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Cultura

La redazione de Il Giornale di Pantelleria cresce di collaboratori

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La redazione sta crescendo di numero di collaboratori.

Ma la cosa che più dà soddisfazione e piacere, a me direttore, è che siano stati essi a farsi avanti.

Così è stato con Alessandro Ferrigno, agli albori dell’embrionale blog, già un anno fa esatto, cominciando a prendere in mano tutta la piattaforma per renderla potente e facilmente utilizzabile.

Poi mi ha fatto capolino Enzo Bonomo Ferrandes, pantesco che vive a Modica, studioso e storico del nostro giornale.

Da lì, Federica Lo Pinto, pantesca ma vive e lavora a Milano.

Infine, cronologicamente, Franca Zona, pantesca che vive e lavora a Torino.

Ma conosciamoli meglio i nuovi collaboratori, che poco alla volta lavoreranno sulla piattaforma in maniera autonoma.


Alessandro Ferrigno, nato a Pantelleria

Classe ’93, fin da giovane appassionato del mondo Tech, vive gli anni delle superiori nel Bolognese, studiando “Arredamento e design”, successivamente si specializza nel settore del Web Marketing. Unisce il lavoro da freelancer con la passione per i viaggi, sviluppa strategie complete per la crescita online delle aziende, dalla prima bozza al prodotto finale, portandole nelle prime posizioni su Google e sui social, ma mettendo sempre in primo piano l’utente. Con l’obiettivo di crescere e migliorarsi costantemente e alla continua ricerca di sfide sempre più complesse, sceglie di collaborare con Il Giornale Di Pantelleria rivoluzionando il progetto e ottenendo continue soddisfazioni per i risultati aggiunti.

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Enzo Bonomo Ferrandes, nato a Pantelleria

Vive nella splendida città di Modica, dove ha anche prestato servizio come dirigente scolastico “di lungo corso”, come egli stesso si definisce.

La sua carriera professionale nasce con la docenza in storia e scienze sociali.

Consigliere dell’ANP, l’associazione nazionale dirigenti e alte professionalità, è anche socio Kiwanis, l’associazione internazionale di volontariato no-profit,  i cui membri si incontrano regolarmente per intrattenere rapporti di amicizia e nel contempo si impegnano per il bene degli altri eseguendo opere di carità sia personalmente che per mezzo di raccolta di fondi. Ma, con la passione per lo studio e della conoscenza, è un collezonista di … curiosità.

Per Il Giornale di Pantelleria il nostro prof si occupa della storia e cultura generale dell’isola.


Federica Lo Pinto, nata a Pantelleria

La giovanissima Federica Lo Pinto è nata il 15/06/1996 a Pantelleria e cresciuta fino ai diciotto anni sull’isola.

Consegue il diploma in perito turistico con 98/100 nel 2015. Poco dopo decide di trasferirsi a Milano e tre anni dopo porta a casa il titolo universitario triennale in Mediazione Linguistica e Culturale parlando Inglese, francese e spagnolo. Un paio di mesi dopo intraprende una formazione presso Radio Rossonera, periodo durante il quale, applica nozioni giornalistiche nel mondo calcistico. Parallelamente alla collaborazione radiofonica si iscrive al Master in Giornalismo e Comunicazione, conseguito lo scorso 23 settebre. Attualmente collaboratrice della radio e Facility Manager di 4 agenzie immobiliari, Tempocasa, continua a seguire il suo sogno: diventare una giornalista sportiva.

Intanto, magari, la sua carriera la inizia con noi, visto che si occuperà prevalentemente di questo settore.

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Franca Zona, nata a Pantelleria

Nata a Pantelleria nel 1970 vive e lavora a Torino.

Da molti anni dedita all’insegnamento, partecipa costantemente ad interventi giornalistici di natura sociale e culturale.

Collateralmente, da Esperta in Marketing Turistico, ha svolto attività collaborative nell’ambito turistico – alberghiero, valorizzando eventi del settore direttamente correlati ad istanze di natura antropologica.

Appassionata di scrittura,  ha pubblicato ‘Il dammuso del nibbio’ (coautrice) , Edizioni Schena,2015, e ‘Gli Specchi di Vera’, Book Sprint 2015.

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Se vi è rimasto un po’ di tempo e avete voglia di conoscere il curriculum del direttore:

Marina Cozzo, nata a Latina ma residente a Pantelleria

Marina Cozzo è nata a Latina il 27 maggio 1967, per ovvietà logistico/sanitarie, da genitori provenienti da Pantelleria: l’uno avvocato, l’altra insegnante con le loro attività e la loro educazione hanno contribuito al suo radicamento sia in Aprilia, sia nella sua isola di origine, di cui si sente parte integrante. Diplomata nel 1986 al Liceo Scientifico Antonio Meucci, si iscriveva alla facoltà di Giurisprudenza all’Università la Sapienza di Roma, conseguendo gran parte degli esami, nel frattempo lavorava al fianco di suo padre, di cui carpiva ogni segreto professionale, ma sopratutto la sua capacità di stare tra la gente.

Intanto si sposava e dava alla luce due figli maschi: Giovanni e Raffaele. Dopo poco la nascita di quest’ultimo, Marina, a seguito di un lutto in famiglia, decide di ritirarsi da quell’attività che la portava troppo fuori casa e le faceva, così perdere alcune tappe di crescita dei bambini. Ma la sua indole non era certo di casalinga, così, nel 2007 inizia il suo percorso di pubblicista presso la testata giornalistica cartacea L’Apriliano de la Periodici Locali, direttore Panzironi – redattore Stefano Mengozzi, con cui fa 5 anni di gavetta giornalistica e comincia a trarre le sue prime soddisfazioni. Intanto, collabora con associazioni locali come addetto stampa e moderatrice di eventi culturali. Di poi, una breve pausa e nel 2014 riprende quella che per lei è una vocazione: scrivere! Le viene proposto di curarsi di Aprilia per Il Corriere della Città, direttore Maria Corrao – redattore Luca Mugnaioli, con cui fa una importante gavetta nell’editoria online e intraprende una collaborazione anche con Essere Donna Magazine, altra rivista online di Latina, con Alga Madia direttore. Il 27 gennaio 2017 l’iscrizione al Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti nel Lazio. Ma il sangue isolano audace ed energico caratterizza ogni sua iniziativa. Una di queste è la fondazione dell’associazione culturale L’Arco di Aprilia con la quale realizza e organizza l’omonimo premio, volto a rendere onore al merito a personaggi illustri della città (sta già preparando la V edizione che si terrà nel marzo 2019). Di questa sua idea va particolarmente orgogliosa e il Sindaco Antonio Terra ha così dichiarato “Finalmente qualcuno ha ci pensato!”. (Attraverso l’associazione realizza diverse manifestazioni di alto lignaggio culturale, per la sua passione per il territorio e le persone che lo vivono)

Lavori e partecipazioni

Spesso chiamata come critico a presentazioni di romanzi e sillogi poetiche o come giurata in concorsi di bellezza o culturali, che alterna ai vari lavori:

  1.  nel 2011, veniva intervistata su Rai3 come portavoce della delegazione di panteschi di Aprilia e Agro Pontino, per realizzare “Manifestazione contro la chiusura del Punto Nascite di Pantelleria”, quando l’allora Presidente del Consiglio era Giuseppe Spata, intervenuto anch’esso davanti al Ministero della Salute;
  2. dal 2009 a 2012 ha partecipato all’organizzazione e conduzione dei Salotti Culturali di Aprilia;
  3. nel 2014 era membro di giuria di concorso letterario realizzato dal Comune di Aprilia; organizzava e presentava “Le quattro voci di Aprilia”, quattro personaggi della città, tra cui lo stilista di fama mondiale Ettore Bilotta, già designer delle ultime divise dell’Alitalia.
  4. nel 2015, presentava con Gianni Bernardo, a Pantelleria nel Vicolo Dolores Plessi di Khamma, il libro “Una rondine nel deserto” della scrittrice compaesana Pina Farina.
  5. nel 2015 e 2016 era membro di giuria di Miss e Mister Aprilia Estate.
  6. nel 2017 veniva insignito di premio per la collaborazione alla comunicazione per l’Ass.ne Volontari Infiorata Città di Aprilia (che detiene dal 2016 il Guinness World Record per l’infiorata più lunga del mondo), esercitando la propria opera pro-bono.
  7. nel 2018 diviene addetto stampa della musicista e direttore di coro M° Rita Nuti nonché del Coro Polifonico Liberi Cantores. Con essi ha collaborato come stampa per la realizzazione dello spettacolo Chorus Reuinio, che ha portato insieme cori da tutta Italia e dalla Spagna (ha avuto contatti con la stampa catalana).
  8. nel 2018 ha organizzato “Aprilia, storie di fiori e di eroi”, un viaggio nella storia della città attraverso il dialetto di derivazione degli abitanti. Per questo, con abilità e diplomazia, ha messo insieme e coordinato ben 10 associazioni in contemporanea.
  9. nel 2018 ha presentato presso Il teatro Pidocchietto: Dario Salvatori, illustre e famoso critico musicale della Rai e Chiara Chialli, soprano raffinato che ha spesso cantato con la direzione del M° Riccardo Muti.
  10. nel 2018 ha organizzato e condotto un importante e singolare salotto culturale nella manifestazione Fazzeni, presso l’austero Teatro Europa di Aprilia.

Attualmente

    1. è addetto stampa già dal 2017 dello spettacolo Estrosa, di portata nazionale e che continua a curare.
    2. addetto stampa e responsabile della comunicazione del Consorzio Artigiani di Aprilia, con ben 77 aziende che esportano nel mondo.
    3. Nel giugno 2019 realizzava, in Aprilia la prima edizione del Concorso Nazionale di Poesia La Cossyra” e ad ottobre una mostra di quadri “I colori di Pantelleria”.
    4. ha scritto un romanzo giudiziario, in fase di revisione e in attesa eterna di pubblicazione.
    5. è fondatrice de Il Giornale di Pantelleria;

Sogni nel cassetto: realizzare il suo progetto di gemellaggio tra Aprilia e Pantelleria

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Marina Cozzo è nata a Latina il 27 maggio 1967, per ovvietà logistico/sanitarie, da genitori provenienti da Pantelleria, contrada Khamma. Nel 2007 inizia il suo percorso di pubblicista presso la testata giornalistica cartacea L'Apriliano - direttore Adriano Panzironi, redattore Stefano Mengozzi. Nel 2014 le viene proposto di curarsi di Aprilia per Il Corriere della Città – direttore Maria Corrao, testata online e intraprende una collaborazione anche con Essere Donna Magazine – direttore Alga Madia. Il 27 gennaio 2017 l'iscrizione al Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti nel Lazio. Ma il sangue isolano audace ed energico caratterizza ogni sua iniziativa la induce nel 2018 ad aprire Il Giornale di Pantelleria.

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Cultura

Pantelleria, inaugurato il busto a dr. Zurzolo tra gente commossa, riconoscente e affiatata

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L’opera è stata realizzata dal M° Michele Cossyro

Si è svolta ieri, 7 dicembre 2025, la cerimonia di scopertura del busto dedicato al compianto dottor Michele Zurzolo.

In una silenziosa Piazza Perugia, le gente arrivava quasi in punta di piedi, per non disturbare un momento che sarebbe stato prezioso per quel sito e per la comunità pantesca tutta.
Il Sindaco Fabrizio D’Ancona ha aperto la celebrazione annunciando diversi interventi tra cui quello di Maria Casano, che ha promosso l’idea, quello della moglie Anna Maria Brignone, delle due nipoti.

“Il Dottore Michele Zurzolo, nel corso della sua vita professionale, si è dedicato anima e corpo a tutta questa comunità e oserei dire anche a tutta la cittadinanza di Pantelleria – Ha esordito il primo cittadino – Ma molti di voi hanno avuto anche la possibilità di conoscere un amico, una persona che ha fatto della sua professione una storia di vita.  Lui era una persona di altri tempi e lo ha dimostrato. Abbiamo ritenuto come di regola accade quando una persona si contraddistingue in questa vita terrena per le sue attività, per le sue azioni, per le sue gesta, di ricordarlo in una maniera particolare.  Abbiamo deciso di fare un busto commemorativo e di posizionarlo in questa piazza Perugia che è sostanzialmente il cuore di questa contrada.”

Di poi i ringraziamenti alla giunta comunale e, in modo particolare, ai consiglieri Giuseppe Maddalena e Nadia Ferrandes che hanno perorato il progetto, fino al suo completamento.
Così, dopo i toccanti pensieri dei familiari del dr. Zurzolo, l’intervento di Michele Cossyro. L’artista che ha portato il nome di Pantelleria nel mondo con le sue opere ha ben accolto l’invito a realizzare la richiesta, facendo una vera copia non solo delle sembianze, ma anche dell’espressione del medico. Realizzando un basamento singolare, in pietra lavica, ha poi come proseguito l’opera con il busto di bronzo, adesso lucido e liscio.  

Tra i presenti anche il presidente del Consiglio Comunale, Giuseppe Spata, diversi politici, i presidenti dei circoli e di alcune associazioni importanti, tutti testimoni della benevolenza, dell’umiltà, della nobiltà di un uomo coraggioso, che metteva il paziente sopra ogni altra esigenza e pensiero, elargendo diagnosi sempre precise e puntuali e mai sbagliate, nonostante la strumentazione dell’epoca, a Pantelleria.

Va ricordato, non in ultimo, che il Dr. Zurzolo era un grande studioso originario della Calabria, eppure, egli aveva eletto Pantelleria come sede della sua dimora e del suo lavoro, dove ha affrontato vita e professione sempre con un immancabile e inestimabile sorriso bonario e rassicurante.

La toccante cerimonia si è conclusa con la benedizione di Don Ramses.

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Cultura

Pantelleria, oggi presentazione del libro “Le note stonate” di Antonino Maggiore

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Questo pomeriggio, 7 dicembre 2025, dalle ore 16.30, presso i noti locali del Circolo Ogigia di Pantelleria Centro, si terrà la presentazione del libro “Le note stonate” di Antonino Maggiore.

Ad affiancare l’autore, Franca Zona e Giovanna Drago, apprezzate donne di cultura, che si alterneranno in una intervista conoscitiva del libro.

Antonino Maggiore, classe 1982, è un docente di musica presso la scuola primaria di Pantelleria, dove unisce rigore e creatività, nel quotidiano rapporto con l’infanzia.
Lo scrittore pantesco non è alla sua prima opera. Negli anni ha già pubblicato due raccolte poetiche: “Niente di importante” e una “Penna x amico“, grazie alle quali ha ricevuto diversi importanti riconoscimenti.
Le note strane” è un romanzo autobiografico: in viaggio intimistico tra fragilità ed ironia, attraversando il confine spesso sottile tra disperazione e gioia, risa e pianto.

Con il delicato contributo musicale di Maria Bernardo, si profila un piacevole pomeriggio letterario, al caldo e tra “degustatori” di libri.

L’ingresso è libero

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Cultura

I racconti del vecchio marinaio di Pantelleria: Il rito antico della dragunera

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Quel giorno lasciai gli scogli di San Leonardo più presto del solito, mentre i miei amici erano ancora a mollo a mare, in un’acqua trasparente e azzurrina come solo il mare di Pantelleria sa esserlo. Mi soffermai ancora una volta a leggere le scritte multicolori che rendevano meno triste il vecchio bunker di cemento armato della seconda guerra mondiale. L’amore di sempre: “ti voglio bene, “un cuore solo”, “ti amerò per sempre” precedute da un nome femminile e tante altre scritte, eredità amorose di generazioni di giovani panteschi. Una però faceva a pugni con tutte le altre, “Mariuccia buttana”. Doveva essere stato davvero un brutto tradimento, per bollarlo con un marchio di fuoco e per tramandarlo così ai posteri.

Giunsi sulla banchina e lo vidi seduto sulla solita bitta di fronte al castello, la nuvola azzurrina del fumo della sua pipa gli conferiva una strana aureola di mistero. Avevo deciso di porgli alcune domande, ma appena mi vide cominciò a parlare con voce arrochita dal tabacco e dalla salsedine. “Il veliero Madonna di Trapani era un vero e proprio gioiello della marineria pantesca. Due alberi, bompresso lungo come una lancia, vele latine che sapevano piegarsi al vento, ma non alla paura. Patrun Vitu, il suo comandante, era un uomo di mare e di silenzi infiniti, con le mani dure come la nostra pietra lavica e gli occhi di un verde misterioso, che avevano visto tempeste e miracoli. Nelle sue mani il timone seguiva docilmente l’invisibile linea della rotta fissata.

Quel giorno, ero ancora picciotto ‘i varca, avevamo da diverse ore passatu l’isola di Ustica e puntavamo, con tutte le vele spiegate su Trapani, fermarci qui la notte e il giorno seguente tornare a Pantiddraria, dove dovevamo sbarcare delle merci comprate a Napoli. Il mar Tirreno sembrava quieto e il vento amico, ma ‘ogni marinaio sa che “Cu ventu e cu mari nun si fa cuntrattu” (Col vento e col mare non si fa contratto). Così all’improvviso il cielo cambiò.

Una linea nera si stese sull’orizzonte, e il vento cadde morto di colpo. I marinai si guardarono l’un l’altro muti e attoniti. Il capitano Vito salì sul ponte e scrutò quel cielo nerastro e la vide: una dragunera (tromba marina), la maledizione antica e rabbiosa per chi va per mare. Essa, sottile e affilata, scendeva dal cielo come il dito di dio marino irato, girando vorticosamente sull’acqua.

Il nostromo Turi colse l’ansia e il timore degli altri uomini dell’equipaggio e chiese a patrun Vitu di virare. Ma Vito no, non solo perché la cosa era impossibile per mancanza di vento, ma perché egli era uomo che accettava intrepido le sfide in mare. Lui conosceva lu ritu anticu, lo aveva visto fare

da suo nonno e da suo padre prima di lui. Aprì il baule sotto il timone e ne trasse un coltello d’ossidiana, nero come la notte e affilato come il silenzio che precede la burrasca. Poi disse deciso “Mantenete la rotta, non si fugge davanti alla dragunera. Si tagghia”.

Si diresse a prua e la sua figura alta e possente sembrò dominare le onde. Il vento intanto aveva ripreso a soffiare forte e impetuoso che a momenti gli strappava il berretto. La dragunera si avvicinava, ululando conne una magara. Vito attese, fermo, come nu parrinu davanti all’artari. Quando la coda della tromba marina fu a portata, egli disse vecchie parole che non si potevano intendere, poi tracciò con il coltello d’ossidiana una grande croce nell’aria e recitò a voce alta questa preghiera:

Nniputenza di lu Patri,
Sapienza di lu Figghiiu,
pi virtù di lu Spiritu Santu
e pi nnomu di Maria
sta cuda tagghiata sia

Un suono sordo, come un lamento, si levò dal mare. La vorticosa colonna d’acqua si dissolse e il cielo si aprì all’azzurro. Tutti noi marinai, increduli, guardavamo ammirati e a un tempo intimoriti il capitano come si guarda un uomo che ha parlato allora allora con gli spiriti. Vito tornò al timone, rimise il coltello di ossidiana nel baule e disse solo: “Adesso a casa”. Al tramonto del giorno dopo Pantelleria ci apparve all’orizzonte, nera e fiera e materna. Il Madonna di Trapani, come sempre, entrò in velocità nello stretto passaggio che dava al porto vecchio. Solo capitan Vito e qualche altro patrun si potevano permettere di sfidare la scogliera cartaginese semisommersa.

La voce del subitaneo taglio della dragunera si sparse, in un battibaleno, in tutte le contrade dell’isola e da quel giorno ogni marinaio pantesco che incrociava patrun Vitu lo salutava con rispetto misto ad ammirazione. Perché non tutti sanno tagghiare la coda a una tromba marina. E soprattutto non tutti hanno il coraggio di farlo”.

Il vecchio marinaio si tacque definitivamente.
Girò le spalle e si mise a guardare, assorto, il mare come aspettasse l’arrivo di qualcuno, intanto la nuvola azzurrina del fumo della pipa, che lo avvolgeva in tenui volute, gli conferiva un certo non so che di misterioso.

Orazio Ferrara


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