Sociale
Palermo, I vincitori di Menti in Corto sulla salute mentale

“Arrivederci Tommasino”, “Il Confine di Vetro” e “BE’ DIS”
i corti vincitori per le tre giurie popolare, tecnica e mediatica
della II edizione di “Menti in corto”
35 cortometraggi realizzati da 46 strutture del servizio di Salute Mentale
PALERMO – Il cinema scelto come espressione artistica per andare oltre gli stigmi della malattia mentale. Sono stati decretati ieri i vincitori della seconda edizione del concorso nazionale “Menti in Corto” promosso dalla Comunità Terapeutica Assistita “Sentiero per la vita” del gruppo imprenditoriale Xenia Salus s.r.l. A partecipare sono stati 35 cortometraggi realizzati da 46 strutture del servizio di Salute Mentale di varie regioni italiane. La cerimonia di premiazione, avvenuta nella splendida cornice di Villa Airoldi, è stata condotta da Massimo D’Aleo e Andrea Renda. La Giuria popolare ha dato il primo posto al cortometraggio “Arrivederci Tommasino” del Centro A.G.A. Asp Palermo. Per la Giuria Tecnica il 1° premio è andato al corto “Il Confine di Vetro” della C.T.A. Villa Verde, Vizzini (CT). Ex aequo per i corti Lu Peri d’Alivu” della C.T.A. Sentiero per la Vita s.r.l. di Calatafimi Segesta e “Rotte” del gruppo Cappadona (RG) a cui è andato il 2° premio. Il 3° premio è andato a “C’era una volta il Molise” del C.D. I Colori della Vita di Isernia (Molise). Il 1° classificato della Giuria Mediatica è stato “BE’ DIS” della C.T.A. Cappuccini, Vizzini (CT). I corti sono arrivati da 7 regioni italiane (Sicilia, Marche, Emilia Romagna, Puglia, Toscana, Molise e Lombardia). Il tema della seconda edizione di “Menti in corto” era “Dal Vecchio al Nuovo…. Almeno ci provo! Cartoline dal mio territorio tra origini e cambiamenti”. Ad essere coinvolti sono stati ospiti e operatori di C.T.A. (Comunità Terapeutica Assistita), Comunità alloggio, associazioni, cooperative, strutture residenziali e semi-residenziali o gruppi appositamente costituiti e formati da almeno 4 persone coordinate da operatori della salute mentale. Alla cerimonia di premiazione hanno partecipato anche alcuni dei partecipanti ai corti. “Da quasi un anno sono in questo centro – ha raccontato Franceschino come preferisce farsi chiamare uno dei protagonisti di “Arrivederci Tommasino” premiato dalla giuria popolare -. Per me è stata una esperienza bellissima perché, fin da bambino, ho la passione per la recitazione. Il corto mi ha lasciato tanto dentro e spero in futuro di potere fare altre iniziative. Per tutto quello che ho ricevuto ringrazio molto il centro Aga e la mia famiglia”. “Questo lavoro mi ha aiutato molto – ha continuato Francesco Furnò altro protagonista del corto – perché sono entrato in questa struttura in un periodo molto difficile della mia vita. Con grande impegno e spirito di gruppo siamo riusciti a realizzare qualcosa di bello di cui siamo molto orgogliosi”. “È stato un lavoro straordinario per la rete umana e professionale che siamo riusciti a creare tra tutte le realtà italiane coinvolte – dice Rosanna Nardo, presidente di Sentiero per la Vita -. Siamo molto soddisfatti perché Menti in Corto rappresenta la condivisione di un progetto di ricerca ambizioso e di una visione più ampia del percorso di riabilitazione psichiatrica che mira alla centralità della persona. Con tutti i partecipanti siamo riusciti pienamente a raggiungere gli obiettivi prefissati”. “Crediamo molto nell’utilizzo delle tecniche espressive, in questo caso il cinema, come attivatori di cambiamento nei processi di riabilitazione psichiatrica – ha aggiunto Domenico Ferrara psicologo della C.T.A. Sentiero per la Vita -. E un fattore fondamentale della riabilitazione è la possibilità di fare rete tra utenti, operatori ed enti che, a vario titolo, si occupano di salute mentale. Con Menti in Corto è stato possibile far conoscere all’opinione pubblica il mondo della psichiatria, andando al di là di stigmi e pregiudizi che troppo spesso contribuiscono alla cronicizzazione della patologia psichiatrica”. Da qui la scelta di stringere una partnership con il Sole Luna Doc film festival dove il prossimo 3 luglio alle ore 18 a Palazzo Branciforte, per la sezione Creare Legami, i corti premiati dalla giuria tecnica e della giuria popolare saranno proiettati per la prima volta in una Sala aperta al pubblico e ci sarà anche un talk per discutere del concorso Menti in corto e di salute mentale a 100 anni dalla nascita di Franco Basaglia. A fare parte della Giuria Tecnica, presieduta dal Prof. Antonio Francomano, sono stati esperti del mondo dell’arte, dello spettacolo e della riabilitazione psichiatrica. La Giuria Popolare è stata, formata dagli stessi attori dei cortometraggi in concorso. A queste si è aggiunta, inoltre, la Giuria Mediatica che ha raccolto l’indice di gradimento dei lavori sulle piattaforme social. Menti in Corto è stato ideato e promosso da Sentiero per la Vita s.r.l. del gruppo imprenditoriale Xenia Salus s.r.l. che si è avvalso della collaborazione di Intents s.r.l. e della sezione siciliana della Società Italiana di Riabilitazione Psicosociale (S.I.R.P.). Il progetto “Menti in Corto” prosegue adesso sul fronte della ricerca. Tutti i risultati raggiunti e monitorati durante la fase creativa dei corti saranno adesso analizzati ai fini della ricerca scientifica per misurare sul piano terapeutico gli effetti dei linguaggi artistici nelle terapie delle persone affette da disagi psichici.
Cultura
Pantelleria, le Prof. Prestano e Policardo avviano indagine su benessere psicologico sull’isola – Intervista

Le docenti universitarie Claudia Prestano e Giulia Policardo invitano i cittadini a partecipare al test sul benessere psicologico e sul senso di comunità. Ecco come
Negli ultimi anni sono aumentati gli studi dedicati alla salute e al benessere psicologico, ma si sa ancora poco di come questi aspetti si manifestino nelle comunità di piccole isole lontane dalla terraferma.
Vivere in un contesto insulare come Pantelleria può infatti influire sul senso di appartenenza e sulla percezione di vicinanza tra i membri della comunità, oltre che sui livelli di distress psicologico: secondo la ricerca attuale, tali dimensioni risultano centrali per un equilibrato bilancio di benessere individuale e collettivo.
Per questo motivo, la Professoressa Claudia Prestano (Università Niccolò Cusano – Roma) e la Professoressa Giulia Policardo (Università degli Studi di Firenze) hanno avviato uno studio rivolto ai residenti panteschi di età compresa tra 18 e 69 anni. Entrambe le docenti conoscono a fondo la realtà dell’isola: la Professoressa Policardo è pantesca di nascita e la Professoressa Prestano vi ha vissuto per dieci anni, svolgendovi la professione di psicoterapeuta. Il loro obiettivo è indagare sia il ruolo del senso di appartenenza alla comunità sia i livelli di distress psicologico, così da comprendere meglio le dinamiche del benessere individuale e collettivo sul territorio insulare.
Il progetto, di recente presentato ai referenti istituzionali e approvato dal Comitato Etico dell’Università, è finalizzato a raccogliere dati fondamentali per individuare punti di forza e possibili criticità nella popolazione pantesca. I cittadini che desiderano partecipare alla ricerca possono compilare il questionario totalmente anonimo disponibile al seguente link: Benessere nelle piccole isole.
Intervista doppia alle Prof. Prestano e Policardo
Abbiamo chiesto alle docenti Claudia Prestano, di Palermo, e Giulia Policardo, di Pantelleria, qualche approfondimenti, per comprendere a fondo del loro lavoro patrocinato dalle Università di Firenze e Cusano di Roma
Come e da chi nasce l’idea di questa indagine? “L’esigenza di condurre lo studio nasce dal desiderio di approfondire, da una prospettiva clinica e sociale, il tema del benessere psicologico in contesti insulari, un ambito ancora poco esplorato nella letteratura scientifica. Dare voce ai cittadini di Pantelleria permette di raccogliere informazioni reali e contestualizzate, contribuendo a far emergere bisogni e risorse direttamente da chi vive quotidianamente l’isola.”
Ci sono stati degli eventi in particolare che hanno come innescato la miccia in voi a perlustrare la psiche di un isolano? “In verità no – afferma la Prestano – “L’idea nasce da me e, conoscendo la collega Policardo da quando era giovanissima, ho voluto coinvolgerla.
“Ho lavorato 10 anni come psicoterapeuta sull’isola ed ero l’unica. In quel lasso di tempo, ho visto tanto disagio: dall’umore depresso, agli attacchi d’ansia, alle fobie. A poco a poco, la popolazione ha iniziato a fidarsi, vista la mia permanenza continuativa a Pantelleria. Ho anche avuto pazienti maschi, cosa che su isola piccola è davvero difficile. Conoscendo bene il malessere psicologico che è presente all’interno dell’isola, mi è venuta l’idea di dimostrarlo anche scientificamente. A breve, peraltro uscirà un libro, dove viene inserita l’esperienza clinica di Pantelleria, che coprirà un capitolo intero.”
Come pensate venga accolta l’iniziativa dai panteschi? “Prevediamo un riscontro positivo, poiché la ricerca offre l’opportunità di condividere esperienze personali in forma anonima, garantendo così la massima riservatezza. Confidiamo che partecipare a un progetto di ricerca su questi temi possa essere percepito come un’opportunità per valorizzare ulteriormente il patrimonio umano e culturale dell’isola, e fornire spunti utili sia agli abitanti sia a chi lavora sul territorio (questo rispetto al fatto che una volta raggiunto un ampio numero di rilevazioni condivideremo i risultati con la comunità). Inoltre ci piacerebbe valorizzare tematiche spesso legate dallo stigma soprattutto in contesti sociali ristretti come quelli insulari.”
Per partecipare, clicca sul link: Benessere nelle piccole isole.
Salute
Pantelleria, un’isola senza nascite. Dal 2018 non più un pantesco, etnia destinata all’estinzione

Pantelleria senza punto nascita attivo dal 2018.
Sotto la voce “nati” del registro dell’Anagrafe solo marsalesi e trapanesi. La proposta Mustacciuoli
E’ solo un lontano ricordo recarsi all’ospedale di Pantelleria e poter partorire.
La vicenda inizia nel 2012, quando il Punto Nascita viene chiuso e già da qui i panteschi non sono stati in silenzio.
Dal 2012 al 2018 ci sono state delle aperture transitorie del punto nascita, registrando alcune nascite avvenute sull’isola ma solo in determinati periodi. Ci troviamo di fronte a una situazione poco chiara che colpisce Pantelleria da tanti anni, troppi. E non finisce qui.
Tutto si complica nel 2019, in seguito al D.A. della Regione Siciliana che, in forza di quanto disposto dal D.M. Balduzzi 2/04/2015 n. 70, stabilisce la chiusura dei punti nascita con meno di 500 parti all’anno. Poco dopo arriva la pandemia, complicando ancora di più la vita delle neo mamme pantesche: un’emergenza nell’emergenza.
Per aiutare le gestanti, la regione Sicilia versa loro un contributo, ma a parto compiuto. Anche questo aspetto ci lascia molti dubbi e perplessità.
Le neo mamme devono avere le disponibilità economiche per completare la loro gravidanza, dovendo trasferirsi fuori dall’isola tra Marsala, Mazara del Vallo, Trapani e anche Palermo; dovendo soggiornare almeno da 20 giorni prima della scadenza della gravidanza.
La donna in gravidanza può prendere un aereo e raggiungere la terraferma in circa 30 minuti, oppure può prendere la nave, un mezzo di trasporto solo apparentemente più economico. Basti pensare alla durata del viaggio, sei lunghe ore, e diventa ancora più oneroso se la futura mamma ha bisogno di portare con sé la macchina.
La voce dei panteschi

In prima linea troviamo il comitato “Pantelleria Vuole Nascere“, un gruppo sociale che chiede il riconoscimento del diritto di nascere a Pantelleria, molto attivo per la conquista di un diritto che ci viene negato. Tra le varie iniziative, ricordiamo il sit-in svolto davanti l’ospedale, iniziato il 2 settembre 2020 per denunciare la sospensione delle attività della sala parto. Proprio in questo periodo lanciano lo slogan #perilmiopartoiononparto, poi diventato manifesto del gruppo.

Presidente del Consiglio Comunale Giuseppe Spata, l’attuale assessore Massimo Bonì e alcuni panteschi di Aprilia
Non solo cittadini comuni, ma anche i personaggi politici dell’isola hanno espresso la loro voce. Pensiamo a Giuseppe Spata, ex Presidente del Consiglio Comunale di Pantelleria, presente a una manifestazione svoltasi sei anni fa a Roma. Ricordiamo anche l’ex sindaco di Pantelleria, Vincenzo Campo, che nel 2020 si recò davanti l’ospedale e iniziò uno sciopero della fame come segno di protesta.

L’allora sindaco Campo, vice Caldo e Vallini, in sciopero della fame davanti il presidio ospedaliero di Pantelleria
Un diritto negato
Si pensi a una donna pantesca in gravidanza con un figlio piccolo di cinque anni. È costretta ad andarsene per mettere al mondo un’altra vita. Decide di prendere l’aereo. Valigie in macchina e direzione aeroporto. Ultimi abbracci con i familiari e poi il bambino domanda: “mamma, perché vai via?” E lei prova a dire qualcosa, ma come puoi spiegarlo? Ultimi abbracci (adesso ultimi per davvero) e via. La mamma fa i controlli e sale sull’aereo. Probabilmente è sola, perché i familiari e gli amici non possono assentarsi per un mese dal lavoro, o forse no, magari qualcuno è riuscito a partire con lei anche solo per qualche giorno. Posto 10 A, si siede. Gli assistenti di volo iniziano a dire le solite cose, ma oggi non li ascolta. L’aereo parte,ma l’occhio cade giù e vede Pantelleria. Inevitabilmente, non può fare a meno di immaginare un punto nascita attivo. Così si perde tra i suoi pensieri: pensa alle più fortunate, alle donne che possono partorire nel luogo in cui vivono, affiancate dalle persone più care. Pensa un po’, possono anche continuare a vivere normalmente, come sempre, senza trasferirsi in un’altra città.Così continua il viaggio in aereo, un viaggio breve, ma ricco di emozioni e riflessioni. Atterra a Trapani, ma non vede l’ora di tornare a Pantelleria, con il bimbo o bimba tra le braccia. Inizia a immaginare gli occhi felici della sua famiglia che, come da tradizione, si chiederanno: “a cu somigghia?”
In queste condizioni è plausibile pensare che molte donne evitino di rimanere incinta e pensare a metter su famiglia, per le troppe complicazioni che una maternità comporta.
Pantelleria ha il compito di impegnarsi affinché le donne possano vivere il lieto evento della nascita nella terra che amano e in cui vivono.
Proposta di legge di Mustacciuoli
Nella nostra isola è sempre acceso l’interesse per questo tema, come dimostra, in ultimo in termini di tempo, una proposta di legge promossa da Aurelio Mustacciuoli, residente pantesco attivo nelle varie problematiche dell’isola, e Filippo Panseca, artista da poco scomparso e molto legato a Pantelleria.
L’iniziativa nasce per permettere ai figli di genitori residenti sull’isola di essere registrati come nati a Pantelleria, nonostante il parto avvenga altrove. Sembra una proposta ragionevole, considerando che la nostra isola riprenderebbe a registrare nascite, un’isola la cui popolazione è caratterizzata sempre più da anziani.
Sociale
Mazara, “Intrecci di maglia” è il laboratorio di donne italiane e tunisine

Al via nei locali della Fondazione San Vito Onlus di Mazara del Vallo il laboratorio “Intrecci di maglia” sulla tecnica del lavoro a maglia. La Fondazione e l’associazione “Palma Vitae” di Castelvetrano hanno pensato di “intrecciare” due realtà progettuali che vedono coinvolte donne italiane e tunisine impegnate in diversi percorsi sociali per favorire uno scambio di competenze e favorire la socialità e l’integrazione.
Le signore del “Progetto donna” della Fondazione e dei laboratori di empowerment femminili di “Palma Vitae” si ritroveranno insieme a condividere un’attività di lavoro a maglia, per scoprire insieme i benefici sul corpo e sulla mente, scambiarsi delle competenze dove le une saranno risorsa per le altre, insegnando le varie tecniche del lavoro. Studi scientifici hanno comprovato gli effetti benefici di tale pratica, tanto da ridefinirla come terapia occupazionale, la Knitting terapia, letteralmente la terapia del lavorare a maglia. È stato appurato, infatti, che il corpo si rilassa, la mente, concentrata sulla ripetizione dei gesti, allontana gradualmente i pensieri ansiogeni, il battito cardiaco rallenta, la pressione si regolarizza e lo stress viene pian piano dimenticato.
Un progetto trasversale, dunque, dove al benessere del rilassamento del corpo e della mente, grazie al lavoro a maglia si stimoleranno nuove consapevolezze, relazioni e opportunità di inclusione. Sarà l’occasione, infatti, per favorire l’incontro tra la cultura e le tradizioni italiane e tunisine. Alla fine di ogni giornata si degusterà insieme il tè e i dolci tipici di entrambe.
Il laboratorio si svolgerà tra i locali della Fondazione a Mazara e i locali ex Eca di Castelvetrano, sede di “Palma Vitae”.
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