Connect with us

Politica

Ecco perché il lockdown non serve. La scienza inascoltata

Giuliana Raffaelli

Published

-

Continua il gioco dei colori. Da oggi quasi mezza Italia è di nuovo in zona rossa. Siamo nel pieno di quella che i politici definiscono “la terza ondata”.

Una Italia travolta dai contagi, come o peggio di un anno fa. Quale la soluzione? Una nuova chiusura totale. Questa la ricetta del governo Draghi: varare non un dpcm (le cui “illegittimità” e “anticostituzionalità” sono state più volte riconosciute perché “contrario all’articolo 13 della Costituzione che definisce «inviolabile» la libertà personale”) ma un decreto legge le cui misure sono in vigore da oggi.

Una nuova spada di Damocle sulla testa dei cittadini, che non possono far altro che piegarsi. Stavolta, per decreto legge. E, anima in pace, nulla cambierà fino al 6 aprile. Pasqua blindata in casa.

Ma gli studiosi dell’università di Stanford hanno già dimostrato da mesi, con uno studio scientifico e applicando modelli matematici, che la chiusura totale, quella che ci piace definire con il gergo anglosassone lockdown (chissà, forse pensiamo che il suo uso ci elevi ad alti ranghi della società o della scienza), non serve assolutamente a nulla.

Il risultato dello studio è stato pubblicato nella rivista European Journal of Clinical Investigation (“Assessing mandatory stay‐at‐home and business closure effects on the spread of COVID‐19”). Portato avanti da Eran Bendavid, professore associato di medicina e primo autore dello studio, e colleghi, ha esaminato quelli che vengono definiti gli “interventi non farmaceuticipiù restrittivi adottati per controllare la diffusione del Covid-19: il soggiorno obbligatorio a casa e le chiusure delle attività commerciali e aziendali. Date le considerevoli conseguenze sociali ed economiche di alcune politiche, gli autori hanno valutato e confrontato i dati relativi agli effetti ottenuti con lo studio (in termini di crescita dei casi epidemici) di alcuni paesi in cui è stato imposto il lockdown totale (Italia, Inghilterra, Francia, Germania, Spagna, Paesi Bassi, Inghilterra, Iran e Stati Uniti) e quelli in cui sono state adottate scelte diverse, meno restrittive (Svezia e Corea del Sud).

Qual è il risultato ottenuto? L’applicazione del modello matematico ha dimostrato che all’attuazione di qualsiasi “intervento non farmaceutico” si associa a una riduzione significativa dei casi di contagio. In detaglio, dopo aver sottratto gli effetti dell’epidemia (sulla crescita dei casi) ai paesi con politiche meno restrittive in termini di chiusure, gli autori non hanno trovato alcun effetto vantaggioso, chiaro e significativo, rispetto a quelli che hanno adottato politiche più restrittive (lockdown). Questo è stato riscontrato in 9 dei 10 paesi studiati, compresi Corea del Sud e Svezia che hanno attuato politiche senza lockdown (solo la Spagna non ha ottenuto effetti significativi).

In sintesi quindi: anche se non si possono escludere piccoli miglioramenti, gli autori non riscontrano ulteriori benefici significativi sulla crescita dei casi attraverso l’imposizione di misure restrittive. La stessa riduzione nel numero dei casi di contagi da Covid-19 si ottiene sia chiudendo tutto sia attuando interventi meno restrittivi.

In Italia a che punto è il dibattito? Ci sono voci fuori dal coro del Governo Draghi che ha nuovamente deciso di mettere i catenacci a case, attività commerciali e aziende? Sì ci sono, ma restano inascoltati. Il Cts convince i politici che hanno il potere di emanare leggi.

Ma sono tanti a sostenere il contrario.

Primo fra tutti il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri il quale afferma che si è sicuramente nel pieno della terza ondata di Covid-19, con il numero di contagi in aumento, ma ciò non significa che sia necessario chiudere tutta l’Italia con un lockdown generalizzato. “È evidente che, laddove i contagi corrono (è stata fissata la soglia dei 250 casi per 100mila abitanti), la zona rossa devi farla. Ma non vedo perché vada penalizzata una parte dell’Italia nella quale il contagio è sotto controllo”, sottolinea Sileri portando come esempio il caso della Sardegna.

Un altro a pensarla così è lo studioso Matteo Villa dell’Ispi (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, a oggi riconosciuto tra i più prestigiosi think tank dedicati allo studio delle dinamiche internazionali). In una intervista a La Verità, oltre che nel suo profilo twitter, egli afferma “non sono convinto della necessità nella forza di queste misure contro il Covid. … Per ciò che vedo, le curve dei ricoveri in terapia intensiva e dei nuovi ricoveri stanno già rallentando, e quella che penso sia la più importante (nuovi ricoveri) sta persino piegando”. In un altro tweet egli osserva che le misure attualmente adottatesono le più forti da Natale. Nettamente più forti rispetto a quelle adottate a novembre, quando i decessi al giorno erano 740”.

Nel Corriere della Sera di ieri Carlo La Vecchia, epidemiologo e docente di statistica medica all’università statale di Milano, ha spiegato che “chiudere adesso non serve… Ormai infatti sappiamo che le curve dell’epidemia durano 40 giorni e che, se si vuole contenere la crescita, bisogna farlo nei primi 17 giorni. Altrimenti, le curve seguiranno il loro corso naturale… I dati mostrano segnali di livellamento. Che la velocità di crescita sia in decremento è ormai un fatto assodato”.

Il ragionamento dell’epidemiologo si fonda su quello che dovrebbe essere ormai un sapere acquisito sulla comprensione della dinamica primaria dell’epidemia: cioè che quello che vediamo oggi (i dati sui nuovi “positivi”) è accaduto dai 10 ai 15 giorni fa (il momento del contagio).

Potremmo andare ancora avanti. Ma ci fermiamo qui. Buon lockdown a tutti.

(Credit immagine: John Salvino da Unsplash)

Giuliana Raffaelli

Laureata in Scienze Geologiche, ha acquisito il dottorato in Scienze della Terra all’Università di Urbino “Carlo Bo” con una tesi sui materiali lapidei utilizzati in architettura e sui loro problemi di conservazione. Si è poi specializzata nell’analisi dei materiali policristallini mediante tecniche di diffrazione di raggi X. Nel febbraio 2021 ha conseguito il Master in Giornalismo Scientifico all'Università Sapienza di Roma con lode e premio per la migliore tesi. La vocazione per la comunicazione della Scienza l’ha portata a partecipare a moltissime attività di divulgazione. Fino a quando è approdata sull’isola di Pantelleria. Per amore. Ed è stata una passione travolgente… per il blu del suo mare, per l’energia delle sue rocce, per l’ardore delle sue genti.

Attualità

Pantelleria – Lutto cittadino Armani, rinviato Consiglio Comunale

Giada Zona

Published

on

Il Presidente del Consiglio Comunale del Comune di Pantelleria, Giuseppe Spata, stante il lutto cittadino proclamato per il giorno 8 settembre, in onore del compianto Giorgio Armani, ha revocato la seduta dell’8 settembre, per rinviarla al 16/09/25 alle ore 17:00, ed in seconda convocazione il giorno 17.09.2025 alle ore 17,00, per trattare il seguente ordine del giorno:

1. Nomina scrutatori;
2. Lettura ed Approvazione verbale seduta precedente
3. Comunicazioni
4. Approvazione, ai sensi dell’art. 19 del D.P.R. n. 327/2001 e s.m. ed i., del progetto di
fattibilità tecnico economica dei lavori di realizzazione di un parco urbano con annesso
parcheggio ecosostenibile nel centro urbano di Pantelleria Corso Vittorio Emanuele II” –
CUP H21B25000210004, in variante al P.R.G. e contestuale apposizione del vincolo
preordinato all’esproprio.
5. Approvazione, ai sensi dell’art. 19 del D.P.R. n. 327/2001 e s.m. ed i., del progetto di
fattibilità tecnico economica dei lavori di realizzazione di un parco urbano con annesso
parcheggio ecosostenibile nel centro urbano di Pantelleria Via Della Torre CUP
H21B25000200004, in variante al P.R.G. e contestuale apposizione del vincolo preordinato
all’esproprio.

Continue Reading

Cronaca

Lampedusa e Linosa: importante novità legislativa per il potenziamento dell’organico comunale

Redazione

Published

on

Il Comune di Lampedusa e Linosa celebra un traguardo fondamentale per il futuro della propria amministrazione e per il miglioramento dei servizi resi alla cittadinanza

Con l’entrata in vigore della Legge n. 118 dell’8 agosto 2025 (Decreto Economia), il nostro Comune potrà beneficiare di una deroga speciale alle normative nazionali che consentirà di inquadrare fino a tre funzionari come dirigenti a tempo determinato.

Si tratta di una misura straordinaria per un Comune come il nostro, collocato su un’isola con particolari complessità logistiche e sociali. La possibilità di assumere figure dirigenziali altamente qualificate rappresenta un’opportunità concreta per rafforzare la macchina amministrativa, ampliando anche la platea di professionisti disposti a trasferirsi e lavorare con noi, nonostante i noti disagi economici e logistici legati alla condizione insulare.

Questo risultato è frutto di un lavoro politico e istituzionale condiviso. In particolare, desidero ringraziare il gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia, che nel giugno 2025 ha visitato il nostro territorio accogliendo con attenzione l’appello che, come Sindaco, avevo rivolto loro. Un ringraziamento particolare va ai capigruppo Lucio Malan e Galeazzo Bignami, ai ministri Ciriani ed Urso, e a tutti coloro che si sono impegnati per promuovere e sostenere l’emendamento che ha reso possibile questa importante deroga.

Al tempo stesso, esprimiamo il nostro apprezzamento anche verso le altre forze di governo che, in spirito di responsabilità e collaborazione istituzionale, hanno votato favorevolmente alla proposta, comprendendo l’importanza strategica di questo intervento per le comunità insulari.

Questa norma rappresenta un passo in avanti verso un’amministrazione più solida, professionale ed efficiente, capace di rispondere con maggiore prontezza alle sfide del nostro territorio.

Continue Reading

Politica

Pantelleria 2050: D’Ancona ha chiesto ai panteschi se volevano rinunciare al Castello?

Redazione

Published

on

Il recente passo indietro dell’Amministrazione Comunale sulla gestione del Castello Medievale di Pantelleria è la conferma di un fallimento annunciato e prevedibile.

Con la delibera, approvata in prossimità del Ferragosto, la giunta ha deciso di rescindere unilateralmente la concessione gratuita faticosamente ottenuta negli anni passati, rinunciando così a una delle più importanti opportunità culturali e turistiche per l’isola.

Le ragioni per cui si è deciso di abbandonare, di fatto, il Castello al suo destino non sembrano giustificate, neppure dopo la lettura della delibera approvata lo scorso 8 agosto.

Infatti, sembrerebbe che il Demanio statale avesse confermato che il Castello necessitava di un intervento di restauro e che, quindi, i relativi costi non dovevano essere posti a carico del Comune.

La Soprintendenza, da parte sua, sembra chiedere degli interventi di messa in sicurezza che servano a preservare il monumento e ne consentano la fruizione in sicurezza, in attesa di trovare delle linee di finanziamento per intervenire con il restauro e il consolidamento delle parti pericolanti. Addirittura, si spinge oltre: avviando l’azione sostitutiva, ossia intervenire con proprie risorse per poi rivalersi sul soggetto competente, che a detta del Comune sarebbe il Demanio statale.

Ma c’è di più.

A dicembre 2023 sono stati impegnati dal Comune 80 mila euro per la realizzazione di interventi di messa in sicurezza dello stesso, giustificando tale stanziamento con la volontà di “salvaguardare il Castello medievale dal degrado” e “preservarne lo stato e rendere lo stesso fruibile ai visitatori”.

Ma allora cosa è successo adesso per spingere la Giunta a deliberare la rescissione della convenzione per eccessiva onerosità?

E proprio alla vigilia dell’inizio dei lavori del Waterfront che restituiranno piena visibilità alla struttura, liberandola dall’obbrobrio del “palazzo verde”?

E perché si parla di eccessiva onerosità dopo che nell’ultimo decennio il Comune ha speso circa 40.000 € l’anno per interventi di manutenzione sul Castello, con il favore e l’appoggio di tutta la comunità che riconosce nel monumento il cuore monumentale dell’isola?

La scusa della concessione limitata degli anni regge ancor meno, perché fu concordato il rinnovo illimitato con il Demanio proprio dalla nostra Amministrazione. Dobbiamo pensare che l’azione maldestra di questa Amministrazione abbia reso vani anche quegli accordi?

Davvero si pensa che la soluzione per ridare dignità al Castello, unico simbolo storico rimasto nel centro di Pantelleria, è quella di restituirlo al Demanio statale e, così, chiuderlo a tempo indeterminato o, peggio, farlo affidare ad un gestore privato?

E l’Amministrazione D’Ancona ha chiesto ai panteschi se erano favorevoli a rinunciare al loro Castello, interpellandoli direttamente o tramite il Consiglio Comunale?

 Sarebbe bene anche informarli che rinunciando alla concessione, c’è la chiara possibilità che fra qualche anno, trovato il privato disponibile, il Demanio magari lo concederà per farci l’ennesimo hotel o altro (ricordiamoci il bando per il Faro di Punta Spadillo e di tanti altri beni in Italia che hanno fatto la stessa fine).

Le domande, come si vede, sono tante. Aspettiamo le risposte, se arriveranno. Ciò che ci sembra palese è la volontà dell’amministrazione D’Ancona di scappare dalle proprie responsabilità e di lasciare Pantelleria al suo destino in balia delle decisioni che saranno prese altrove.

Un po’ come è avvenuto con la gestione del ricorso al TAR sul punto nascita, chiuso nel 2020 dall’allora assessore Razza (oggi Fratelli d’Italia). Quel ricorso avrebbe potuto chiarire il diritto dell’isola a mantenere il servizio e le responsabilità del governo regionale, ma anche allora la giunta D’Ancona decise, incomprensibilmente, di non proseguire l’iter, rinunciando a una battaglia di giustizia per la comunità.

Due episodi, due simboli, un solo filo conduttore: incapacità di agire, mancanza di visione e rinuncia alle responsabilità.

Pantelleria merita di meglio.

Pantelleria2050

Continue Reading

Seguici su Facebook!

Cronaca

Cultura

Politica

Meteo

In tendenza