Cultura
Pantelleria, salvata femmina di piccione viaggiatore, messaggeri ed eroi nella storia
L’incredibile e affascinante storia dei piccioni viaggiatori
Cari della redazione e cari lettori, qualche tempo fa il caro Ispettore Forestale Paolo
Landolina ha soccorso e recuperato una femmina di piccione viaggiatore in
difficoltà, era stremata, denutrita e zoppicante e prontamente me l’ha consegnata qui,
in quello che negli anni è ormai diventato l’unico e del tutto casalingo centro di
soccorso per l’avifauna di Pantelleria.
Dall’anello identificativo siamo risaliti ai proprietari, regolarmente iscritti alla
Federazione di piccioni da corsa di Malta e sono stati contattati dalla nostra
Associazione L’Avamposto per l’eventuale ritorno a casa della nostra amica.
Anche se non si tratta di una specie selvatica protetta e quasi tutte le associazioni di
protezione della fauna non si fanno carico di questi animali, abbiamo deciso di
prendercene cura ugualmente.
Proprio perché consci e consapevoli dell’incredibile e importante relazione storica tra
colombi ed esseri umani, intendiamo onorarne la memoria, oltre che per un fattore
prettamente umano.
Ma come facevano i piccioni viaggiatori a consegnare i messaggi e ad essere cosi
efficienti nella corrispondenza dei tempi passati?
Ad oggi gli scienziati non hanno pienamente compreso come facciano, ma si pensa
che queste creature, come molte specie di uccelli migratori siano dotate di un Geo –
Recettore interiore, una sorta di bio rivelatore del campo magnetico terrestre e la
nostra stella Sole che gli permette di tracciare con precisione la rotta verso casa.
Ma c’è dell’altro, infatti tutti i columbidi si affezionano cosi tanto al luogo dove sono
nati, che ovunque essi vengano rilasciati faranno di tutto per ritornare al nido del
cuore.
Ciò permetteva agli addestratori e ai ricognitori di trasportare i piccioni verso gli
avamposti fuori dai propri confini, per esempio per seguire gli spostamenti
dell’esercito nemico o sulle coste marine per l’avvistamento di pirati e altri
aggressori, per poi essere rilasciati e consegnare ai luoghi d’origine i preziosi
dispacci.
Ma i piccioni possono affezionarsi anche ad un secondo luogo se lo trovano di loro
gradimento, cosi questa loro peculiarità permetteva di inviare messaggi non solo in
entrata, ma anche in uscita da un centro all’altro in tempi brevissimi per l’epoca.
Tutti sanno che le colombe formano delle coppie per la vita, ciò mi fa pensare che
questi messaggeri alati siano custodi di un profondo e speciale legame con il loro
nido e con la loro comunità.
QUali altri super poteri hanno i piccioni viaggiatori?
Ma vediamo oltre a queste capacità, quali sono gli altri super poteri di cui sono
dotati i nostri amici.
In primo luogo c’è da dire che questi animali possono vivere fino a 25 anni e volare
ad una velocità minima di 100 km orari e raggiungere una velocità massima di 185
km orari (record in orizzontale tra tutte le specie di uccelli) e può percorre ben 1000
km (Catania – Firenze) in solo 12 ore.
Questi tempi di consegna non erano minimamente paragonabili a qualsiasi mezzo di
comunicazione via mare o via terra, che in passato richiedeva settimane o addirittura
mesi per percorrere la stessa distanza ed erano tanto sicuri e con un tale livello di
riservatezza da fare imbarazzare i più sofisticati sistemi tecnologici di oggi.
Inoltre tutti i columbidi sono dotati di un ottima vista, che gli permette di vedere
tutto lo spettro dei colori e perfino la luce ultravioletta, oltre che dotati di un olfatto
finissimo e una memoria fotografica formidabile.
Se non è intelligenza naturale questa…
La nostra storia è colma di interessantissimi aneddoti e avvenimenti tanto
straordinari che ci riportano a questo antico legame, da meritare di essere ricordati.
Infatti…
Tanto tempo fa nelle torri di ogni regno e città v’erano i mastri addestratori di
piccioni, che con una vasta e ben organizzata rete di apposite postazioni, detti anche
“Centri Oracolari” garantivano la fondamentale comunicazione nelle epoche antiche.
Non si sa con precisione, quando le comunità umane iniziarono a usare colombe,
tortore e più raramente altri uccelli come cornacchie e corvi per comunicare e
scambiare messaggi, ma esistono riferimenti a tale pratica perfino nelle tavolette
sumeriche di 5-6 mila anni fa.
Gli studi e le scoperte archeologiche testimoniano che la profonda relazione tra
umani e colombi era presente in quasi tutte le grandi civiltà del passato.
Infatti gli antichi egizi, greci, persiani, assiri. romani, arabi, celti, cristiani e saraceni,
cosi come i grandi imperi e le dinastie dell’antica Cina, della Russia, dell’India e
della Mongolia, facevano ampio uso di questi simpatici aviatori per potere
comunicare in maniera veloce ed efficiente.
Tanto che ad essi, con un intricata rete di comunicazione era affidato il servizio
postale delle antiche civiltà.
Oggi, vista l’estrema adattabilità di questa specie, siamo abituati a vederli un po
ovunque, sono comuni e numerosissimi anche negli ambienti urbani e spesso sono
ignorati o considerati un problema per gli escrementi che imbrattano i monumenti.
Ma probabilmente se non ci fossero stati i piccioni viaggiatori a venirci in soccorso
fino all’epoca moderna e più precisamente fino al 1950, dopo la seconda guerra
mondiale, tutta la storia che narriamo oggi sarebbe stata completamente diversa.
E chissà senza il loro memorabile aiuto in quali meandri oscuri sarebbe giunto
l’epico racconto dell’umana esperienza su questo pianeta…
Proviamo a immaginare per un attimo tutti gli intrighi di corte, gli attacchi
pirateschi, gli assedi delle città o di interi regni, i disperati dispacci arrivati a
destinazione, le delicatissime missioni che hanno contribuito a salvare milioni, se
non più di vite umane, grazie a queste mirabili creature.
Nonostante la colomba viene considerata da sempre simbolo di pace e fedeltà e viste
le straordinarie capacità e lo spiccato coraggio di questi messaggeri del cielo e data
la contraddittoria natura umana, questi animali non poterono esimersi dal loro uso in
ambito militare ed ogni armata ed esercito di tutte le epoche del passato possedeva
intere divisioni di addestratori e piccioni che garantivano la comunicazione sui
territori da conquistare o da difendere.
I piccioni e i grandi condottieri della storia
Ogni grande condottiero e conquistatore della storia; da Alessandro Magno a Dario il
Grande, da Giulio Cesare ad Annibale, da Gengis Kan a Pietro il Grande,
riconosceva il valore intrinseco di questi particolari messaggeri per la buona riuscita
di qualsiasi operazione militare.
Da ricordare l’assedio di Parigi durante la guerra Franco – Prussiana (1870 – 1871) in
cui i Parigini riuscivano a comunicare con l’esterno della città grazie a questi leali
messaggeri. (Durante l’assedio di Parigi, quando la fotografia era agli albori si potè
ridurre le pellicole in microfilm, cuciti alle penne della coda, in modo che ogni
piccione potesse consegnare un testo scritto contenente fino a un milione di parole.
Durante l’assedio vennero inviati con questo sistema 150.000 messaggi governativi,
militari e segreti e oltre un milione di missive private). Fonte 1
Nonostante l’avvento del telegrafo e delle successive stazioni radio, i piccioni
vennero ampiamente usati anche nel più recente passato, proprio durante i due
conflitti mondiali, poiché si rivelavano fondamentali in caso di distruzione delle
stazioni radio da parte del nemico.
Così, fin dalla fine della guerra Franco – Prussiana i piccioni viaggiatori
cominciarono ad essere usati su vasta scala e nei più svariati utilizzi in tutta l’Europa,
non solo per la comunicazione, ma anche come veri e propri droni ricognitori in
grado di fotografare le posizioni e gli spostamenti dell’avversario, e perfino per
intercettare gli equipaggi dispersi in mare, tanto che l’aviazione inglese riporta che
un equipaggio su sette abbattuto dall’artiglieria nazista e disperso in mare, veniva
salvato grazie ai fidi pennuti.
Per comprendere quanto fu indispensabile e determinante l’utilizzo dei piccioni
soldato nella prima e seconda guerra mondiale, basti sapere che gli eserciti alleati di
Stati Uniti, Gran Bretagna, Russia, Italia. Francia, Belgio e altri Stati europei,
durante il primo conflitto possedevano più di 400.000 mila piccioni soldato a fronte
dei 150.000 dell’esercito tedesco.
Per rimediare a questo divario numerico i nazisti si avvalsero dei famigerati falchi da
guerra per intercettare e ghermire i piccioni messaggeri e le truppe avevano l’ordine
di sparare a vista su ogni pennuto avvistato.
Le ordinanze dei nazisti
I Nazisti emisero perfino ordinanze specifiche per consegnare e requisire le
piccionaie private nei territori occupati, di conseguenza furono centinaia le condanne
per fucilazione dei trasgressori partigiani e combattenti tra gli stati alleati.
(La mancata consegna era spesso punita con la morte. Proprio per questo un giovane
russo di Rostov sul Don, Viktor Cherevichkin di soli 16 anni, il 28 novembre 1941
fu fucilato per aver nascosto gli uccelli.
I tedeschi utilizzavano anche dei falchi addestrati per intercettare i piccioni sovietici;
esiste addirittura un documento sul drammatico destino del piccione N.48, che fu più
volte attaccato da un falco, ma alla fine riuscì a tornare a casa: “Verso il crepuscolo,
il volatile N. 48 è caduto ai piedi dell’addestratore di piccioni Popov. Aveva una
zampa rotta ed era attaccata al resto del corpo solo da un sottile strato di pelle. Il suo
petto era coperto di sangue secco. Il piccione respirava pesantemente e a fatica, con
il becco aperto, fu operato da un veterinario e riuscì a salvarsi”.
Nel 1944, il 2° Fronte Baltico fece addestrare una speciale squadra di piccioni
postali: 500 volatili, sotto la supervisione di 80 addestratori, furono addestrati a
volare in 22 direzioni in un raggio di 10-15 km. In sei mesi, consegnarono più di
4.000 piccionigrammi. L’esercito sovietico dei piccioni subì enormi perdite durante
la Seconda guerra mondiale. Tuttavia, riuscì a dare un contributo significativo alla
vittoria, assicurando la consegna di decine di migliaia di messaggi importanti ai loro
destinatari). Fonte 2
Proprio in questi giorni (dall’8 all’11 maggio) in Russia si celebra la vittoria sul
nazifascismo, dove si onora la memoria dei caduti e l’eroica Armato Rossa, il
Reggimento Immortale che fu determinante nella sconfitta del nazifascismo.
E sembra davvero inconcepibile e insano che nella votazione delle Nazioni Unite del
17 dicembre 2024, svoltasi contro la glorificazione del nazismo e del neo – nazismo,
siano state tutte le nazioni dei cosiddetti paesi occidentali, quali Germania, Stati
Uniti, Francia, Polonia, Ucraina, Canada, Regno Unito, Italia ecc. a votare contro.
Fortunatamente la risoluzione è passata con 119 voti a favore, 53 contrari 10 Stati
astenuti.
Ma fa davvero rabbrividire che queste 63 nazioni, che sarebbero dovute essere in
prima linea a favore di tale risoluzione, abbiano invece votato contro per mero
interesse politico.
L’Armata Rossa e l’intero popolo russo in quell’oscuro periodo fece ampio uso dei
piccioni soldato, tanto che alla fine del conflitto vennero insigniti della medaglia al
valore ben 30 addestratori e relativi piccioni.
Va ricordato che l’allora Unione Sovietica fu teatro della più sanguinosa e spietata
aggressione delle armate naziste, dove si ebbe il più alto numero di vittime; circa 27
milioni tra civili e soldati.
La resistenza più straordinaria si ebbe nelle città di Stalingrado, Leningrado e
Mosca, dove in quest’ultima l’esercito nemico si spinse fino a soli 32 km dalla Piazza
Rossa, per poi essere sconfitto e inseguito dall’Armata Rossa fino a Berlino, facendo
capitolare il 3° Reich e liberando in seguito i famigerati campi di sterminio e
concentramento di Auschwitz, Kulmhof, Dachau, Buchenwald, Sachsenhausen e
tanti altri.
dal sito Top War
Naturalmente anche dall’altro fronte occidentale le forze alleate si avvalsero del
prezioso contributo dell’esercito dei piccioni per fare fronte comune alla minaccia
del nazismo.
Perfino nel fatidico giorno del D – Day, l’uso dei piccioni viaggiatori fu determinante
per coordinare lo sbarco in Normandia, uno di essi di nome Paddy divenne famoso
per aver consegnato nel Regno Unito il messaggio che riportava la buona riuscita del
famoso sbarco. ( Il nome in codice della missione era “U2” e Paddy si trovò nel bel
mezzo del fuoco nemico quando venne rilasciato in Normandia intorno alle 08.15
del 12 giugno per trasferire messaggi codificati sull’avanzata delle truppe anglo-
americane. Il pennuto dovette far fronte alle pessime condizioni meteorologiche ed
evitare gli agguati dei falchi tedeschi a sua volta addestrati dall’esercito di Hitler per
andare “a caccia” di Paddy e compagni. Il piccione irlandese volò per 240 chilometri
fino all’Hampshire e “atterrò” alla base in quasi 4 ore e 50 minuti. Un’impresa
eroica che gli valse la medaglia “Dickin” il 1° settembre 1944, dal nome della
veterinaria Maria Dickin che aveva lanciato il riconoscimento in onore degli animali
“in armi”.) Fonte 3
dal sito Top War
E’ d’obbligo ricordare anche la famosa Cher Ami (Cara Amica) il piccione che salvò
200 uomini durante la prima guerra mondiale quando il Maggiore Charles White
Whittlesey del Battaglione perduto della 77° divisione, si trovò in una situazione
disperata finiti in una depressione di una collina restarono accerchiati dai tedeschi da
un lato e dall’altro dall’artiglieria amica e affidò all’ultimo piccione il messaggio per
la loro salvezza. (Furono tre i piccioni inviati prima di Cher Ami che furono
abbattuti.. Fu il momento di Cher Ami, ultimo volatile e ultima speranza rimasti al
battaglione. Whittlesey consegnò le sorti dei suoi uomini al piccione che portava il
seguente messaggio: “Ci troviamo lungo la strada parallela alle coordinate 276,4. La
nostra stessa artiglieria sta effettuando uno sbarramento proprio sopra di noi. Per
l’amor di Dio, fermatevi”. Appena spiccato il volo, i tedeschi iniziarono a sparare e
Cher Ami fu colpita al petto, ad una zampa e ad un occhio, ma nonostante questo
continuò a volare e a schivare le pallottole, percorrendo 25 miglia in soli 65 minuti e
consegnando con successo il suo messaggio, salvando una parte degli uomini della
77a divisione. I medici della divisione raccolsero l’uccello completamente coperto di
sangue e fecero di tutto per salvarlo. Cher Ami si salvò ma perse la zampa che fu
sostituita da una protesi di legno. Appena in grado di viaggiare fu imbarcata per gli
Stati Uniti dove ricevette la medaglia Coix de Guerre e la medaglia d’oro dei corpi
organizzati di American Racing Pigeon Fanciers. Furono 12 in totale i viaggi
eseguiti con successo da Cher Ami, che morì il 13 giugno 1919 a causa delle ferite
riportate in battaglia. Il suo corpo imbalsamato è attualmente conservato ed esposto
nel National Museum of American History). Fonte 4
Esistono molti monumenti che onorano la memoria di questi coraggiosi alleati del
cielo, come il monumento esposto a Bruxelles.
I piccioni viaggiatori dopo la Seconda Guerra Mondiale
Terminato il periodo bellico, e perso anche il romanticismo poetico dell’utilizzo di
questi amabili aviatori, oggi come ogni cosa che comprende e fagocita l’odierna
società umana, ha ridotto i piccioni viaggiatori al mero uso ludico e commerciale
nelle competizioni, dove vengono liberati fino a 15.000, 20.000 esemplari a gara e
ormai si svolgono un po in tutto il mondo.
Per avere un idea dell’enorme indotto economico, basti sapere che un imprenditore
cinese di cui non si conoscono le generalità, ha comperato il campione Armando per
1 milione 200 mila euro e la campionessa New Kim per un milione 600 mila euro
per l’accoppiamento. Fonte 5
In Belgio nella gara di piccioni del 2019 il montepremi ammontava a più di 50
milioni di euro.
Adesso che scrivo, la nostra amica che ho chiamato Vittoria, sta meglio, il peggio
sembra passato, ha ripreso le forze e grazie alle cure sembra stia superando pure la
brutta infezione alla zampa destra, che gli ha compromesso un dito.
Ogni uccello che accolgo e cerco di aiutare, mi infonde e trasmette energie e
riflessioni diverse, non avrei mai sospettato che un animale cosi umile e comune
potesse dirmi e donarmi così tanto.
Tanto che sento di poter interpretare il suo messaggio: Restate umani, se ciò vale
ancora qualcosa.
Pantelleria 9 maggio 2025
Anselmo Consolo
Fonte 1: Carabinieri. It https://www.carabinieri.it/media—
comunicazione/silvae/la-rivista/aree-tematiche/storia/il-colombo-viaggiatore-l-eroe-
affidabile
Fonte 2: A.N.C.R Associazione Nazionale Combattenti e Reduci
https://www.combattentiereduci.it/notizie/cos-i-piccioni-viaggiatori-aiutarono-l-
armata-rossa-a-vincere-nella-seconda-guerra-mondiale
Fonte 3: Avvenire https://www.avvenire.it/agora/pagine/in-prima-linea-finirono-
perfino-i-piccioni-e-furono-medagliati
Fonte 4: Keblog https://www.keblog.it/cher-ami-piccione-viaggiatore-prima-
guerra-mondiale/
Fonte 5: Il Post https://www.ilpost.it/2020/11/18/gare-piccioni/
Cultura
Progetto MARLIN – Le scuole esplorano in diretta web l’itinerario subacqueo “Le Mazzere” a Siracusa
Splendida iniziativa che si potrebbe pensare anche per Pantelleria
Il mondo sommerso diviene fruibile a tutti. Lunedì e martedì prossimi, 17 e 18 novembre, sarà possibile esplorare in diretta i fondali dell’area marina protetta Plemmirio, a Siracusa, e interagire via web con i subacquei che illustreranno l’itinerario culturale sommerso “Le Mazzere”. L’iniziativa, rivolta a istituzioni e scuole, offrirà l’opportunità unica di ammirare i reperti archeologici situati tra i 10 e i 20 metri di profondità e di scoprire il paesaggio sottomarino della zona con tutte le sue ricchezze naturalistiche. Il progetto “Marlin”, promosso dall’assessorato regionale dei Beni culturali e dell’identità siciliana con la Soprintendenza del Mare, è realizzato dalla startup Immersea srl, in collaborazione con l’itinerario culturale del Consiglio d’Europa “Rotta dei Fenici”, e l’area marina protetta Plemmirio.
«Un’esperienza innovativa – dice l’assessore Francesco Paolo Scarpinato – che permetterà di parlare e porre domande in tempo reale ai subacquei, rendendo accessibile a tutti un mondo solitamente riservato agli esperti di immersione. Un progetto che punta alla diffusione di pratiche di osservazione partecipata e all’utilizzo di tecnologie digitali interattive per la valorizzazione dei siti culturali sommersi siciliani».
Oltre alla dimensione didattica, l’iniziativa rappresenta un banco di prova per nuovi format di comunicazione scientifica dedicati all’archeologia subacquea, alla divulgazione delle metodologie di monitoraggio e citizen science, e alla promozione di sinergie tra enti di ricerca, università e aree marine protette per la tutela integrata del mare.
«Superare le barriere – dichiara il Soprintendente del mare, Ferdinando Maurici – e portare, grazie alle nuove tecnologie, il patrimonio sommerso siciliano nelle scuole, rappresenta un valore aggiunto alla costante opera di valorizzazione e promozione che la Soprintendenza porta avanti da oltre vent’anni. È fondamentale che i futuri fruitori del mare e delle sue ricchezze culturali, abbiano consapevolezza della storia che ha attraversato questa parte del Mediterraneo».
Dopo questo primo appuntamento di presentazione, rivolto alle istituzioni e a un gruppo di scuole selezionate, il progetto “Marlin” sarà progressivamente esteso al mondo scolastico e scientifico, aprendo la possibilità di interagire in diretta, attraverso internet, con realtà e interlocutori di qualsiasi parte del mondo, abbattendo barriere e distanze fisiche.
Dalla pagina facebook di: https://www.facebook.com/sopmare
Cultura
Pantelleria in Val d’Aosta al salone internazionale dei vini estremi
La Figlia del Vento alla manifestazione enogastronomica aostana “Vins Extremes” 22 e 23 novembre – Link di partecipazione
Pantelleria, i giorni 22 e 23 novembre prossimi, sarà presente a “Vins Extremes, – Salone
internazionale dei vini estremi” che si terràin Val d’Aosta, presso il Forte di Bard, struttura militare restaurata ed oggi polo culturale e turistico di respiro internazionale, sede di musei, esposizioni, eventi, servizi informativi e di accoglienza
all’avanguardia.
In tale occasione sarà coinvolto anche Peppe D’Aietti, conoscitore profondo dell’isola, nonchè abile e affascinante narratore della nostra cultura e un giovane enologo pantesco.
Ma i dettagli verranno successivamente riportati.
Intanto di seguito il link della partecipazione di Pantelleria: https://www.vins-extremes.it/visitatori/catalogo-aziende-partecipanti/zona-ospite-comune-di-pantelleria
Cultura
Pantelleria – Agricoltura, prospettive e progetti per il rilancio di un settore in via di abbandono
Intervista all’Assessore Massimo Bonì, investimenti su produzione di olio, origano e uva
Sono anni e anni che il settore dell’agricoltura è in lenta ma costante discesa: abbandono delle terre troppo difficili da coltivare, per preferire altri tipi di lavoro, senza considerare la specialità che si va perdendo.
A Pantelleria, diversi enti si stanno muovendo per un ritorno all’apprezzamento della terra, della preziosità di quella pantesca. Anche il Parco di Pantelleria sta organizzando eventi a tal proposito.
Ed ecco che, per fare il punto sull’argomento, abbiamo intervistato l’assessore Massimo Bonì.
Assessore, che prospettive ci sono attualmente per l’agricoltura di Pantelleria? “Pantelleria rientra tra i Comuni che fanno parte del Gal-Elimos (la società per lo sviluppo rurale della Provincia di Trapani), con cui si posso realizzare molte cose importanti. Per uscire da questo loop della saga della salsiccia, ci siamo detti, perché noi non utilizziamo i fondi che il GAL riceve dall’Unione Europea per rivitalizzare l’economia delle aree rurali?
“Si pensi che se a Pantelleria è vero che l’ufficio tecnico è abbastanza attrezzato, l’ufficio agricoltura non ha nemmeno un dipendente a sua disposizione e quindi non ci sono raccolte dati, non si quello che è stato fatto prima di “te”, non si ha idea di cosa c’è in ballo eccetera eccetera.

Quando invece l’agricoltura dovrebbe essere uno dei motori dell’economia? Infatti non lo è più ma il ragionamento è quello di farlo diventare un aspetto importante dell’economia pantesca, non tanto perché si possa tornare ai fasti del passato… Una volta cento anni fa in agricoltura era impiegato più del 90% della popolazione, adesso il 3-4%, quindi questo è un aspetto del quale bisogna tener conto. Per cui noi non potremo mai tornare all’agricoltura dei 300.000-450.000 quintali di uva e di cui ci raccontano gli anziani, ma questo non vuol dire che l’agricoltura non possa tornare ad essere fonte di reddito e quindi darle dignità, cioè fondi. Se dall’agricoltura deriva un guadagno c’è dignità, se dall’agricoltura tu guadagni torni all’agricoltura, se dall’agricoltura non ci fai niente come non ci hai fatto niente per gli ultimi 50-60 anni la gente normalmente la abbandona e immagina di fare soldi in altri settori.
I progetti
Assessore, ma intanto ci sono dei progetti avviati o prossimi per il rilancio? “Si decisamente! Come dicevo non saranno progetti che potranno mirare ai fasti del passato però se noi leggiamo l’economia di Pantelleria come un mix fra turismo, agricoltura, ambiente e, perchè no, gastronomia, ci rendiamo conto che l’agricoltura ha un’importanza fondamentale.
Noi attraverso questo campo siamo in grado di attrarre più turismo, perché ci sono persone che vanno cercando delle specialità enogastronomiche e noi ne possiamo vantare di parecchie perché abbiamo dei dolci particolari che non ci sono da nessuna parte, il mustazzolo e il bacio pantesco, per fare un esempio; oppure ci sono dei piatti come il couscous e nostro è diverso da quello del Nordafrica, siciliano; abbiamo una cultura con il passito che ce l’abbiamo così, altri cercano di imitarlo ma viene, fammi dire erano acquarella.
“Quindi noi possiamo vantare dei primati che altri non hanno!
Origano prodotto dall’Azienda Kazzen
Le racconto questa esperienza: proprio quando dovevo pensare a delle attività economiche di rilancio dell’agricoltura, grazie all’amicizia con Gianfranco Rossetto, sono andato in Francia nell’Occitania, dove producevano erbe condimentali, buone anche per la sanità diciamo, per la cosmesi e anche per la farmaceutica. Per cui mi trovavo in questo impianto con metodi di essiccazione naturali, quindi lenti, a freddo eccetera eccetera e poi sono andato ad odorare le erbe . Tra esse c’era l’origano, tu per sentirne l’odore, dovevi prendere un pugno, mettere sotto il naso, dici: si è origano. Il nostro confezionato sottovuoto, senti l’odore anche a distanza.
Cosa voglio dire? Noi abbiamo una base di partenza talmente importante su cui possiamo costruire un sacco di cose.
I progetti
“Il primo intervento: proprio uno stabilimento delle erbe, perché le erbe condimentali. Se l’origano va Eataly, o negozi di lusso simili 20 grammi costano 6 euro, quindi quanto costa l’origano a chilo, quanto ci costa produrlo e la percentuale di guadagno è elevatissima. Ecco perchè è una coltivazione sulla quale bisogna intervenire.
“Si pensa poi l’estrazione degli oli essenziali dalle foglie di olivo che vengono dalle potature.
“Le aziende avrebbero fondi: abbiamo fatto un bando di co-programmazione su questi lavori, a cui abbiamo invitato tutti a partecipare. Ha aderito solo l’associazione Resilea, con cui abbiamo cominciato a ragionare di questi argomenti già dal primo giorno. Speravamo in qualche altra iscrizione per esempio dalla cooperativa dei capperi ma, purtroppo questa cosa è stata sottovalutata.
“Invece Resilea ci ha dato la soddisfazione di cominciare a lavorare con noi e stiamo lavorando sulla messa a punto dei progetti per questo stabilimento dell’erbe di comunità. Tra l’altro Resilea, per un progetto di economia circolare, ha avuto già un finanziamento di 500 mila euro, quindi noi abbiamo la quasi certezza assoluta che questo impianto dell’erba una volta realizzato funzionerà perché ci sono i soldi per farlo funzionare ai primi anni. Poi ovviamente questo stabilimento sarà in grado anche di guadagnare.”
Ma sull’uva cosa ci dice? “Adesso passiamo all’uva.
Secondo intervento: Noi vogliamo fare anche una cantina di comunità, per cui il contadino, invece di portare l’uva ai grossi acquirenti, ai grossi conferitori, la porta alla cantina di comunità. Ivi, ci saranno gli enologi che ti affineranno il tuo vino e te lo mettono in un silos tuo e poi viene imbottigliato, etichettato, venduto e ti vengono dati i soldi indietro.
“Praticamente un contadino che oggi fa 100 quintali di uva e rivende alle cantine maggiori, Pellegrino e Donnafugata, ricava un reddito che è la decima parte di quello che potrà ricavare un domani attraverso l’apertura di una cantina di comunità, che lo seguirà con l’enologo, poi ci le fasi dette e si prende pure soldi, senza che hai fatto granché di lavoro.”
Ma Donnafugata e Pellegrino non sono contrari a questa cosa? “No, non sono contrari, perché loro sono dei tecnici molto preparati e lungimiranti, che sanno come funziona l’economia agricola: gli sta molto bene questa cosa, perché loro sanno che se continueremo così fra dieci anni non ci sarà neanche niente da coltivare. Invece, con la cantina di comunità l’agricoltore continuerà a portare a lui i 100 quintali, ma andrà a recuperare le terre che ha abbandonato.
“Ma questo cosa produrrà? Produrrà pure la possibilità che l’uva sarà pagata a un prezzo molto più equo, come avviene già in altre realtà, come il nord-est, il Veneto per esempio, dove ci sono grandi vini importanti. Sa quante bottiglie di prosecco vengono fatte in Veneto? Quasi 700 milioni di bottiglie!
“E quindi noi ci avvarremo di queste aziende per commercializzare i nostri prodotti in Cina e negli Stati Uniti.” Poi fra l’altro per esportare negli Stati Uniti ci sono delle certificazioni che devi fare, che non costano tanto, però ogni singolo prodotto deve essere certificato, cioè se tu hai una bottiglia, non puoi certificare con un colpo solo il vino: c’è il passito di Donna Fugata lo devi certificare, c’è il passito Pellegrino lo devi certificare, c’è il vino bianco, ogni cosa ha la sua certificazione, però penso avremo nel tempo la possibilità di aiutare tutti a fare queste certificazioni.
E per l’olivocultura, cosa mi dice? “E veniamo al terzo intervento: abbiamo il progetto la realizzazione di un frantoio di comunità e stiamo anche spingendo per la costituzione di una cooperativa. Quando io parlo di un frantoio di comunità, penso ai contadini che fanno 10-20 quintali di olive, chi fa 50-60-100 quintali ovviamente si deve associare in una cooperativa, perché la cooperativa ti dà una serie di vantaggi non soltanto fiscali, ma anche di riferimento dai finanziamenti dai bandi regionali.
“Per esempio adesso dovrebbe uscire un bando regionale che dovrebbe finanziare la realizzazione di frantoi e catene di imbottigliamento. Lo stiamo aspettando! Ci sono alcuni panteschi insieme ad altre persone che vengono da fuori, che vogliono costituire questa cooperativa, noi cercheremo di dare una mano per ottenere finanziamenti. Infatti noi abbiamo, per dare una mano ai contadini, per non perdere i bandi di finanziamento, abbiamo preso a contratto un agronomo che lavora già in regione che segue tutti i bandi e ci aiuta a fare le domande.
La cooperativa poi può ambire a questi bandi per avere un finanziamento per fare un frantoio con catena di imbottigliamento e quindi raccogliere tutti i produttori grossi di Pantelleria, che fanno 500.000 litri di olio, per poterlo vendere. In più abbiamo avuto, grazie a quel convegno sull’olio che abbiamo fatto a a Punta Spadillo a fine agosto, il il presidente dell‘IGP Sicilia, Mario Terrasi, che ha dato la disponibilità a fare il riconoscimento subito dell’olio.
Alla fine soltanto i non-panteschi hanno fatto la richiesta di fare l’IGP, i non-panteschi usciranno con l’IGP Sicilia sotto zona Pantelleria e i panteschi continueranno a scrivere l’olio italiano, perché hanno paura.
“E per cui noi stiamo cercando anche attraverso questo convegno sull’olio che si rifarà il prossimo anno sicuramente di creare una coscienza, una consapevolezza nelle persone.
“Il frantoio di comunità ha lo stesso principio: mettere in condizione i piccoli produttori di portare le olive, farle selezionare per uscire con un unico olio selezionato, magari una prima scelta piuttosto che una seconda scelta, ma questo poi lo decideranno i tecnici. L’olio sarà venduto nel mercato internazionale, perché vendere in Cina piuttosto che negli Stati Uniti è un attimo, perché in Cina ci sono 100 milioni ricchi che vogliono mangiare italiano, vogliono vestire italiano, gli piace l’Italia, la cultura italiana e quindi lì facciamo il gioco, cioè quando arriva un prodotto di qualità, specie se certificato IGP.
La cultura della molitura
Quarto intervento. Un’altra cosa sulla quale si lavorerà grazie a questo convegno sull’olio il prossimo anno sarà la cultura della molitura. Noi ieri ad un incontro che abbiamo fatto al Kouteck con alcuni contadini di Pantelleria per spiegare come funzioneranno le centraline che stiamo montando: esse ti indicano in anticipo, se c’è previsione di pioggia nelle prossime settimane, di fare questo tipo di trattamento per evitare la cocciniglia piuttosto che la mosca.
“Non solo tu fai il trattamento giusto al momento giusto, ma fai solo i trattamenti che servono ai risparmi tempo e denaro.
Come possiamo sintetizzare in una frase sola questa intervista sui progetti sull’agricoltura? Non si parla solo di progetti ma sono tante cose che insieme operano a ventaglio per spingere l’agricoltura verso il rilancio.”
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