Cultura
Le navi col nome “Pantelleria” / 1
Il piroscafo Pantelleria
Le tratte con Favignana e Lampedusa
La prima nave ad avere il nome ”Pantelleria” è stata un piroscafo, agli inizi del Novecento, della
società “La Sicania” (Società Anonima di Navigazione, Trapani) impiegato nel 1911 sulla tratta
Trapani – Favignana – Marsala – Mazara – Pantelleria – Lampedusa – Linosa – Porto Empedocle e
ritorno (linea circolare bisettimanale).
Linea che venne successivamente modificata, fermo restando
la sosta a Pantelleria.
I cantieri
Il capitano era Tommaso Vicari. Nel 1921 ne era capitano Achille Giummo.
Il piroscafo Pantelleria venne costruito nei cantieri Mackie e Thomson – Govan a Glasgow in
Inghilterra. Varato nel 1911, entrò immediatamente in servizio per conto della Sicania.
Dislocamento: 407,77 tonnellate di stazza lorda e 204,36 di stazza netta. Lunghezza m. 46,66,
larghezza m. 7, 343, pescaggio m. 3,265. Motori della W. V. V. Lidgerwood di Coatbridge e della
A. e W. Dalglick di Glasgow. Velocità 11,4 nodi.
Il trasporto
Il Pantelleria trasportava passeggeri (in numero di 408 max), merci e posta e all’occorrenza curava
anche l’approvvigionamento idrico. Aveva due gemelli il Lampedusa e l’Ustica, usciti anch’essi dai
cantieri di Glasgow.
Questi piroscafi, per la loro caratteristica sagoma che ricordava nella forma una
saliera, erano infatti scherzosamente chiamati “saliere” dai marinai della Sicilia Occidentale.
Il 1° gennaio 1926 alla Sicania subentrò una nuova società, La Meridionale, Società Italiana di
Navigazione a Vapore con sede a Palermo, che acquisì anche il Pantelleria, il Lampedusa e l’Ustica.
In quell’anno il piroscafo Pantelleria fece servizio anche sulla rotta Palermo-Ustica, trasportando in quest’ultima numerosi confinati politici, tra i quali Antonio Gramsci, che, arrivato il 7 dicembre, restò nell’isola 44 giorni. Con Regio Decreto del 29 giugno 1940, riguardante l’organizzazione della Marina Mercantile per il tempo di guerra, il piroscafo Pantelleria venne requisito e “temporaneamente inscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato, nella categoria scorta convoglio”.
Il Pantelleria colpito ma non affondato
Il 6 aprile 1943, alle ore 15:13, vi fu un’incursione sul porto di Trapani da parte di 18 bombardieri
B-17 (le micidiali Fortezze Volanti) del 414th Squadron del 97th Bomber Group, che causò diversi
affondamenti tra il naviglio all’ancora, anche il Pantelleria venne colpito da bombe, s’incendiò ma
non affondò.
Il piroscafo venne demolito nel dopoguerra.
Regia Goletta armata Pantelleria
All’inizio della Grande Guerra del ’15 / ’18 la goletta a motore, con velatura a tre alberi,” Cuore di Gesù”, di proprietà dell’armatore Raffaele Di Maio di Torre del Greco, venne acquistata dalla Regia Marina, che vi fece installare due cannoni, ribattezzandola col nuovo nome di “Pantelleria”.
Compito bellico della goletta
Compito della goletta armata era quello di pattugliare il mare del Golfo di Taranto e di dare
l’allarme nell’eventualità di navi nemiche in avvicinamento alle coste e a quel porto militare. La
goletta, per le sue funzioni di guerra, aveva un equipaggio di 13 uomini più il comandante, il capo
timoniere Salvatore Cimmino da Sorrento.
Il Cuore di Gesù, poi Pantelleria, era stato varato nell’anno 1909 dai cantieri A. Donnarumma di
Torre del Greco. Aveva una lunghezza di m. 32,35, una larghezza di m. 7,05 e un pescaggio di m.
3,00. Il tonnellaggio era di 129,69 lordo e 103,55 netto. Attrezzato con tre alberi e bompresso e un
motore a petrolio.
Nella notte del 14 agosto 1916 la regia goletta armata Pantelleria, nel suo consueto giro di
perlustrazione, vide emergere, a circa un miglio di distanza, la sagoma di un sommergibile nemico.
Si trattava dell’austro-ungarico U-4, comandato dal tenente di vascello (linienschiffsleutnant)
Rudolf von Singule.
La reazione degli italiani fu immediata e coraggiosa ad un tempo, aprendo il fuoco con ambedue i
cannoni in dotazione. Alcuni marinai spararono financo con i loro fucili.
Gli austriaci risposero
subito con il loro cannone, che però s’inceppò al secondo colpo. A quel punto il comandante
Singule, un asso degli affondamenti, ordinò l’immersione rapida e nel contempo fece lanciare uno
dei due siluri a disposizione, che andò a colpire in pieno la goletta aprendo un pauroso squarcio
nella fiancata, in cui entrò a cascata il mare.
Allora il comandante Cimmino bruciò i documenti di bordo e fece lanciare un messaggio di
soccorso:
“Siamo stati colpiti.
È la fine. Siamo all’altezza di Punta Alice 39°24’04,1 N – 17°09’20,57 E”.
Appena qualche istante dopo la goletta s’inabissò, trascinando negli abissi marini l’intero
equipaggio. Ma nel risucchio del relitto, che sprofondava, cinque marinai vennero sbalzati fuori e,
malgrado il mare mosso, riuscirono ad aggrapparsi ad una tavola galleggiante. Ma nel corso della
restante notte le forti onde e il freddo vollero il tributo di altre tre vite di quei marinai.
Solo due
sopravvissero, De Luca e Di Stefano, e furono salvati l’indomani, 15 agosto, dal Regio
Cacciatorpediniere Rosolino Pilo, che nel frattempo era sopraggiunto sul luogo del disastro.
Al comandante Salvatore Cimmino da Sorrento venne concessa la medaglia d’argento al valor
militare “sul campo”.
Motivazione:
“Imbarcato su veliero a motore Pantelleria destinato al servizio di crociera nel Golfo di Taranto
essendo stata la nave sotto vela, in notte oscura, avvicinata da sommergibile nemico, concorreva
con fermezza e slancio a recargli offesa. Colpito il veliero da siluro, periva con la sua nave.
Golfo di Taranto, 14 agosto 1916”.
Ai marinai dell’equipaggio del Pantelleria, caduti nell’adempimento del loro dovere, venne
concessa la medaglia di bronzo al valor militare con la seguente motivazione:
“Imbarcato su veliero a motore Pantelleria destinato al servizio di crociera nel Golfo di Taranto
essendo stata la nave sotto vela, in notte oscura, avvicinata da sommergibile nemico, concorreva
con fermezza e slancio a recargli offesa. Colpito il veliero da siluro, periva con la sua nave.
Golfo di Taranto, 14 agosto 1916”.
Il comandante Rudolf von Singule terminò la guerra con la Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare
di Santa Teresa, la massima decorazione al valore concessa dall’Austria, in quanto uno dei maggiori
assi tra i sommergibilisti austro-ungarici, vantando al suo attivo ben 22.273 tonnellate di naviglio
affondato (15 mercantili e 1 nave da guerra).
Il relitto della Regia goletta armata Pantelleria e i suoi prodi marinai giacciono, a sempiterna
guardia, negli abissi del mar Ionio al largo di Cirò Marina, presso Punta Alice, in posizione
39°24’04,1 Nord – 17°09’20,57 Est. Che le acque del mare sia lieve sudario per quei coraggiosi.
Regio Rimorchiatore Pantelleria
Il rimorchiatore militare Pantelleria da 230 tonnellate, in forza alla Regia Marina, era stato varato nell’anno 1930. Durante la seconda guerra mondiale, all’alba del 19 novembre 1942, mentre faceva parte di in convoglio, fu sorpreso da una tremenda mareggiata che lo fece incagliare sulla costa di Torre Canosa presso Bari.
Appena fu possibile, considerato il tempo di guerra, il rimorchiatore fu
disincagliato e riportato, per le opportune riparazioni, nel porto di Bari.
Era ancora in stato di disponibilità per le riparazioni, quando il Pantelleria venne colato a picco
dalle bombe nella devastante incursione della Luftwaffe del 2 dicembre 1943, che devastò
completamente il porto Bari, affondando e danneggiando gravemente numeroso naviglio alleato e
italiano. Recuperato nuovamente nel dopoguerra, il rimorchiatore venne rimesso in efficienza per i
ruoli della nuova Marina Militare.
Venne radiato nel 1983.
Orazio Ferrara (1 – continua)
Foto: Il piroscafo saliera Ustica gemello del Pantelleria
Cultura
Radici di pietra e di cielo: Lorenzo Reina, l’uomo che ha ascoltato la sua terra
Santo Stefano Quisquina saluta Lorenzo Reina non solo come il creatore del Teatro Andromeda, ma come un artista totale, capace di restituire senso, bellezza e dignità a un territorio e ai suoi simboli più profondi. La sua opera non si limita a un capolavoro architettonico incastonato tra i monti Sicani: è una visione del mondo che intreccia arte, natura e spiritualità.
L’arte di Lorenzo Reina nasce da un rapporto intimo con la terra e con il tempo naturale.
Le sue sculture, le installazioni e le architetture non impongono una presenza, ma sembrano emergere dal paesaggio stesso.
Pietra, luce, silenzio e cielo diventano materia artistica. Ogni gesto è misurato, essenziale, come se l’opera fosse il risultato di un ascolto profondo del luogo.
Il Teatro Andromeda rappresenta la sintesi più alta di questa ricerca: una scultura abitabile, un’opera totale in cui convergono arte visiva, architettura, astronomia e filosofia.
Ma Andromeda è anche il cuore di un’esperienza rituale che Reina ha saputo riportare in vita, restituendo dignità ai riti dei solstizi e ricreando quel filo antico tra l’uomo e la natura.
Con le celebrazioni del solstizio d’estate e del solstizio d’inverno, Lorenzo Reina ha trasformato il teatro in uno spazio sacro laico, dove il passaggio delle stagioni viene celebrato attraverso la luce, la musica e la danza.
Eventi intensi e sospesi nel tempo, capaci di generare un’atmosfera definita da molti come “magica”.
Il momento culminante è l’ingresso del sole nella “Maschera della Parola”, un gesto simbolico in cui la luce diventa messaggio, “parola di luce”, sintesi perfetta della sua poetica.
Questi riti, che attirano visitatori da tutta Italia e dall’estero, non sono semplici spettacoli, ma esperienze collettive di contemplazione e consapevolezza.
Lo dimostrano anche iniziative recenti come il “Solstizio di Pace 2025”, che hanno rafforzato il valore spirituale e universale di Andromeda, rendendolo un luogo di incontro tra culture, sensibilità e pensieri diversi.
Nella cosiddetta “Sicilia fredda”, spesso relegata ai margini, Reina ha costruito un’estetica della resistenza e della lentezza.
Ha dimostrato che la bellezza non ha bisogno di clamore, ma di radicamento.
Il vero tesoro che lascia a Santo Stefano Quisquina è una visione: l’idea che l’arte possa ricucire il rapporto tra uomo e natura, tra passato e futuro, tra materia e luce.
Oggi, tra i Sicani, la sua opera continua a parlare.
Non come monumento immobile, ma come esperienza viva.
Lorenzo Reina ha saputo materializzare la bellezza e trasformarla in rito, in comunità, in memoria condivisa.
Quella luce, diventata parola, continua a illuminare chi sa fermarsi ad ascoltare.
Laura Liistro
Personaggi
Charlotte da Pantelleria a Live Box di Casa Sanremo 2026
Charlotte, all’ anagrafe Sabina Esposito, cantautrice siciliana originaria di Pantelleria, parteciperà martedì 24 Febbraio 2026 al Live Box di Casa Sanremo, nello spazio Web Music Promotion gestito della Lino Management Berlin e Kalan Eventi Group, presentando il suo ultimo singolo “Come le foglie e il vento“
https://youtu.be/8O17KOBqy38?si=5ZKTu_uTYYuRLypV
L’ artista arriva a questo appuntamento grazie alla collaborazione con l’agenzia
siracusana di eventi e spettacoli gestita da Walter Iannì, da anni operante nel settore
dello spettacolo e nella promozione di talenti emergenti, non solo in ambito musicale.
La stessa è partners commerciale per la Sicilia della Lino Management Berlin per
tutti gli eventi in programma in ambito nazionale.
Conosciamo meglio in breve Charlotte.
La carriera artistica di Charlotte
L’ artista pantesca consegue nel 2018 la
Laurea in “Musica, Spettacolo, Scienza e Tecnologia del suono” presso il Politecnico
Internazionale “Scientia et Ars” di Vibo Valentia con indirizzo Canto Moderno.
Nel corso della sua carriera partecipa a numerose manifestazioni canore nazionali e
internazionali, conseguendo ottimi risultati professionali e la vede sempre
protagonista in vari masterclass musicali.
A Febbraio 2023 supera i casting per il Talent televisivo “The Coach”
nel febbraio 2024, dopo aver superato i casting di Sanremo DOC, si esibisce con il
suo ultimo inedito al Palafiori di Sanremo durante la settimana del Festival di
Sanremo.
Conosce Walter Iannì grazie ad un progetto denominato “ L’ Angolo dei Talenti “,
live su piattaforma social Tik Tok, promosse dalla stessa agenzia è finalizzate alla
promozione e visibilità di artisti in genere.
Successivamente accede di diritto al “Talenti Special 2025 “, talent online, abbinato
al progetto “L’ Angolo dei Talenti “, dove tutt’ora la vede in gara fino al 30 Aprile
2026 con altri colleghi del ramo musicale e artistico.
Artista di carattere e professionalmente preparata, così la definiscono Walter Iannì e
Lino Sansone, responsabile diretto della Lino Management Berlin, augurano all’
artista siciliana il meglio per i prossimi appuntamenti in programma.
Personaggi
E’ morta Brigitte Bardot, icona del cinema e sex symbol degli anni ’60
Si è spenta a 91 anni Brigitte Bardot, diva del cinema per eccellenza e deli anni ’60, nonchè attivista memorabile per i diritti degli animali.
Mai attrice fu più simbolo di sensualità e libertà sessuale.
Le sue iniziali, BB, erano riconoscibili e subito riconducibili a quell’artista completa: oltre che attrice era cantante e modella.
Figlia di un ricco industriale parigino, era appassionata di danza ed entrò al Conservatorio di Parigi nel 1949 e a quindici anni divenne la mascotte della rivista Elle.
L’attrice ha recitato in 56 film prima di porre fine alla sua carriera nel 1973 e di dedicarsi alla difesa degli animali
Il primo ruolo nel cinema fu nel 1952 dal regista Jean Boyer in Le Trou normand al fianco del grande attore Bourvil.
A soli 18 anni sposò Roger Vadim, assistente alla regia di Marc Allegret, a cui si deve, di fondo, la scoperta della Bardot come viso e corpo per il cinema.
Da qui una serie di partecipazioni, come Poppea in Mio figlio Nerone con Alberto Sordi e Vittorio De Sica per la regia di Steno.
Bisogna aspettare il 1956 perchè entri nella leggenda del cinema, grazie al film del marito Vadim (dal quale si separerà nel ’57), E Dio creò la donna, che l’ha immortalata come icona di bellezza.
Dopo il film di Vadim i produttori iniziano a bussare con insistenza alla sua porta e ben presto BB diviene addirittura l’attrice più pagata del cinema francese. E’ arrivata addirittura a girare 4 film in 12 mesi: En cas de malheur (dove recita con Jean Gabin), Les Bijoutiers du clair de lune, Une Parisienne e La Femme et le Pantin. Il ’59 è l’anno di Babette va alla guerra (sul set conosce e si fidanza con l’attore Jacques Charrier) e di La verità di Clouzot dove interpreta un ruolo che la farà soffrire: quello di una donna che viene accusata dell’omicidio del marito, ma che i paesani giudicano come una mangiatrice di uomini e poco di buono.
Nel 1960 diventa mamma di Nicolas, suo unico figlio che tuttavia non accetta e lo affida ad una balia.
Con il film Vita privata, poi, conosce l’attore Sami Frey che diventa il suo nuovo amante dopo la liaison con Raf Vallone e prima di quella con il ricco playboy tedesco Gunther Sachs, che sposerà per divorziare nel 1969.
Le battaglie animaliste
Il 1963 segna l’inizio delle battaglie animaliste, promuovendo un’arma che uccida in modo indolore le bestie nei macelli; a questa iniziativa ne seguiranno decine di altre – forse la più celebre e significativa sarà quella contro le pellicce.
Nel 1964 recita in Viva María! e poi comincia a incidere dischi come Le Soleil (1966), Harley-Davidson (1967), poi il regalo d’amore di Serge Gainsbourg: Je t’aime… moi non plus (1967).
BB continua la sua carriera cinematografica dove incontra le colleghe Annie Girardot – Les Novices (1970) e Claudia Cardinale con la quale rifà una coppia di pistolere sexy in Les Pétroleuses. L’Histoire très bonne et très joyeuse de Colinot trousse-chemise (1973) è l’ultimo film della sua carriera.
Dopo questo film, l’artista parigina si dedica anima e corpo alla lotta per la protezione degli animali, come quella contro la caccia alle foche. Alla sua battaglia anche il presidente francese Valéry Giscard d’Estaing si allinea e vieta l’importazione di pelli di foca in Francia. Nella sua lotta, Bardot fu sostenuta da numerose personalità dello showbiz francese e non solo come Isabelle Adjani, Kim Basinger, Johnny Hallyday, Alain Delon e Jacques Chirac.
Con la sua tenacia e il suo impegno riesce a influenzare l’intero paese tanto da vietare l’importazione e il commercio di pelli di cane e gatto.
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