Cultura
Pantelleria – Storia dei collegamenti marittimi: il Brigantino Giuseppina
Nel 1872 la bella pensata del governo piemontese di sostituire il servizio del piroscafo per Pantelleria con un brigantino, quindi mosso con la forza motrice di sole vele, rappresentò un altro dei capitoli degni di menzione nella tormentata storia dei collegamenti marittimi dell’isola.
L’arrivo del Brigantino a vela
Da quel momento fu un continuo susseguirsi di proteste e di lamentale da parte degli sfortunati e incauti viaggiatori. Dai più si affrontava quel disastroso viaggio soltanto se vi si era costretti da gravi e improrogabili esigenze.
Fortunatamente per la storia della nostra isola ci fu chi affidò alla pagina scritta le annotazioni di quel viaggio che spesso assumeva toni avventurosi, se non addirittura perigliosi, e che durava più di due giorni.
Il ricco albergatore Enrico Ragusa
Uno che ci ha lasciato delle succose e intriganti annotazioni al riguardo è stato senza dubbio Enrico Ragusa, ricco e famoso albergatore di Palermo, nonché entomologo autodidatta, così bravo dare punti a quelli di professione.
Enrico Ragusa aveva 26 anni quando, spinto dalle insistenze dell’entomologo marchese Giacomo Doria di Genova, decise di fare un viaggio alla volta di Pantelleria, isola fino allora inesplorata dagli entomologi italiani. Il Ragusa confessa subito che “pessimo marino, non volevo lottare contro le onde minacciose del mare, e sentivo sgomento ad imprendere un viaggio, non lungo, ma molesto”, malgrado ciò si fece coraggio e decise comunque di fare quel viaggio per mare.
Era l’anno 1875. La relazione di Enrico Ragusa sulla sua “visita” a Pantelleria, pubblicata lo stesso anno col titolo “Gita entomologica all’isola di Pantelleria” nel “Bollettino della Società entomologica italiana” di Firenze-Roma, contiene gustose pagine su quel viaggio “d’inferno” a bordo di una “barcaccia” in rotta per Pantelleria, oltre ai veementi improperi contro il governo “che avea tolto i batelli a vapore”.
La “barcaccia”, così chiamata testualmente dal Ragusa, non era altro che un brigantino a vela dal
rassicurante nome di “Giuseppina”. Doveva trattarsi del brigantino di tal nome di 255,40 tonnellate,
varato dai cantieri di Varazze presso Savona nel 1840.
Ma sentiamo il Ragusa in diretta:
“Arrivati alla città delle cinque torri, dei mulini e delle saline tanto graziosa e simpatica (Trapani,
ndr) – mio primo pensiero fu d’informarmi della partenza della barcaccia che porta ogni otto giorni
la posta a Pantelleria, e che è l’unico mezzo per recarvisi.
Seppi che partiva l’istessa sera, e me ne ritornai all’albergo per preparare l’occorrente; difatti fra non
guari venne il cameriere ad avvertirmi che per mettere le vele aspettavano che io fossi a bordo.
Raccolsi a furia il mio bagaglio, e gettatomi in una barca, ordinai mi si portasse alla Giuseppina (è
questo il nome della barcaccia che partiva per Pantelleria).
“Era una notte d’incanto – la mia barchetta fendeva dolcemente le onde con mormorar lento e
piacevole, lasciandosi dietro dei lunghi solchi fosforescenti; la pallida luce della luna ed i lumi della
marina di Trapani ci presentavano tuttavia allo sguardo quasi velata tutta la riva; io godevo di dolce
conforto, e sarei stato felice, se un lieve scirocco, che principiava a scuotere debolmente la barca,
non mi avesse fatto temere di future sofferenze.
“Alle nove (sera di sabato 1° maggio 1875, ndr)
giungemmo alla barcaccia – Era assai tetra secondo me, sicché il solo vederla mi facea già provare
quel malessere che precede sempre il mal di mare. « Presto a bordo » mi gridarono i marinai. « Si
aspetta il capitano eccolo che viene » gridarono altri « mettiamo le vele ». Invece di obbedire,
domandai oppresso: quando saremo a Pantelleria? — « Abbiamo il vento contrario, e se continua
staremo forse otto giorni in mare. »
E ben facile l’immaginarsi che ero spaventato e quasi sul punto di tornarmene a Trapani, e lo avrei
fatto se i bei coleotteri, e tanti altri begli insetti che speravo trovare nell’isola, non mi avessero
spinto a partire; e a nulla più pensando m’imbarcai.
“- Poco dopo eravamo lungi dal porto di Trapani,
ed io già in fondo all’unico camerino me ne stavo sdrajato sopra una cassa, soffrendo orrendamente
e maledicendo l’economia del governo che avea tolto i batelli a vapore che portavano a Pantelleria!
“Che notte d’inferno, ed in che modo incomodo la passai! Non ostante il freddo, non ebbi la forza di
muovermi e cercare il mio mantello.
Passai tutta la domenica soffrendo sempre e domandando se si vedesse Pantelleria. I marinai che
erano gentilissimi per me, come pure il capitano al quale ero stato caldamente raccomandato, mi
rispondevano « se non cede il vento a Pantelleria non si arriva, signore. » Li avrei picchiati! E pure
essi mi dicevano che generalmente impiegavano quattordici ore per quella traversata.
La seconda notte non fu migliore della prima, e quasi già abituato al male all’alba montai sul ponte
sperando di scorgere Pantelleria.
“Vana lusinga, fuori di mare ed orizzonte, nulla.
[…..]
Verso la mezza notte, dopo cinquanta ore di un continuo soffrire arrivai finalmente sfinito a
Pantelleria!!!
La mattina alle tre mi recai sul ponte e vidi delle grandi montagne nere nere, ed a noi dinanzi la città
capoluogo dell’isola, dai Saraceni chiamata Sciaxigibus, indi Oppidolo ed ora Pantelleria.
Quell’ammasso di casette bianche, pulite, quadrate, mi sembravano tanta neve sulle oscure roccie di
lava, sulle quali sono fabbricate.
Sbarcammo alle cinque e mezzo…”.
Orazio Ferrara
Cultura
Pantelleria, Ministero di Accolitato a Franco Palumbo e Giuseppe Crimi: 21 dicembre con il Vescovo
In Chiesa Matrice Ss Salvatore, domenica 21 dicembre sarò una giornata particolare per la comunità strettamente religiosa di Pantelleria.
Se, infatti, da una parte avremo l’anniversario dell’arrivo sull’isola delle Suore delle Poverelle, dall’atro durante la stessa celebrazione Eucaristica di ringraziamento delle ore 11:00, il nostro Vescovo Angelo Giurdanella conferirà il Ministero dell’Accolitato a Franco Palumbo e Giuseppe Crimi.
Per saperne di più: Suore delle Poverelle, 80 anni di professione a Pantelleria. Messa con il Vescovo Giurdanella
Cultura
Pantelleria, Sold out per Antonino Maggiore e il suo libro “Le note stonate”
Presentazione con mini spettacolo per un pubblico di ogni età
Sold out al Circolo Ogigia, sempre magistralmente capitanato da Florinda Valenzain occasione della presentazione del libro di Antonino Maggiore “Le note stonate”.
Il pomeriggio culturale Centro ha ottenuto un tale successo da superare le previsioni degli organizzatori.
Un pubblico così nutrito, sfidando il vento e il gelo, ha totalmente gremito la sala dello storico circolo di Pantelleria Centro. Persone di ogni età è accorsa a conoscere la nuova opera del musicista pantesco.
Moderata da Franca Zona, esperta e raffinata scrittrice, e da Giovanna Drago, insegnante sensibile e preparata, la presentazione ha alternato momenti di pura e intimistica commozione a quelli di leggerezza e sobrietà, esattamente come lo stesso libro, “Le note stonate” (Casa Editrice Menna – Avellino) fa e induce a fare durante la lettura.

Antonino Maggiore, presentato come uomo e come scrittore da Franca Zona, è definito “maestro per passione”. “Le note stonate” viene scritto in quattro giorni, o meglio notti. La stesura è nata come un “viaggio segreto” da condividere con poche persone. E così, inizialmente è stato: l’autore aveva mandato ciò che egli stesso ha definito un opuscolo, a Giovanna Drago la quale immediatamente inizia un’opera di convincimento alla pubblicazione che svolta quando la collega lo invita a riflettere sul ruolo degli insegnanti che devono essere anche degli educatori, in un contesto storico dove spicca la fragilità degli alunni.
Da qui, l’invio alla casa editrice e parte tutta questa nuova avventura da cui si appalesa la personalità di Antonino Maggiore.
L’entusiastico approccio non solo alla lettura, ma all’ascolto del libro “Le note stonate” era palese ancor più pensando alle ondate di sentimenti e percezioni che da esso scaturiscono.

Per sorpresa del protagonista del pomeriggio letterario, un capannello di suoi alunni, ad un certo punto, lo ha circondato in un coro canoro, o meglio, in abbraccio canoro, affettuoso e leggiadro per la tenera età.
Un sipario, un piccolo ma dolce spettacolo che ha reso ancora più apprezzato l’evento de “Le note stonate”.

Cultura
Suore delle Poverelle, 80 anni di professione a Pantelleria. Messa con il Vescovo Giurdanella
80° di Professione Religiosa sull’isola
Per gli 80 anni di professione religiosa sull’isola, sono previsti grandi festeggiamenti.
Sabato 20 dicembre ore 20.00 VEGLIA DI PREGHIERA “MENDICANTI DI LUCE” in Chiesa Madre SS Salvatore;
Domenica 21 dicembre ore 11.00 Chiesa Madre CELEBRAZIONE EUCARISTICA DI RINGRAZIAMENTO presieduta dal nostro Vescovo Angelo Giurdanella a cui seguirà un rinfresco in oratorio.
Suore delle Poverelle a Pantelleria
La presenza delle Suore Poverelle a Pantelleria risale al lontano 1945, quando il primo gruppo di sei suore fu destinato all’ospedale di Khamma. Da allora si sono susseguiti anni di servizio operoso, di dono gratuito verso i malati, gli anziani, i bambini e la comunità tutta. Una presenza silenziosa ma attiva, fatta di dedizione, disponibilità, ascolto, accoglienza, attenzione ai più deboli e ai più bisognosi ma anche di gioia e di affetto, di entusiasmo e di vitalità.
Fondazione della congregazione
La congregazione ha origine nel 1864 a Bergamo, per opera di Don Luigi Maria Palazzolo.
Il sacerdote realizzò un’associazione di volontarie, per curare la gestione di un oratorio destinato alle ragazze povere del rione popolare di San Bernardino. Le donne si occupavano dell’insegnamento del catechismo e di varie attività caritatevoli a vantaggio della gioventù derelitta.
Le suore, dette delle Poverelle, da allora continuano a dedicarsi alle opere a favore della gioventù, aggiungendo tra le loro finalità la visita ai poveri e agli ammalati a domicilio, la cura degli orfani e, più tardi, l’insegnamento. Nel 1875 aprirono la prima filiale a Vicenza e l’anno successivo a Brescia e a Breganze.
Vennero approvate definitivamente dalla Santa Sede il 5 gennaio 1919.
Le religiose dell’istituto ampliarono rapidamente il loro ambito di azione.
Infatti, nel 1919 fondarono una casa a Roma, dove vennero loro affidati i servizi domestici presso il pontificio collegio Urbano di Propaganda Fide. Nel 1922 aprirono a Grumello del Monte un centro per la cura e la riabilitazione dei disabili gravi. Poi, nel 1926 presero ad assistere le detenute del carcere di Bergamo e a partire dal 1931 si dedicarono all’assistenza delle comunità di emigrati italiani in Francia, Belgio e Lussemburgo. Nel 1952, fondando una casa in Congo, si aprirono all’apostolato missionario. In occasione dell’epidemia di ebola verificatasi nel maggio 1995 a Kikwit (Congo), alcuni ammalati furono ospitati presso un ospedale diretto dalle suore. Le religiose continuarono la loro opera di assistenza anche quando si capì che il contagio era quasi inevitabile.
Sei di loro, tutte provenienti dalla Lombardia, contrassero la malattia e morirono.
Le Suore delle Poverelle si dedicano all’istruzione, alla gestione di orfanotrofi e case famiglia, all’assistenza agli emarginati e agli ammalati.
Oltre che in Italia, le suore sono presenti in Brasile, Burkina Faso, Repubblica Democratica del Congo, Costa d’Avorio, Kenya, Malawi, Perù e Svizzera; la sede generalizia è a Bergamo.
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