Cultura
Un pantesco sull’Hermada

Pillole di storia pantesca
di Orazio Ferrara
L’articolo che segue è l’introduzione di un lungo saggio dal titolo “La Grande Guerra nel diario di un isolano pantesco”, pubblicato dalla rivista di cultura siciliana Agorà (nn. 63-64/2018): Quasi tutti gli studi concordano nel collocare tra i 50.000 e i 65.000 i caduti siciliani nella Grande Guerra del ‘15/’18, praticamente circa il 10% del totale complessivo dei morti italiani in quel conflitto. Un contributo di sangue altissimo pagato, strana coincidenza, dalla regione posta la più lontana dal fronte di guerra. Quel pesante salasso di giovani vite diede purtroppo alla Sicilia anche il triste e poco invidiabile primato di risultare la prima tra le regioni italiane per numero di morti in guerra, seguita a ruota, altra strana coincidenza, dalle rimanenti regioni meridionali. Mancano seri studi storici al riguardo, per affermare che tutto ciò fu perseguito “scientemente” dal nostro Stato Maggiore, cioè mandare in prima linea e nei luoghi dove si moriva di più le divisioni a stragrande maggioranza composte da meridionali e in particolare da siciliani. Ma una cosa è certa e incontrovertibile che se i soldati italiani furono tutti considerati semplicemente “carne da cannone” da molti nostri generali, i soldati di origine siciliana e meridionale in genere lo furono ancor di più e in misura somma. Carne da cannone per eccellenza, e così i siciliani morirono “bravamente” e silenziosamente a migliaia. E come fu ripagato tutto quel valore e quel sangue? Con la calunniosa diceria che circolava in alcuni settori dello Stato Maggiore che la Sicilia fosse terra di renitenti e di vili pronti a gettare le armi. Probabilmente questi settori lo facevano per ingraziarsi il comandante supremo dell’esercito italiano, quel generale Luigi Cadorna passato alla Storia come “il Grande Macellaio”, che con la Sicilia e i siciliani ce l’aveva in modo particolare. Degno figlio di quel generale Raffaele Cadorna, che aveva represso in un mare di sangue, facendo montagne di cadaveri, la cosiddetta Rivolta del sette e mezzo della città di Palermo nell’anno terribilis 1866.
Un esempio, tra i tanti, di questa “mala” disposizione del generalissimo Luigi Cadorna verso i siciliani è quello della controffensiva austriaca (una brillante manovra a tenaglia) del 3 giugno 1917 presso il monte Hermada, che si concluse con un arretramento del fronte italiano di circa un chilometro. Apriti cielo, Cadorna, che per conquistare solo qualche chilometro seguiva sempre la stessa tattica suicida degli attacchi frontali a ranghi compatti, infischiandosene di esporre le nostre fanterie ad essere rovinosamente falcidiate dalle mitragliatrici nemiche, quindi una manciata di metri conquistati a prezzo di migliaia di morti, non digerì affatto la cosa ed ebbe a dichiarare
“Dalle informazioni che finora ho avuto dal comando della 3a Armata, risulterebbe che la massima parte dei catturati appartiene a tre reggimenti di fanteria, composti in prevalenza di siciliani…”. L’accusa era gratuita, ingenerosa e, soprattutto, non rispondente al vero. Invece furono propri i reggimenti delle Brigate Siracusa e Trapani, costituite in gran parte da siciliani, a svenarsi in furiosi contrattacchi alla baionetta per cercare di tamponare le falle di altri reggimenti. Non a caso abbiamo citato questo esempio, in quanto del fatto d’arme dell’Hermada se ne parla nelle pagine del diario, che andiamo tra poco a riportare. Della compagnia del diarista, di oltre duecento uomini ne restarono alla fine dei combattimenti soltanto otto. E questi numeri si commentano da soli, ma evidentemente a Cadorna ciò non bastava.
Il nostro diarista è un figlio dell’isola di Pantelleria, che risponde, insieme a tanti altri suoi compaesani (e molti non torneranno), alla chiamata nazionale alle armi per la Grande Guerra, per andare su un fronte lontanissimo, a circa duemila chilometri da casa sua, dove la morte la fa da padrona con le “mitragliatrici falciatrici di vite umane” e si vive in trincee raffazzonate tra “fango, sporcizia, luridume, pidocchi” e gli uomini sono “ridotti insensibili ad ogni sentimento”. Da queste brevi citazioni non si deve assolutamente dedurre che il nostro diarista sia un antimilitarista o peggio un sovversivo, anzi.
Egli fa bravamente il suo dovere di ufficiale siciliano con le stellette e ubbidisce sempre agli ordini dei suoi superiori, anche se annota ad un certo punto causticamente “di avere affrontato con rassegnazione e incoscientemente gli ordini dei capi”.
E abbiamo già accennato quanto quest’ordini fossero spesso scriteriati e suicidi in quegli assurdi attacchi frontali ai reticolati di filo spinato e alle trincee nemiche, sotto il fuoco crepitante e mortale delle mitragliatrici. Nelle pagine del diario si nota un certo pudore nel descrivere situazioni e uomini alle prese con la guerra combattuta e quindi con l’orrore. L’autore riduce al minimo necessario la descrizione delle scene di guerra e non parla affatto, se non di riflesso, dei combattimenti cui ha partecipato, si allarga invece a descrivere la vita di guerra nei momenti idilliaci o nelle retrovie.
Non vi sono paroloni inneggianti alla patria, alla bandiera, alle medaglie, all’eroismo, ma osservazioni, considerazioni. Di quando era in prima linea e, quale ufficiale, deve uscire nelle consuete e pericolose missioni, a turno, verso i reticolati degli austriaci e spiarne i movimenti, scrive semplicemente “Quando uscivo io mi raccomandavo a Dio e… Iddio mi ha salvato” e nient’altro. Non parla di coraggio, di fegato, del suo coraggio, del suo fegato, no, ringrazia soltanto Dio. E’ un soldato che fa il proprio dovere, come tanti, in silenzio confortato dalla fede e gli orpelli della retorica patriottarda, vecchio male italico, gli sono sconosciuti.
Un diario dunque minimalistico? Forse, ma esso ci offre comunque un formidabile spaccato della Grande Guerra, vista con gli occhi di un giovane ufficiale siciliano con un’insularità al quadrato perché nato in Pantelleria, e ci fa assaporare in pieno l’atmosfera di quel tempo ormai lontano. Una cosa è certa da quelle pagine sono gli orrori della guerra ad essere sconfitti.
Ma chi ne è l’autore? Si tratta di Salvatore Valenza di famiglia di possidenti, nato l’8 marzo 1895 a Pantelleria, dove muore il 25 settembre 1986. Con il grado di sottotenente di complemento del 144° Reggimento fanteria della Brigata Trapani partecipa alla Grande Guerra. Il diario è stato estrapolato dalle sue Memorie inedite, scritte riempiendo quaderni su quaderni con una calligrafia ordinata, minuta e leggibilissima. Alla fine questi quaderni rilegati insieme, e con le pagine progressivamente numerate, formeranno un pesante librone di ben 997 pagine, ma ci sarebbe anche un ulteriore quaderno, forse andato perduto, di altre 50/60 pagine. Praticamente è una minuziosa cronaca degli avvenimenti dell’isola di Pantelleria nel corso di tutto il Novecento, in cui si parla delle due guerre mondiali, di personaggi importanti e di gente sconosciuta, degli usi, delle consuetudini e dei costumi isolani e dei loro cambiamenti nel corso del secolo. Geloso e intransigente custode di queste Memorie inedite del nonno paterno è il nipote Mario Valenza e, grazie alla sua cortese e pronta disponibilità, abbiamo potuto estrarre la parte del diario riguardante la Grande Guerra. Un’ultima annotazione prima di passare alle pagine del diario, che commenteremo nei passi necessari. Come la Sicilia anche Pantelleria, un’isola nell’isola, pagò un pesante contributo di sangue. Nella sola famiglia di mia nonna materna, Almanza Rosa, ben due furono i caduti, il fratello Agostino Almanza fu Agostino e Maria Farina e il cugino Giovanni Almanza di Biagio. Il primo, nato a Pantelleria il 13 marzo 1895 e che muore in prigionia il 29 marzo 1918; il secondo, nato a Pantelleria il 30 maggio 1893, in forza al 1° Reggimento granatieri, cade sul Carso il 30 giugno 1915 per ferite riportate in combattimento.
Mia nonna e sua sorella Grazia per anni si vestirono nel lutto più stretto, cioè rigorosamente di nero, e quando, dopo la guerra, mia nonna ebbe un figlio maschio gli impose il nome di Agostino Giovanni, mentre sua sorella Grazia ne ebbe due, chiamati uno Giovanni e l’altro Agostino. Nel secondo conflitto mondiale i miei nonni materni ebbero diversi fabbricati, frutto dei sacrifici delle generazioni precedenti, completamente distrutti. La distruzione di tutti gli edifici era stata opera dei bombardamenti a tappeto degli Alleati, tranne uno, un compreso di dammusi a Bukkuram originariamente della famiglia Almanza, quest’ultimo compreso di case era stato fatto saltare in aria dai tedeschi prima della resa, in quanto loro deposito di materiale bellico. Eppure quando si parlava dell’ultima guerra e delle sue immani distruzioni a Pantelleria, mia nonna, più che inveire contro gli anglo-americani, ce l’aveva a morte con gli austriaci (in questi comprendeva i tedeschi) e diceva che essi prima gli avevano distrutto la famiglia e poi la casa.

Anni ’80, Salvatore Valenza commemora i caduti di tutte le guerre
Ambiente
Aspettando Pantelleria 2030, 17 e 18 ottobre in Workshop Ispirazionale con Donatella Bianchi

Aspettando Pantelleria 2030 – WORKSHOP ISPIRAZIONALE***
Mancano pochi giorni all’inizio di Pantelleria 2030 (17 e 18 ottobre 2025).
Il primo appuntamento è il Workshop ispirazionale del 17, un incontro aperto alla cittadinanza pensato per offrire spunti, esempi e alternative utili ad alimentare il dibattito locale
Oggi vi presentiamo il primo Speaker: Donatella Bianchi
Giornalista, autrice e conduttrice di Linea Blu su Rai 1, Donatella Bianchi dedica da sempre il suo lavoro e il suo impegno alla tutela dell’ambiente e del mare.
È stata Presidente del WWF Italia e del Parco Nazionale delle Cinque Terre, oltre che membro di comitati scientifici e istituzionali dedicati alla sostenibilità, alla biodiversità e alla valorizzazione del patrimonio naturale e culturale italiano.
Ambasciatrice della biodiversità e voce autorevole della divulgazione ambientale, porterà a Pantelleria una riflessione su come unire conoscenza, comunità e cura dei territori per costruire insieme un futuro sostenibile.
Venerdì 17 ottobre 2025 – ore 17:00 Museo Geonaturalistico di Punta Spadillo, Pantelleria
Un incontro aperto a tutti per lasciarsi ispirare e contribuire alla visione condivisa di “Pantelleria 2030”.
Visita la pagina dedicata del sito per scoprire l’agenda completa: https://tinyurl.com/3jb6u2u4
Cultura
Pantelleria, successo per “Raccontami il tuo sceccu” l’evento del Giamporcaro con Sergio Minoli e Massimo Montanari

Piazza Caovur, alias Piazza Asinabile, gremita di pubblico curioso e attento dei racconti sullo sceccu pantiscu
Nel pomeriggio di ieri, 11 ottobre, si è tenuta la conferenza RACCONTAMI IL TUO SCECCU – Piazza Asinabile (Piazza Cavour) organizzato dal Centro Culturale Vito Giamporcaro, con Sergio Minoli come “illustratore” e il presidente Anna Rita Gabriele a presenziare il tutto. Inestimabile la partecipazione di un tanto sagace, quanto preparato Massimo Montanari, l’art director dell’intero festival Pantelleria Asinabile, che ha saputo modulare le interviste agli anziani o testimonianze di loro successori, sulla presenza dell’asino nella vita quotidiana dei panteschi.
In una quantomai suggestiva Pantelleria, del suo mare al porto, nel momento del crepuscolo ha preso forma un evento che segna una nuova tacca, tra quelli culturali dell’isola.
La conferenza ha avuto un suggestivo incipit, grazie all’opera certosina, delicata e riverente del professor Minoli, con delle slide che , come in un tuffo all’indietro, hanno catapultato il pubblico, che ha gremito Piazza Cavour, ai tempi andati, quando u sceccu era parte dell’entourage familiare.
Compagno nel lavoro nell’aia, come nei campi, mezzo di trasporto per mercanzie o derrate destinate al consumo casalingo. Tutto questo gran lavoro di raccolta, unito alle testimonianze in diretta e dal vivo hanno creato una sorta di fiaba dove i protagonisti erano si gli asini panteschi, ma anche tutta la comunità presente.
La serata si è conclusa con una entusiasmante conviviale organizzata dalle Associazioni La Mulattiera e Barbacane, che replicheranno stasera con un menù tutto nuovo: pasta con tonno olive e capperi, panino con salsiccia, frutta, dolci e bibite.
Statua dell’asino pantesco in onore di Lillo di Bonsulton
Ricordiamo l’iniziativa del Centro Giamporcaro di vendita libri, il cui ricavato verrà impiegato per la realizzazione di un sogno di Lillo di Bonsulton: la statua dell’asino pantesco. Le copie sono reperibili presso il Centro Giamporcaro stesso, Via Manzoni 72 – Pantelleria, aperto tutti i pomeriggi.
Cultura
Pantelleria Asinabile, oggi ultimo giorno: Centro Giamporcaro e le slide della conferenza

Per non perdere la memoria dell’asino pantesco, nel gazebo del Centro Giamporcaro distribuzione delle pennette con le slide della conferenza
Ieri pomeriggio si è tenuta la conferenza RACCONTAMI IL TUO SCECCU – Piazza Asinabile (Piazza Cavour): un incontro con gli anziani dell’isola, memorie ricordi e testimonianze del rapporto uomo-asino, organizzato dall’Associazione Giamporcaro, con Sergio Minoli come “illustratore” e il presidente Anna Rita Gabriele a presenziare il tutto.
Orbene tutte la slide fatte visionare ieri durante l’evento, sono custodite con cura in “pennette usb” pronte per essere distribuite nell’arco della giornata di oggi, tra i curiosi, gli appassionati e chiunque desideri una raccolta di memoria dell’isola, elaborata con professionalità e passione. Avvicinatevi al gazebo del Giamporcaro per altre info.
Ricordiamo che Pantelleria Asinabile si concluderà questa sera, con una conviviale realizzata grazie alle Associazioni la Mulattiera e Barbacane, leader in queste organizzazioni.
Questa sera assaggeremo: pasta con tonno olive e capperi, panino con salsiccia, frutta, dolci e bibite.
-
Ambiente5 anni ago
AMP, a Pantelleria Insieme Live: zonizzazioni e Guardia Costa ausiliario. Gadir e il brillamento de Il Caldo
-
Personaggi4 anni ago
Stasera 4 Ristoranti a Pantelleria, con Alessandro Borghese. Ecco chi sono
-
Ambiente4 anni ago
Pantelleria, il PD segnala colorazione anomala e artificiale nella spiaggia del Lago di Venere
-
Pantelleria4 anni ago
Pantelleria a lutto per Giovanni Maddalena, il galantuomo del Conitro
-
Personaggi4 anni ago
Pantelleria, è U Runcune il vincitore di 4 Ristoranti di Alessandro Borghese
-
Cronaca4 anni ago
Ultima Ora – Pantelleria. Identificata la donna morta per annegamento, il secondo suicidio in un mese
-
Capitaneria di Porto4 anni ago
Pantelleria, allarmanti condizioni meteo-marine nelle prossime 48/72 ore: onde 6 da metri
-
Pantelleria4 anni ago
Pantelleria, divieto di balneazione a Punta San Leonardo