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Cultura

Pantelleria, squarci di vita isolana nella prima metà dell’Ottocento / 1

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Per domare una rivolta scoppiata a Pantelleria nell’anno 1820 si è reso necessario inviare numerosa truppa da Girgenti (ora Agrigento).

La truppa di Girgenti

A quel tempo Pantelleria faceva parte dello stato delle forze interne di difesa della Valle di Girgenti insieme con i seguenti centri: Siculiana, Cattolica, Raffadali, Grotte, Canicattì, Naro, Palma, Ravanusa, Licata, Bivona, Cammarata, Burgio, Sciacca, Santa Margherita e Caltabellotta.
Il 25 luglio 1820 a Malta vengono imbarcati sul paranzone di padron Pasquale Caruana, con destinazione Girgenti, Giuseppe Franco, Fortunato Gabriele, Felice Natoli e Leonardo Rizzo, tutti da Pantelleria.
I quattro panteschi sono sgraditi al governatorato inglese e quindi espulsi.

I matrimoni clandestini

Nel novembre del 1822 il vescovo di Mazara, Emanuele Custo, protesta presso le autorità dell’isola, che avallano i continui matrimoni clandestini che si consumano con frequenza in Pantelleria, e ne cita gli ultimi casi: Accardo Giovanni con Pandolfo Rosaria, Rizzo Felice con Santa Bonello, Ferreri Giuseppe con Campo Giuseppa, Guccione Vincenzo con Brignone Giuseppa, Sferlazzo Giuseppe con Ferreri Maria, Siragusa Salvatore con Francesca Guttarez.
I matrimoni clandestini, che la Chiesa considerava peccaminosi, ma non invalidi, erano quelli in cui il consenso e il volere dei due sposi faceva aggio sul volere delle famiglie e sulle convenienze sociali, e perfino sulla documentazione scritta. Insomma si trattava della classica fuitina!
Il 19 maggio 1823 il castello è in allerta, in quanto vengono avvistati nel mare prospiciente l’isola sette grossi legni quadri, che sembrano da guerra. La squadra navale si allontana senza essere identificata. Anno 1824 don Andrea D’Angelo Giudice Regio di Monte San Giuliano, viene inviato in Pantelleria per istruire i processi contro i partecipanti della tentata rivolta.
Datato 11 ottobre 1824 il rapporto del Real Console Generale in Tunisi, con cui comunica l’arrivo in quel porto di quattro ragazzi minorenni su una piccola barca proveniente da Pantelleria. “… spinti da un loro paesano per speculazioni ingiuriose alla società”, così il Console nel rapporto.
I ragazzi vengono imbarcati per Malta, per poi essere successivamente rimpatriati. Nell’estate del 1825 comincia ad evidenziarsi, per le autorità preposte, il fenomeno delle donne condannate alla relegazione, giovani e numerose nell’isola, che spesso si uniscono in tresche illecite con uomini sia relegati che isolani.

Il 19 settembre 1825 gettano l’ancora nella rada di Pantelleria due golette greche da guerra, la Spartana, comandata dal capitano Giorgio Masali, e l’Aspasia, al comando del capitano Adriano Sottino. Dopo essersi rifornite di acqua, le golette fanno vela alla volta di Gibilterra. Sempre nell’anno 1825 si ha notizia di una barca corriera in servizio sulla rotta Pantelleria-Sicilia.
In data 8 febbraio 1827 tre panteschi Giuseppe Lopes, Antonio Panzavecchia e Pietro Rodi ricevono dal Governo di Malta le lettere di cittadinanza come sudditi britannici.

Il veliero pantesco di padron Giuseppe Valenza si arena il 15 febbraio 1827 su un bassofondo del litorale di Mazara. Era diretto a Palermo e trasportava carbone, zambù e cuoiami. Lo zambù o zammù era ed è un distillato alcolico di semi e fiori di sambuco, importato per la prima volta in Sicilia dagli arabi, veniva utilizzato per disinfettare l’acqua dei pozzi e delle cisterne. Lo zambù di Pantelleria era il più ricercato per i suoi inconfondibili sapore e odore, in particolare dai palermitani.

Ancora oggi l’acqua ‘e zammù (acqua con l’anice) è la bevanda rinfrescante tipica delle torride estati in quel di Palermo.

Il contrasto del contrabbando di donnine allegre

Nel marzo 1827 il Comandante della Piazza di Pantelleria emana più stringenti disposizioni per contrastare i concubinati dei relegati nell’isola, che rischiano di diventare una vera e proprio piaga sociale.

Le cose non vanno meglio nelle altre isole destinate alla relegazione, anzi sono peggiori, come nel caso di Favignana. In quest’ultima si verifica il caso più clamoroso.
Certa Rosa Li Volsi viene nascosta in una grande cesta e quindi ricoperta di mandarini, la cesta viene poi portata a spalla da un condannato (lo spesaiuolo), che gode appunto del permesso di uscire per la spesa, e quindi introdotta nel bagno penale e portata fino alla cella del condannato Luigi Cantasano.

Una beffa davvero boccaccesca per i guardiani del bagno! Comunque il contrabbandare donnine allegre all’interno dei bagni penali era prassi usuale in quei tempi, per lo più si usavano per detto scopo i grossi cestoni della biancheria da lavare. In data 16 novembre 1829 si riscontra un ricorso anonimo contro don Michele Ribera, alfiere di quella compagnia di dotazione presso il castello di Pantelleria.
Le accuse: prepotenze e “imposture ordite a carico di quegli abitanti”.

Orazio Ferrara (1 – continua)

Foto: carta di Pantelleria del 1831

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Cultura

Pantelleria, domani mattina Filippo Panseca in una intervista su Rai2 a cura di Daniela Bisogni

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Domattina, in seconda replica, andrà in onda su Tg2 un’intervista di Daniela Bisogni a Filippo Panseca, nei suggestivi locali del suo museo a Mursia. Imperdibile

Già mandata quest’oggi, domani mattina alle ore 7,30 Tg2 ci farà dono della replica dell’intervista a Filippo Panseca, a cura di Daniela Bisogni.

A tutt’oggi, dopo un paio di settimane dalla sua morte,  ancora sgomento si percepisce tra coloro che l’hanno conosciuto, lo hanno avuto come amico e apprezzato come artista,.

Visto il clamore Rai2 torna a parlare dello stravagante e prezioso personaggio che ha vissuto sull’isola in maniera continuativa negli ultimi anni della sua vita, ma che ha istaurato quel rapporto magico si dai primi approcci con Pantelleria, quando vi approdò negli anni ’70 con Margherita Boniver.

La sua verve, la sua cultura la sua umanità traspiravano dal suo linguaggio verbale e corporeo, come ben si vede anche in una delle sue ultime interviste video, edita da Rai2  e curata da Daniela Bisogni, nella rubrica “Tutto il bello che c’è“.

Dalle prime battute, subito la giornalista ci fa immergere nelle peculiarità della Figlia del Vento, attraverso  Panseca, che generosamente si mette a disposizione spiegando le sue creazioni usando gli elementi naturali e come un poeta, il maestro comincia: “Il fuoco vibra con l’acqua nella fontana con una danza melodica bellissima, dove i due elementi convivono.”

Dal che passa ad aprire a Mamma Rai le porte del suo museo, una antica caserma costruita a Mursia nel 1939 ai tempi del Fascio.

All’interno del museo ospita esposizioni anche di giovani che si affacciano all’arte e non trovano ancora spazio per dimostrare la loro passione.

Lo scopo delle sue proposte artistiche è quello di vedere come si può far sopravvivere l’ambiente anche attraverso l’arte.

Considerato uno de padri della “computer art”, è fondatore della cattedra all’Accademia di Brera.

Un visionario Panseca con quel piglio gagliardo ed elegante che lo ha caratterizzato nella sua vita costellata di molti successi e soddisfazioni.

Nel servizio, Daniela Bisogni ci accompagna con delicatezza e pudore nell’animo di un artista che non ferma mai il suo mondo, fino a progettare il mausoleo che custodirà le sue ceneri “davanti a mare e vento”, in quel di Mursia.

Panseca era un appassionato ed era vorace di vita. Amava moltissime cose come cucinare, fotografare, progettare e intrattenersi con le persone. Ma la cosa che lo ha avviluppato fino a farsi eleggere dimore eterna è stata la nostra isola, per la quale si è speso attivamente molte volte e nei contesti più diversi.

La sua è vita che si può raccontare, come ha fatto la collega di Rai2, attraverso quadri, istallazioni, schizzi e mai scarabocchi; una vita di un uomo capace di lasciare il segno nell’umanità e, soprattutto, nei cuori di chi l’hanno conosciuto.

DI seguito il link dell’intervista, edita da Rai2 nella rubrica “Tutto il bello che c’è”, e di bello nel mondo di Panseca ce ne è moltissimo.


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Cultura

Immacolata, perché è festa e si fa l’albero di Natale

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La scelta dell’8 dicembre come giorno per allestire l’albero è soprattutto pratica
di Filomena Fotia da Meteoweb.eu

 

Immagine a scopo illustrativo realizzata con l’Intelligenza Artificiale © MeteoWeb
L’8 dicembre è una festa nazionale in Italia per celebrare l’Immacolata Concezione, un dogma cattolico sancito nel 1854 da Papa Pio IX. Questo principio teologico, che riguarda la purezza originaria di Maria, ha assunto un’importanza storica non solo per la Chiesa, ma anche per la tradizione culturale italiana. Tuttavia, la giornata ha sviluppato con il tempo un significato che va oltre la dimensione religiosa, diventando un momento chiave per l’inizio delle festività natalizie.

L’8 dicembre come avvio simbolico del periodo natalizio
La scelta dell’8 dicembre per fare l’albero di Natale ha radici culturali e pratiche. La data cade all’inizio di dicembre, quando si entra nel vivo dell’organizzazione delle festività. Nei calendari agricoli tradizionali, questo periodo segnava una pausa nei lavori nei campi, favorendo le attività domestiche e le celebrazioni comunitarie. La coincidenza con una giornata festiva ufficiale ha ulteriormente consolidato l’usanza.

Le origini e il significato dell’albero di Natale
L’albero di Natale ha origini antichissime, legate a riti precristiani che celebravano il solstizio d’inverno. L’abete, sempreverde, era considerato un simbolo di rinascita e continuità della vita. Con il tempo, questa tradizione è stata reinterpretata dalle culture moderne, diventando una decorazione centrale delle festività natalizie. In Italia, l’albero è stato adottato più tardi rispetto ai Paesi nordici, ma oggi è parte integrante delle celebrazioni.

Perché si fa l’albero proprio l’8 dicembre
La scelta dell’8 dicembre come giorno per allestire l’albero è soprattutto pratica. Essendo una giornata festiva, anche se quest’anno capita di domenica, permette alle famiglie di riunirsi e dedicarsi con calma alle decorazioni. Inoltre, questa data segna l’avvicinarsi del Natale, un periodo che per molti inizia proprio con l’allestimento degli addobbi. L’albero, arricchito da luci e ornamenti, diventa così un simbolo di attesa e di celebrazione, unendo tradizioni antiche e moderne.

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Pantelleria, workshop e scambio di auguri il 14 dicembre al Museo di Punta Spadillo

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Workshop sulla vite ad alberello e scambio di auguri con il Parco Nazionale Isola di Pantelleria: sabato 14 dicembre 2024 a Punta Spadillo

Il Parco Nazionale Isola di Pantelleria, nell’ambito del Laboratorio Permanente per la Trasmissione dei Saperi legati alla pratica agricola della Vite ad Alberello, invita la cittadinanza e gli interessati al workshop informativo gratuito: “La viticoltura sostenibile” in programma sabato 14 dicembre 2024 a partire dalle ore 16.00 al Museo Geonaturalistico di Punta Spadillo.

L’evento prevede, tra gli altri,  gli interventi del Prof. Cesare Castellini (Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali – Università degli Studi di Perugia); e del Dott. Agr. Dario Brucculeri, (viticoltore e Vicepresidente di ItaliaBIO). 

Alle 18.30, si terrà un momento di convivialità con uno scambio di auguri e un brindisi organizzato dal Parco Nazionale. Sarà un’opportunità per condividere con la comunità le azioni e i risultati conseguiti negli anni e per rinnovare l’impegno nella tutela, promozione e valorizzazione dell’Isola di Pantelleria. 

Interverranno il Commissario Straordinario Italo Cucci e la Direttrice Sonia Anelli.

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