Ambiente
Arturo Caravello e l’Area Marina Protetta a Pantelleria
Pubblichiamo e condividiamo un’importante considerazione di Arturo Caravello in merito all’istituzione di un’Area Marina Protetta a Pantelleria che gentilmente ce ne ha concesso la condivisione.
Arturo Caravello
A proposito di Area Marina Protetta Di tanto in tanto si riprendono i discorsi sulla creazione di un’area marina protetta a Pantelleria. Sono già trascorsi più di trenta anni. A quel tempo poche specie aliene si erano affacciate alle nostre acque. Non si erano mai visti gli onnipresenti granchi corridori atlantici. Gli unici barracuda che conoscevamo erano i rari Lucci mediterranei varietà più piccola dei cugini tropicali ormai così diffusi nel mediterraneo. Le alghe brune hanno invaso in modo massiccio il nostro mare sostituendo gran parte delle alghe a noi note. La Posidonia continua a cedere terreno. La fisionomia del fondale è cambiata, irriconoscibile. Monocroma, monotona e desertica. Le nostre pregiate ostriche scomparse da tempo, perfino gli onnipresenti ricci benchè protetti sono ormai rari e del tutto assenti in lunghi tratti di costa. ( non dipende da prelievi eccessivi visto che la scomparsa riguarda anche la varietà non commestibile). Trovare un polpo è da considerare ormai un evento. I fondali sono disseminati delle grandi valve morte delle “pinne nobilis”. Erano considerate un indicatore di buona salute delle acque. Le aragoste ormai allignano solo in acque assai profonde. Ai disastri ci si abitua, purchè accadano gradualmente. Un passo alla volta. La memoria della gente è corta, cortissima. Il nostro mare se non proprio morto è di certo moribondo. Il comandante Costeau ipotizzava la morte del mediterraneo entro l’anno duemila, il mare resiste e sta impiegando un po’ di più. Ma è fin troppo evidente che siamo agli sgoccioli. Tonni e pescispada sono pieni di mercurio (non solo essi), metallo altamente tossico e pressochè ineliminabile dall’organismo umano. I suoi effetti non sono immediati e noi lo accumuliamo inesorabilmente pasto dopo pasto. Quasi tutte le specie ittiche sono infestate da vermi parassiti molto pericolosi. Inizialmente si credeva che mezz’ora in un abbattitore fosse sufficiente ad ucciderli, studi successivi indicano in tre giorni in congelatore il tempo minimo necessario, meglio cinque giorni. Gli amanti del pesce crudo faranno meglio a dedicarsi ai surgelati Findus ! Allora è evidente che e molto meglio cucinare a dovere i nostri pesci pieni di vermi per poi mangiarne a sazietà. (pesci e vermi,intendo). Mentre il pesce scompare, spezzati gli equilibri, le meduse invadono a milioni le nostre coste, il bagno ormai si fa armati di maschera e retino nuotando in fila indiana come su un campo minato. Si potrebbe continuare a lungo, ma il quadro sembra chiaro a sufficienza e non è il caso di annoiare chi ha avuto fin qui la pazienza di leggere. Malgrado quanto detto si continua a pescare e, i professionisti e i dilettanti super attrezzati ottengono buoni risultati. In realtà si sta raschiando il fondo della botte. La tecnologia applicata al settore nautico mette adesso chiunque in condizione di recarsi con estrema precisione in luoghi un tempo irraggiungibili . Il sistema di posizionamento satellitare consente di raggiungere un sito senza avere neppure idea di cosa rappresentino quei “ numeri “ che inseriamo nello strumento che immediatamente ci dà la rotta, la distanza, il tempo all’arrivo in funzione della nostra velocità effettiva. Una volta giunti sul sito moderni scandagli elettronici descrivono perfettamente il fondale mostrandoci pure i pesci mentre un sistema automatico ci mantiene nella posizione in barba alla corrente al vento ed al moto ondoso. Si pesca anche a grandi profondità con attrezzature sofisticate strappando al mare pesci introvabili fino a poco tempo fa come, per esempio, grandi cernie di fondale che spesso superano i sessanta chili e hanno anche mezzo secolo di vita, lente a riprodursi non vengono rimpiazzate da nuovi esemplari. Creature straordinarie perdute per sempre. Degli sversamenti industriali in mare, dei rifiuti d’ogni genere, dell’onnipresente plastica e dell’ inquinamento acustico occorrerebbe dilungarsi a parte ma sono argomenti di qui si parla diffusamente sulla stampa e i mezzi d’informazione in generale. Nessuno al mondo possiede la soluzione agli innumerevoli attacchi a cui il mare è sottoposto ma, forse, si potrebbe invertire la corsa all’autodistruzione, ma soltanto se ognuno faccia la sua parte, contribuisca, renda testimonianza. Ho usato la parola autodistruzione non a caso, infatti siamo noi stessi le vittime finali di tutti questi scempi. Al mare non importa nulla del disastro ambientale che si sta profilando e non solo perché non è un essere senziente ma perché la terra ha già affrontato più e più volte tremendi cataclismi e avendo a disposizione miliardi di anni si è rinnovata producendo nuove specie e nuovi ambienti. Il mediterraneo si è totalmente prosciugato ben due volte e di nuovo è risorto. Siamo noi che non avendo a disposizione che questa breve, misera esistenza abbiamo bisogno di questo mondo dove vivere. Assieme al dott. Guido Picchetti ormai diversi lustri orsono abbiamo elaborato un progetto di protezione ambientale comprendente l’isola di Pantelleria e il banco che porta il suo nome posto a settentrione dell’isola. Non mi dilungherò nella descrizione del progetto già ampiamente illustrato precedentemente, mi limiterò a dire che è innovativo rispetto alle linee di solito adottate nell’istituzione dei parchi marini in quanto prevede il recupero di un’area degradata riqualificandola e l’inclusione di un banco sito in acque internazionali che, dotato di boe di delimitazione dell’area “intelligenti” dialoganti con un apposito impianto radar posto nella stazione di controllo a terra avviserebbe in caso di intrusione per un rapido intervento dei mezzi di sorveglianza preposti. I paesi rivieraschi, Tunisia, Malta e Libia difficilmente avrebbero motivo per opporsi all’iniziativa non avendo interessi specifici sull’area che è già di esclusivo interesse economico dell’Italia, si obietta che, al momento la difficile situazione di crisi Libica non ne fanno un partner interessato alla questione, crediamo al contrario che il governo di Tripoli coglierebbe l’occasione per affermare con un semplice atto di assenso la sua sovranità da taluni contestata. Pantelleria ricaverebbe dall’iniziativa grande lustro ponendosi alla guida di un intervento di straordinaria importanza aprendo la via alla protezione dei banchi del canale che rappresentano un bios eccezionale e un polmone per l’intero bacino mediterraneo. Auguriamoci che, una volta per tutte, l’amministrazione deliberi in tal senso facendosi promotrice di questa agognata AREA MARINA PROTETTA DELL’ISOLA E DEL BANCO DI PANTELLERIA ! !
Arturo Caravello
Ambiente
Pantelleria centro senza acqua da oggi. Ecco perchè
Da oggi 19 novembre, l’erogazione di acqua in Pantelleria centro e zone limitrofe è interrotta.
Ecco l’avviso

Ambiente
CER SOCIALE UNIPANT per Pantelleria: un successo di adesioni
Il 24 novembre scade il termine per partecipare al primo gruppo
L’Unipant è con soddisfazione che comunica che ad oggi abbiamo ricevuto ben 30 manifestazione di interesse di adesione alla costituzione della CER.
Siamo particolarmente soddisfatti del numero di interessati e speriamo che altri aderiranno. Tuttavia, per motivi organizzativi questa è l’ultima settimana per entrare nel primo gruppo del Quadro sociale.
Dal giorno 24 novembre procederemo:
1. all’Analisi di Fattibilità Tecnica ed Economica.
Valuteremo i profili di consumo e produzione potenziale del punto di prelievo (POD) al fine di verificare la Vostra inclusione e il Vostro contributo ottimale all’interno della nascente Comunità Energetica Rinnovabile (CER).
2. all’Elaborazione di Simulazioni.
Predisporremo simulazioni e modelli previsionali per calcolare i potenziali benefici di autoconsumo condiviso e di risparmio energetico derivanti dalla partecipazione alla CER.
Pertanto, occorrerà inviare copia dell’ultima bolletta elettrica (solo le prime due pagine) tramite email all’indirizzo cer@unipant.it oppure consegnare una copia presso la sede Unipant, via San Nicola 42A, (la copia possiamo farla in sede) nei giorni 19, 20, 25, 26, 27 novembre dalle 17 alle 19.30.
Insieme all’invio della bolletta (o consegna della stessa in sede) occorrerà compilare, firmare e inviare (sottoscrivere in sede) il modulo di consenso al trattamento dei dati personali allegato.
Qualora, dal 24 novembre, dovessero pervenire altre manifestazioni di interesse queste verranno prese in considerazione in un secondo momento.
Infine, per ragioni organizzative e di tempistica, il mancato invio (e/o consegna) della bolletta, insieme al consenso al trattamento dei dati, entro il 30 novembre verrà considerato come rinuncia alla partecipazione, dando la possibilità a chi si è iscritto dopo ad entrare nella CER. Si terrà conto dell’ordine cronologico di adesione.
La perentorietà dei termini è necessaria per rispettare il cronoprogramma per consentire al progetto di proseguire in maniera costante.
Dipartimento Energia e Ambiente UNIPANT
Avv. Marcello Sparacio
Ing. Angelo Parisi
Contatti per Informazioni: CER@UNIPANT.IT – WWW.UNIPANT.IT – 331 490 5245
Ambiente
Addio termosifoni? L’Italia inventa la pittura che riscalda i muri grazie al grafene
Una rivoluzione invisibile: la vernice che scalda le pareti
Un’innovazione che sembra uscita dalla fantascienza arriva dall’Italia: una pittura riscaldante al grafene, sviluppata dalla società BeDimensional SpA in collaborazione con l’Università di Genova.
Si applica come una normale vernice, ma è capace di trasformare intere pareti in superfici radianti, eliminando la necessità di termosifoni, stufe o pannelli ingombranti.
Raggiunge temperature oltre i 100°C consumando appena 35 watt per metro quadrato, molto meno rispetto ai comuni sistemi elettrici e con un risparmio potenziale del 40% sui consumi energetici.
Un’idea destinata a cambiare il modo in cui riscaldiamo le nostre case — soprattutto in un periodo in cui ottimizzare i consumi di luce e gas è diventata una necessità per molte famiglie.
Perché tutti parlano della vernice riscaldante al grafene
Il segreto sta nel grafene, materiale considerato rivoluzionario per l’efficienza con cui conduce elettricità.
Quando la parete pitturata viene collegata a semplici elettrodi in rame, entra in funzione il Joule effect, generando calore direttamente sulla superficie.
Questa tecnologia offre:
un calore più uniforme
un ambiente senza sbalzi termici
meno dispersioni energetiche
Un approccio che si integra perfettamente in un percorso di consumo consapevole. Per monitorare meglio i consumi domestici è utile conoscere il costo del kWh o il proprio consumo energetico.
Come funziona davvero: tecnologia semplice, risultati sorprendenti
La vernice è compatibile con diverse superfici, dai normali intonaci ai pannelli sandwich, ed è pensata sia per nuove costruzioni che per ristrutturazioni.
Non servono impianti complessi: basta applicarla e collegare gli elettrodi.
Tra i vantaggi principali:
nessuna manutenzione
assoluto silenzio
nessun elemento visibile che ingombra l’ambiente
massima libertà di design
Una soluzione ideale per bagni, studi, locali tecnici e spazi difficili da raggiungere con i sistemi di riscaldamento tradizionali.
Pro e contro: come trasformare un’innovazione in opportunità
Vantaggi
Consumi ridotti rispetto ai riscaldamenti elettrici tradizionali
Installazione semplice
Calore uniforme
Nessun impatto estetico
Per chi desidera valutare alternative più convenienti, è possibile confrontare le offerte luce e le offerte gas.
Sfide
Meno efficiente delle pompe di calore più performanti
Necessità di certificazioni e test a lungo termine
Disponibilità commerciale iniziale limitata
Nonostante ciò, il potenziale è enorme: soprattutto per ristrutturazioni eleganti, locali piccoli, ambienti umidi o progetti ad alto valore estetico.
Il calore invisibile che cambia la casa
La pittura al grafene propone un nuovo modello di comfort domestico: invisibile, efficiente e sostenibile.
In futuro potrebbe integrarsi con tecnologie smart e sistemi fotovoltaici, trasformando ulteriormente il modo in cui utilizziamo l’energia.
Questa innovazione tutta italiana potrebbe davvero portare a un mondo senza termosifoni visibili. Se i prossimi test confermeranno le prestazioni promesse, la pittura riscaldante al grafene potrebbe diventare uno dei pilastri dell’edilizia sostenibile del futuro.
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