Economia
Verso le Amministrative: approfondimento su processi di democrazia per i 19 comuni chiamati al voto

APPROFONDIMENTO SUI PROCESSI DI DEMOCRAZIA PARTECIPATA
NEI 19 COMUNI DELLA SICILIA OCCIDENTALE CHE ANDRANNO AL VOTO
9 NEL PALERMITANO, 6 NELL’AGRIGENTINO E 4 NEL TRAPANESE
Lettera aperta di “Spendiamoli Insieme” a candidati e cittadini
“La democrazia partecipata diventi tema di dibattito elettorale”
Sono 19 i Comuni della Sicilia Occidentale che andranno a elezioni amministrative
a giugno (in contemporanea con le Europee): 9 nell’Area Metropolitana di
Palermo, 6 nell’Agrigentino e 4 nel Trapanese. È ancora troppo presto per sapere
se i candidati renderanno o meno la democrazia partecipata tema di dibattito
elettorale. Ma il team del progetto di monitoraggio civico “Spendiamoli Insieme”,
realizzato da Parliament Watch Italia con il sostegno di Fondazione CON IL SUD, ci
prova a far sì che lo diventi, verificando quanto succede in ciascuno dei 19
Comuni. Una sorta di “lettera aperta” ai futuri candidati alle amministrative e,
ancor di più, ai cittadini elettori per ricordare che «la democrazia partecipata è
una cartina di tornasole del dialogo – o della mancanza di dialogo – tra
amministratori e amministrati, perché è una partecipazione che non si esaurisce
nei pochi giorni di una tornata elettorale, ma, al contrario, si sviluppa tutto l’anno,
tutti gli anni».
Il monitoraggio civico di “Spendiamoli Insieme”, basato su tutte le notizie che si
riesce a trovare sul web, dagli atti ufficiali agli articoli di stampa, consente di
controllare se, come e quando sia stata attuata gran parte degli obblighi di legge.
Basta cliccare sul Comune che interessa e sull’anno o gli anni di cui si vuole sapere
di più. «Il consiglio per tutti i cittadini che si ritroveranno da qui ad un paio di mesi
ad andare alle urne – conclude il team di ricercatori – è quello di dare un’occhiata
a cosa succede nel proprio Comune su www.spendiamolinsieme.it. Sia per essere
consapevoli dei propri diritti sia per chiedere ai candidati che tali diritti siano
pienamente garantiti». Intanto, però, ecco l’analisi Comune per Comune.
LIBERO CONSORZIO DI AGRIGENTO
Due dei sei Comuni dell’Agrigentino che andranno ad Elezioni Amministrative a
giugno si muovono bene in tema di democrazia partecipata. Sono Santa
Elisabetta e Alessandria della Rocca.
Santa Elisabetta (2.172 abitanti), ha già stabilito, con delibera del 20 febbraio,
il budget e le aree tematiche alle quali dovranno fare riferimento i progetti dei
cittadini per la democrazia partecipata di quest’anno. L’anno scorso furono 7 i
progetti presentati e ammessi a votazione e votò praticamente un quinto
dell’intera popolazione (424 votanti). Numeri buoni in termini di
partecipazione, insomma, sia quello delle proposte sia quello dei votanti. Unico
dettaglio non perfettamente aderente alla normativa il fatto che, con più di 10
mila euro disponibili (esattamente 14.843,29), il processo avrebbe dovuto
avviarsi entro il 30 giugno ed invece è partito a settembre. Ma Santa Elisabetta
ha comunque un altro merito in termini di partecipazione: ha stabilito infatti di
ammettere a finanziamento sempre almeno tre proposte, alle quali riservare il
45%, il 30% e il 25% del totale in ragione del posizionamento in termini di voti.
È successo l’anno scorso ma anche negli anni precedenti a partire dal 2020.
Infine, il regolamento, approvato nel lontano 2017, nonostante la “vecchiaia”
risulta adeguato alla normativa ed è di grande apertura: la partecipazione è
ammessa anche ai minorenni, dai 16 anni in su; sono garantite tutte le fasi,
comprese la presentazione di proposte e l’espressione di preferenze; si
prevede la possibilità di realizzare incontri pubblici sul tema.
Quasi tutto ok in termini di democrazia partecipata anche ad Alessandria della
Rocca (2.521 abitanti). Con circa 20 mila euro annuali, la cittadina ha già
pubblicato l’avviso per il 2024 e negli anni scorsi ha sempre portato a termine i
propri processi, spesso ricevendo un buon numero di progetti dai cittadini e
svolgendo quasi sempre anche la fase delle votazioni (anche se giusto nel 2023
le votazioni sono “saltate” perché le risorse erano sufficienti a realizzare le sole
due proposte ricevute). Nota di merito ulteriore un regolamento (datato 2019)
che ammette alla partecipazione “tutti coloro che anche se non residenti
hanno il domicilio presso questo Comune”. Come a dire che essere cittadini
significa aver a cuore la comunità e il territorio, al di là delle “carte bollate”.
Uno dei sei Comuni dell’Agrigentino deve invece impegnarsi di più. È
Caltabellotta (3.238 abitanti) dove si attende l’avvio del processo di
democrazia partecipata per il 2024. Negli anni scorsi la cittadina, che ha un
regolamento del 2019, ha attivato i propri processi, talvolta modificando le
scadenze per dare maggiori possibilità di coinvolgimento ai cittadini. Qui c’è un
“nota bene” che riguarda proprio i soldi. A fronte di circa 20 mila euro di
risorse annuali disponibili per la democrazia partecipata il Comune, da qualche
anno, aggiunge qualcosa come 15 mila euro dalle proprie casse (vedi avviso
dell’anno scorso). Una buona prassi che dà la misura del valore attribuito
dall’ente locale alla partecipazione dei cittadini. C’è però una nota molto
dolente: per due anni consecutivi – 2022 e 2023 – non si è votato. Due anni fa
non si è attivata la fase della votazione perché i progetti presentati
prevedevano una copertura finanziaria esattamente uguale alle somme a
disposizione, e l’anno scorso non c’è stata votazione e i fondi sono andati a
tutte le proposte presentate (come si legge nell’esito) grazie anche alla
possibilità di chiedere una rimodulazione dei propri progetti da parte dei
proponenti.
L’espressione di preferenze – è utile ricordarlo – è una fase obbligatoria per
legge e se succede troppo spesso che non ce ne sia “bisogno”, perché per
“fortunata casualità” i fondi bastano a realizzare i progetti presentati, be’ non
sembra davvero che sia tutto oro quello che luce.
Gli altri tre Comuni dell’Agrigentino invece fanno molto male (o non fanno) i
propri processi di democrazia partecipata.
A Naro (7.051 abitanti) il regolamento di democrazia partecipata c’è (ed è
datato 2020) ma i fondi, che sono attorno ai 7 mila euro annui, restano non
spesi e vengono quindi “restituiti” alla Regione perché i processi non vengono
attivati. La notizia più vicina nel tempo che i ricercatori di “Spendiamoli
Insieme” hanno rintracciato risale al 2020 quando il Comune pubblicò un
avviso per chiamare i cittadini alla partecipazione, avviso a cui non diede
seguito con il risultato che anche quell’anno i soldi tornarono indietro a
Palermo.
Il Comune oggi commissariato di Campobello di Licata (9.175 abitanti) dispone
di fondi annuali di democrazia partecipata che viaggiano attorno ai 12 mila
euro e svolge da sempre i propri processi. C’è però un grosso “ma”. Nella
cittadina manca infatti il regolamento di democrazia partecipata, obbligatorio
per legge. L’anno scorso, inoltre, il Comune non ha reso noto il numero di
votanti (vedi esito) al contrario di quanto accaduto nel 2022. Niente votazioni,
poi, sia nel 2021, a fronte di un solo progetto presentato e “automaticamente”
finanziato, sia nel 2020 quando – testuale – “il Consiglio Comunale ha
deliberato all’unanimità” il progetto da finanziare.
A Racalmuto (7.645 abitanti) si parte male fin dal regolamento di democrazia
partecipata, adottato nel 2019, che, semplicemente, non prevede l’espressione
di preferenze da parte dei cittadini. I progetti vengono scelti direttamente dalla
Giunta con approvazione, in seno al Bilancio, da parte del Consiglio. Detto
questo, la cittadina ha fondi annuali di democrazia partecipata di 12 mila e
rotti euro e riesce ad assegnarli un anno sì e uno no.
AREA METROPOLITANA DI PALERMO
Nessuno dei nove Comuni del Palermitano che andranno ad elezione
amministrativa a giugno svolge davvero bene i propri processi di democrazia
partecipata. Ma quattro di questi Comuni fanno “meno peggio”. Si tratta di
Bagheria, Bompietro, Borgetto e San Mauro Castelverde.
Bagheria (53.221 abitanti, alle Amministrative di giugno con il proporzionale)
ha adottato il regolamento di democrazia partecipata nel 2019 ammettendo
alla partecipazione i cittadini residenti che abbiano compiuto i 16 anni d’età. Di
più. Ai cittadini che vogliano presentare proposte fornisce una scheda-progetto
molto chiara. Il problema è che dà loro appena una settimana di tempo per
farsi venire un’idea e partecipare. È accaduto l’anno scorso ma anche nel 2022
e nel 2021. Sette giorni sono troppo pochi. Chi non ci ha pensato prima e non
ha preparato un progetto si ritrova di fatto escluso. E non è tutto. Gli avvisi
arrivano molto dopo la scadenza del 30 giugno prevista per i Comuni con più di
10 mila euro. Bagheria ha a disposizione ogni anno per la democrazia
partecipata dai 13 mila ai 16 mila euro. Nel 2023 l’avviso è datato 14 dicembre,
nel 2022 29 novembre, nel 2021 17 novembre. Insomma, si fa tutto l’iter di
gran corsa. E infatti se per il 2021 i ricercatori di “Spendiamoli Insieme” non
hanno trovato l’esito (ma notizie di stampa hanno reso noto il progetto
vincitore), nel 2022 l’incontro pubblico per l’espressione delle preferenze (che
ha registrato 768 votanti) si è tenuto il 21 dicembre mentre il processo del
2023 si è concluso con l’assemblea tenuta il 31 gennaio di quest’anno (e con
1195 votanti).
A Bompietro (1.224 abitanti) nel 2021 è stato approvato il nuovo regolamento
di democrazia partecipata. La cittadina svolge i processi annuali e assegna i
fondi che viaggiano attorno ai 7/8 mila euro. Qui il problema è ciò che è
accaduto nel 2023 quando, anche se tutte le fasi dell’iter sono state realizzate,
le notizie sono rimaste incomplete. Dei progetti vincitori in pratica si conosce
solo il numero di protocollo (negli anni precedenti veniva reso noto il
contenuto del progetto o dei progetti vincitori ma non il/i proponente/i).
L’informazione – completa e tempestiva – è richiesta dalla legge. Ed è, neanche
a dirlo, fondamentale perché i cittadini possano partecipare appieno nonché
“vigilare” sull’intera procedura.
Borgetto (7.134 abitanti) non sembra aver completato il processo di
democrazia partecipata dell’anno scorso (quando i fondi disponibili erano di
quasi 8 mila euro): i ricercatori di “Spendiamoli Insieme” non sono riusciti a
rintracciare l’esito. Nel 2022 il Comune pubblicò l’avviso e anche l’esito, ma ci
fu un solo progetto presentato e niente votazioni. Andando indietro, si registra
un nulla di fatto anno dopo anno, dal 2021 in giù. Tocca vedere se da
quest’anno la cittadina si metterà in riga, visto che dispone finalmente del
documento fondamentale: il regolamento di democrazia partecipata, che
ammette alla partecipazione anche “tutti i cittadini che abbiano compiuto il
sedicesimo anno di età”, è stato adottato giusto l’anno scorso.
Informazione incompleta in tema di democrazia partecipata, infine, a San
Mauro Castelverde (1.701 abitanti), Comune oggi commissariato. La cittadina
ogni anno assegna i fondi di democrazia partecipata (che ammontano a circa
12 mila euro annui) e dispone di un regolamento che, pur molto vecchio,
risalendo al 2015, prevede la realizzazione di tutte le fasi indicate dalla
normativa. Nella pratica, oltre a un costante ritardo dell’avvio dei processi, che
dovrebbero essere attivati entro il 30 giugno e invece vengono attivati di
norma ad ottobre, la modalità adottata per la raccolta delle preferenze è
quella dell’assemblea pubblica, a conclusione della quale c’è un verbale che
corrisponde all’esito e indica il progetto vincitore a cui vanno i fondi. Cosa
manca? Quasi tutto. Non si conoscono le proposte presentate, né da chi siano
state presentate. E non si sa quanti cittadini abbiano partecipato all’Assemblea
né quanti voti di preferenza siano stati espressi. Come già ripetuto mille volte,
completezza e tempestività dell’informazione sono richieste dalla normativa e,
anche, dal senso stesso della democrazia partecipata.
Fanno invece molto male (o non fanno) i propri processi di democrazia
partecipata gli altri cinque Comuni: Cinisi, Corleone, Monreale, Palazzo Adriano
e Roccamena.
Vediamo i dettagli.
Nel Comune di Cinisi (11.941 abitanti), oggi commissariato, è proprio il
regolamento di democrazia partecipata, adottato nel 2018, a consentire di
“saltare” la fase della votazione delle preferenze da parte della popolazione,
che pure è obbligatoria per legge. E infatti il documento prevede che solo
“qualora i progetti presentati, dopo avere superato la valutazione di fattibilità
tecnico-giuridica da parte degli uffici, richiedano un impegno di risorse
superiore a quello previsto per ciascuna area tematica, saranno sottoposti alla
valutazione della cittadinanza, che potrà esprimersi con una scheda di voto”.
Sembrerebbe una considerazione ovvia. Se ci sono fondi sufficienti per tutte le
proposte, la votazione non ha ragione d’essere. E però è davvero
statisticamente probabile che ogni anno si riesca a non consultare i cittadini? A
Cinisi – che ha fondi annuali di circa 7.500 euro – accade proprio questo. Nel
2023 3 proposte arrivate, 2 scartate, 1 ammessa e finanziata. Niente votazioni.
Nel 2022 10 proposte arrivate, giudicate “tutte equivalenti” e tutte ammesse e
finanziate. Niente votazioni. Nel 2021 3 proposte, “equivalenti” e finanziate.
Niente votazioni. Il meccanismo adottato nella cittadina non sembra essere di
quelli che realizzano vera partecipazione. Ancora una volta, la domanda è
legittima: senza partecipazione, che democrazia partecipata è?
Anche a Corleone (10.493 abitanti) per la democrazia partecipata non si vota.
La fase dell’espressione delle preferenze manca proprio nel regolamento,
datato 2017. Non bastasse, nel 2023 tutto il processo risulta realizzato in
“calcio d’angolo”. La città – che aveva 12 mila euro a disposizione – ha
pubblicato l’avviso il 18 dicembre e l’esito è arrivato il 2 febbraio di
quest’anno, doppiamente fuori tempo massimo. Avendo più di 10 mila euro
disponibili, Corleone avrebbe dovuto pubblicare l’avviso entro il 30 giugno e –
comunque – l’impegno di spesa secondo la normativa doveva essere preso
entro il 31 gennaio di quest’anno.
Votazioni di democrazia partecipata assenti pure a Monreale (38.665 abitanti,
Amministrative di giugno con il metodo proporzionale). Nel regolamento,
datato 2019, si prevede o la consultazione, con tanto di espressione di
preferenza da parte dei cittadini, o la progettazione partecipata, nella quale
devono essere coinvolti tutti i portatori di interesse. Peccato però che i
cittadini possano “preferire” solo tra progetti presentati dal Comune. Il
risultato è che i fondi di democrazia partecipata (annualmente tra i 13 mila e i
15 mila euro) sono destinati a opere o servizi predisposti dall’Amministrazione.
Belli o brutti che siano, il problema è che la normativa e la ratio della
democrazia partecipata prevedono che siano i cittadini a proporre i progetti tra
i quali poi sempre i cittadini devono scegliere quello o quelli da realizzare.
A Palazzo Adriano (1.849 abitanti) non si sa quello che succede. I ricercatori di
“Spendiamoli Insieme” hanno trovato qualche volta gli avvisi con cui si avvia il
processo di democrazia partecipata ma mai gli esiti. E in qualche anno, come
nel 2023, non sembra esserci nemmeno l’avviso. La cittadina dispone di 11/12
mila euro annui. Il regolamento c’è ed è del 2017 ma prevede che sia
l’Amministrazione a scegliere i progetti.
Invece a Roccamena (1.394 abitanti) il regolamento di democrazia partecipata
non c’è. Un anno sì e due no il Comune svolge comunque il processo e assegna
i fondi (circa 7 mila euro annui). È successo nel 2023, quando l’intero iter si
svolse a dicembre (una sola proposta pervenuta e automaticamente
finanziata). Nulla di fatto invece nel 2022. Nel 2021 ancora una sola proposta
ricevuta e ammessa a finanziamento.
LIBERO CONSORZIO DI TRAPANI
Fanno male, non rispettando la normativa, o non fanno del tutto i processi di
democrazia partecipata tutti i Comuni del Trapanese che vanno ad elezione
amministrativa a giugno: Castelvetrano, Mazara del Vallo, Salaparuta e Salemi.
Castelvetrano (29.592 abitanti, alle Amministrative di giugno con il metodo
proporzionale) è uno dei Comuni che in tema di democrazia partecipata fanno
peggio, per il semplice motivo che non attiva i processi, rimanda al mittente i fondi (che dalle informazioni ufficiali stanno attorno ad appena 1500 euro
annui) e non ha ancora nemmeno il regolamento, del quale si sa solo che una
proposta è stata approvata dalla Giunta e deve passare in Consiglio Comunale.
Fa malissimo pure Mazara del Vallo (50.312 abitanti, alle Amministrative con il
proporzionale). La città ha un regolamento di democrazia partecipata che è
stato modificato nel 2021 e – stando agli ultimi dati ufficiali – dispone di circa
2000 euro annui. Ma in pratica non svolge i processi. I ricercatori hanno
trovato talvolta degli avvisi e non gli esiti, e comunque solo andando indietro
nel tempo. Nell’ultimo triennio della democrazia partecipata a Mazara del
Vallo non c’è traccia.
A Salaparuta (1.595 abitanti) fin nel regolamento di democrazia partecipata
(che è del 2021) le fasi di presentazione delle proposte e di espressione di
preferenze sono unificate, contrariamente a quanto previsto dalla legge. Non
per caso, i progetti di anno in anno realizzati con i fondi di democrazia
partecipata (circa 12/13 mila euro annui) sono sempre definiti dal Comune.
Non si prevede la fase della votazione anche nel regolamento di democrazia
partecipata, datato 2017, di Salemi (10.082 abitanti). La scelta dei progetti a
cui assegnare i fondi e delle risorse da assegnare a ciascuno di questi progetti
viene fatta dalla Giunta e poi approvata dal Consiglio Comunale,
contrariamente a quanto previsto dalla legge. Non bastasse, la fase della
presentazione dei progetti da parte dei cittadini si svolge negli ultimi mesi
dell’anno, nonostante, con fondi annuali di circa 11 mila euro, dovrebbe essere
realizzata entro il mese di giugno.
Fonte dell’approfondimento:
www.spendiamolinsieme.it
Per info e dettagli: Giuseppe D’Avella, Parliament Watch Italia
Tel. 348.9584581
Economia
Comune di Trapani primo capoluogo siciliano per partecipazione bandi. Nella provincia seconda Pantelleria

𝐈𝐥 𝐂𝐨𝐦𝐮𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐓𝐫𝐚𝐩𝐚𝐧𝐢, 𝐠𝐮𝐢𝐝𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐚𝐥 𝐒𝐢𝐧𝐝𝐚𝐜𝐨 𝐆𝐢𝐚𝐜𝐨𝐦𝐨 𝐓𝐫𝐚𝐧𝐜𝐡𝐢𝐝𝐚, 𝐞̀ 𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐜𝐢𝐭𝐭𝐚̀ 𝐜𝐚𝐩𝐨𝐥𝐮𝐨𝐠𝐨 𝐬𝐢𝐜𝐢𝐥𝐢𝐚𝐧𝐚, 𝐩𝐞𝐫 𝐧𝐮𝐦𝐞𝐫𝐨 𝐝𝐢 𝐦𝐢𝐥𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐝𝐢 𝐞𝐮𝐫𝐨 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐜𝐞𝐭𝐭𝐚𝐭𝐢, 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞𝐜𝐢𝐩𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐚 𝐛𝐚𝐧𝐝𝐢 𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐢, 𝐝𝐢 𝐟𝐢𝐧𝐚𝐧𝐳𝐢𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐏𝐍𝐑𝐑, 𝐧𝐨𝐧𝐜𝐡𝐞́ 𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐜𝐢𝐭𝐭𝐚̀ 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐨𝐯𝐢𝐧𝐜𝐢𝐚 𝐝𝐢 𝐓𝐫𝐚𝐩𝐚𝐧𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐦𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨𝐫𝐞 𝐞𝐧𝐭𝐢𝐭𝐚̀ 𝐟𝐢𝐧𝐚𝐧𝐳𝐢𝐚𝐫𝐢𝐚 𝐚𝐜𝐪𝐮𝐢𝐬𝐢𝐭𝐚.
𝑳‘𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐚 𝑷𝒓𝒐𝒗𝒊𝒏𝒄𝒊𝒂 𝒅𝒊 𝑻𝒓𝒂𝒑𝒂𝒏𝒊 conta infatti 188,87 milioni di finanziamenti PNRR conquistati (di cui 48.250.000€ la sola città di Trapani) che serviranno per realizzare numerosi progetti di sviluppo e innovazione.
𝑰𝒍 𝑪𝒐𝒎𝒖𝒏𝒆 𝒅𝒊 𝑻𝒓𝒂𝒑𝒂𝒏𝒊 si è distinto per aver conquistato ben 48,25 milioni di euro, con un euro pro capite di 879,08 (𝐸𝑢𝑟𝑜 𝑝𝑟𝑜 𝑐𝑎𝑝𝑖𝑡𝑒 𝑠𝑖𝑔𝑛𝑖𝑓𝑖𝑐𝑎 𝑙’𝑎𝑚𝑚𝑜𝑛𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑚𝑒𝑑𝑖𝑜 𝑑𝑖 𝑒𝑢𝑟𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝑐𝑖𝑎𝑠𝑐𝑢𝑛 𝑎𝑏𝑖𝑡𝑎𝑛𝑡𝑒, 𝑠𝑜𝑙𝑖𝑡𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑐𝑎𝑙𝑐𝑜𝑙𝑎𝑡𝑜 𝑑𝑖𝑣𝑖𝑑𝑒𝑛𝑑𝑜 𝑢𝑛𝑎 𝑠𝑜𝑚𝑚𝑎 𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒 (𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑖𝑙 𝑃𝐼𝐿) 𝑝𝑒𝑟 𝑖𝑙 𝑛𝑢𝑚𝑒𝑟𝑜 𝑑𝑖 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑒, 𝑝𝑒𝑟𝑚𝑒𝑡𝑡𝑒𝑛𝑑𝑜 𝑐𝑜𝑠𝑖̀ 𝑑𝑖 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑎𝑟𝑎𝑟𝑒 𝑙𝑎 𝑟𝑖𝑐𝑐ℎ𝑒𝑧𝑧𝑎 𝑚𝑒𝑑𝑖𝑎 𝑝𝑒𝑟 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑎 𝑖𝑛 𝑙𝑢𝑜𝑔ℎ𝑖 𝑑𝑖𝑣𝑒𝑟𝑠𝑖. 𝐿’𝑒𝑠𝑝𝑟𝑒𝑠𝑠𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑒𝑟𝑖𝑣𝑎 𝑑𝑎𝑙 𝑙𝑎𝑡𝑖𝑛𝑜 “𝑝𝑟𝑜 𝑐𝑎𝑝𝑖𝑡𝑒”, 𝑐ℎ𝑒 𝑣𝑢𝑜𝑙 𝑑𝑖𝑟𝑒 ‘𝑝𝑒𝑟 𝑡𝑒𝑠𝑡𝑎’).
Nella provincia, Pantelleria è il secondo comune, come risulta dalla tabella
Cultura
Tra spezie, musica tunisina e danzatrici del ventre: Marina Cous Cous conquista tutti, nel segno del Mediterraneo

Profumi di spezie, suoni che arrivano dal Maghreb, danze che raccontano storie antiche: Marina di Ragusa per tre giorni è diventata il cuore pulsante del Mediterraneo grazie alla prima edizione di Marina Cous Cous – Sagra del Couscous Mediterraneo, che si è conclusa ieri sera tra grande partecipazione e applausi.
Il cous cous è stato il vero protagonista della manifestazione. In tantissimi hanno fatto la fila agli stand per gustarlo nelle tre versioni proposte: alle verdure, nella variante più semplice e antica; al pesce, amatissimo soprattutto nella declinazione siciliana; e alla carne, tipica delle cerimonie tunisine. A servire i piatti c’erano i volontari dell’associazione interculturale “Uniti senza frontiere”, che con il loro impegno hanno reso concreto il messaggio della rassegna: il cibo come occasione di incontro e condivisione.
La serata finale ha avuto un sapore particolarmente mediterraneo, grazie alle musiche tunisine del Ramzi Harrabi Ensemble e alle danzatrici del ventre che hanno coinvolto il pubblico con i loro balli, trasformando la Rotonda in un piccolo teatro a cielo aperto. Nei giorni precedenti, il festival aveva già regalato momenti di grande coinvolgimento con i concerti della Good Time Band e del gruppo folk I Beddi, ma anche con cooking show e laboratori per bambini che hanno permesso di scoprire il cous cous attraverso i cinque sensi, guidati da chef e food blogger come Luigi Geraci, Andrea Giannone, Fethia Bouhajeb, Salvina Scottino e Luisa Marabita.
Non è mancata nemmeno l’attenzione alla solidarietà: il cibo rimasto in esubero è stato donato all’associazione Mecca Melchita, che si occupa di sostegno alle famiglie più bisognose. Un gesto che ha chiuso idealmente il cerchio di un’iniziativa nata proprio all’insegna della condivisione.
Il bilancio è positivo: pubblico numeroso, stand sempre animati e un’atmosfera di festa che ha fatto da cornice all’intero fine settimana. La sagra è stata organizzata dall’Associazione Sicilia Event, con la direzione artistica di Marco Guastella, il patrocinio del Comune di Ragusa, la collaborazione della Pro Loco Mazzarelli e di Liolà, e la direzione food affidata a Barbara Conti. Fondamentale il sostegno degli sponsor e partner che hanno creduto nell’iniziativa: Fidagel, Despar Sicilia, Sicibia e 350 Grammi Showroom.
Economia
Pantelleria, Alice Bernardo chiude il negozio del Centro. Tutta la verità

Chiusura con mostra artistica firmata Alice Bernardo. Pantelleria Centro spogliato dell’anima
Da tempo circola la notizia che Alice Bernardo, titolare del negozio sito in Via Napoli, sulla scalinata, è intenzionata a chiudere i battenti per quella che per molti anni ha rappresentato una realtà commerciale apprezzata e che vanta una clientela consolidata nel tempo e non solo.
Abbiamo incontrato la signora e abbiamo approfittato per chiederle il perchè di questa decisione che ha spiazzato molte persone.
Questo negozio che ha una posizione strategica, abbiamo comprato tutto di tutte le cose belle che sono rimaste, che fanno parte del nostro guardarobba, perché sta vivendo adesso questo momento che l’ha indotta alla chiusura? Io non chiudo il negozio perché va male, chiudo il negozio perché per me è finito un ciclo. Nel senso che devo andare avanti. Io sono un’artista innanzitutto, un’artigiana e anche una creativa.
“Il negozio mi porta via tanto tempo. In questi sei anni di attività credo di aver veramente rivoluzionato quello che era il commercio a Pantelleria, facendo cose che addirittura sono state copiate anche fuori isola.
“Per esempio abbiamo fatto un Black Friday con “Pesca lo sconto”. E questa cosa, perché io ero all’interno di un gruppo di commercianti d’Italia, è andata diffusa in tutta Italia. Quindi le mie idee non sono rimaste soltanto a Pantelleria.
“Adesso io ho esaurito per quanto riguarda le idee di questo negozio, e voglio buttarmi su altro, quindi voglio ricominciare a dipingere, ricominciare a creare davvero e non posso assolutamente fare l’uno e l’altro, fare male uno e l’altro.”
Quindi qual è il prossimo progetto o il sogno nel cassetto? “Veda, io non sono fatta per vendere cose degli altri o cose preconfezionate e il mio sogno è sempre stato quello di essere libera e di non essere un criceto sulla ruota, come si suol dire. Quindi io salto fuori dalla ruota compiendo un atto di coraggio, saltando nel buio.
“Del resto, io sono abituata agli salti nel buio, ho cominciato con due calamite, poi abbiamo avuto l’ape, poi abbiamo avuto un negozietto piccolo, un altro un po’ più grande e ora uno più grande ancora.
Chiusura con evento
“Addirittura io ho iniziato senza cassa fiscale, perché non avevo un centesimo, quindi veramente ho iniziato da sotto a zero. La cosa bella che li voglio dire è che questo negozio prima di essere chiuso vivrà un momento bellissimo, nel senso che io all’interno di quel negozio farò la mia prima mostra dopo dieci anni, quindi all’interno ci sarà una mostra che si chiamerà Zero, dove conterò fino a dieci e il numero dieci sarà fuori dal negozio. Alla fine ci sarà una performance in cui verranno smontate le insegne, le insegne sono in vendita come pezzi veramente da collezione, pensate che sono fuori da sei anni e potrebbero starci altri 20, 30, 40 perché erano delle insegne veramente fatte bene, non si sono scolorite, non si sono piegate, niente di niente.
“E quindi finirò con questa performance e poi io continuo con Tania MR Crea, ho fatto la mia scelta, continuo con Tania, qua a Scauri, dove staremo aperti tutto l’anno, è la mia competitor che è diventata socia, quindi è una cosa bella per l’isola perché io ho continuato a voler dare un segno con i fatti e non solo con le parole. Due competitor che si mettono insieme per farsi forza l’uno con l’altro.
“Dopodiché io spero che questo negozio venga preso da persone che sappiano lavorare perché è un negozio che può dare, potrei portarlo avanti anch’io facendo dei passi indietro però, io passi indietro non posso fare, non voglio fare, dovrei fare delle rinunce.
“Due anni fa ho avuto una crisi perché davo praticamente tutto per questo negozio e sono finita in ospedale quasi con un infarto, è lì che ho deciso di mollare e da lì ho capito il mio percorso. Quell’attività su Via Napoli mi serviva per darmi visibilità e per crearmi un nome e ora credo a livello isolano di essermelo creato, quindi sono pronta ad andare avanti con una forza maggiore, che è quella di Tania, siamo due donne, due donne imprenditrici ma non solo, creative, con tanti sogni e devo dire che abbiamo le mani d’oro e come dice la frase di Mannarino?! ‘Non c’è nulla di peggio del talento sprecato’ e allora io non voglio più sprecarlo, voglio fare questo salto nel buio, la vita è una sola, forse, forse più di una, però io questa la voglio vivere intensamente.”
Quanti anni ha le e Tania? Rispettivamente 48 e 44 anni.
È la rivolta delle quarantenni? La rivolta delle donne quarantenni, tra l’altro che si sono sempre accontentate. Il problema di quest’isola che non cresce è anche la paura di mostrarsi, la paura di dire io posso, io voglio, questo io che non esiste e quindi non esiste neanche la collettività perché tu sei sempre lì a mettere maschere, a essere anche falso a volte. Al di là di tutto e di tutti, nessuno mi può spiegare.
Ma c’è tanto questo spirito, anche nelle sue piccole battaglie politiche, quando scendi in campo? “Certo! È una cosa che spicca, per cui era necessario secondo me il passaggio che stai compiendo. Assolutamente necessario, ripeto, non ho nessuna paura, io ho smesso di avere, ho fatto un percorso veramente di due anni da donna, in cui ho smesso di avere paura della morte, nel momento in cui tu non hai più paura della morte.
Tutto questo avviene mentre ci mostra delle maglie con i nomi delle contrade principali di Pantelleria: Khamma Gadir, Scauri
Lei è una persona comunque che ama e che crede nell’energia? “E’ così credo in tutto questo, avendo anche il potere di prano terapeuta, il dono di un’empatia grande, non ho più intenzione di nascondermi perché dire io non vuol dire che tu non lo sei, anzi vuol dire forza possiamo tutti. Perché abbiamo tutti veramente, la nostra vita è nelle nostre mani, le decisioni, bisogna essere forti, non avere paura di niente e di nessuno.
Appello per il Centro di Pantelleria, spogliato dell’anima
“Se lei mi permette, direttore, vorrei fare un appello per il centro. Mi dispiace dirlo, ma sono una persona che ha sempre visto lontano: ho venduto il pronto moda quando il pronto moda era all’apice, l’ho lasciato quando stava scendendo; Ho aperto Bambino quando era necessario e l’ho lasciato quando stava per scendere; e adesso vi posso dire che il centro ci metterà 3-4 anni per riprendersi.
“Quindi, purtroppo, il turismo si è spostato specialmente nelle contrade, perché le contrade adesso hanno dei negozi, hanno dei bar, hanno dei ristoranti. Se il centro non è bello, è una cosa oggettiva, non è una cosa soggettiva.
“Possiamo amarlo quanto vogliamo. Possiamo dire che un posto è bello perché lo amiamo, ma questa è una valutazione soggettiva. E oggettivamente il centro non è bello. Il centro, inoltre, vedo sempre di più che non ha un’anima. Per quanto prima potesse essere non bello, ma aveva un’anima, adesso sta venendo spogliato anche di quest’anima.
“E questo lo sentono tutti i turisti. Quando io ho fatto la diretta, che sono stata attaccata in tutti i modi. Ma il mio era voler fare qualcosa per il centro, perché la cosa è che noi non possiamo mettere mattoni, non possiamo abbellirlo, perché sappiamo benissimo che la burocrazia è quello che è.
“Il mio intento era anche quello di creare un gruppo che organizzi dei percorsi anche informativi, ma non solo, una mappa che poteva essere come quella del tesoro, in cui si invitava da un negozio all’altro a girare tutti i negozi, anche perché sappiamo che il centro è ramificato, non è solo in un punto come in tante altre città. Io mi auguro tantissimo che questo centro venga distrutto completamente, in modo che possa essere ricostruito.
“A ricostruirlo non saranno i panteschi, perché i migliori panteschi se ne stanno partendo tutti, mentre qua rimangono, mi dispiace dirlo, un branco di ignoranti che non sa neanche dove è casa loro, e non sanno neanche qual è il tesoro di casa loro. E da questo sarò attaccata anche, ma mi dispiace, dobbiamo riuscire ad accettare le critiche, perché le critiche possono essere anche costruttive, e far uscire quello che è la forza che è dentro di noi.
“Per quanto mi riguarda, io lascerò questo negozio anche per essere libera di parlare, perché quel negozio per me è stato un bavaglio per troppi anni. Non puoi parlare perché nel commercio perdi i clienti, e allora io ho tanto da dire, e tra il mio dire e un negozio che mi porta soldi, preferisco morire di fame, ma poter parlare, perché la libertà di parola è tutto nella vita.
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