Connect with us

Cultura

Pantelleria, gli isolani caduti in terra di Russia

Direttore

Published

-

Pillole di storia pantesca

 

Durante le ricerche per la stesura dei miei libri “Gli italiani in Russia” (anno 2012) e “Tridentina / i giorni della gloria” (anno 2015), mi capitarono sottomano i nominativi di alcuni soldati panteschi caduti in terra di Russia e le relative notizie circa le vicende belliche in cui erano stati coinvolti. Come sempre mi accade quando rinvengo qualcosa riguardante Pantelleria, li misi da parte e li archiviai. Soltanto ora mi accorgo che questo archivio, per la grande messe raccolta di documenti e notizie sull’isola, sta diventando praticamente ingestibile, comunque sono riuscito ad estrapolare quello che serviva e lo offro all’attenzione dei lettori del Giornale di Pantelleria. I nominativi trovati sono 8 (ma non escludo che possano esserci altri) con schematici appunti per ognuno. Tutti, ad eccezione di uno, caddero durante la grande offensiva russa dell’inverno 1942/1943 e la conseguente tragica ritirata. Tutto fu grande in quel torno di tempo come le sterminate masse di uomini in ritirata e di mezzi corazzati che cercavano di circondarli. Tutto fu grande come il coraggio, la viltà, l’egoismo, l’abnegazione.

C’era chi gettò semplicemente le armi e chi invece combatté disperatamente, e diede la vita, per dare la salvezza all’enorme massa di sbandati italiani, tedeschi, rumeni, ungheresi, come gli alpini della Tridentina a Nikolajewka. Ho letto decine di diari di guerra dei sopravvissuti e in tutti si coglie il sapore di una terribile e angosciosa tragedia senza precedenti.

Marciare per centinaia di chilometri nella neve, senza idonei indumenti, senza viveri, con pochissime soste e sempre con l’incombente pericolo di un improvviso attacco dei russi. Ma soprattutto marciare con una temperatura di 35°/40°, con punte di 44°, sottozero. Sapete cosa significa? Che nel fare pipì si formava immediatamente un piccolo arco di ghiaccio, che il respiro emesso si solidificava in ghiaccioli, formando alla fine un vero e proprio rigido collare di ghiaccio tutt’intorno al collo, una lancinante tortura nella marcia. E le mani e i piedi erano poi i più esposti al congelamento e alla cancrena, e ciò accadde a tanti, troppi. Per i panteschi in Russia fu tutto più tremendo e difficile. Abituati al caldo sole della nostra isola, a temperature miti anche in inverno, dovettero restare sconcertati e impietriti davanti a tanto freddo. Eppure fecero in silenzio il loro dovere, lo testimoniano i caduti che citiamo di seguito. Anche loro sono parte integrante delle nostre radici. Per non dimenticare. Caporale Bonomo Giuseppe di Giambattista, nato a Pantelleria il 26 gennaio 1920. Faceva parte del 79° Reggimento di fanteria Roma (motto: Non fortuna sed virtute), incorporato nella Divisione Pasubio.

Il Reggimento venne impiegato sul fronte russo dal luglio 1941 al gennaio 1943. Probabilmente ferito e quindi catturato in una delle tante battaglie per sfuggire alla sacca, fu trasportato nel terribile ospedale da campo russo n° 1691 di Volsk, nella regione di Saratov lungo il corso medio-inferiore del Volga, ospedale che in quel periodo vide la morte di oltre 1.200 prigionieri di guerra italiani. Tra quest’ultimi Giuseppe Bonomo da Pantelleria, in data 9 febbraio 1943. Un sopravvissuto, che aveva partecipato ad una marcia di trasferimento a Volsk, ricorderà: “… dopo avere camminato sette giorni e sette notti con un’unica sosta ed essere sopravvissuto a quella notte, quando i Sovietici di scorta alla colonna raggrupparono i prigionieri e li mitragliarono senza motivo alcuno, solo per snellirne il numero…”. Fante Casano Biagio di Antonio, nato a Pantelleria il 7 ottobre 1919. Appartenente alla 9ª Compagnia cannoni controcarro (da 47/32), accorpata alla Divisione Pasubio. Dichiarato disperso in data 24 dicembre 1942 in località non nota. Considerando la data e il reparto, il Casano dovette far parte della retroguardia che, nella conca di Arbusov, impegnarono il nemico per permettere lo sganciamento e la salvezza dei reparti della Divisione Torino, del gruppo Capizzi, di parte della Pasubio e della 298ª Divisione tedesca. Dell’eroica retroguardia non si salvò nessuno. Artigliere Di Mauro Vincenzo nato a Pantelleria il 7 novembre 1921. Inquadrato nel 9º Raggruppamento Artiglieria di Corpo d'Armata. Dichiarato disperso in data 30 gennaio 1943 in località non nota.

Il Di Mauro è il più giovane dei caduti panteschi in Russia, aveva solo 22 anni. Fante Maccotta Antonino nato a Pantelleria il 18 ottobre 1917. Faceva parte del 53º Reggimento fanteria Umbria della Divisione Sforzesca. Dichiarato disperso in data 25 gennaio 1943 in località non nota. Su una forza di 12.521 uomini, la Sforzesca alla fine della ritirata contò solo 4.802 superstiti, quindi con il 64% di caduti. Fante Panebianco Giuseppe di Salvatore, nato a Pantelleria il 13 maggio 1914. Militare del 278° Reggimento della Divisione di fanteria “Vicenza”. Dichiarato disperso in data 31 dicembre 1942 in località non nota. La Divisione “Vicenza” ebbe 7.760 perdite su 10.466 effettivi. Il Panebianco è il più anziano dei caduti panteschi in Russia, aveva 28 anni. Fante Pucci Antonio di Davide, nato a Pantelleria il 23 aprile 1921. In forza all’80º Reggimento “Roma” (motto: “Nel nome di Roma”) della Divisione di fanteria Pasubio. Dichiarato caduto in data 12 novembre 1941 presso Nikitowka e sepolto nel locale cimitero italiano. Il Pucci cadde durante i furiosi combattimenti che l’80º Reggimento “Roma” sostenne, dal 6 al 12 novembre 1941, contro i sovietici dell’intera 74ª Divisione fucilieri. In Russia tenere testa con un reggimento ad un’intera divisione non era cosa da poco.

Bersagliere Rinaudo Paolo nato a Pantelleria il 1° febbraio 1919. Inquadrato nel 3° Reggimento bersaglieri (motto: “Maiora viribus audere”). Dichiarato disperso in data 30 novembre 1942 in località non nota. Sergente maggiore bersagliere Siragusa Giacomo di Lorenzo, nato a Pantelleria il 1° ottobre 1919. In forza al 6° Reggimento bersaglieri. Ne venne dichiarato il decesso nell’ospedale da campo russo n° 2989 di Kameskovo in data 31 dicembre 1943. L’ospedale di Kameskovo era ubicato nella regione di Vladimir, sulla linea ferroviaria Mosca-Gorki, e dipendeva dal terribile lager di Suzdal. In detto ospedale vi morirono 1.346 italiani.

Il 6° Reggimento bersaglieri, guidato dal colonnello Mario Carloni (uno dei pochi comandanti italiani all’altezza sul fronte russo), fu una delle poche unità (la Tridentina e qualche altra) a restare, sebbene dissanguata, efficiente fino alla fine. Il 6° Bersaglieri s’impegnò in numerosi e sanguinosi combattimenti, scardinando sempre i molteplici e successivi accerchiamenti delle forze russe e permettendo così di salvare, dalle paurose sacche russe, i grandi reparti italiani ripieganti.

Probabilmente il Siragusa fu ferito e catturato in uno di quei combattimenti.

Foto: cartolina della Divisione Pasubio in Russia (anno 1942)

Marina Cozzo è nata a Latina il 27 maggio 1967, per ovvietà logistico/sanitarie, da genitori provenienti da Pantelleria, contrada Khamma. Nel 2007 inizia il suo percorso di pubblicista presso la testata giornalistica cartacea L'Apriliano - direttore Adriano Panzironi, redattore Stefano Mengozzi. Nel 2014 le viene proposto di curarsi di Aprilia per Il Corriere della Città – direttore Maria Corrao, testata online e intraprende una collaborazione anche con Essere Donna Magazine – direttore Alga Madia. Il 27 gennaio 2017 l'iscrizione al Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti nel Lazio. Ma il sangue isolano audace ed energico caratterizza ogni sua iniziativa la induce nel 2018 ad aprire Il Giornale di Pantelleria.

Advertisement
Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Cultura

Un calendario da tavolo in siciliano per il 2026: l’Accademia della Lingua Siciliana porta i proverbi sulla scrivania degli italiani

Redazione

Published

on

Un calendario da tavolo in siciliano
per il 2026: l’Accademia della Lingua
Siciliana porta i proverbi sulla
scrivania degli italiani

Un anno intero scandito dalla saggezza popolare siciliana. È questa l’idea alla base del
nuovo calendario da tavolo in lingua siciliana per il 2026, realizzato dall’Accademia della
Lingua Siciliana su richiesta della storica casa editrice emiliana Celloni Editori, del gruppo
SIGEM, che da ben 37 anni pubblica calendari in dialetto e idiomi locali.
La collaborazione
La Celloni Editori, nota per la sua attenzione alla valorizzazione delle lingue regionali, ha
contattato l’Accademia della Lingua Siciliana per affidarle la redazione di un calendario
interamente dedicato ai proverbi dell’Isola. Nonostante in quel periodo molti membri del
Collegio Scientifico fossero impegnati in altri progetti, l’iniziativa è stata portata avanti con
determinazione grazie all’impegno diretto del presidente Fonso Genchi, tra i massimi
esperti di siciliano letterario.
I proverbi come patrimonio culturale
Il calendario, intitolato “Amunì!”, è uno “strappapensieri” che raccoglie proverbi di ogni
genere, capaci di accompagnare i lettori lungo i 365 giorni del nuovo anno.
Nell’introduzione si sottolinea il fascino intramontabile di queste formule brevi: da un lato la
loro capacità di sintesi, che in poche parole trasmette riflessioni e consigli; dall’altro la
forza evocativa delle immagini, l’ironia e la musicalità che li rendono memorabili.
Molti proverbi hanno origini antiche, spesso legate alla vita familiare e contadina, e si
tramandano da secoli come piccoli tesori di parole. Alcuni fanno riflettere, altri strappano
un sorriso, altri ancora custodiscono la memoria di una cultura che un tempo era
patrimonio condiviso.
Una ricetta tipica per ogni provincia e i QR code ai video di Emanuela Trovato

Il calendario è arricchito anche da nove ricette tipiche siciliane, una per ogni provincia. I
palermitani, così, potranno nel 2026 provare a preparare le scacce ragusane, e i catanesi
il taganu di Aragona. Inoltre, nel calendario sono presenti dodici QR code che rimandano
ad altrettanti mini-video dove l’attrice catanese Emanuela Trovata declama dodici proverbi.
Un ponte tra tradizione e quotidianità
Il calendario non è solo un oggetto utile, ma anche uno strumento di valorizzazione
linguistica: ogni giorno diventa occasione per riscoprire la ricchezza del siciliano, lingua
che conserva immagini, ritmi e saggezze di un mondo che rischia di andare perduto.
Con questa iniziativa, l’Accademia della Lingua Siciliana conferma la sua missione di
tutela e promozione dell’idioma isolano, portandolo fuori dai contesti accademici e
rendendolo accessibile al grande pubblico.

Continue Reading

Cultura

Tradizione e innovazione: i Pizzicotti di melanzane portano la Sicilia al Campionato Italiano

Barbara Conti

Published

on

Dal Gran Galà delle Lady Chef a Palermo alla sfida nazionale di Rimini: la Sicilia protagonista. “Un piatto che intreccia memoria contadina e visione contemporanea, simbolo di sostenibilità e passione”

Palermo, 27 novembre 2025 – La Sicilia al femminile conquista la ribalta nazionale. Nelle cucine di Casena dei Colli, a Palermo, martedì 26 novembre, si è svolta la selezione regionale del Trofeo Migliore Lady Chef Professionista. Lo stesso è inserito per la prima volta, per volere della coordinatrice regionale del comparto delle Lady chef Rosi Napoli, nel contesto del Gran Galà delle Lady Chef, evento che ha riunito oltre quaranta professioniste provenienti da sette province siciliane.

La competizione, giunta alla sua quinta edizione e organizzata dall’ Unione Regionale Cuochi Siciliani, ha visto tre province contendersi il titolo, interpretando il tema “Il pomodoro nel piatto tra sostenibilità e innovazione”.

Palermo: Chef Raffaella Nastro con Uovo al pomodoro, piatto dalle radici napoletane ma dal cuore siciliano.
Enna: Tosca Piemonte Benedetta, appena ventenne, con cappellacci al basilico ripieni di mozzarella di bufala, chips di suino nero dei Nebrodi e pomodorini gialli.
Ragusa: Salvina Scottino con i Pizzicotti di melanzane, rivisitazione contemporanea della parmigiana, arricchita da fonduta di Ragusano DOP e riduzione di basilico.

La vittoria di Salvina Scottino
A conquistare la giuria è stata Salvina Scottino, Lady Chef ragusana, con un piatto che ha saputo fondere la forza della tradizione contadina con la freschezza dell’innovazione. I suoi pizzicotti di melanzane e pomodoro hanno esaltato il pomodoro come simbolo di italianità e sostenibilità. Con questa vittoria, Salvina rappresenterà la Sicilia alla fase nazionale del Campionato della Cucina Italiana 2025, in programma a Rimini nel mese di febbraio.

La giuria
La valutazione è stata affidata a una giuria d’eccezione, voluta dal presidente regionale Rosario Seidita, composta da:

Maestro Giuseppe Giuliano (Presidente), Mario Puccio, Fabio Armanno

Un trofeo che racconta le donne
Il Trofeo Migliore Lady Chef Professionista, nato nel 2021 e dedicato esclusivamente alle donne chef, prevede un’unica categoria: Cucina calda. L’inserimento nel Gran Galà delle Lady Chef ha dato alla selezione regionale un valore speciale, trasformando la competizione in un palcoscenico di professionalità, passione e condivisione.

Sicilia tra memoria e futuro
La Sicilia dimostra ancora una volta che la sua cucina è fatta di memoria e futuro, di gesti antichi e nuove visioni. Con i suoi pizzicotti di melanzane e pomodoro, Salvina Scottino porta a Rimini non solo un piatto, ma un racconto di territorio, sostenibilità e passione.

Dichiarazioni della coordinatrice regionale Rosi Napoli e del presidente Rosario Seidita

“Dire di essere orgogliosa forse è riduttivo. Vedere le Lady Chef tutte insieme, in un momento di condivisione e di riflessione così importante è stato meraviglioso. E anche il Concorso Cirio, contestualizzato all’interno del Gran Galà, ha assunto un valore ancora più grande. Posso solo dire GRAZIE e al prossimo Gran Galà “.

“Il presidente Rosario Seidita soddisfatto per come si è svolta la selezione regionale all’insegna degli standard federativi e della worldchef e ringrazia la coordinatrice regionale Rosi Napoli per aver organizzato un raduno delle lady, molto partecipato, che sicuramente crea aggregazione e rafforza lo spirito di appartenenza verso la nostra Associazione”.

Continue Reading

Sociale

Pantelleria, successo per lo spettacolo “Figlio non sei più giglio” con Daniela Poggi e Mariella Nava

Redazione

Published

on

“Figlio non sei più giglio” uno spettacolo che induce ad una riflessione da un altro punto di vista

Ieri sera, in occasione del 25 novembre – Giornata internazionale contro la violenza sulle donne – al Cineteatro San Gaetano di Scauri è andato in scena “Figlio non sei più giglio”, scritto da Stefania Porrino e interpretato da Mariella Nava e Daniela Poggi.
La serata è stata aperta dall’Assessore Benedetta Culoma, che nelle sue deleghe segue anche le Pari Opportunità. Nel suo intervento ha ricordato che la violenza sulle donne non riguarda soltanto i casi più eclatanti, ma anche ciò che accade nel quotidiano, nelle relazioni familiari e nei legami più vicini. Ha richiamato l’importanza di riconoscere i segnali e di non abituarsi a forme di controllo, dipendenza o sopraffazione che, purtroppo, spesso vengono normalizzate.


L’Assessore ha sottolineato che questo spettacolo invita a osservare con maggiore attenzione ciò che accade intorno a noi, a non voltarsi dall’altra parte e a domandarsi quale ruolo ciascuno possa avere nel prevenire la violenza, sostenendo chi vive situazioni di difficoltà e rafforzando una cultura del rispetto.
Lo spettacolo ha approfondito proprio queste dinamiche: il peso dei legami, le fragilità, le radici di comportamenti che possono trasformarsi in abuso e il percorso di chi trova la forza di rompere il silenzio.
Un racconto che parla di sofferenza e fragilità.
Un racconto che mette al centro anche il riscatto e la consapevolezza, necessari per provare a interrompere cicli che spesso sembrano senza fine.

Lo spettacolo ha offerto inoltre un punto di vista raro e complesso: quello delle madri degli uomini che commettono femminicidi. Donne che si interrogano su ciò che non hanno visto, su cosa avrebbero potuto fare, su quali segnali, oggi così evidenti, allora erano stati ignorati o minimizzati.
L’attrice ha interpretato questo ruolo con grande intensità, dando voce a una madre che si strugge e ripercorre i meandri della propria memoria alla ricerca di quei momenti in cui avrebbe potuto intuire l’indole violenta del figlio. Le volte in cui si è detta “è solo un ragazzo”, le risposte date per sminuire, i dubbi soffocati, le domande che tornano con forza: se solo avessi… se solo non avessi lasciato…

La componente musicale ha accompagnato la scena in modo delicato, sostenendo un’interpretazione che ha saputo creare un silenzio attento in sala. Un monologo intenso, capace di tenere il pubblico sospeso e di spingere alla riflessione anche dopo la conclusione dello spettacolo.

Il pubblico ha seguito con grande partecipazione. Al termine, Don Salvatore, il Vicesindaco Adele Pineda e l’Assessore Culoma si sono intrattenuti insieme alle artiste per un breve confronto, evidenziando quanto sia fondamentale continuare a sensibilizzare soprattutto i più giovani. Famiglia e scuola svolgono un ruolo importante, ma non sempre bastano: servono strumenti aggiuntivi, momenti di ascolto e linguaggi capaci di raggiungere davvero le nuove generazioni. In questo senso, il teatro può offrire un contributo decisivo.
Un ringraziamento va alle artiste, alla produzione e a tutti coloro che hanno reso possibile questa iniziativa.

La lotta contro la violenza sulle donne riguarda l’intera comunità e ogni occasione di riflessione condivisa è un passo in avanti verso un cambiamento reale.

Foto a cura di Clara Garsia
Continue Reading

Seguici su Facebook!

Cronaca

Cultura

Politica

Meteo

In tendenza