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Cronaca

10 mila ulivi a Pantelleria. Tutti i segreti dell’olio spiegati da Paola Consolino nel suo corso

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Pantelleria custodisce come forziere tanti tesori enogastronomici: lo zibibbo, il cappero, le lenticchie (pratica desueta e dimenticata purtroppo), le olive.

Per rinnovare e approfondire il valore di quest’ultima perla isolana, I Viddrani hanno coinvolto Paola Consolini.

La dottoressa è docente della Knoil, l’associazione che ha come preciso intento di colmare per quanto possibile il gap di conoscenza intorno all’olio di oliva per le sue caratteristiche organolettiche e chimico fisiche.

In occasione della manifestazione “Buongiorno Inverno” l’esperta ha tenuto il corso: “Uno sconosciuto in cucina”.

E mai titolo fu più indovinato!

A leggere gli sguardi delle persone intervenute (molti erano olivicoltori) tante nozioni anche base erano ignorate o magari dimenticate.

Ma la docente, impiegando due pomeriggi, ha dato una infarinatura di cosa sia una pianta di ulivo, di come ci si debba prendere cura, ma ancor più del valore dei frutti che essa genera e dona.

A Pantelleria  sono stati stimati 10000 ulivi e 180 ettari di uliveti, una straordinaria risorsa poco valorizzata.

La qualità di olive presenti sull’isola appartiene alla biancolilla, di cui l’esperta romana ha enunciato le proprietà, ma soprattutto ha voluto fare da sprone a rendere questa coltura alla stregua di quella vitivinicola e dei capperi.

Durante le sessioni, Paola Consolini ha letteralmente affascinato il pubblico che ha interagito vivacemente, per la sua capacità di relazionarsi.

Del resto il corso era basato anche su prove pratiche di assaggio, con l’ausilio di tutti i sensi del corpo umano.

Così, oltre a guardare il colore dei vari oli esposti sul tavolo di lavoro, si era stimolati a saggiarne l’odore, la consistenza e naturalmente anche il gusto: dolce, amaro o piccante.

Da qui  la preparazione di diverse tipologie di assaggi: formaggi morbidi, coste di sedano, mele, torsoli di ananas, per spiegare i livelli vari di morbidezza che una oliva può avere. Tanti piattini ben preparati per far capire assaggio dopo assaggio, morso dopo morso, l’importanza della sensibilità a percepire le differenze.

 

 

 

Infine si arriva all’assaggio di varie olive toscane, liguri, calabresi. Comprendere che tanto più è facile denocciolare con i denti una oliva, tanto più essa è di pregio, è stata una rivelazione per tutti.

Di nozioni sconosciute o dimenticate, relativamente all’olivicoltura, ve ne sono ancora, ma l’approccio che la docente ha dato con la materia è stato illuminante, anche per molti degli agricoltori presenti in sala.

Come anche le tempistiche di molitura dopo il raccolto. Per usare una sua espressione graziosa: “dalla raccolta le olive vanno portate al frantoio in ambulanza!”, poichè è sufficiente un frutto poco “prestante” per guastare tutti gli altri con cui si trova a contatto.

C’è da auspicare che la Consolini torni sull’isola spesso e si appassioni all’isola, per portare per mano i nostri eroici agricoltori verso un nuovo sbocco di successo per l’economia di Pantelleria.

Marina Cozzo

 

 

 

 

 

Marina Cozzo è nata a Latina il 27 maggio 1967, per ovvietà logistico/sanitarie, da genitori provenienti da Pantelleria, contrada Khamma. Nel 2007 inizia il suo percorso di pubblicista presso la testata giornalistica cartacea L'Apriliano - direttore Adriano Panzironi, redattore Stefano Mengozzi. Nel 2014 le viene proposto di curarsi di Aprilia per Il Corriere della Città – direttore Maria Corrao, testata online e intraprende una collaborazione anche con Essere Donna Magazine – direttore Alga Madia. Il 27 gennaio 2017 l'iscrizione al Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti nel Lazio. Ma il sangue isolano audace ed energico caratterizza ogni sua iniziativa la induce nel 2018 ad aprire Il Giornale di Pantelleria.

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    Gianbattista Del Campo

    16:27 - Dicembre 19, 2019 at 16:27

    E’ un peccato che l’olivicoltura Pantesca(come quella in genere di tante zone della Sicilia) non sia valorizzata come si deve; purtroppo negli ultimi anni molto è stato finanziato per una vitivinicoltura spesso eccellente tanto quanto spesso politicamente utile e fatta di carte. Portando spesso all’estirpazione di Uliveti e alla pianificazione del territorio solo ai fini della vite. L’Olivicoltura su vulcani (parlo da olivicoltore etneo) ha caratteristiche peculiari particolarissime che andrebbero valorizzate in maniera diversa e che potrebbero avere sbocchi di mercato sicuramente interessanti. Spero che almeno a Pantelleria gli Olivicultori resistano alle lusinghe di altri miraggi e continuino a portare avanti questa cultura che nell’isola raggiunge livelli ancora più particolari che altrove,dati non solo dal terreno ma dalle caratteristiche microclimatiche tipiche di Pantelleria e dal tipo di allevamento delle piante stesse. Purtroppo so che non è un settore facile,bisognerebbe consorziarsi e fare quella qualità tanto apprezzata in tutto il mondo.

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