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Cultura

Erice, Fondazione Majorana ha celebrato 60 anni di attività. Presentato addendum al Manifesto del 1982

Marilu Giacalone

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Addendum al Manifesto di ERICE (1982) – Erice (Italia) 11 novembre 2023 Nel 1982 il Manifesto di Erice sottolineava il ruolo della scienza e degli scienziati come strumento per contrapporsi al rischio di olocausto nucleare derivante da un mondo polarizzato in blocchi militari contrapposti.

Circa 100,000 scienziati e molti esponenti governativi vi hanno aderito. Negli anni successivi alla redazione del Manifesto leader lungimiranti hanno stipulato storiche intese per il controllo degli armamenti e per la riduzione delle testate nucleari, portando alla progressiva distensione che ha favorito la fine della Guerra Fredda.

Da allora, tuttavia, il mondo ha subito cambiamenti profondi, nuovi schieramenti e nuove potenze sono apparse negli scenari economici, politici e militari. L’umanità si trova ora ad affrontare rischi crescenti di rinnovata corsa al riarmo in un contesto che si estende dagli esistenti piani delle armi nucleari, delle altre armi di distruzione di massa e delle armi convenzionali a quelli che vedono l’impiego malevolo delle emergenti tecnologie duali e delle crescenti sfide per la sicurezza dello spazio extra-atmosferico. E’ ora in gioco la tenuta stessa dell’architettura internazionale di disarmo, controllo degli armamenti e non proliferazione derivante dalla fine della Guerra Fredda.

La crisi del sistema multilaterale e gli accadimenti degli ultimi tempi ripropongono così con maggiore forza l’affermazione del potere della scienza come veicolo di pace e di collaborazione tra popoli e tra governi, in un contesto che deve essere di moderazione e ritorno al dialogo costruttivo. Gli effetti della pandemia dovuta al Covid-19, il degrado graduale ma inesorabile dell’ambiente, i numerosi focolai di guerra, presenti persino nell’Europa che dal secondo dopoguerra ha vissuto in pace per quasi 80 anni, con la sola eccezione della ex Jugoslavia, dimostrano che il linguaggio della scienza, le sue scoperte messe al servizio dell’umanità e la collaborazione tra scienziati di differenti origini, rappresentano mezzi per affrontare in maniera globale le nuove sfide che mettono in pericolo l’esistenza del genere umano.

Lo sviluppo attuale della scienza si fonda sulla collaborazione internazionale tra numeri rilevanti di ricercatori e sulla possibilità per essi di essere continuamente in contatto, senza restrizioni. Occorre riaffermare l’indipendenza e la neutralità della scienza al di là di finalità politiche strumentali o aggressive, ponendo il bene dell’umanità al centro delle nostre preoccupazioni. Anche nei periodi più oscuri della Guerra Fredda lo scambio di idee tra gli scienziati degli opposti blocchi non si è mai interrotto, perché’ si è sempre ritenuto che la scienza travalicasse i credi e la politica della contrapposizione e dello scontro.

Gli attuali eventi bellici hanno riproposto drammaticamente una crisi di relazioni internazionali che non appartiene allo spirito della scienza e della condivisione globale della conoscenza. E’ necessario invertire la rotta. Un coordinato sforzo mondiale degli scienziati ha permesso di salvare milioni di vite umane e di sconfiggere una forma particolarmente aggressiva e mortale di pandemia. Tutto il mondo è ormai connesso in forma sistemica e nessun Paese, incluse le maggiori potenze mondiali, può pensare di poter agire efficacemente da solo.

In quest’ottica si intende riproporre la grande attualità e l’odierna validità del Manifesto di Erice, per riprendere e favorire il dialogo e la cooperazione tra scienziati di tutto il mondo, come strumento di pace, di progresso e di risoluzione delle emergenze planetarie come alternativa al confronto e alla polarizzazione, che in misura crescente caratterizzano la nostra epoca.

Cultura

Pantelleria, 9 ottobre incontro “Patto educativo di comunità” con genitori, docenti, istituzioni

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Mercoledì 9 ottobre alle ore 16.00, presso i locali della scuola media incontro organizzato da Resilea e Associazione A Sud

Per crescere ci vuole tutta l’isola  – Incontro aperto sui patti educativi di comunità “Per crescere un bambino ci vuole l’intero villaggio”, è un antico proverbio africano che illustra la necessità di mettere insieme una pluralità di soggetti diversi che interagiscono e collaborano nella delicata azione di prendersi cura ed educare un bambino, anche uno solo.

Mercoledì 9 ottobre alle ore 16.00, presso i locali della scuola media, ti invitiamo al primo incontro tra genitori, docenti, associazioni e istituzioni verso un “Patto educativo di comunità”, che, con al centro il benessere dei più piccoli e la valorizzazione del patrimonio ambientale ed agroecologico dell’isola, sappia costruire sinergie e interventi per migliorare l’offerta socio educativa di Pantelleria.

I patti educativi di comunità sono strumenti adottati dal 2020 dal Ministero dell’Istruzione che favoriscono l’incontro tra le scuole e i territori per dare vita a uno spazio collettivo e aperto, nel quale diversi attori che partecipano alle attività formative possono cooperare in modo dinamico e flessibile. Questo primo incontro ci permetterà di conoscere alcune esperienze di patti realizzati in diversi luoghi d’Italia e ragionare insieme sui bisogni formativi e sociali che vengono percepiti dai partecipanti.

Il percorso è promosso dall’associazione Resilea con la partecipazione dell’Associazione A Sud, impegnata a promuovere educazione ecologica in diversi luoghi italiani ed è aperto alla partecipazione di chiunque interessato.

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Cultura

Pantelleria, Madonna del Rosario: oggi festeggiamenti a Sibà nella tradizione pantesca

Direttore

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Questo pomeriggio, dalle ore 17,00,avranno inizio i festeggiamenti della Madonna del Rosario

Questo pomeriggio, dalle ore 17, avranno inizio i festeggiamenti della Madonna del Rosario, in Sibà. Il programma celebrativo è stato organizzato dalla Forania di Pantelleria e dall’Associazione Barbacane, con il patrocinio del Comune di Pantelleria.

Dopo il rituale del rosario e della processione, avrà luogo la santa messa.

Dalle ore 20.00 si parte con l’aspetto laico dei festeggiamenti, scanditi dalla musica di Franki Bri e Gianni Valenza

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Cultura

La radio compie 100 anni ed è sempre più giovane. Negli anni ’70 nascevano anche in Sicilia le radio libere

Redazione

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Un decennio di libertà, di trasgressione, di lotte politiche, ma anche di grande
creatività in tutti i campi. Anni che videro la nascita di innovazioni proiettate verso
un futuro che si preannunciava roseo. Anni molto diversi dagli attuali. Era la metà
degli anni ‘70 e, contrariamente a quanto accade oggi, le parole, le idee e le musiche
più stimolanti correvano attraverso le (allora nascenti) radio libere…
Dalla metà degli anni '60 nasceva nei giovani di tutta Europa una voglia di radio,
intesa come sorgente di intrattenimento, musica e informazione non controllata dai
vari governi. Nel paese europeo leader in quegli anni (la Gran Bretagna) la libertà e il
progresso nei costumi era stata soddisfatta dalle cosiddette radio pirata (Radio
Caroline, Radio Veronica) e la stessa cosa avveniva in altri paesi del Nord Europa.
La radio. Sempre più popolare
In quel periodo i giovani, complici le “radioline” giapponesi, ascoltavano Radio
Montecarlo. Poi fu la volta del fenomeno delle “Radio libere, ma libere veramente”
dal monopolio Rai. Anche da noi si affermarono la musica e la moda punk. Nel 1974
l’attacco al monopolio in Italia era nell’aria e numerosi operatori si stavano
preparando a sfidare la legge incuneandosi nelle sue contraddizioni. La prima in
assoluto a iniziare le trasmissioni fu Radio Parma, il 1° gennaio del 1975. La
liberalizzazione delle frequenze avvenne nel 1976. Da citare, tra i pionieri, Radio
Bologna, Radio Milano International (marzo 1975) e Radio Roma (giugno 1975), che
trasmettono ancora oggi, con nome diverso. Le radio degli Anni ‘70 contribuirono a
cambiare anche il “linguaggio radio”, inventando nuove rubriche più vicine al
territorio e alla gente; famose furono “Radio Alice” – legata all’”Autonomia”, poi
chiusa nel 1977 con l’accusa di aver diretto via etere gli scontri con le forze
dell’ordine.
In conseguenza di ciò la RAI tentò di soddisfare in parte l’esigenza giovanile di avere
un linguaggio più moderno lanciando nel proprio palinsesto programmi decisamente
di “rottura” della tradizionale programmazione ingessata: trasmissioni come
“Bandiera Gialla”,” Per voi giovani”, “Alto gradimento”, “Hit-Parade”, “Supersonic”

sono ancora vive nei ricordi degli odierni sessantenni. Come peraltro fece la BBC con
le storiche trasmissioni musicali “Ready Steady Go!”,” Saturday Club” o “Top Of The
Pops”.

50 anni fa nasceva in Sicilia la prima radio libera di Italia

In Sicilia la prima Radio libera era nominata la “Radio dei poveri cristi", ovvero
"Radio Sicilia Libera", che esattamente cinquantuno anni fa, il 25 marzo 1970, ruppe
il monopolio di stato sulle trasmissioni via etere con un forte messaggio di denuncia
del potere mafioso e clientelare che aveva attinto a piene mani dai fondi destinati
alla ricostruzione della valle del Belice dopo il terremoto del 1968.
La Radio libera entra nella mia città ed io diventai uno dei protagonisti…
Il mondo della radio è una delle mie più grandi passioni, una sorta di “sacro fuoco”
che mi prese e non mi lasciò più. Voglio essere un po' più chiaro confidandovi i miei
tre “numeri della fortuna”: 57, 70, 76.
Anno ‘57: qualche settimana dopo il mitico concerto di Domenico Modugno in
piazza “Libertà” a Ragusa centro, un'anziana cicogna in volo sul quartiere degli archi
ad Ibla perse la presa e io caddi col mio fagottino… mancando di poco le amorevoli
braccia dei miei genitori… mamma che botta!!
Anni '70: all'inizio del decennio, in casa, si ascoltavano, oltre ai notiziari, i mitici
programmi radiofonici in AM “Musica per voi “di Radio Capodistria e “Alto
gradimento” di Radio Rai. Arrivarono poi le prime radio libere, fresche, belle, vivaci e
dalla “dedica e richiesta” facile. Troppo forti!
Anno ‘76: nel 1976 presso il Cineteatro “La Licata” pagando una cifra simbolica di
1000 lire (l’organizzazione dell’evento era della FGCI – Federazione Italiana Giovanile
Comunista) assistetti al concerto dal “Vivo” di Lucio Dalla che presentava il suo sesto
LP “Automobili” e anche l'ultimo con i testi scritti da Roberto Roversi. Si trattava di
un concept album sul tema dell'automobile. In quel contesto ricevetti la proposta di
far parte (mediante provino in Radio) dell’entourage di una Radio Libera “Radio
Progresso” … ero entusiasta e smarrito all’idea di intraprendere quell’ambita
esperienza.
Chi l'avrebbe mai detto! Proprio a Ragusa nasceva una piccola emittente “Radio
Progresso” ed il fondatore/talent-scout stava cercando nuove voci. A me la radio
piaceva ascoltarla, non certo per parlare al microfono, ma, visto che ero già stato
“reclutato” e preso in considerazione dal mio caro amico Eugenio, decisi, nella tarda
primavera del 1976 di andare a fare il provino presso la sede della Radio (Contrada

Beddio). Bilancio della visita: stregato dalla radio! Chi l'avrebbe mai pensato!
Cominciò proprio lì, per me, una splendida avventura “on air” che è durata almeno
un lustro.

L’aneddoto Curioso “l’Ingaggio”

Il 20 maggio al suono della sirena delle ore 16:00 dopo l’uscita dal posto di lavoro
presso il “Pastificio S. Lucia “di Ragusa, mi recai presso la sede di “Radio Progresso”.
La distanza tra le due strutture era insignificante 100 m circa ma la distanza
sostanziale tra il pastificio e la radio era anni luce.
Fui ricevuto da tutto lo staff della radio (6 persone) compreso il mio aggancio
“l’amico Eugenio”; il Direttore mi presentò uno ad uno tutti i componenti
dell’emittente: Edoardo, Christian, Greta, Zara e ovviamente il mio amico Eugenio e
un segretario tutto fare un tale “William” che dopo la presentazione mi chiese:
“Bene Tu come Ti chiami?” Io ero un po' imbarazzato a dire il mio nome (troppo
banale, troppo scontato, troppo siciliano… ma quello mi avevano dato i miei…) “Io,
mi chiamo Salvatore…! “Una risata fragorosa partì dal direttore coinvolgendo tutto
lo Staff, l’unico che non rideva ero Io…
Ma immediatamente il Direttore mi spiegò che i vari: Edoardo, Christian, Greta, e
Zara erano nomi fittizi per dare un tono più artistico alla Radio, e che solo Eugenio, il
mio amico, avendo un nome poco diffuso a quei tempi, aveva mantenuto il nome
anagrafico. Quindi mi proposero di scegliere uno pseudonimo, Io scelsi Cesare… e fu
così che per tutto il periodo che trasmisi a “Radio Progresso” io ero “Cesare”.
Fu un’esperienza formativa e ludica notevole non solo per me ma per tutti.
Un grazie a quella “Radio Progresso” che ci permise di entrare nelle case e nei cuori
di tante persone, anni indimenticabili… Erano gli anni ’70.

Salvatore Battaglia
Presidente Accademia delle Prefi

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