Cultura
Presentata la stagione estiva del Parco di Pantelleria, Selinunte e Cave di Cusa
Presentato ieri mattina il Calendario delle attività estive del Parco archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria che quest’anno, ancora più che nel passato, prevede iniziative diffuse che si svolgeranno nei diversi siti che comprendono, oltre all’area monumentale di Selinunte, anche nell’area monumentale delle Cave di Cusa, il Museo del Satiro di Mazara del Vallo, il Castello Grifeo di Partanna, le aree archeologiche di Pantelleria.
Il programma delle attività è stato realizzato grazie anche alla collaborazione attivata con i sindaci dei territori del Parco, in particolare il sindaco di Campobello di Mazara che ha valorizzato le Cave di Cusa con un ricco cartellone di iniziative di musica e teatro, e il sindaco di Castelvetrano.
“Una collaborazione – precisa il direttore del parco di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria, Bernardo Agrò – che si è rafforzata durante il periodo del lockdown dal momento che è emerso ancora più chiaramente che nel passato il valore che i beni culturali hanno nella valorizzazione dei territori anche come motrici di sviluppo economico. I luoghi della bellezza che Selinunte e tutto il Parco offre sono oggi entrati a far parte del vissuto quotidiano delle amministrazioni locali che considerano il patrimonio culturale come un alleato nella valorizzazione di tutto il territorio. Una sinergia che consente di andare “Oltre il recinto”, come abbiamo deciso di chiamare il progetto in cui il parco travalica e demolisce metaforicamente i muri, attivando una capillare valorizzazione dei Beni Culturali che va oltre la sfera archeologica, mirando a quella puntuale valorizzazione anche di altri elementi che caratterizzano i nostri luoghi densi di grandi valori artistici medievali e moderni”.
“Un programma – evidenzia l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’identità siciliana, Alberto Samonà – nato dalla collaborazione con il territorio che mira a valorizzare gli aspetti identitari presenti nel parco e creare nuove suggestioni e contaminazioni tra heritage e contemporaneità. Le iniziative programmate con i comuni e i cantieri aperti sono tutte espressione della volontà del Parco di essere parte viva e attiva nella vita di un territorio che ancora oggi ci affascina per la commistione tra antico e moderno, per la splendida emozione di un tramonto sul Mediterraneo, per i colori, per quell’incrocio tra passato e contemporaneo che inquadra, ad esempio, la classicità dei templi attraverso la lente ipermoderna del Tridente. Questo e ancora tanto altro offre il parco archeologico di Selinunte che ci infonde emozioni”.
Nell’ambito del progetto sono stati realizzati nuovi spazi da dedicare all’arte come gli “Spazi culturali di Triscina”, luogo per residenze d’artista e grandi mostre realizzato grazie all’accordo sottoscritto con il Mac- Museo di Gibellina delle arti contemporanee e la Fondazione Orestiadi.
Iniziative rese possibili grazie all’attività di sponsorizzazione resa possibile dai gruppi imprenditoriali che hanno partecipato al progetto.
Altra attività di valorizzazione del Parco si manifesta attraverso la divulgazione degli aspetti scientifici della ricerca archeologica espressa “Cantieri della conoscenza”, cantieri aperti dove la storia dei luoghi monumentali di Selinunte diventa archeologia partecipata del visitatore, non più passivo fruitore, ma parte attiva nell’apprezzamento e nella divulgazione della bellezza di tali luoghi. Per una maggiore conciliazione di mare e archeologia, il Parco si aprirà inoltre alle visite serali con programmazione di itinerari di visita dal giovedì alla domenica.
Filo rosso saranno “I Serali” che alla luce del tramonto offriranno uno spettacolo (paesaggistico) nello spettacolo e si articoleranno con una programmazione prevista per tutto il mese di agosto in cui il serale sarà accompagnato da un evento culturale (concerto- esperienza con autori- presentazione di libri-laboratori musicali e artistici-esperienze sensoriali e gastronomiche). Il paesaggio, dunque, diviene parte stessa e parte fondamentale dell’esperienza di visita proposta dal Parco anche grazie all’utilizzo di un progetto luce specifico, che consente un apprezzamento diverso del contenuto monumentale durante il giorno fino alla sera.
In quest’ottica si pone la prossima apertura del nuovo ingresso inedito dell’Area monumentale del “Tridente”, dove la vista delle architetture templari, grazie all’apporto della prospettiva, fornisce al visitatore un approccio totalmente nuovo all’area monumentale.
Cultura
Pantelleria, oggi presentazione del libro “Le note stonate” di Antonino Maggiore
Questo pomeriggio, 7 dicembre 2025, dalle ore 16.30, presso i noti locali del Circolo Ogigia di Pantelleria Centro, si terrà la presentazione del libro “Le note stonate” di Antonino Maggiore.
Ad affiancare l’autore, Franca Zona e Giovanna Drago, apprezzate donne di cultura, che si alterneranno in una intervista conoscitiva del libro.
Antonino Maggiore, classe 1982, è un docente di musica presso la scuola primaria di Pantelleria, dove unisce rigore e creatività, nel quotidiano rapporto con l’infanzia.
Lo scrittore pantesco non è alla sua prima opera. Negli anni ha già pubblicato due raccolte poetiche: “Niente di importante” e una “Penna x amico“, grazie alle quali ha ricevuto diversi importanti riconoscimenti.
“Le note strane” è un romanzo autobiografico: in viaggio intimistico tra fragilità ed ironia, attraversando il confine spesso sottile tra disperazione e gioia, risa e pianto.
Con il delicato contributo musicale di Maria Bernardo, si profila un piacevole pomeriggio letterario, al caldo e tra “degustatori” di libri.
L’ingresso è libero
Cultura
I racconti del vecchio marinaio di Pantelleria: Il rito antico della dragunera
Quel giorno lasciai gli scogli di San Leonardo più presto del solito, mentre i miei amici erano ancora a mollo a mare, in un’acqua trasparente e azzurrina come solo il mare di Pantelleria sa esserlo. Mi soffermai ancora una volta a leggere le scritte multicolori che rendevano meno triste il vecchio bunker di cemento armato della seconda guerra mondiale. L’amore di sempre: “ti voglio bene, “un cuore solo”, “ti amerò per sempre” precedute da un nome femminile e tante altre scritte, eredità amorose di generazioni di giovani panteschi. Una però faceva a pugni con tutte le altre, “Mariuccia buttana”. Doveva essere stato davvero un brutto tradimento, per bollarlo con un marchio di fuoco e per tramandarlo così ai posteri.
Giunsi sulla banchina e lo vidi seduto sulla solita bitta di fronte al castello, la nuvola azzurrina del fumo della sua pipa gli conferiva una strana aureola di mistero. Avevo deciso di porgli alcune domande, ma appena mi vide cominciò a parlare con voce arrochita dal tabacco e dalla salsedine. “Il veliero Madonna di Trapani era un vero e proprio gioiello della marineria pantesca. Due alberi, bompresso lungo come una lancia, vele latine che sapevano piegarsi al vento, ma non alla paura. Patrun Vitu, il suo comandante, era un uomo di mare e di silenzi infiniti, con le mani dure come la nostra pietra lavica e gli occhi di un verde misterioso, che avevano visto tempeste e miracoli. Nelle sue mani il timone seguiva docilmente l’invisibile linea della rotta fissata.
Quel giorno, ero ancora picciotto ‘i varca, avevamo da diverse ore passatu l’isola di Ustica e puntavamo, con tutte le vele spiegate su Trapani, fermarci qui la notte e il giorno seguente tornare a Pantiddraria, dove dovevamo sbarcare delle merci comprate a Napoli. Il mar Tirreno sembrava quieto e il vento amico, ma ‘ogni marinaio sa che “Cu ventu e cu mari nun si fa cuntrattu” (Col vento e col mare non si fa contratto). Così all’improvviso il cielo cambiò.
Una linea nera si stese sull’orizzonte, e il vento cadde morto di colpo. I marinai si guardarono l’un l’altro muti e attoniti. Il capitano Vito salì sul ponte e scrutò quel cielo nerastro e la vide: una dragunera (tromba marina), la maledizione antica e rabbiosa per chi va per mare. Essa, sottile e affilata, scendeva dal cielo come il dito di dio marino irato, girando vorticosamente sull’acqua.
Il nostromo Turi colse l’ansia e il timore degli altri uomini dell’equipaggio e chiese a patrun Vitu di virare. Ma Vito no, non solo perché la cosa era impossibile per mancanza di vento, ma perché egli era uomo che accettava intrepido le sfide in mare. Lui conosceva lu ritu anticu, lo aveva visto fare
da suo nonno e da suo padre prima di lui. Aprì il baule sotto il timone e ne trasse un coltello d’ossidiana, nero come la notte e affilato come il silenzio che precede la burrasca. Poi disse deciso “Mantenete la rotta, non si fugge davanti alla dragunera. Si tagghia”.
Si diresse a prua e la sua figura alta e possente sembrò dominare le onde. Il vento intanto aveva ripreso a soffiare forte e impetuoso che a momenti gli strappava il berretto. La dragunera si avvicinava, ululando conne una magara. Vito attese, fermo, come nu parrinu davanti all’artari. Quando la coda della tromba marina fu a portata, egli disse vecchie parole che non si potevano intendere, poi tracciò con il coltello d’ossidiana una grande croce nell’aria e recitò a voce alta questa preghiera:
Nniputenza di lu Patri,
Sapienza di lu Figghiiu,
pi virtù di lu Spiritu Santu
e pi nnomu di Maria
sta cuda tagghiata sia
Un suono sordo, come un lamento, si levò dal mare. La vorticosa colonna d’acqua si dissolse e il cielo si aprì all’azzurro. Tutti noi marinai, increduli, guardavamo ammirati e a un tempo intimoriti il capitano come si guarda un uomo che ha parlato allora allora con gli spiriti. Vito tornò al timone, rimise il coltello di ossidiana nel baule e disse solo: “Adesso a casa”. Al tramonto del giorno dopo Pantelleria ci apparve all’orizzonte, nera e fiera e materna. Il Madonna di Trapani, come sempre, entrò in velocità nello stretto passaggio che dava al porto vecchio. Solo capitan Vito e qualche altro patrun si potevano permettere di sfidare la scogliera cartaginese semisommersa.
La voce del subitaneo taglio della dragunera si sparse, in un battibaleno, in tutte le contrade dell’isola e da quel giorno ogni marinaio pantesco che incrociava patrun Vitu lo salutava con rispetto misto ad ammirazione. Perché non tutti sanno tagghiare la coda a una tromba marina. E soprattutto non tutti hanno il coraggio di farlo”.
Il vecchio marinaio si tacque definitivamente.
Girò le spalle e si mise a guardare, assorto, il mare
come aspettasse l’arrivo di qualcuno, intanto la nuvola azzurrina del fumo della pipa, che lo
avvolgeva in tenui volute, gli conferiva un certo non so che di misterioso.
Orazio Ferrara

Cultura
Trapani e l’oro rosso del Mediterraneo: “Il Corallo anima di Trapani”. Un mese di eventi
Dal 2 al 19 dicembre 2025, Trapani celebra la sua storica tradizione corallara con la seconda edizione di “Il Corallo anima di Trapani”, un programma che coinvolgerà studenti, artigiani, istituzioni e comunità del Mediterraneo.
L’iniziativa, promossa dal Comune di Trapani e dalla Biblioteca Fardelliana con il contributo dell’Assessorato delle Autonomie Locali e della Funzione Pubblica della Regione Siciliana intreccia formazione, cultura e diplomazia mediterranea per preservare e tramandare l’antica arte della lavorazione del corallo.
Dal 2 al 5 dicembre, le botteghe e showroom trapanesi apriranno le porte agli studenti per visite guidate alla scoperta dei segreti di quest’arte millenaria.
Il percorso prosegue dal 9 al 12 dicembre al Museo Regionale Pepoli con il laboratorio creativo “Dal Mediterraneo al Museo – Il viaggio del corallo”, curato dall’Associazione “Amici del Museo Pepoli”.
Il 13 dicembre alle ore 17.00, sempre al Museo Pepoli, verrà presentato il restauro del prezioso Presepe in corallo del XVIII secolo, capolavoro dell’artigianato trapanese.
L’evento culminante si terrà il 19 dicembre alle ore 17.30 alla Biblioteca Fardelliana: la tavola rotonda internazionale “Rotte del Corallo – Dialogo tra culture mediterranee” vedrà rappresentanti istituzionali e maestri corallai e la firma di un protocollo della “Rete Mediterranea delle Città del Corallo”, un’alleanza che consolida i legami tra le comunità mediterranee unite da questa tradizione.
“Quest’anno proponiamo la seconda edizione de “Il Corallo anima di Trapani”. Siamo estremamente orgogliosi che questo progetto prosegua: dopo l’edizione del 2024, oggi varchiamo i confini della nostra città per un momento di dialogo con le tradizioni dell’arte del corallo non soltanto di un’altra città siciliana come Sciacca, ma anche di altre città d’Italia – Torre del Greco e Alghero – e oltre i confini nazionali, nel Mediterraneo con Tunisia e Andalusia.
Ci confronteremo non solo per raccontare la nostra tradizione, durante una sessione scientifica del convegno, ma vogliamo stilare un protocollo d’intesa per costituire una rete mediterranea delle città del corallo. L’obiettivo è avviare un percorso comune e condiviso di promozione, affinché questa antichissima e preziosa arte possa essere rinnovata e valorizzata congiuntamente” – così affermano Giacomo Tranchida, sindaco del Comune di Trapani e Rosalia d’Alí, assessore alla Cultura.
Per tutto dicembre, la Biblioteca Fardelliana proporrà un percorso audiovisivo dedicato al corallo trapanese: un docufilm che racconta tradizione e futuro attraverso l’intelligenza artificiale e un documentario che esplora il corallo tra arte, ricerca e innovazione. Due narrazioni complementari che offrono sguardi contemporanei su un’arte antica.
“Il corallo anima di Trapani” è un modello di valorizzazione che coniuga tutela delle tradizioni, innovazione e cooperazione internazionale.
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