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Curiosità

La curiosa e affascinante vicenda della pioggia di meteoriti di Marsala: la ricostruzione storica

Giuliana Raffaelli

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Marsala, notte tra il 15 e il 16 dicembre 1834, notte di eclissi lunare. Un “fenomeno straordinario” si abbatte sulla cittadina e sulla campagna circostante. Il maltempo è violento: vento forte, pioggia, grandine, fulmini e tuoni interminabili svegliano i cittadini gettandoli nel panico.

È questo l’inizio della ricostruzione dell’evento che ha colpito la cittadina siciliana. Nei documenti d’archivio, tra quotidiani locali, pubblicazioni scientifiche, articoli inediti e note private, un team di ricercatori ha delineato i tratti salienti della storia di quella notte spaventosa, che ha segnato la memoria e l’immaginazione popolare trasformando l’accaduto in una “quasi-leggenda”.

L’articolo è stato pubblicato nella prestigiosa rivista scientifica Meteoritics & Planetary Science della statunitense Meteoritical Society e ha l’evocativo titolo “To be or not to be, that is the question The Marsala meteorite (Italy, 1834) and the role of the doubtful meteorites in the history of meteoritics” (“Essere o non essere, questo è il dilemma: Il meteorite di Marsala (Italia, 1834) e il ruolo delle meteoriti dubbie nella storia della meteoritica”). A firma di Annarita Franza e Giovanni Pratesi, del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze, e Marco Morelli e Daniela Faggi, rispettivamente direttore e curatrice del Museo di Scienze Planetarie di Prato, la ricerca ricostruisce per la prima volta l’evento, analizzando sia gli importanti risvolti scientifici che quelli culturali che animarono la scena locale e internazionale.

Ma ripercorriamo con l’aiuto degli autori la storia di quella nefasta notte di dicembre.

Il maltempo è violento. La pioggia cade come pallottole, distruggendo finestre, edifici, alberi e raccolti, ferendo il bestiame e uccidendo gli uccelli. La tempesta dura poco più di un’ora. Poi, torna la calma. E come in una scena post-apocalittica, i cittadini osservano attoniti la devastazione intorno a loro: strade, campi e tetti sono ricoperti da grandine, frammenti di vetri rotti, resti vegetali, animali morti. Solo i più attenti notano delle strane pietre, chiamate successivamente “aeroliti”, cioè “pietre cadute dal cielo”.

Ma cosa è successo davvero quella notte? Cosa si è abbattuto su Marsala? Si è trattato di un fenomeno meteorologico particolarmente violento (che oggi chiameremo “estremo”) oppure di una pioggia di meteoriti?

Daniela Faggi ci riferisce che intorno all’evento si creò un dibattito molto frizzante: “I giorni seguenti la stampa diede ampia risonanza all’evento superando rapidamente i confini italiani. La notizia fu ripresa non solo da testate locali come La Cerere e Lo Stesicoro, ma anche dalle principali gazzette nazionali e internazionali come l’Allgemeine Theaterzeitung und Originalblatt e ben presto i fatti accaduti a Marsala animarono il dibattito internazionale intorno allo studio delle meteoriti”.

Alcuni quotidiani parlarono di un “terribile e straordinario uragano che ha seminato terrore e desolazione”, altri di “pioggia di meteoriti”. Andando avanti nella ricerca documentale, si rintracciano trattati scientifici che avvalorano l’ipotesi meteoritica dell’evento. Di meteoriti parlarono la canadese Royal Astronomical Society nel 1904, il Center for Meteorite Studies dell’Università dell’Arizona nel 1962 e l’American Geological Institut nel 1977.

In questa storia, un ruolo molto importante è stato svolto da La Cerere, la gazzetta ufficiale di Palermo dell’epoca e una delle più importanti agenzie di stampa del Regno delle Due Sicilie. Il quotidiano aveva pubblicato non solo il reportage della pioggia di pietre caduta su Marsala ma anche affermato di avere ricevuto “con lettera anonima” diversi campioni di “aeroliti”, che si sarebbero premurati essi stessi di far analizzare mettendo i risultati a disposizione dei loro lettori in un articolo del giornale (La Cerere, Giornale Officiale di Palermo, 1834, n. 286, pp. 1-2). Davvero un interessante stratagemma “mediatico” che ha senz’altro contribuito ad aumentare il mistero intorno a questa già controversa vicenda. L’oggetto della diatriba, era una “pietra di 15 libbre (6,8 kg), giallastra, sferoidale, molto dura e solida”.

Il 18 febbraio 1835, lo stesso quotidiano pubblicò ulteriori informazioni sugli “aeroliti” per “soddisfare la curiosità del pubblico e l’impazienza degli studiosi di scienze naturali”. L’articolo iniziava, comunque, scusandosi per il ritardo nel riportare i risultati dell’analisi chimica, dovuti a problemi di salute che avevano afflitto il chimico Antonino Furitano al quale era stata consegnata una delle pietre. Le analisi furono poi eseguite da Gioacchino Romeo che, come Furitano, era professore di chimica all’Università di Palermo. Prima di illustrare i risultati delle indagini, l’articolo si era concentrato su una dettagliata descrizione degli eventi verificatisi a Marsala quella notte di dicembre. E intanto i giornalisti prendevano tempo accrescendo così la curiosità.

Mentre venivano eseguite le analisi chimiche e mentre la gente ne attendeva con ansia crescente l’esito, alcune voci mettevano già in discussione la realtà di questo straordinario fenomeno. Per questo La Cerere, che evidentemente non voleva perdere lo scoop e che spingeva nella direzione dello straordinario e rarissimo evento meteoritico, riportò parte della dichiarazione rilasciata dal rispettabilissimo Antonio Galbo, barone di Montenero e sovrintendente della Val di Trapani, il quale affermò che “se anche la violenza della tempesta fosse stata sopravvalutata, la caduta degli aeroliti dal cielo non poteva essere messa in discussione”. E per rafforzare l’affermazione egli riferì che le suore del Convento di S. Pietro a Marsala avevano recuperato sei o sette di quelle strane pietre dopo la tempesta. Per le suore quelle pietre, dalla forma sferoidale e biancastre, “erano inusuali e certamente dovevano arrivare dall’alto per potersi trovare all’interno del chiostro”. Era ragionevole pensare che quegli oggetti non fossero stati notati dai cittadini spaventati: la loro presenza era infatti celata tra fango, grandine in fusione e vetro in frantumi. La loro presenza non era ne’ prevedibile ne’ tantomeno ipotizzabile. E allora perché qualcuno avrebbe dovuto cercare nel fango? Il sovrintendente si impegnò in prima persona a procurarsi (e a farlo sapere) almeno uno di quei campioni dalle suore per portarlo ad altre rispettabilissime autorità dell’epoca: Giuseppe Alvaro Paternò, principe di Sperlinga Manganelli, e al presidente dell’Accademia Gioenia di Catania. Tenendo i cittadini sulle spine, passò ancora un po’ di tempo prima che i risultati venissero divulgati dal quotidiano locale.

Ma vi racconteremo i risultati scientifici e gli sviluppi di questa curiosa vicenda in un prossimo articolo.

(Credit immagine: immagine tratta dalla pubblicazione scientific oggetto del presente articolo)

Giuliana Raffaelli

Laureata in Scienze Geologiche, ha acquisito il dottorato in Scienze della Terra all’Università di Urbino “Carlo Bo” con una tesi sui materiali lapidei utilizzati in architettura e sui loro problemi di conservazione. Si è poi specializzata nell’analisi dei materiali policristallini mediante tecniche di diffrazione di raggi X. Nel febbraio 2021 ha conseguito il Master in Giornalismo Scientifico all'Università Sapienza di Roma con lode e premio per la migliore tesi. La vocazione per la comunicazione della Scienza l’ha portata a partecipare a moltissime attività di divulgazione. Fino a quando è approdata sull’isola di Pantelleria. Per amore. Ed è stata una passione travolgente… per il blu del suo mare, per l’energia delle sue rocce, per l’ardore delle sue genti.

Cultura

Oggi attenti al Pesce d’Aprile. Perchè si chiama così la tradizione nata nel rinascimento

Direttore

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Cos’è il “Pesce d’aprile”

 
Tutti noi ci siamo cascati almeno una volta nella vita e ne avremo subiti a bizzeffe di Pesce d’Aprile, ma vi siete mai chiesti perché il primo aprile è consacrato alla festa degli scherzi?

Tutta una questione legata al Capodanno

Prima dell’adozione del calendario Gregoriano, quando siamo già in epoca rinascimentale, nel 1582, il Capodanno era celebrato tra il 25 marzo (la vecchia data dell’equinozio di primavera) e il 1 aprile.

Così una delle ipotesi sull’origine vede che, a seguito del cambiamento di calendario, non tutti si abituarono alla modifica e vennero quindi additati come gli “sciocchi d’aprile”. 
Ma la storia

Nella storia

In Europa, alla fine del 1500  i festeggiamenti del 1° d’aprile diventarono usanza. 
Nella Francia di Re Carlo IX e nella Germania degli Asburgo, quest’ultima si diffonde poi in Inghilterra (nel XVIII secolo) e negli altri stati.

La leggenda vuole che molti francesi, contrari a questo cambiamento, continuassero a festeggiare il capodanno scambiando doni come avevano sempre fatto.

Alcune persone burlone cominciarono a  consegnar loro regali assurdi o vuoti durante feste inesistenti, per prendersi gioco dei negazionisti.
Spesso era un regalo vuoto, dove poter trovar un biglietto con la scritta poisson d’avril: pesce d’aprile.

In Italia l’usanza del 1° aprile è di recente acquisizione: risale agli anni tra il 1860 e il 1880.  La tradizione si radicò prima tra i ceti medio-alti, poi conquistò il resto del popolo.

Ma perchè proprio il pesce

La spiegazione è più semplice di quanto si immagini: i pesci abboccano facilmente all’amo.
Come le vittime degli scherzi “abboccano” facilmente alla presa in giro.

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Curiosità

Lo stampatello siciliano

Nicoletta Natoli

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Dalla Trinacria arriva la risposta alle lezioni di corsivo su TikTok

Tra le prime cose che ci insegnano a scuola ci sono la differenza tra le lettere maiuscole e minuscole, e quella tra il corsivo e lo stampatello. Quanti quaderni riempiti di pagine con la stessa lettera per imparare a scrivere nel modo corretto!

Ma, da qualche mese le nostre certezze di piccoli studenti sono state messe in discussione. Infatti, il corsivo dal giugno del 2022 ha smesso di essere soltanto uno stile di scrittura, e grazie ai social è diventato addirittura un modo di parlare! Inevitabilmente, tutto ciò ha scatenato una serie di reazioni, tra le quali spiccano le lezioni di stampatello siciliano. Andiamo con ordine per raccontarvi la fenomenologia di questo trend.

A lezione di corsivo

A operare questa improbabile trasformazione è stata la milanese Elisa Esposito. Classe 2003, appena diplomatasi, è una influencer di grande successo. La sua popolarità è arrivata ai massimi livelli da quando ha pubblicato su TikTok le sue “lezioni di corsivo“, diventate virali fin dal primo video. Sostanzialmente, parlare in corsivo significa pronunciare le parole in un modo diverso: allungarle e storpiarle, mescolando le vocali e generando un effetto che potremmo definire cantilenante. Fondamentalmente, la parlata in corsivo nasce per sbeffeggiare il modo di parlare delle ragazze di Milano, anche se la moda del corsivo era già diffusa da molti anni su TikTok.

Il personaggio della professoressa di corsivo ha portato molta fortuna alla giovane Elisa, ma indubbiamente le ha anche regalato una corposa scia di detrattori e di riscontri negativi. Tra le reazioni a questo fenomeno che invece si caratterizzano per ironia, simpatia e leggerezza, ci sono sicuramente le lezioni di STAMPATELLO SICILIANO, tenute dal “professor” Stefano Piazza.

Il siciliano, la lingua che ti dà una mano!

“Sosia ufficiale di Can Yaman e Michelle Hunziker, e spacciatore di corbellerie biologiche a km 0.” Questo è l’esilarante identikit inserito sul suo profilo Facebook da Stefano Piazza, palermitano purosangue, comico di razza e ideatore del famoso format Piazza Grande. È proprio lui ad aver dato una delle risposte più divertenti alle lezioni di Elisa Esposito, ovvero le lezioni di STAMPATELLO SICILIANO, che lui stesso all’inizio di ogni video definisce: “la lingua che ti dà una mano!”

Gli irresistibili video del comico palermitano sono sbarcati su TikTok e su YouTube proprio in concomitanza con il grande successo ottenuto dalle lezioni di Elisa Esposito. Basta iscriversi ai suoi canali per imparare parole e modi di dire siciliani, spiegati rigorosamente IN STAMPATELLO! Tra i vari contenuti, si può scoprire chi è il “TASCIO”, cosa vuol dire il verbo “SQUARARI”, la definizione di “LAGNUSU” e il significato del detto “PER UN CORNUTO UN CORNUTO E MEZZO”.

BUON DIVERTIMENTO!

Nicoletta Natoli

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Curiosità

Pantelleria, una straordinaria bassa marea ridisegna i profili dell’isola

Giuliana Raffaelli

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Una bassa marea eccezionale si sta verificando in questi giorni a Pantelleria.

La linea di costa è arretrata di alcune decine di centimetri, ma non è apprezzabile chiaramente in tutto il suo perimetro. Rocce normalmente sommerse cedono il posto a nuovi panorami che sembrano ridisegnare i contorni dell’isola.

Immaginando di divedere in due l’isola con il dodicesimo meridiano, la natura vulcanica sembra creare una morfologia molto eterogenea e frastagliata che disegna bassi fondali nella zona occidentale mentre lascia il testimone ad alte falesie in quella orientale. Percorrendo l’isola si osservano molte aree in cui si apprezzano rocce che prima non si vedevano, perché sommerse. Con la linea di costa che sembra allungarsi verso il largo. Nella zona di Campobello, ad esempio, si stanno creando linee che disegnano nuovi profili, con alghe, prima sommerse, che iniziano a seccarsi mostrando colori più chiari e inusuali. Molto evidente il fenomeno anche a Khattibuale e Suvaki, dove a causa dei bassi fondali la scogliera guadagna metri sul mare. Nel porto di Pantelleria emergono i resti di quello che era l’antico molo (“banchina delle tre colonne”). Scogli il più delle volte sommersi che non poche insidie causano ai diportisti meno esperti (e “non locali”) durante la stagione estiva.

Ma non si tratta di un evento solo locale. Questo incredibile fenomeno si sta verificando in diverse aree del litorale italiano, tra cui la Sicilia. Ma è in Puglia, a Porto Cesareo, che la linea di costa è arretrata in modo incredibile: di ben 70 metri. Il panorama mostra barche spiaggiate e l’isola dei conigli che diventa penisola. A Lecce le chiamano “secche di marzo” e sembra che possano accadere, ma non a questi livelli. A Venezia torna il fenomeno dei “canali asciutti”, con gondole in secca. Non si verificava dal 1994.

Ma vediamo quali sono le cause

Non è chiaro quale sia il reale motivo si questo straordinario fenomeno.

Quello che sappiamo per certo è che sia eventi naturali che astronomici determinano la situazione legata alle maree.

Questa eccezionale bassa marea sembra essere dovuta prevalentemente al perdurare di una situazione meteorologica di alta pressione in cui prevale una struttura anticiclonica. La stessa che ha investito tutta l’Europa centro-meridionale ormai da più mesi. Una prolungata situazione di alta pressione che continua a tenere molto bassi i livelli della marea. Tale configurazione ha tra le altre conseguenze le poche precipitazioni e i connessi fenomeni di siccità osservati da lungo tempo.

A questi si aggiungono i fattori astronomici. Il fenomeno delle maree è infatti dovuto all’influenza esercitata da Sole e Luna sul nostro Pianeta. Ed entra in gioco la forza gravitazionale universale che vede due corpi attrarsi reciprocamente in funzione della propria massa e della distanza.

Non volendo entrare nel merito delle oscillazioni di marea giornaliere che si verificano, ad esempio, nelle coste nord europee di Francia e Inghilterra, la Luna esercita una forza di attrazione sulla Terra che si ripercuote sulla massa liquida (quindi le acque di mare, oceani, laghi) perché questa, a differenza della parte solida (cioè delle terre emerse), è più soggetta alle deformazioni.

A questo fenomeno contribuisce anche il Sole che, seppure con una forza di attrazione minore rispetto a quella della Luna (perché più lontana dalla Terra), fa sentire comunque il suo effetto.

Quindi, applicando la legge di gravitazione universale di Newton, quando la Luna si trova più vicina alla Terra esercita una forza gravitazionale maggiore e ha una forza centrifuga inferiore, dando luogo all’alta marea.

La bassa marea, invece, si verifica nei luoghi che si trovano a 90° rispetto ai punti di maggiore e minore distanza Terra-Luna. In questi luoghi le due forze sono indirizzate verso il centro della Terra facendo manifestare il fenomeno della bassa marea.

Manuel Mazzoleni, meteorologo di 3bMeteo, ha commentato i fenomeni che si stanno verificando in questo periodo così: “Il fenomeno verificatosi in questi giorni è la risultante di una serie di fattori… In primis c’è una componente astronomica, dettata dalla posizione della Terra, Sole e Luna che appunto danno origine alla marea astronomica. Guardando l’andamento della marea astronomica e quindi della variazione dell’alta del livello del mare, si evince che proprio in queste giorni si stanno registrando le variazioni maggiori, sia positive (alta Marea) che negative (bassa Marea), con oscillazioni anche di 20-25 centimetri attorno al livello medio del mare. A questo si aggiunge anche una componente meteorologica”.

Giuliana Raffaelli

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