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Cultura

Tra mare e terra: la leggenda di Empedocle e Cossyra

Redazione

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Il faro di Punta Spadillo se ne stava lì, con lo sguardo accovacciato sulla roccia d’ossidiana, in direzione della meravigliosa caletta protetta dalla macchia mediterranea.

Nonostante la bellezza paesaggistica da cui si sentiva naturalmente avvolto, nel silenzio anelato e talora interrotto dal maestrale galleggiante sulle spume del mare, non sapeva che farsene di se stesso.

Nessuno, da un pezzo, lo ammirava più. Scorticato nelle sue antiche pareti, che avevano vegliato su ogni goccia di sale spruzzata nel vento, debilitato dalla impetuosa volubilità delle onde, si era stancato di stare fermo lì, ad osservare tutti i sogni sommersi nel transitorio della vita.

Il fascio di luce in passato abbagliante, ora dimenticato nel buio della baia. Anche l’orizzonte, interrotto dalle tenebre. Le ragnatele del tempo e la resa alla fastidiosa salsedine lo assiepavano e opprimevano.

Attendeva, rassegnato, la fine dei suoi giorni, ma nel cuore sognava una storia da custodire in eterno. Sul sentiero che conduceva direttamente al mare – un tempo praticato dalle imbarcazioni cariche di cotone -, costeggiato da boschetti e altipiani di muretti a secco cosparsi delle preziose orchidee del cappero, Cossyra incedeva verso quel paradiso selvaggio che ogni uomo brama.

Il suo passo sicuro, nella precarietà rocciosa del paesaggio, la condusse direttamente a riva, e con le mani raccolse i boccioli profumati in superficie, per liberarli al respiro del vento; mentre una barca, che sembrava condursi da sé, si avvicinava lentamente al Faro. Cossyra si volse subito indietro, fuggendo, nella certezza immobile della sua terra.

Ma poi si rigirò verso la costa frastagliata, in cerca di un desiderio lontano, forestiero, accarezzata dalla voglia di arrendersi all’ignoto: – “Non puoi fare scalo in questo posto – disse la donna – Nessuno l’ha mai fatto, da quando vivo qui”; – “Posso provare a raggiungerti – parlò il marinaio – Il desiderio muove ogni parte del nostro essere e ci induce a conoscenze inattese”; – “Non sfidare le regole intrinseche al mio universo. Non ne conosci le fragilità. Esistono confini che non è opportuno superare…”, provò ad insistere la giovane donna, occhi di pietre dai riflessi smeraldi e lunghi boccoli sfumati dal sole dorato della sua Isola; poi proseguì: – “Io abito il Mare e tu la Terra. Siamo due mondi lontani eppur vicini. Mi fai venire voglia di seguirti, di conoscere le bellezze del mondo che non ho mai viste”; – “Ti sentiresti davvero pronta a lasciare alle tue spalle le emozioni che soltanto nella magia di questo luogo incantato hai potuto assaporare? Sembra una terra fantastica, la tua Isola: perché ti lasci adesso tentare dalla rotta incerta di uno sconosciuto?”; – “No. Non mi muoverò da qui. Non so dove ti condurrà il tuo amato mare. Ma io ti aspetterò”, concluse Cossyra mentre si adagiava su quelle acque trasparenti al calare del sole, con le movenze sinuose di una sirena incantevole, dinnanzi alla bellezza sbalorditiva di un tramonto infuocato dalla calura africana.

Pochi pochissimi secondi, anche il Faro tornò ad illuminarsi, riflettendo il suo fascio di luce laddove Cossyra si stava inabissando. Invano la cercarono per mari e per monti. Anche del marinaio, Empedocle, più nessuna nuova.

Li ritrovarono insieme sommersi in Ferdinandea, quell’Atlantide rimpicciolita che quasi nessuno conosce, abbracciati al rifugio dei rossi coralli : un ultimo sogno rimasto indeciso.

Franca Zona

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Cultura

Il Vespa Club Pantelleria incontra i bambini nei Circoli per gli auguri di Natale

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Vespe in garage per maltempo, ma i soci del Club di Pantelleria non si fermano e incontrano i bambini per gli auguri di Natale. L’affettuosa accoglienza dei Circoli

Vespa in garage stamani per i soci del Vespa club Pantelleria, purtroppo a causa delle condizioni meteo non favorevoli i vespisti insieme al suo Babbo Natale hanno incontrato i bambini dell’isola con l’autovettura, iniziando dal circolo Trieste Stelle a Khamma dove ad aspettarli c’era il Presidente Eduardo Raffaele che ha offerto panettone e caffè per tutti.

Da lì si sono diretti nella contrada di Scauri al circolo Agricolo, dove ad aspettarli vi era il Presidente Salvino Marino ad attenderli non solo con panettoni, bibite per tutti ma anche con dello spumante aperto alla fine dell’incontro per augurare a tutti i presenti un Santo Natale.

Il tour termina nei raffinati locali dello storico Bar Tikirriki con la consegna dei doni agli ultimi bambini arrivati.


Un bel giro partecipativo di una importante associazione che non esita a organizzare eventi aggregativi per la società isolana, portando movimento, colore, allegria. 

Abbiamo chiesto al Presidente Pavia, com’è andata stamani con questo tempo un po’ uggioso? “È andata! Purtroppo le Vespa abbiamo dovuto tenerle ferme, cambiando un pò il programma per via del maltempo. Ma non ci siamo tirati indietro, pochi bambini forse proprio per questo tempo incerto.”

Avete comunque portato a casa un risultato o no? Assolutamente si! soddisfatti anche se aspettavamo più pubblico sinceramente.”

I circoli come hanno risposto? “L’ospitalità dei circoli Trieste Stella ed Agricolo Scauri è unica, altre volte abbiamo collaborato con loro e sempre ci siamo sentiti a casa nostra, il clima è molto armonioso e i Presidenti Eduardo e Salvino oltre ad essere amici di tutti sono persone che si prodigano per la comunità e nel portare avanti una realtà isolana che hanno costruito i nostri nonni.  Speriamo che i nostri giovani sapranno apprezzare e continuare a dare vita ai circoli stessi, Pantelleria è un po’ lenta a carburare ma una volta riscaldato il motore sa dare la giusta grinta.

Vuole darci la data del prossimo appuntamento vespistico? “Certamente “Carnevale in Vespa” il  17 febbraio 2026, tempo permettendo.
“Approfitto per augurare a tutti un Santo Natale ed un felice 2026 a tutta la comunità.”

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Cultura

Pantelleria, oggi tanti festeggiamenti alla Chiesa Matrice con il Vescovo GIurdanella

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Questa mattina, del 21 dicembre 2025, il Vescovo della diocesi di Mazara del Vallo, Angelo Giurdanella, in un difficoltoso arrivo sull’isola, ha officiato la Santa Messa presso la Chiesa Matrice Ss Salvatore di Pantelleria.

Tanti gli eventi che lo attendevano e che hanno visto la partecipazione di autorità militari e anche del primo cittadino, Fabrizio D’Ancona, che ha colto l’occasione per i rituali auguri di Buone Feste alla collettività.

Nonostante in maltempo durato per tutta la mattinata, i panteschi più fedeli e solerti non si sono fatti fermare ed hanno assistito ad una serie di eventi, celebrati durante la messa.

Così, questa mattina, sua eminenza si è trovato a officiare la messa della Quarta Domenica dell’Avvento, dedicata sicuramente agli 80 anni di presenza sul territorio pantesco delle Suore delle Poverelle; il conferimento al  Ministero dell’Accolitato a Franco Palumbo e Giuseppe Crimi; infine, ma non per ultimo, l’arrivo del nuovo parroco Don Easu Kuzhanthai.


Una messa molto sentita, in una atmosfera singolare, come quella del Natale.

Ricordiamo che da ieri giorno 20 fino al 23 dicembre, dalle ore 17,30 alle ore 19,00, presso il Sagrado della Chiesa Madre si terrà il presepe vivente, meteo permettendo.

Tutte le immagini sono tratte dalla pagina facebook della Chiesa Madre Ss Salvatore di Pantelleria

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Cultura

Claudia Ferlita, custode della memoria: il palazzo di piazza Castello che racconta Santo Stefano Quisquina

Laura Liistro

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A Santo Stefano Quisquina, in piazza Castello, sorge un palazzo ottocentesco che sembra aver fermato il tempo. Non è solo un edificio: è custode di una memoria profonda, della storia di una famiglia e dell’identità di un’intera comunità.
Oggi continua a vivere grazie a Claudia Ferlita, che ne ha raccolto il testimone con uno sguardo attento e sensibile, trasformando la conservazione in un atto nobile e civile.
Non esiste ancora una documentazione completa sulla sua costruzione, ma sulla chiave di volta del portale d’ingresso è scolpita la data 1872, probabilmente l’anno in cui Salvatore Puleo, imprenditore intraprendente e uomo “del fare”, lo edificò.
Non nobile, ma protagonista dello sviluppo locale, Puleo contribuì alla realizzazione della strada Corleonese-Agrigentina e della villa comunale, opere che ancora oggi segnano il volto della cittadina.
Il palazzo racconta la sua epoca attraverso dettagli unici: il lungo balcone in ferro battuto decorato con vasi di ceramica di Burgio, una rara targa assicurativa antincendio della compagnia Generali e interni straordinariamente conservati. La cucina in muratura con le maioliche bianche e blu e gli arredi originali restituiscono la sensazione di entrare in un tempo sospeso.
Ma il valore del palazzo va oltre l’architettura.
Custodisce lettere, fotografie e oggetti appartenuti a generazioni della famiglia Puleo, fino ad Angela Puleo in Palma e al professor Ugo Palma, che hanno saputo preservarne la storia e l’identità.
Entrare in queste stanze è come percorrere un ponte tra passato e presente: i mobili e gli oggetti sono rimasti esattamente dove erano stati lasciati, raccontando le vite e le abitudini di chi le ha vissute.
L’incontro di Claudia con il palazzo è stato un vero colpo di fulmine.
Varcando la soglia per la prima volta, percepì che la casa non era morta, nonostante anni di vuoto.
«Avevo la sensazione che la padrona di casa potesse apparire da un momento all’altro», racconta.
La vendita fu gestita da Costanza Palma, nipote di Ugo Palma, che aveva ereditato la dimora dalla madre Angela. Lontana da Santo Stefano e priva di legami con il territorio, decise di non trattenere la proprietà.
Tra tutti gli ambienti, la biblioteca emerge come cuore pulsante del palazzo.
L’odore dei libri antichi si mescola a quello dei mobili, restituendo l’immagine di una famiglia colta e curiosa, aperta al mondo.
Riordinare i volumi ha permesso a Claudia di comprendere meglio la storia di chi ha abitato la casa e di sentire il peso e l’onore di custodire un patrimonio culturale così ricco.
Il gesto di Claudia Ferlita va oltre la proprietà privata: è un atto esemplare di responsabilità culturale e civica, un modello per chiunque possa recuperare e valorizzare altri luoghi storici.
Conservarlo significa rispettare chi ci ha preceduto e permettere a chi verrà dopo di conoscere la propria storia.
Se il palazzo potesse parlare, racconterebbe una storia d’amore: l’amore coniugale per cui fu costruito da Salvatore Puleo per la giovane sposa napoletana, ma anche amore per l’arte, la cultura e la conoscenza.
Oggi lo stupore che suscita il palazzo, la sua autenticità intatta e la memoria custodita, sono destinati a essere condivisi, per permettere a tutta la comunità di attraversare il tempo senza perdere il senso profondo della propria storia.
Grazie alla sensibilità e alla generosità di Claudia, piazza Castello non è più solo uno spazio fisico: è memoria viva, esempio di cura, identità e amore per la cultura e la storia di Santo Stefano Quisquina.

Laura Liistro

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