Cultura
Pantelleria, concluso il corso di scrittura creativa di Pallocca. Si pensa di replicare in inverno
Una settimana, un esperimento riuscito. Approntare un Laboratorio di Scrittura Creativa di soli 7 giorni è una scommessa, ma Roberto Pallocca è riuscito a vincerla, visto l’entusiasmo dei partecipanti. È stato un esperimento anche per l’Assessorato alla Cultura che, sempre nell’ottica di invogliare alla lettura, pratica legata indissolubilmente alla scrittura, propone per la prima volta un Laboratorio accessibile a tutti e completamente gratuito.
Nonostante i fermi da Covid, impegni e caldo, alla fine i racconti ‘figli di Pantelleria’ sono stati partoriti e in questi giorni sono in fase di editing e revisione. I partecipanti al Laboratorio hanno potuto confrontarsi, riflettere, esprimere le proprie emozioni, mettere in gioco le storie e i personaggi, in un minitour dell’isola che da Il Mulino di Scauri ha toccato alcuni dei luoghi più suggestivi della Perla Nera: Punta Spadillo, Contrada Madonna delle Grazie, il Lago di Venere e un luogo simbolo della cultura pantesca, il Circolo La Tinozza.
In questa atmosfera di cordialità e complicità, in cornici uniche, hanno preso forma i racconti ‘isolani’ che speriamo di leggere presto. I partecipanti hanno chiesto di poter ripetere l’esperienza in maniera più strutturata e altri, tra panteschi e turisti, hanno chiesto se fosse previsto un nuovo laboratorio anche ad agosto. Dato l’entusiasmo che ha caratterizzato l’iniziativa, l’Assessore alla Cultura, Francesca Marrucci, insieme allo scrittore, stanno studiando un modo per ripetere in autunno/inverno il Laboratorio nelle modalità con cui si svolge di solito: per più mesi con cadenza trisettimanale o mensile.
Ecco i feedback dei partecipanti a questa esperienza: Caterina D’Aietti: “Ho partecipato al Laboratorio di Scrittura con curiosità e voglia di imparare. Devo dire che è stata una bellissima esperienza, ne è valsa la pena. Il laboratorio ‘ambulante’ si è svolto seguendo un itinerario suggestivo. Abbiamo, partendo da un’idea, sviluppato dei racconti che non appena messi a punto verranno pubblicati. Ringrazio Roberto e tutti i compagni per questa bella esperienza che rifarei. Grazie” Alberto Zaccagni: “Partecipare ad un Laboratorio di Scrittura può sembrare cosa superflua in questa era di apparenza e superficialità. Io posso dire invece che avere il
coraggio di esprimere in scrittura e poi leggendo in comune i propri sentimenti e pensieri nascosti, rende liberi e aperti al mondo. Farlo con un gruppo di persone che mai si erano incontrate prima, come accaduto in questa settimana, ha formato un legame intimo sottile, insegnato il rispetto dell’altro e il pudore delle proprie e altrui sensibilità. Forse ce ne stiamo dimenticando, ma siamo sapiens sociali, e questa è la nostra forza. Senza condivisione e tolleranza torniamo ad essere animali. Grazie a Roberto, a tutto il gruppo e chi ha organizzato!”
Lucia Boldi: “Non sarà facile dimenticare quel pomeriggio a Punta Spadillo, quando ognuno di noi aspiranti scrittori ha tirato fuori dal profondo, storie nascoste o dimenticate. Ero così rapita dalla lezione di Roberto Pallocca, così felice di condividere le mie emozioni trasformate in parole scritte e di ascoltare quelle degli altri, che si è fatta sera in un istante. Il tempo scorre veloce quando si fa quello che si ama. I racconti di tutti noi hanno preso forma in mezzo alla natura selvaggia dell’isola, alla luce di un faro a strapiombo sul mare, nel silenzio di un tramonto arancione a Scauri, nella tranquilla immobilità del lago: non potranno che essere stupendi come l’isola che li ha ispirati. Ringrazio il Comune di Pantelleria per la magnifica idea e mi auguro possa essere ripetuta in futuro.”
Speranza Casillo: “Quando ho letto di un laboratorio di scrittura a Pantelleria, dove vivo, mi sono iscritta immediatamente, confesso che non conoscevo lo scrittore Roberto Pallocca, non avevo mai frequentato un laboratorio di scrittura prima e non sapevo cosa aspettarmi. Mi sono ritrovata assieme a persone diverse che avevano voglia di condividere la passione comune dello scrivere, ho imparato che ci vuole coraggio, tanto coraggio, a leggere ad alta voce ad altre persone quello che scrivi, e mi sono accorta che quello che scrivo io ha un tono sempre ironico, nel senso che fa ridere, nel senso bello del termine (almeno così mi hanno detto i miei compagni di corso, che fa ridere nel senso bello …aspetta, o ho capito male io?). Ho imparato quanto è importante avere e dare feedback, la serietà e il rispetto con cui ascolti e ti ascoltano gli altri, e quanto è determinate per la riuscita di un laboratorio di questo tipo la personalità di chi lo conduce: ho adorato Roberto, immune da primadonnismo, ha creato vicinanza, un ambiente di lavoro sereno, dove imparare e crescere, i suoi feedback sono precisi, gli input utilissimi, le soluzioni, per le trame dei nostri racconti, veloci, puntuali, intelligenti. Sono ammirata. Il laboratorio è stato itinerante, e questo, malgrado l’afa, ne ha raddoppiato l’incanto. Grazie Roberto! E grazie Lucia, Caterina, Alma e Alberto, grazie al Comune di Pantelleria, è colpa vostra se ho passato questo fine settimana a leggere e a poi a scrivere, scrivere, scrivere… argh! Spero di poter ripetere l’esperienza!” Alma Dal Co: “Il laboratorio di scrittura mi ha dato molto più di quel che immaginassi. Roberto ha creato un ambiente libero e senza peli sulla lingua, perché tutti i partecipanti si aiutassero e migliorassero. Si è capita l'importanza del rimettersi in gioco. E del riconoscere le diverse facce del bello.”
Roberto Pallocca alla fine della settimana ha presentato il suo ultimo romanzo, “Asciugami gli occhi”, che è anche servito per vedere messi in pratica alcuni consigli e strumenti che erano stati oggetto di discussione durante il Laboratorio, anche con persone che non vi avevano partecipato, ma avevano fatto esperienza analoghe. L’Autore ha così riassunto l’esperienza fatta a Pantelleria: “Volevo ringraziare tutti per questa settimana. Sia dal punto di vista umano che professionale è stata un'esperienza clamorosa. Sicuramente da ripetere. Grazie davvero di cuore a tutti e… non perdiamoci di vista!” Pantelleria, 26 luglio 2022
Cultura
Pantelleria, per i Morti il Vespa Club in tour nei suggestivi cimiteri dell’isola
In occasione della giornata dedicata ai defunti il Vespa Club Pantelleria si presenta in formazione ridotta per visitare i 3 cimiteri isolani iniziando alle 8.30 da quello di Pantelleria centro , poi giunti a quello di Khamma dove hanno partecipato alla Santa Messa, da lì si sono diretti a quello di Scauri dove hanno concluso la mattinata.
Come sempre, le escursioni dei nostri vespisti sono momento di attrazione, per i colori dei mezzi che sfrecciano, per l’atmosfera leggera che aleggia intorno a ciascuno di loro come un’aurea benefica. Abbiamo sentito il Presidente del Club di Pantelleria, Giovanni Pavia, per chiedergli di fare il punto della compagine dopo questa giornata tra i suggestivi cimiteri dell’isola.

Presidente ma come mai così pochi vespisti oggi siete in organico ristretto? “Eh si purtroppo e per fortuna di alcuni soci continua la raccolta delle olive , altri influenzati ed altri impegnati con il lavoro , cmq l’importante è essere presenti e portare avanti la nostra passione.”
Quando si chiuderà il campionato vespistico del 2025? “Abbiamo ancora due giornate la prossima domenica, il 16 novembre sempre se il tempo lo permette oppure si posticipa alla domenica successiva.”
Vuole anticiparci la classifica dei soci adulti e dei minori? “Ma guardi preferisco di no , cmq posso dirvi che quest’anno sarà un po’ diversa dagli anni precedenti , abbiamo una classifica bella di soci che hanno meritato il risultato fino a ora ottenuto, tantissimi saranno i premi di partecipazione per i vari eventi svolti oltre il campionato che vedrà vincitori i primi 10 soci in classifica adulti e altrettanti soci minorenni o Accompagnatori minorenni.
“Vi terremo cmq informati , al momento auguro a tutti una felice domenica.

Ambiente
Pantelleria, vendemmia 2025: i risultati tra siccità pregressa e peronospera
Soddisfacente la vendemmia 2025. Dati alla mano
Ogni anno teniamo sott’occhio quella che una eccellenza indiscussa di Pantelleria: la viticultura.
Grazie a questa pratica di agricoltura decisamente eroica anche ai nostri tempi, l’isola ha conquistato uno spazio nei patrimoni dell’umanità, per cui l‘UNESCO ha conferito, lo ricordiamo, il riconoscimento proprio per la vite ad alberello.
Quest’anno abbiamo voluto fare un approfondimento, con una intervista, viste le recenti problematiche ambientali. Abbiamo contattato, all’uopo, Giovanni Bonomo, agricoltore eroico soprattutto per la passione che mette nel suo lavoro. Solerte, studioso, conosce i nomi latini di tutti o buona parte i parassiti che aggrediscono la vite, ma anche i capperi e altre colture importanti nella nostra economia. Con quel suo fare un pò romantico e un pò nostalgico, si sofferma ad analizzare soluzioni possibili per arginare problematiche simili, anche in modo sostenibile, si veda la conferenza che si terrà il 13 novembre prossimo e di cui parleremo in questo articolo.
E così, esordiamo: Signor Bonomo, com’è andata la vendemmia di quest’anno? “Partiamo dalla siccità dell’anno scorso che ha portato una certa sofferenza alle piante. Quest’anno invece è piovuto circa 600 mm, quindi un po’ d’acqua è entrata nel terreno, però le piante venivano da un periodo di indebolimento, in cui la vendemmia è stata pessima.
Quest’anno però le viti, queste viti che hanno piantato i nostri antenati, che le hanno scelte fondamentalmente molti migliaia di anni fa, potendo risalire sino ai fenici, perchè lo zibibbo arriva a Pantelleria con i fenici, hanno avuto un buon ristoro grazie appunto all’azione della pioggia. Seppur non sia stata abbastanza generosa.
Ma ciò che ha afflitto quest’anno le piante è stata la peronospera che ha inflitto loro un effetto di “bruciatura”.
Vuole spiegare a chi non è del settore cos’è la peronospera? “La peronospera, è un parassita, venuto dall’America, come anche lo Oidio, che in Italia si chiama malaria. Esso si riproduce, si replica, e alla fine le foglie tenere e i grappoli teneri che vengono colpite restano come “bruciate”. L’intera isola ha sofferto di questo “attacco”.
Siamo a novembre, la vendemmia ormai è arrivata quasi al termine. A Pantelleria si fanno più raccolti, ce li vuole spiegare? “Sì, oramai l’abbiamo terminata. La prima raccolta si fa all’incirca ad agosto, nelle zone troppo veloci, partendo dalla scogliera con le uve primizie.
Queste primizie, una volta partivano per fare le cosiddette gabbiette ed essere distribuite come uva da tavola. Fatta questa prima raccolta, via via si risale di quota.”
Quali sono i vitigni della tradizione pantesca? “In gran parte è lo zibibbo, poi i panteschi avevano, un tempo per uso personale, il catarrato, il nero nostrale l’insolia, il garignano e altri vitigni secondari. Però ripeto, una volta questi coltivati per uso personale, l’uva che andava alla vendita era lo zibibbo.
“Questo perchè, in genere, l’agricoltore pantesco non gradisce tanto lo zibibbo, specie il vino dalla prima raccolta che sa essere stucchevole.
“Ma, negli ultimi decenni, sono cominciati ad arrivare i Merlot, i Cabernet, i Shiraz e via discorrendo così.”
Soddisfacente la vendemmia 2025. Dati alla mano
La vendemmia di quest’anno ha prodotto un quantitativo e un qualitativo che ci (6:40) lascia soddisfatti? “Come quantitativo si potrebbe fare un po’ di più, se non venissimo da un anno molto arido, come qualità è molto buono. L’uva passa appassisce sempre a quel livello là, quindi poi sono sia i viticoltori con la loro cura, sia gli enologi che fanno dei grandi vini.
Questo quando non piove proprio quando è durante la vendemmia, perchè va a peggiorarsi la qualità dell’uva. Questo, per fortuna non si è verificato in questa annata.
Ho parlato ieri con l’Antonio D’Aietti l’enologo, forse il principale professionista dell’isola, e lui mi ha detto che stanno guardando gli ultimi arrivi delle varie particelle, delle varie produzioni: siamo sui un 22 mila, si potrebbe arrivare a 24-25 mila quintali.”

Tra qualche giorno si darà via a un corso formativo all’avanguardia, che vuole esporre l’isola ad uno step nel progresso dal punto di vista dei trattamenti. Organizzato dal Centro Giamporcaro e nato da una sua idea, cosa può anticiparci? “L’Università di Palermo ci ha indicato questo formatore, il prof. Luigi Rotondo. Il corso si terrà dal 13 al 16 ottobre e durerà 14 ore, distribuite in tre pomeriggi e una mattinata, cercando di conciliare l’orario con le esigenze degli agricoltori, che di solito lavorano sempre e non hanno mai tempo di fare i corsi.
L’idea è di chiarirci le idee sulla peronospora e altri parassiti, formando i lavoratori del settore anche con l’autoproduzione di alcuni preparati, per cercare anche di ridurre l’impatto chimico sulle coltivazioni, che poi la parte anche li mangiamo noi.”
“L’argomento è molto grande, rispetto anche a come si mantengono i terreni, tenendo presente pure l’età delle persone, i mezzi che hanno a disposizione, i guadagni.”
Abbiamo notato che questo corso è considerato talmente valido, che il centro Giamporcaro ha radunato parecchi sostenitori: oltre Comune e Parco Nazionale, il Consorzio Vini Doc, le cantine Pellegrino, Emanuela Bonomo e Donnafugata. Poi Fertigess e Stelmond Bio, ma anche l’Autonoleggio Policardo, seppur non sia del settore. “Infatti, già durante una riunione dello scorso marzo abbiamo invitato diverse aziende, le più importanti hanno risposto, quindi Donna Fugata, Pellegrino, adesso è arrivata anche Emanuela Bonomo. Abbiamo anche come sponsor il Noleggio Policardo che è sempre molto sensibile ad appoggiare iniziative per il territorio. Tutta questa gente ha creduto in questo progetto presentato dal Giamporcaro, con il suo presidente Anna Rita Gabriele. Il Giamporcaro dura da 30 anni con un grande lavoro alle spalle: è uno dei maggiori soggetti attivi dal punto di vista sociale, culturale, il tutto, essendo una associazione no profit lo fa gratuitamente per la comunità di Pantelleria.”
Cultura
Pantelleria, tutti a sgrappolare per il passito. Donne riunite tra uva passa, chiacchiere e cultura
Un gruppo di donne squisitamente tutte pantesche da generazioni, un pomeriggio un pò uggioso, ma tiepido, una tavola ospitale e si va in scena.
Mariuccia, Rosa, Maria, Annita, Anna, Michele e altre signore delle contrade attigue Khamma e Tracino, tra un grappolo e l’altro rievocano ricordi, improvvisano battute, risate, il tutto non con completa leggerezza, bensì con la consapevolezza di stare eseguendo un lavoro dal duplice valore: economico per la produzione del passito e culturale, per il gusto e lo stimolo sempre vivo di mantenere le tradizioni antiche della nostra straordinaria Pantelleria.
Una telefonata e via il gruppo si era creato. Ma anticamente come facevano ad accordarsi con le case distanti, senza mezzi di locomozione? Eppure belli e folti erano i gruppi che si adunavano in una casa per pomeriggio e serate a sgrappolare, tessere mustazzola, e sbucciare uva per la marmellata.
La finalità? Aiutarsi vicendevolmente e ritrovarsi in compagnia.
In tutto questo cast al femminile, l’unica quota azzurra è rappresentata da Michele, un gran signore galante e simpatico, di quelli di altri tempi che, temerariamente è riuscito a reggere e sopportare il chiacchiericcio infinito delle cummari. Le mani sapienti, appiccicose, che sanno di buono.
Il pomeriggio non è bastato poichè il quantitativo di raspi di uva è assai, quindi appuntamento al prima possibile, ma solo dopo aver raccolto le olive, perchè a Pantelleria non ci si ferma mai.
C’è sempre da fare.
Ma cosa accade agli acini appassiti, rigorosamente al sole su stenditoi che rivestono tetti, passiaturi e aie?
Tante le teorie e le modalità, per raggiungere tutti lo stesso risultato, un’eccellenza: il passito di Pantelleria.

Lo zibibbo, una volta essiccato, viene aggiunto al mosto dove riposerà e agirà chimicamente per tre mesi, ma anche su questo ciascun coltivatore ha la sua.
Alcuni, ancora, aggiungono l’uva passa in due o tre soluzioni, step; addirittura aziende che lo producono con 10 aggiunte.
A Pantelleria vi sono varie zone, sia a livello di latitudine che di altitudine e l’esposizione incide sulla dolcezza dell’uva.
Adesso le cantine hanno la tecnologia che permette per esempio di fare un mosto, metterlo in un serbatoio, refrigerarlo quindi a 5-6 gradi per evitare che fermenti e poi quando si ha l’uva secca, si unisce. Partita la fermentazione, questo mosto si ottiene il grado alcolico desiderato.
Si pensi che alcuni passiti sono sui 20 gradi di zucchero, che si ottengono aggiungendo 200 grammi di zibibbo appassito.
Il passito di Pantelleria è un gran prodotto che richiede molto lavoro, sacrificio, le cui origini risalgono all’antichità e che tutto il mondo corteggia.
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