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Salute

XXIII Giornata Nazionale del Sollievo 26 maggio 2024

Direttore

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“Combattere il dolore e prendersi cura sono caratteristiche

della professione infermieristica”

 

Le competenze nel settore delle cure palliative sono caratteristiche intrinseche e salienti della professione di infermiere e il lavoro sulle core competence e sulle specifiche specializzazioni rappresenta un’importante guida per chi si occupa di questo settore

 

Ogni anno circa 550.000 persone hanno bisogno di cure palliative e oltre 180.000 manifestano anche bisogni complessi con necessità di vere e proprie équipe multispecialistiche nei diversi luoghi di cura: dall’ospedale agli hospice, dalle strutture residenziali a domicilio.

 

In questa organizzazione gli infermieri sono essenziali: nell’assistenza domiciliare, su una media di 25 ore di assistenza per paziente terminale nel 2022, secondo gli ultimi dati pubblicati dal ministero della Salute, 17 sono svolte dagli infermieri che sono anche quelli più presenti a fianco degli assistiti come numero di accessi per caso (quasi 20 contro una media di 6-7 degli altri operatori).

 

Anche il Codice deontologico degli infermieri parla chiaro in questo senso. Nelle cure palliative: “L’infermiere presta assistenza infermieristica fino al termine della vita della persona assistita. Riconosce l’importanza del gesto assistenziale, della pianificazione condivisa delle cure, della palliazione, del conforto ambientale, fisico, psicologico, relazionale e spirituale. L’infermiere sostiene i familiari e le persone di riferimento della persona assistita nell’evoluzione finale della malattia, nel momento della perdita e nella fase di elaborazione del lutto”.

 

Ma gli infermieri, che mancano in assoluto nel panorama nazionale, sono ancora meno nel settore delle cure palliative: secondo l’ultima rilevazione di marzo 2024 della Società Italiana di Cure Palliative (SICP, di cui fanno parte medici e infermieri), sono attivi in questo tipo di assistenza circa 1.500 professionisti, mentre di infermieri ne servirebbero almeno 4.550:  una carenza di 3.050 unità. E nei 230 hospice presenti in Italia, ne mancano circa 600.

 

La legge di Bilancio 2023 ha prescritto di arrivare al 2028 con una copertura dell’assistenza domiciliare del 90% della popolazione interessata: “Un risultato sfidante e non impossibile”, secondo la FNOPI.

 

“Per aumentare il livello dell’assistenza dal punto di vista della qualità, clinico, relazionale e dell’umanizzazione delle cure – spiega la presidente Barbara Mangiacavalli – sarebbe anche opportuno ampliare le esperienze di Hospice a gestione infermieristica che già si sono dimostrati efficaci per l’assistenza. E gli infermieri devono essere coinvolti in prima persona oltre che nell’assistenza anche nell’informazione e nell’educazione ai malati che soffrono, visto l’alto livello e l’intensità della relazione di cura che hanno con questi, anche per quanto riguarda la digitalizzazione dell’assistenza che può risolvere molti aspetti delle fragilità, ma ha bisogno di essere portata nelle case, spiegata, monitorata e gestita da chi assiste questi pazienti”.

 

Per farlo però, aggiunge, “è il momento di riconoscere le specializzazioni infermieristiche; in questo caso dare spazio alla professione infermieristica sulla gestione della terapia del dolore”.

 

“Vogliamo e chiediamo – afferma –  di essere coinvolti in prima persona nell’assistenza a tutto campo nelle cure palliative come espressione del necessario, anzi direi ormai indispensabile, insostituibile e ineludibile lavoro in team, priorità per ogni professionista dedicato ad affrontare accanto ai pazienti il loro dolore, come in questa giornata ha anche sottolineato la Fondazione Ghirotti, da 50 anni impegnata nella diffusione di una cura dal volto più umano, rispettosa della dignità della persona malata e dei suoi familiari, con l’unico obiettivo da raggiungere ben identificato nel benessere del malato che va anche al di là del momento dell’acuzie e dell’emergenza”.

 

“La cultura del sollievo – conclude – è non solo una necessità, ma un dovere morale e fare sì che si propaghi e sia compresa è un compito non solo meritorio dal punto di vista umano, ma professionalmente caratterizzante per chi, come gli infermieri, ha deciso di dedicare la vita al prendersi cura”.

Marina Cozzo è nata a Latina il 27 maggio 1967, per ovvietà logistico/sanitarie, da genitori provenienti da Pantelleria, contrada Khamma. Nel 2007 inizia il suo percorso di pubblicista presso la testata giornalistica cartacea L'Apriliano - direttore Adriano Panzironi, redattore Stefano Mengozzi. Nel 2014 le viene proposto di curarsi di Aprilia per Il Corriere della Città – direttore Maria Corrao, testata online e intraprende una collaborazione anche con Essere Donna Magazine – direttore Alga Madia. Il 27 gennaio 2017 l'iscrizione al Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti nel Lazio. Ma il sangue isolano audace ed energico caratterizza ogni sua iniziativa la induce nel 2018 ad aprire Il Giornale di Pantelleria.

Salute

Pantelleria, un’isola senza nascite. Dal 2018 non più un pantesco, etnia destinata all’estinzione

Giada Zona

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Pantelleria senza punto nascita attivo dal 2018.
Sotto la voce “nati” del registro dell’Anagrafe solo marsalesi e trapanesi. La proposta Mustacciuoli

E’ solo un lontano ricordo recarsi all’ospedale di Pantelleria e poter partorire.
La vicenda inizia nel 2012, quando il Punto Nascita viene chiuso e già da qui i panteschi non sono stati in silenzio.

Dal 2012 al 2018 ci sono state delle aperture transitorie del punto nascita, registrando alcune nascite avvenute sull’isola ma solo in determinati periodi. Ci troviamo di fronte a una situazione poco chiara che colpisce Pantelleria da tanti anni, troppi. E non finisce qui.
Tutto si complica nel 2019, in seguito al D.A. della Regione Siciliana che, in forza di quanto disposto dal D.M. Balduzzi 2/04/2015 n. 70, stabilisce la chiusura dei punti nascita con meno di 500 parti all’anno. Poco dopo arriva la pandemia, complicando ancora di più la vita delle neo mamme pantesche: un’emergenza nell’emergenza. 

I trasferimenti in terraferma

Le donne pantesche in gravidanza sono costrette a partire un mese prima del parto, lasciando la famiglia, gli amici, gli affetti. Il proprio nido, direbbe Pascoli. 
Per aiutare le gestanti, la regione Sicilia versa loro un contributo, ma a parto compiuto. Anche questo aspetto ci lascia molti dubbi e perplessità.
Le neo mamme devono avere le disponibilità economiche per completare la loro gravidanza, dovendo trasferirsi fuori dall’isola tra Marsala, Mazara del Vallo, Trapani e anche Palermo; dovendo soggiornare almeno da 20 giorni prima della scadenza della gravidanza.

La donna in gravidanza può prendere un aereo e raggiungere la terraferma in circa 30 minuti, oppure può prendere la nave, un mezzo di trasporto solo apparentemente più economico. Basti pensare alla durata del viaggio, sei lunghe ore, e diventa ancora più oneroso se la futura mamma ha bisogno di portare con sé la macchina.

La voce dei panteschi


Pantelleria non è mai rimasta indifferente a questo tema, ma fin dall’inizio ha dimostrato la sua sensibilità. L’interesse per la questione del punto nascita ha rappresentato e rappresenta un collante sociale, cioè un elemento che riesce a tenere insieme la comunità pantesca, unita nella stessa lotta.
In prima linea troviamo il comitato “Pantelleria Vuole Nascere“, un gruppo sociale che chiede il riconoscimento del diritto di nascere a Pantelleria, molto attivo per la conquista di un diritto che ci viene negato. Tra le varie iniziative, ricordiamo il sit-in svolto davanti l’ospedale, iniziato il 2 settembre 2020 per denunciare la sospensione delle attività della sala parto. Proprio in questo periodo lanciano lo slogan #perilmiopartoiononparto, poi diventato manifesto del gruppo.

Presidente del Consiglio Comunale Giuseppe Spata, l’attuale assessore Massimo Bonì e alcuni panteschi di Aprilia


Non solo cittadini comuni, ma anche i personaggi politici dell’isola hanno espresso la loro voce. Pensiamo a Giuseppe Spata, ex Presidente del Consiglio Comunale di Pantelleria, presente a una manifestazione svoltasi sei anni fa a Roma. Ricordiamo anche l’ex sindaco di Pantelleria, Vincenzo Campo, che nel 2020 si recò davanti l’ospedale e iniziò uno sciopero della fame come segno di protesta. 

L’allora sindaco Campo, vice Caldo e Vallini, in sciopero della fame davanti il presidio ospedaliero di Pantelleria

Un diritto negato

Si pensi a una donna pantesca in gravidanza con un figlio piccolo di cinque anni. È costretta ad andarsene per mettere al mondo un’altra vita. Decide di prendere l’aereo. Valigie in macchina e direzione aeroporto. Ultimi abbracci con i familiari e poi il bambino domanda: “mamma, perché vai via?” E lei prova a dire qualcosa, ma come puoi spiegarlo? Ultimi abbracci (adesso ultimi per davvero) e via. La mamma fa i controlli e sale sull’aereo. Probabilmente è sola, perché i familiari e gli amici non possono assentarsi per un mese dal lavoro, o forse no, magari qualcuno è riuscito a partire con lei anche solo per qualche giorno. Posto 10 A, si siede. Gli assistenti di volo iniziano a dire le solite cose, ma oggi non li ascolta. L’aereo parte,ma l’occhio cade giù e vede Pantelleria. Inevitabilmente, non può fare a meno di immaginare un punto nascita attivo. Così si perde tra i suoi pensieri: pensa alle più fortunate, alle donne che possono partorire nel luogo in cui vivono, affiancate dalle persone più care. Pensa un po’, possono anche continuare a vivere normalmente, come sempre, senza trasferirsi in un’altra città.Così continua il viaggio in aereo, un viaggio breve, ma ricco di emozioni e riflessioni. Atterra a Trapani, ma non vede l’ora di tornare a Pantelleria, con il bimbo o bimba tra le braccia. Inizia a immaginare gli occhi felici della sua famiglia che, come da tradizione, si chiederanno: “a cu somigghia?”
In queste condizioni è plausibile pensare che molte donne evitino di rimanere incinta e pensare a metter su famiglia, per le troppe complicazioni che una maternità comporta.

Pantelleria ha il compito di impegnarsi affinché le donne possano vivere il lieto evento della nascita nella terra che amano e in cui vivono.

Proposta di legge di Mustacciuoli

Nella nostra isola è sempre acceso l’interesse per questo tema, come dimostra, in ultimo in termini di tempo, una proposta di legge promossa da Aurelio Mustacciuoli, residente pantesco attivo nelle varie problematiche dell’isola, e Filippo Panseca, artista da poco scomparso e molto legato a Pantelleria.
L’iniziativa nasce per permettere ai figli di genitori residenti sull’isola di essere registrati come nati a Pantelleria, nonostante il parto avvenga altrove. Sembra una proposta ragionevole, considerando che la nostra isola riprenderebbe a registrare nascite, un’isola la cui popolazione è caratterizzata sempre più da anziani.

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Salute

Mazara, all’Ospedale Ajello il primo ambulatorio pubblico di medicina dello sport della provincia di Trapani

Redazione

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Nasce all’ospedale Abele Ajello di Mazara del Vallo il primo ambulatorio pubblico ospedaliero di medicina dello sport della provincia di Trapani

 L’ambulatorio, che sarà inaugurato il prossimo mese, è ubicato all’interno dell’Unità operativa UTIC con Cardiologia del presidio sanitario e offrirà servizi mirati per coloro che svolgono attività sportiva in maniera agonistica, ma anche non agonistica. L’ambulatorio si avvarrà dell’apporto di Stefano Saladino, cardiologo in servizio al reparto e specialista in medicina dello sport.
“Con l’ambulatorio ospedaliero di medicina dello sport- spiega il direttore generale dell’Asp Trapani Ferdinando Croce – potenziamo e rendiamo più innovativa l’offerta sanitaria territoriale, attraverso un approccio integrato tra due branche della medicina, che punta non solo a curare ma a prevenire alcune patologie, con un particolare riguardo alla salute cardiovascolare dei giovani atleti e di tutti coloro che praticano attività fisica in modo regolare”.
Controlli regolari e approfonditi infatti consentono di individuare precocemente fattori di rischio e condizioni asintomatiche negli atleti.
“Ringrazio il direttore generale – dice Michele Gabriele, primario del reparto di Cardiologia- per la sensibilità, la disponibilità e la determinazione con cui ha voluto che ripartisse un servizio così importante. Vogliamo offrire una medicina dello sport moderna, in linea con le ultime linee guida nazionali ed internazionali, che vada ben oltre la semplice certificazione per la pratica sportiva agonistica, promuovendo la prevenzione e diffondendo una cultura della salute”.

Le visite per l’ambulatorio di #medicinadellosport possono essere prenotate attraverso il CUP, Centro unico prenotazioni. Importante sottolineare che per i minorenni, la visita per l’idoneità sportiva sarà gratuita, in quanto rientra nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA).
Inoltre il direttore generale dell’ASP ha emanato un bando a tempo indeterminato, per un posto di dirigente medico, specialista in Medicina dello sport, per coprire il profilo rimasto vacante dopo il pensionamento dello specialista in servizio alla Cittadella della Salute di Erice. Le domande entro il 6 marzo p.v. tramite il sito internet aziendale.

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Cronaca

Sanità Sicilia, UGL: “Selvaggia aggressione a Palermo ad un equipaggio del 118. Istituzioni si costituiscano parti civili contro i violenti”

Matteo Ferrandes

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“Ancora un’aggressione perpetrata con una violenza inaudita ai danni del personale sanitario. È quanto avvenuto a Palermo dove due membri dell’equipaggio di un’autoambulanza che stavano cercando di rianimare un cittadino sono stati colpiti con calci e pugni da due parenti dell’assistito. Solo l’intervento delle forze dell’ordine ha fermato la furia selvaggia degli aggressori. E’ evidente come tutti gli strumenti, legislativi e di prevenzione, fin qui utilizzati non riescano a porre freno a una escalation di violenza contro gli operatori che sembra inarrestabile.
“L’errata percezione dei cittadini è che i professionisti della sanità impegnati quotidianamente siano nemici o comunque in qualche modo complici di un sistema di assistenza, regionale e nazionale, ormai al collasso.
“Chiediamo che per l’episodio specifico di Palermo vengano applicate le recenti norme che prevedono sanzioni più dure per chi commette violenza verso gli operatori sanitari. E nello specifico che le istituzioni si costituiscano parte civile nei procedimenti giudiziari a tutela dei lavoratori del 118 aggrediti. Rimanere inermi o limitarsi a stigmatizzare l’accaduto non serve. Bisogna far sentire agli operatori lo sforzo comune per garantire loro la massima sicurezza” dichiarano in una nota congiunta Gianluca Giuliano, segretario nazionale della UGL Salute e Coordinatore Nazionale dell’emergenza-urgenza UGL Salute.

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