Cultura
Pantelleria: Josè Trovato ospite del Laboratorio di Giornalismo Unipant del 7 giugno
Si parlerà di giornalismo e impegno civile con il giornalista Josè Trovato, impegnato da sempre sul fronte antimafia
I cittadini panteschi e gli iscritti al Laboratorio di Giornalismo UNIPANT potranno incontrare venerdì 7 giugno alle ore 19.00, presso l’Aula Conferenze della Scuola Elementare di Pantelleria centro (entrata Via Dante), il giornalista José Trovato, protagonista del terzo appuntamento del Laboratorio.
Argomento dell’appuntamento “Tecniche e regole generali del giornalismo e impegno civile”, tematica di estrema attualità, in specie vista la storia personale di trovato, da sempre in prima linea nella denuncia e nella lotta alla mafia. È stato proprio Josè, infatti, a parlare di mafia nella provincia Ennese, quando sembrava che la zona centrale siciliana ne fosse libera.
Chi è Josè Trovato?
45 anni, giornalista da 24 anni (professionista da 12), per 20 anni punto di riferimento in provincia di Enna del Giornale di Sicilia.
È Direttore Responsabile della testata giornalistica online EnnaOra.
Già direttore della tv Tele Enna, del sito web Santannatoday, delle testate televisiva Azzurra Tv e radiofonica Radio Onda Libera.
Ha gestito l’ufficio stampa del Comune di Gagliano Castelferrato.
Attualmente collabora con il quotidiano regionale online Live Sicilia ed è responsabile della comunicazione istituzionale dell’Ati Enna.
È laureato in Scienze Politiche.
Ha vinto, tra gli altri, i Premi Mario Francese e Rocco Chinnici, l’anno scorso la sezione speciale del Premio Cronisti dell’Ordine dei Giornalisti e dell’Associazione siciliana della stampa e nel 2009 il Leone d’argento al Premio Letterario Città di Leonforte.
Ha pubblicato vari libri, il primo dei quali “La mafia in provincia di Enna – Una storia negata”, nel 2008, in cui fu il primo in assoluto a parlare di mafia nel cuore della Sicilia.
Autore di “Mafia balorda” e “Mafia 2.0-21”, oltre che delle inchieste “I misteri di Pasquasia” e “Vite Strozzate”, attualmente sta lavorando a un lavoro, che sarà anch’esso un inedito assoluto, sulla mafia di Caltanissetta, dal Vallone a Gela, con un magistrato della DDA.
Cultura
Trapani, Unipa apre Scienze gastronomiche. Turano: «Ruolo strategico del territorio»
Presidenza della Regione
«L’Università di Palermo ha deciso di aprire un corso di laurea in Scienze gastronomiche anche a Trapani, riconoscendo al territorio un ruolo strategico nel settore. Per questo desidero esprimere il mio plauso». Lo afferma l’assessore regionale all’Istruzione e alla formazione professionale, Mimmo Turano, commentando la decisione dell’Ateneo di avviare il percorso di studi nella sede del Complesso “Principe di Napoli” di via Cappuccini.
«L’Università del capoluogo regionale – prosegue Turano – dimostra in questo modo di credere in uno stretto rapporto tra formazione e territorio, per esaltarne vocazioni e punti di forza che possano offrire una prospettiva di crescita e di sviluppo. Tutto ciò coniugato alle aspettative e alle ambizioni dei giovani siciliani che vogliono intraprendere nuove professioni emergenti, rese popolari anche grazie a format televisivi come Masterchef, ed avere una concreta possibilità di misurarsi nel mondo del lavoro».
Cultura
Pellegrino celebra gli agricoltori eroici di Pantelleria – Evento domani 18 settembre
La Cantina Pellegrino festeggia il decennale di Unesco per la vite ad alberello di Pantelleria
L’evento avrà luogo mercoledì 18 settembre alle ore 18.30 presso la sede di C.da Kuddie Rosse a Pantelleria.
In occasione del decennale del riconoscimento della vite ad alberello pantesco come Patrimonio dell’Umanità Unesco, Pellegrino organizza per domani nella propria cantina sull’isola un evento in omaggio ai viticoltori panteschi, veri protagonisti di questa pratica eroica. Uomini e donne, detentori di una tradizione secolare, che ogni giorno si dedicano con passione e determinazione alla coltivazione delle uve Zibibbo in condizioni estreme – caratterizzate da forti venti, siccità e terreni scoscesi – da cui nascono vini unici e preziosi.
L’evento sarà un momento di convivialità e celebrazione, in cui vino e dialogo si fondono per onorare il lavoro, la fatica e l’impegno degli agricoltori, brindando insieme a loro con i nostri vini più rappresentativi dell’isola: Isesi, vino bianco secco, Giardino Pantesco Passito e Moscato, Nes Passito di Pantelleria.
Pellegrino desidera così onorare, insieme ai protagonisti, questo memorabile anniversario, sottolineando l’importanza della tradizione e della sostenibilità nella viticoltura pantesca, contribuendo alla valorizzazione delle pratiche agricole autentiche e promuovendo la cultura del vino sul territorio.
Su Pellegrino a Pantelleria
Da oltre 30 anni, Pellegrino rappresenta il più importante riferimento per i piccoli produttori dell’isola con i quali ha costituito nel tempo una sorta di patto per lo Zibibbo, sostenendo le produzioni, prendendo in carico le uve da oltre 350 conferitori e producendo vini Pantelleria DOC di qualità (bianchi, Moscati e Passiti), oggi apprezzati in tutto il mondo. Alla sua azione sociale svolta in questi anni,Pellegrino affianca una presenza diretta sull’isola con una grande tenuta in contrada Sibà, sulle alture occidentali che guardano al Mediterraneo ed ai suoi tramonti. La tenuta, incastonata in un angolo di rara bellezza, ricade all’interno dell’area naturale protetta dal Parco Nazionale di Pantelleria.
Si estende su 8 ettari di vigneti dislocati su un’altitudine che parte da 300 metri fino a toccare i 450 metri sul livello del mare.
Pellegrino, presente con una struttura di proprietà sull’isola dal 1992, oggi cantina ed enoteca, è leader del mercato dei vini di Pantelleria. In quest’isola vulcanica, nascono grandi vini quali il Moscato e il Passito di Pantelleria Doc, oltre a Isesi, vino bianco Pantelleria Doc.
Cultura
Italia un Paese di scrittori (che non leggono)
L’Italia, si dice spesso, è il Paese dei santi, poeti e navigatori. Ma oggi, forse, sarebbe più corretto aggiornarlo così: il Paese degli scrittori. Perché scrivere, in Italia, sembra piacere molto più che leggere. Non importa che il nostro amato Dante si rigiri nella tomba: siamo un popolo di aspiranti autori, ma di libri letti neanche l’ombra.
Prendiamo per esempio i dati dell’ISTAT: meno del 40% degli italiani ha letto un libro nell’ultimo anno. Tuttavia, se si dovesse chiedere quanti abbiano provato a scriverne uno, probabilmente ci troveremmo di fronte a un’altra statistica sorprendente. Siamo un popolo che ama parlare, e oggi, grazie ai social, anche scrivere. Blog, post su Facebook, storie Instagram, poesie improvvisate su TikTok… gli italiani amano lasciare il segno. Ma leggere? Beh, quello è un altro discorso.
Scrivere sì, leggere no: il paradosso italiano
Italo Calvino ci aveva già visto lungo, ironizzando su questa tendenza: “Scrivere è sempre un lavoro da dilettanti, leggere è una professione”. In Italia, però, sembra che la professione del lettore non interessi a molti. Al massimo, qualche poesia di circostanza al matrimonio dell’amico, un aforisma su un biglietto d’auguri, oppure la lista della spesa.
Montanelli, dal suo pulpito di polemiche sagaci, era chiaro: “In Italia, chi legge è una minoranza e chi scrive è una moltitudine. Il guaio è che i secondi non leggono neanche i primi.” Ma perché leggere, quando si può benissimo passare il tempo a scrivere l’ennesima autobiografia di una vita che nessuno ha chiesto di conoscere? E così ci ritroviamo con centinaia di nuovi titoli nelle librerie, che nessuno sfoglia, ma che tutti vogliono pubblicare.
La “tragedia” della lettura
Se pavese diceva che “un paese che non legge è un paese senza futuro”, potremmo aggiungere che un paese che scrive senza leggere è un paese schizofrenico. Antonio Gramsci, con il suo spirito critico, ci avrebbe probabilmente bacchettati: “Formare una coscienza critica richiede lettura e riflessione, non solo parole.” Eppure, il mondo editoriale italiano è invaso da aspiranti scrittori che si credono il nuovo Proust. Il problema? Non hanno mai letto nemmeno Alla ricerca del tempo perduto. E come potrebbero? Il tempo perduto è tutto impiegato a postare selfie letterari su Instagram.
Norberto Bobbio, filosofo di grande levatura, avrebbe detto che questa carenza di lettori mina la stessa democrazia. Perché la lettura è confronto, apertura mentale. Scrivere senza leggere, invece, è solo un monologo infinito, una gara a chi urla più forte.
Librerie deserte, bacheche piene
Nel frattempo, le librerie italiane continuano a chiudere. Più di 700 hanno serrato le porte nell’ultimo anno, e chi resta aperto deve fare i conti con clienti che entrano solo per chiedere dove si trova l’angolo caffè. Umberto Eco, che dei libri aveva fatto una missione di vita, avrebbe probabilmente alzato le mani al cielo: “La televisione è diventata un elettrodomestico, i libri no”. Se avesse vissuto l’epoca degli e-book, probabilmente sarebbe stato più pessimista.
E mentre gli italiani continuano a ignorare i libri, il numero di autopubblicazioni cresce. Si aprono gruppi Facebook di aspiranti scrittori, si avviano start-up editoriali per chiunque voglia vedere il proprio nome in copertina. Ma la verità, citando Woody Allen, è che “chi non legge, non ha niente da dire”. Eppure, in Italia, tutti sembrano avere qualcosa da scrivere.
Una razza in via d’estinzione?
Così, ci ritroviamo a essere il Paese di scrittori che non legge. Un paradosso degno di Luigi Pirandello, che sarebbe perfetto per un suo dramma moderno: personaggi in cerca di un autore, ma senza mai averne letto uno. Forse è questo il destino della nostra cultura: estinguere i lettori e moltiplicare gli scrittori, in una spirale infinita di parole senza peso
Davide ROmano
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