presidio Sanitario, fu assunta dal dr. Manlio Marini, medico chirurgo, e la parte Amministrativa con gli adempimenti per il personale fu affidata all’avv. Samuele Corso. Per rendere funzionale la nuova struttura civile che stava nascendo occorreva altro personale e pertanto furono fatte le assunzioni dei dottori Pietro D’Ancona, con la qualifica di analista e medico generico, del dr. Corrao, di origine Alcamese e del sig. Lo Presti con la qualifica di infermiere.
    Difficile per i Panteschi, abituati a chiamare il dottore in casa, riuscire a prendere l’abitudine a servirsi della nuova struttura in caso di necessità e ancor di più a volersi sottoporre ad interventi chirurgici. Bisognava escogitare qualcosa per “rompere il ghiaccio” e l’idea venne al dr. Marini il quale per dare il via e incoraggiare coloro che avevano bisogno di interventi, mise in giro la voce che avrebbe eseguito “gratis” la prima operazione. La pubblicità rivolta alla gente bisognosa anche di risparmiare portò l’effetto desiderato. Dopo poco tempo la prima paziente, superando la diffidenza, si presentò con coraggio e fiducia. Era la suocera del sig. Durante molto conosciuto in quel tempo in quanto faceva la guardia municipale. La donna aveva bisogno di operarsi di appendicite. Per qualche anno l’Ospedale rimase ad operare nella contrada di Khamma-Tracino, presso la casa del rag. Casano, allora segretario della Scuola Media e divenne sempre più il punto di riferimento di tutti coloro che avevano mali di una certa gravità che non potevano essere curati a casa con serenità. Nel Marzo del 1948, quando ci fu la rivolta per le tasse sui latifondi, la presenza della Struttura Ospedaliera fu provvidenziale per curare tutti i feriti e dare conforto ai parenti disorientati dal grave epilogo della manifestazione. Quel giorno i feriti arrivarono dal Capoluogo trasportati da un camion, seguiti da una moltitudine di parenti. I dottori e gli infermieri cercarono di prodigarsi il più possibile Fra tutti quei poveri malcapitati, giunti vivi in Ospedale, solo uno non potè salvarsi, il venticinquenne Salerno Michele, che colpito all’arteria di una gamba, morì dissanguato tra atroci sofferenze e gli sguardi attoniti ed impotenti di chi l’assisteva, mentre la moglie residente a Khamma, che per la gran confusione non era potuta entrare nella stanza dell’ospedale, lo guardava dalla finestra di fronte. Poco dopo, nel luglio del 1948, l’ospedale venne trasferito nei locali siti a San Francesco, in periferia del Capoluogo, dove il dr. Marini, alla luce di un lume a petrolio e con la sola assistenza dell’avvocato Corso, il quale lo aiutò come ferrista ed anestesista, eseguì una brillante operazione, felicemente riuscita, nonostante gli scarsi mezzi a disposizione. Si trattò di un urgente operazione al torace su un paziente, un certo Vito dall’ogghio (chiamato così perché vendeva l’olio per le strade), gravemente accoltellato, intervento che richiese la rimozione del cuore per poter mettere a posto tessuti e vasi, cosa che il dr. Marini, con i mezzi di cui disponeva, riuscì a fare molto magistralmente.

    Considerato che stiamo utilizzando la Posta Certificata ci avvarremmo della formula “silenzio assenso” a meno che Ella non voglia metterci in contatto con qualche Suo collaboratore “esperto e disponibile” disposto a migliorare l’informazione che divulgheremo riportando le relative disponibilità date e collaborazioni ricevute

    Certi della Sua disponibilità

    • Direttore

      Direttore

      17:20 - Agosto 11, 2020 at 17:20

      Buongiorno,
      Come posso aiutarvi?

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Cultura

Pantelleria, “Aspettando San Martino” tra Sfinci e & Vino

Redazione

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Per la 5° Serata “Sotto il cielo del Corso”, andrà in scena “Aspettando San Martino” 

Domenica 9 novembre 2025 dalle ore 16:00 a mezzanotte

 

Per la seconda volta San Martino arriverà la domenica prossima con sfinci & vino e con una fiaccolata al Corso Umberto I.

La festa “Aspettando San Martino” si svolgerà due giorni prima di San Martino con la partecipazione di tutti Panteschi – grandi e piccini – .

Il pomeriggio comincerà dalle ore 16 con un’attività creativa e divertente. Un laboratorio per creare lanterne, condotto da Carole Bernardo.

Quest’anno l’Istituto di Istruzione Superiore “Vincenzo Almanza – A. D’Aietti” Omnicomprensivo ha aderito al progetto e cosi verrano anche gli studenti che hanno partecipato già da due settimane all’iniziativa.
“Hanno saputo proporre argomenti individuali e, con molta creatività, sono riusciti ad attirare l’attenzione degli adulti” già nelle classe – prima della serata in Corso Umberto.

LABORATORIO E FIACCOLATA

A partire dalle ore 16:00, nel damuso “White Cube” di fronte dell’agenzia “Vivere Pantelleria” – presso la Piazzetta Nazario Sauro, si attiverà il laboratorio per disegnare le lanterne e le alunne e li alunni dell’Istituto hanno la possibilià di essere aiutati al montaggio dei supporti delle lanterne preparate in classe. Tutte le lanterne saranno dotate di una candela elettrica per l’illuminazione.

La “Fiaccolata di San Martino” si svolgerà a partire dalle ore 19:30, e vedrà coinvolti tutte le alunne e tutti gli alunni, che sfileranno cantando con le lanterne fatte da loro, lungo il percorso previsto. 
Il corteo comincerà in Corso Umberto, – Piazetta Nazario Sauro – e va giù lungo il Corso Vittorio Emanuele. Da Piazza Cavour si gira in Via Mazzini attraversando la Chiesa Madre fino il lungomare Paolo Borsellino, girandosi attraversando il Castello per poi salire davanti l’ex albergo Miriam – Via Giovanni Falcone e Via Napoli – per arrivare di nuovo in Corso Umberto. Finendo in Piazzetta Sauro verso le ore 20:00

SFINCI & VINO

Al ritorno dal percorso a Corso Umberto I, i partecipanti e tutti i Panteschi troveranno un momento di intrattenimento e festeggiamento. 
Il Circolo Culturale Corso Umberto offre con il supporto del Circolo “La Tinozza” e l’associazione “La Mulattiera” i famosi Sfinci & Vino.
Circa 100 litri di vino sono stati donati dalle cantine Abraxas, Kazzen, Maddalena e Minardi.

Il Comune di Pantelleria ha accolto con favore l’iniziativa e si è prestato di patrocinare.

L’evento è possibile grazie alla partecipazione di tutti i negozianti del Corso con un tributo economico, da Pina Marino – Vivere Pantelleria – Le Vanità di Camille – MR crea di Tania – Studio La Francesca – Studio Lo Pinto – Anna Silvia & Nicola Ferrari fino a lo studio e la Galleria di Gereon Pilz van der Grinten “Le alcove di van der Grinten” *spaces for the urban arts.

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Ambiente

Il Parco lancia “Pantelleria Terrazzamenti Colti”, avviso per recupero di terre abbandonate o a rischio abbandono

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Per aderire c’è tempo fino al 31 dicembre 2025

L’Ente Parco lancia “Pantelleria Terrazzamenti Colti”, avviso per il recupero delle terre
abbandonate o a rischio abbandono
Un’iniziativa volta alla valorizzazione dei terreni rivitalizzando la tradizione agricola
L’Ente Parco Nazionale Isola di Pantelleria lancia, con il MASE (Ministero dell’Ambiente e della
Sicurezza Energetica), un’importante iniziativa rivolta ai proprietari di terrazzamenti agricoli
coltivati ritenuti a rischio di abbandono (o già incolti e abbandonati) al fine del loro recupero e
conduzione.
Il progetto è destinato a realizzare misure di intervento volte alla valorizzazione dell’agricoltura. Tutto nasce dalla constatazione che il territorio dell’isola, da diversi
anni, registra una riduzione delle superfici terrazzate agricole coltivate con conseguente aumento
del degrado dei muretti a secco legato alla mancanza di cura e manutenzione ordinaria dei
terrazzamenti.

Il rischio è che si perdano le caratteristiche identitarie del paesaggio agricolo in cui,
anno dopo anno, si osserva la riduzione delle coltivazioni di vite e cappero, ma anche la perdita dei
saperi tradizionali, come quella dell’arte dei muretti a secco.

Obiettivo di “Pantelleria terrazzamenti colti” è quindi valorizzare i terreni agricoli incolti, abbandonati o non adeguatamente utilizzati o di prossimo abbandono, rivitalizzando la tradizione legata all’agricoltura, anche attraverso l’inclusione sociale e lavorativa, offrendo nuove opportunità per i giovani e favorendo l’introduzione di innovazioni tecnologiche e colturali ecocompatibili.

I terreni dovranno essere resi disponibili in affitto per almeno 15 anni e il loro recupero avverrà
prioritariamente attraverso la coltivazione di vite, cappero, ulivo, origano, nonché mediante
allevamenti e altre colture mediterranee idonee alla produzione di derrate. I terreni candidati dai
proprietari nell’elenco dell’iniziativa “Pantelleria Terrazzamenti Colti” dovranno avere precise
caratteristiche, consultabili nell’avviso pubblico al seguente link
https://www.parconazionalepantelleria.it/pagina.php?id=175

La scadenza per l’invio delle domande è fissata per il 31 dicembre 2025.

Il Commissario e la Direzione del Parco esortano la Comunità ad aderire all’iniziativa e ricordano
che gli uffici dell’Ente sono a disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento. L’iniziativa
rappresenta infatti una importante opportunità per i proprietari dei terreni agricoli e per mitigare
il processo di abbandono dei terreni in atto.

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Cultura

La Luna del Castoro che ha illuminato Pantelleria ieri sera

Direttore

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La luna più splendente del 2025

Ha fatto giusto in tempo la Superluna di novembre, ad apparire e sedurre esseri umani, animali e terrazzamenti agricoli dell’isola. 
Solo ieri sera era così visibile e vicina da avere l’impressione di poterla accarezzare e domani il maltempo torna ad investire la Sicilia e molto probabilmente anche Pantelleria.
L’autore ineguagliabile della foto, lo stimato astrofilo Leonardo Puleo, ha fatto omaggio i nostri elettori di questa immagine spettacolare, dando da esperto quale è il nome del nostro satellite: la Luna del Castoro.
Il fotografo dell’universo, con il suo occhio abile e sensibile ha realizzato la sua ennesima opera d’arte, dimostrando ancora una volta il suo talento.

Luna Piena del Castoro, che per l’occasione sarà anche una Superluna è stata la più grande e luminosa dell’intero anno, perché aveva raggiunto la distanza minima in assoluto dalla Terra, il perigeo.

Perchè si chiama Luna del Castoro

Il nome è da ricondursi, come spesso accada, alla tradizione dei nativi americani, ma in questo caso anche all’epoca del commercio delle pellicce in epoca coloniale. I grandi e simpatici roditori, in questo periodo dell’anno costruiscono le tane per rifugiarvisi durante la stagione fredda.
In questo modo diventavano facili prede sia dei nativi americani sia dei commercianti di pelli.

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