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Sicilia

Tutti pazzi per la pasta, l’antistress da Covid

Nicoletta Natoli

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Il lockdown imposto dalla pandemia ha avuto immediate ripercussioni sulle abitudini di consumo degli italiani. Inizialmente, i carrelli della spesa erano pieni prevalentemente di farina, uova, lievito, pasta e tinture per capelli, entrate per la prima volta nel paniere a causa della prolungata chiusura dei parrucchieri. In concomitanza con il miglioramento della situazione, alcuni prodotti hanno registrato un decremento nelle vendite, ma ce n’è stato uno che non ha conosciuto momenti di crisi, ovvero la pasta.

Senza alcun dubbio, la pasta può essere definita la regina tra i piatti del 2020, dal momento che dallo scoppio della pandemia ha registrato il suo record storico di consumo sulle tavole mondiali. Gli Stati Uniti hanno conquistato il primo posto nella classifica dei principali consumatori, e si è rilevato un incremento del consumo in Australia, Giappone e Cina. Per quanto riguarda le esportazioni, la cifra record raggiunta nel 2020 è superiore a 3,1 miliardi, mentre i consumi italiani sono cresciuti del 10%, con punte del 29% per la pasta prodotta esclusivamente con grano italiano.

Oltre ad aver ottenuto questo primato in termini di presenza sulle tavole, nel 2020 la pasta è stata anche l’alimento più prodotto nelle case degli italiani, tanto è vero che l’impastatrice è diventata un elettrodomestico indispensabile in cucina, entrando per la prima volta nella storia nel paniere dell’ISTAT. Indubbiamente, il fatto di dover passare tanto tempo tra le pareti domestiche ha contribuito al ritorno in auge della cucina casalinga, considerata un ottimo antidoto contro le tensioni e lo stress, e alla riscoperta delle ricette tradizionali.

Parlando di pasta e di tradizione, è impossibile non menzionare una delle icone della cucina siciliana: gli anelletti al forno, tipici di Palermo e provincia ma diffusi più o meno in tutta l’isola. Che la si chiami pasta ‘o furnu, pasta cu furnu o timballo di anelletti, a seconda delle zone, c’è una cosa che non cambia mai di questa ricetta: il sapore squisito! Ricco di ingredienti regionali, questo piatto rustico è sinonimo di allegria e di condivisione, e di giornate trascorse in campagna o al mare, inebriate da un profumo irresistibile che si sprigiona all’ora di pranzo.

È impossibile dare una ricetta “ufficiale” degli anelletti al forno, dal momento che nel tempo la ricetta originale ha subito numerose variazioni, ed è stata oggetto di simpatici dibattiti tra le varie fazioni: melanzana sì o melanzana no? Uova sode sì o uova sode no? Ci va la tuma, il primosale o la mozzarella? Domande a cui ognuno ha dato la sua risposta, ma ci sono comunque degli ingredienti di base ovvero un ragù molto semplice con i piselli, la salsa o il concentrato di pomodoro, e un salume a scelta tra il prosciutto e il salame.

Al contrario degli ingredienti che variano, il formato della pasta è una costante, ed è stato scelto perché è facile da trasportare, nel caso in cui si voglia consumare il piatto fuori casa, e ha la consistenza ideale per il timballo, anche grazie al buco che fa disperdere in maniera omogenea il condimento. Per quanto riguarda la provenienza geografica, gli anelletti sono tipici della zona di Palermo, perché sono nati fra Trabia e Termini Imerese nei mulini costruiti dagli Arabi.

Per concludere il nostro articolo, al sapore degli anelletti che delizia il palato aggiungiamo due pizzichi di storia. Il timballo di pasta è stata la prima tecnica di cottura studiata dai Saraceni, mentre la tecnica della bollitura in pentola nacque nel Tardo Medioevo. E al Medioevo risale proprio l’idea degli anelletti, che secondo alcune leggende richiamerebbero visivamente la forma degli orecchini che portavano le donne arabe in Sicilia.

Nicoletta Natoli

Mi chiamo Nicoletta Natoli e sono nata a Palermo il 22 gennaio del 1982. Ho sempre sognato di lavorare nel campo delle lingue straniere, e ho avuto la fortuna di riuscirci diventando una traduttrice, anche grazie ai miei genitori che mi hanno sempre sostenuta in tutte le mie scelte. Le mie più grandi passioni sono la musica, il calcio, i viaggi, la lettura, le serie TV e tutto ciò che riguarda la Spagna. Poco tempo fa la frequentazione di un corso di scrittura ha fatto nascere dentro di me la voglia di raccontarmi e di raccontare agli altri, e sono molto grata di avere l’opportunità di poterlo fare.

Cultura

La “scaccia rausana co pummaroru e cosacavadu” è la prima De.Co. del Comune di Ragusa.

Barbara Conti

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La "scaccia rausana co pummaroru e cosacavadu" è la prima De.Co. del Comune di Ragusa.

La “scaccia rausana co pummaroru e cosacavadu” è la prima De.Co. del Comune di Ragusa, presentato lo scorso 26 Marzo, il marchio che caratterizzerà i prodotti d’eccellenza e il primo disciplinare, il marchio De.Co. del Comune di Ragusa e il primo disciplinare per la “scaccia rausana co pummaroru e cosacavadu”

Ragusa- La "scaccia rausana co pummaroru e cosacavadu" è la prima De.Co. del Comune di Ragusa. La famosa “scaccia rausana co pummaroru e cosacavadu”, uno dei prodotti da tavola frutto di tradizioni secolari, è il primo prodotto che potrà fregiarsi del marchio De.Co., ovvero denominazione comunale d’origine, istituito dal Comune di Ragusa.

Martedì 26 marzo, al Ccc Ragusa “Mimì Arezzo”, la presentazione ufficiale sia del marchio che del primo disciplinare, quello appunto dedicato alla tipica focaccia ragusana, redatto dal lavoro di studio e ricerca di un’apposita commissione di esperti.

A presentare il nuovo marchio sono stati il sindaco Peppe Cassì e Giorgio Massari, assessore comunale allo Sviluppo Economico e Promozione della Città. E’ stato l’illustratore Carlo Blangiforti a realizzare il bozzetto grafico poi scelto per essere il logo. Si tratta di un disegno che raffigura la tartaruga “Testudo hermanni”, un animale noto per la sua simpatia e saggezza, che ha da sempre accompagnato la vita delle persone nei giardini, in campagna e nelle città delle nostre zone. Nel logo, il carapace della tartaruga è arricchito da dettagli significativi del paesaggio locale, come i caratteristici muretti a secco e il profilo del Monte Racì, evidenziando la fusione armoniosa tra la natura e l’opera dell’uomo nel territorio ragusano.

La “scaccia rausana co pummaroru e cosacavadu”, la regina della tavola iblea, rappresenta un’eccellenza culinaria del territorio ragusano. Il metodo di produzione richiede una preparazione artigianale che rende unico il prodotto. L’impasto, realizzato con semola di grano duro, acqua, olio extravergine di oliva, lievito madre o di birra e sale, deve essere tirato sottilissimo e piegato più volte su se stesso durante la fase di farcitura. E’ questo il vero segreto di successo, la caratteristica che la contraddistingue. Gli ingredienti, essenziali e di qualità, comprendono la passata di pomodoro, il formaggio cosacavadu locale semistagionato a scaglie sottili, meglio se Ragusano Dop, il basilico fresco e l’olio extravergine di oliva Dop Monti Iblei. Questo rigido disciplinare assicura l’autenticità e la genuinità del prodotto, preservandone la tradizione e la tipicità.

“Con il marchio De.Co. iniziamo dalla nostra famosa scaccia, di cui tutti apprezziamo le qualità – spiega il sindaco Peppe Cassì – con l’obiettivo di promuoverla ancor di più e anche di tentare di allargarne la presenza sul mercato oltre i nostri confini. Da questo momento, chi vuole produrre e commercializzare la scaccia ragusana, se lo farà seguendo il disciplinare, potrà beneficiare e fregiarsi di questo marchio del Comune di Ragusa”.
L’assessore Massari ha sottolineato l’importanza del disciplinare, spiegando che “è un documento che stabilisce come deve essere fatto il prodotto. Come nel caso della scaccia ragusana, crediamo che sia uno strumento per tenere insieme identità e cultura ed economia locale”.

Tra i relatori intervenuti anche i componenti della commissione che ha redatto il disciplinare, esperti del settore gastronomico, storici, e rappresentanti delle istituzioni locali come Giorgio Flaccavento, storico, esperto di tradizioni, usi e costumi locali; Gaetano Cosentini, antichista, ricercatore, insegnante di greco e latino; Lina Lauria, docente di scienze degli alimenti e consigliere nazionale Slow Food; Carmelo Iacono, presidente della Confraternita dei Cenacolari dell’Antica Contea; Andrea Roccaro, Cna Ragusa e consigliere regionale dell’Ordine Tecnologi Alimentari Sicilia e Sardegna; Danilo Tomasi, vicepresidente Confcommercio e ristoratore; Salvatore Scollo, Confimprese Iblea e ristoratore. Della commissione ha fatto parte anche lo chef stellato Ciccio Sultano.

L’evento è stato organizzato in collaborazione con diverse realtà locali, tra cui il Donnafugata Farmuseum – museo del prodotto contadino, l’Ecomuseo Carat e la destinazione turistica unica Enjoy Barocco. Un ringraziamento speciale è stato rivolto all’istituto alberghiero Ferraris di Ragusa, i cui studenti, coordinati dai docenti Giorgio Comitini e Gianluca Leggio, hanno curato il servizio buffet dell’evento, abbinando le “scacce” ai pregiati vini biologici della cantina Horus.

L’appuntamento si è concluso con la degustazione delle scacce preparate secondo il disciplinare De.Co., confermando l’entusiasmo e l’apprezzamento del pubblico per questa iniziativa che mira a valorizzare e promuovere le eccellenze enogastronomiche del territorio.

 

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Pantelleria

Pantelleria l’imperdibile: al mondo 11ª “a place to be”

Nicoletta Natoli

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La classifica del 2023 del Time delle 50 mete imperdibili in tutto il mondo

Per un soffio Pantelleria ha mancato la top ten, ma ci viene da dire che l’importante è esserci!
La scorsa settimana la rivista Time ha pubblicato la sua annuale classifica dei luoghi da scoprire nel mondo, e tra questi all’undicesimo posto rientra proprio la nostra perla del Mediterraneo.

“Tutto cambia perché nulla cambi”

Sembrando quasi un moderno Gattopardo, all’inizio del suo articolo online dedicato a Pantelleria la giornalista Julia Buckley sostiene che di solito su questa “isola assonnata” nulla cambia. Ma, poco dopo, di fatto è lei stessa a smentirsi, disegnandone un ritratto in evoluzione.
Dalle sue parole si legge che il soffiare dei venti di questo “puntino vulcanico” nel Mediterraneo tra la Sicilia e la Tunisia, in realtà sta trasformando le sue montagne in un paesaggio verdeggiante e ondeggiante. Mentre, i flussi di lava nera stanno facendo mutare l’aspetto del suo litorale.

L’importanza del Parco

Secondo la rivista, l’apertura del Parco Nazionale nel 2016 è stata determinante per poter considerare Pantelleria una delle destinazioni imperdibili nel mondo. Grazie alla presenza di quest’area naturale protetta, infatti, l’isola è diventata una meta da visitare tutto l’anno e non soltanto nei mesi estivi.

Foto di e con Mario Squitieri

Nel centro del suo articolo la Buckley prosegue con il suo ritratto “gattopardiano”, raccontando come il vento del cambiamento sia arrivato a Pantelleria insieme alla prima direttrice del parco nel 2021.

Lago di Venere. Foto di Mario Squitieri

Perché Pantelleria?

Partendo dalla macchia mediterranea e dalle orchidee, e continuando con una passeggiata su una bici elettrica riscaldata dalla nebbia che aleggia dalle montagne, la giornalista ci conduce fino alla fine del suo articolo. Con gli immancabili capperi, i dammusi e lo zibibbo a fare da cornice, ci porta anche lungo i nuovi sentieri di trekking, dipingendo le altre bellezze del panorama dell’isola. Naturalmente, non ci fa mancare una visita al Museo Vulcanologico.

Dopo aver letto il ritratto del Time, ci viene da dire che la nostra Pantelleria sarà anche rimasta fuori dalla “top” ten, ma per noi è sempre il top!

 

Chiesa San Vincenzo – Faro Punta Spadillo. Foto di Mario Squitieri

Nicoletta Natoli

Tutte le foto sono per concessione di Mario Squitieri. In copertina: Pantelleria vista africana

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Curiosità

Lo stampatello siciliano

Nicoletta Natoli

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Dalla Trinacria arriva la risposta alle lezioni di corsivo su TikTok

Tra le prime cose che ci insegnano a scuola ci sono la differenza tra le lettere maiuscole e minuscole, e quella tra il corsivo e lo stampatello. Quanti quaderni riempiti di pagine con la stessa lettera per imparare a scrivere nel modo corretto!

Ma, da qualche mese le nostre certezze di piccoli studenti sono state messe in discussione. Infatti, il corsivo dal giugno del 2022 ha smesso di essere soltanto uno stile di scrittura, e grazie ai social è diventato addirittura un modo di parlare! Inevitabilmente, tutto ciò ha scatenato una serie di reazioni, tra le quali spiccano le lezioni di stampatello siciliano. Andiamo con ordine per raccontarvi la fenomenologia di questo trend.

A lezione di corsivo

A operare questa improbabile trasformazione è stata la milanese Elisa Esposito. Classe 2003, appena diplomatasi, è una influencer di grande successo. La sua popolarità è arrivata ai massimi livelli da quando ha pubblicato su TikTok le sue “lezioni di corsivo“, diventate virali fin dal primo video. Sostanzialmente, parlare in corsivo significa pronunciare le parole in un modo diverso: allungarle e storpiarle, mescolando le vocali e generando un effetto che potremmo definire cantilenante. Fondamentalmente, la parlata in corsivo nasce per sbeffeggiare il modo di parlare delle ragazze di Milano, anche se la moda del corsivo era già diffusa da molti anni su TikTok.

Il personaggio della professoressa di corsivo ha portato molta fortuna alla giovane Elisa, ma indubbiamente le ha anche regalato una corposa scia di detrattori e di riscontri negativi. Tra le reazioni a questo fenomeno che invece si caratterizzano per ironia, simpatia e leggerezza, ci sono sicuramente le lezioni di STAMPATELLO SICILIANO, tenute dal “professor” Stefano Piazza.

Il siciliano, la lingua che ti dà una mano!

“Sosia ufficiale di Can Yaman e Michelle Hunziker, e spacciatore di corbellerie biologiche a km 0.” Questo è l’esilarante identikit inserito sul suo profilo Facebook da Stefano Piazza, palermitano purosangue, comico di razza e ideatore del famoso format Piazza Grande. È proprio lui ad aver dato una delle risposte più divertenti alle lezioni di Elisa Esposito, ovvero le lezioni di STAMPATELLO SICILIANO, che lui stesso all’inizio di ogni video definisce: “la lingua che ti dà una mano!”

Gli irresistibili video del comico palermitano sono sbarcati su TikTok e su YouTube proprio in concomitanza con il grande successo ottenuto dalle lezioni di Elisa Esposito. Basta iscriversi ai suoi canali per imparare parole e modi di dire siciliani, spiegati rigorosamente IN STAMPATELLO! Tra i vari contenuti, si può scoprire chi è il “TASCIO”, cosa vuol dire il verbo “SQUARARI”, la definizione di “LAGNUSU” e il significato del detto “PER UN CORNUTO UN CORNUTO E MEZZO”.

BUON DIVERTIMENTO!

Nicoletta Natoli

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