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Cultura

Pantelleria all’etΓ  del bronzo. Viaggio nel tempo con prof. Cattani

Redazione

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Ieri, al Parco Archeologico di Mursia si Γ¨ svolto l’evento: “La fusione del bronzo a Pantelleria 3500 anni fa: dal rinvenimento archeologico alla ricostruzione della catena operativa.” Durante questa giornata, i partecipanti hanno avuto l’opportunitΓ  di visitare il villaggio dell’etΓ  del Bronzo di Mursia e assistere a una dimostrazione delle tecniche di fusione del metallo.
L’attivitΓ  ha permesso di esplorare le tecniche di fusione del bronzo, grazie alle quali sono state realizzate repliche di oggetti rinvenuti negli scavi del villaggio dell’etΓ  del Bronzo di Mursia. Un vero e proprio tuffo nel passato, per comprendere come vivevano e lavoravano i nostri antenati.
L’evento Γ¨ stato organizzato dall’UniversitΓ  di Bologna, con il sostegno del Comune di Pantelleria e del Rotary Club Pantelleria. Le dimostrazioni sono state arricchite dalla professionalitΓ  del gruppo “Tre Spade”, che ha saputo ricreare fedelmente le antiche tecniche di lavorazione del metallo.

foto di Clara Garsia 2024

Cultura

La caponata dei marinai dei velieri / 1

Orazio Ferrara

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di Orazio Ferrara

Diciamo subito, a scanso di equivoci, che questa caponata non ha nulla a che vedere con quella famosa oggigiorno preparata in Sicilia e in altre regioni e che ha come ingrediente principe la melenzana. PerΓ², senza dubbio alcuno, dalla caponata marinara di una volta trae origine, con modifiche e varianti a volte sofisticate, quella di oggi.

Origini della caponata

La caponata marinara fu per secoli il β€œcombustibile” alimentare che faceva andare la forza remiera (i forzati ai remi) delle galere da guerra. E non solo i remieri, ma anche l’intero equipaggio si nutriva con essa. L’antica consuetudine di consumare a bordo questa vivanda passΓ² poi in uso agli equipaggi delle navi a vela sia da guerra che commerciali. GiΓ  il nome di caponata o capponata (per alcuni paesi costieri siciliani e questi sono piΓΉ vicini alla parola originaria) o capponada per dirla coi genovesi (gente di mare di prim’ordine) Γ¨ di difficile decifrazione.
Scartiamo subito, perchΓ© sa di cosa troppo letteraria, la tesi che la vuole derivata dal latino β€œcaupona” nel suo significato di β€œtaverna”. Non ci convince nemmeno anche la tesi che la vuole derivata dal β€œpesce capone” o lampuga, anche se quest’ultimo, essiccato, compare sporadicamente quale ingrediente in antiche ricette. Dobbiamo quindi andare alle origini quando la caponata aveva ancora l’arcaico nome di β€œcappon di galera” (per i marinai genovesi β€œcapun de galera”). Siamo nella marineria remica delle galere o galee mediterranee del β€˜300 / β€˜400.

Probabilmente i marinai intesero dare, con ironia tutta marinaresca, quel nome al loro quotidiano pasto a bordo, che di cappone e quindi di carne saporita non aveva un bel niente e che pertanto si rivelava essere appunto un cappone (finto) di galera. Eppure quel pasto, assai semplice da preparare e con ingredienti poveri, era saporito e piaceva, tanto da passare indenne attraverso generazioni di uomini di mare quale tradizionale e sostanzioso alimento in navigazione.

Ma quali erano gli ingredienti e la preparazione?

Dell’assenza delle melenzane abbiamo giΓ  accennato, occorre perΓ² precisare che erano assenti anche i pomodori, che fanno la loro comparsa saltuaria nelle caponate dei velieri del tardo Ottocento. Infatti i pomodori, di origine del Sud America, vennero portati in Europa dai navigatori spagnoli nel XVI secolo. In Italia fanno la loro comparsa nell’anno 1548 alla corte di Cosimo de’ Medici, ma per diversi secoli quel frutto viene considerato solo ornamentale e quindi non commestibile.

Gli ingredienti utilizzati per la caponata erano quelli di facile conservazione e che non andavano a male facilmente durante i lunghi viaggi per mare: gallette, cipolle, aglio, olive in salamoia, origano, aceto, olio e pesce essiccato. Quello principe era costituito dalle gallette (non altro che fette di pane biscottato), che si conservavano abbastanza croccanti per almeno un anno intero. Le forme delle gallette erano diverse a seconda delle marinerie.

Ricordiamo quelle rotonde dei marinai genovesi e quelle a ferro di cavallo (β€˜u viscottu) caratteristiche della marineria pantesca. Solo che le gallette di quest’ultima non erano a base di farina, ma bensΓ¬ d’orzo, che a detta dei marinai di un tempo erano molto piΓΉ saporite. Infatti, nel tempo andato, l’orzo in Pantelleria era un alimento fondamentale per la popolazione in quanto lo stesso veniva coltivato in loco, mentre la farina doveva venire, con gravosa spesa, dalla Sicilia. Era usuale in passato nei vigneti intercalare filari dΓ¬ orzo a quelli di zibibbo. Si ottenevano cosΓ¬ due vantaggi.
Il primo era costituito dall’orzo raccolto per l’alimentazione, il secondo che quei filari d’orzo intercalati proteggevano i teneri germogli dello zibibbo dal secco e caldo vento di scirocco di casa nell’isola.

(1 – continua)
Orazio Ferrara

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Cultura

Ragusa, “Raccontami di te” al Castello di Donnafugata 4Βͺ edizione del premio letterario

Redazione

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Il suggestivo castello di Ragusa ospiterΓ , il 23 agosto 2025, la quarta edizione dell’evento β€œRaccontami di Te…”, un’iniziativa che fonde l’arte dello scrivere con quella figurativa. Organizzato dall’associazione Malia, l’evento si svolgerΓ  in un nuovo spazio piΓΉ ampio e incantevole, promettendo un’esperienza indimenticabile per il pubblico.

Quest’anno, β€œRaccontami di Te…” vedrΓ  la partecipazione di numerosi scrittori e pittori, creando un’alchimia di emozioni attraverso la combinazione di musica, pittura, scrittura, teatro e letteratura. Tra gli ospiti d’onore, ci sarΓ  il Presidente dell’Accademia delle Prefi Salvatore Battaglia, che contribuirΓ  con la sua esperienza e il suo talento.

Gli ideatori dell’evento, Debhorah Di Rosa e Salvo Garipoli, spiegano che il progetto Γ¨ nato con l’obiettivo di stimolare una partecipazione attiva delle persone. β€œCiascuno di noi porta nel cuore il ricordo di una persona speciale: un bene prezioso che vorremmo non perdere mai. Il progetto β€˜Raccontami di tΓ¨ nasce proprio dalla volontΓ  di dare sostanza a queste emozioni, sentirle e renderle immortali, attraverso il potere magico delle parole e dei colori”, affermano.

A dare voce alle storie di Raccontami di te 4 sarΓ  quest’anno Giulia Guastella, attrice e autrice che ha scritto e interpretato β€œIdonea ma non ammessa”, β€œArtemisia, la pittora”, spettacolo vincitore di diversi premi come il prestigioso premio Giulietta masina e β€œ Il modo giusto (per sbagliare)”, andato in scena allo Zelig di Milano.

In attesa della magica notte, il prossimo 23 agosto, l’associazione Malia e lieta di annunciare che vi sarΓ  una nuova forma d’arte quest’anno a Raccontami di te. Sul palco al Castello di Donnafugata le creazioni di Mariella D’Angelo: una collezione che parte dal passato e giunge ad oggi, unendo la tradizione alla modernitΓ .

Abiti che sapranno vestire la nostra notte e ci avvolgeranno di meraviglia.
Tra le opere presentate, spicca un racconto β€œUN RICORDO… UNA SERATA DI MAGGIO IN COMPAGNIA DI MIO NONNO TURIDDU…”. L’autore descrive nel primo racconto una storia che parla della Sicilia di un tempo vista con gli occhi di un uomo, il nonno dell’autore, quando ci si capiva con poche parole o, meglio ancora, con uno sguardo. Per l’Evento Γ¨ stato assegnato il racconto ad una artista che han interpretato e raffigurato ciΓ² che il racconto la ha ispirato. Il quadro a la firma di Ilenia Madaro.
β€œRaccontami di Te…” non Γ¨ solo un evento, ma un viaggio nelle emozioni e nei ricordi. Come per le edizioni precedenti, il pubblico sarΓ  rapito dalla magia che si crea quando diverse forme d’arte si incontrano al tramonto. Un’esperienza unica, che lascia senza fiato e che continua a crescere in bellezza e intensitΓ  anno dopo anno.
Appuntamento quindi al 23 agosto al castello di Ragusa per un evento che promette di toccare il cuore di tutti i partecipanti, rendendo immortali le emozioni attraverso l’arte.

Salvatore Battaglia
Presidente Accademia delle Prefi

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Cultura

Avvio anno scolastico 2025/26 a rischio per il caldo: la proposta del CND

Direttore

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Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani lancia nuovamente un
appello urgente al Ministero dell’Istruzione e del Merito, prof. Giuseppe Valditara, alle famiglie e a
tutte le istituzioni democratiche: Γ¨ tempo di agire con coraggio e visione, non solo per affrontare
l’emergenza, ma per trasformare radicalmente il modo in cui concepiamo il sistema scolastico di
fronte al cambiamento climatico.
1. Le scuole non possono chiudere per tre mesi: servono presìdi educativi aperti anche
d’estate
Mentre l’Italia soffoca sotto temperature record, con cittΓ  da bollino rosso, blackout elettrici, vittime
e ospedali sotto stress, le scuole – che potrebbero diventare presΓ¬di di accoglienza, inclusione e
formazione – restano chiuse. Eppure, una scuola aperta Γ¨ un presidio sociale e climatico: Γ¨ un luogo
che puΓ² proteggere i piΓΉ giovani, offrire spazi climatizzati, attivitΓ  di recupero, socializzazione e
supporto emotivo in un periodo in cui la solitudine e il disagio si amplificano.
Chiediamo pertanto:
– l’apertura estiva programmata delle scuole per corsi di recupero, supporto personalizzato,
alfabetizzazione digitale e attivitΓ  culturali, specie nelle aree a maggiore dispersione
scolastica;
– il coinvolgimento di enti locali, terzo settore e famiglie in un patto educativo estivo che
valorizzi le risorse del territorio;
– risorse dedicate al personale volontario e supplente per garantire l’organizzazione delle
attivitΓ  e la sicurezza degli ambienti.
2. Aule come serre: servono scuole resilienti al caldo. Un piano nazionale per il comfort
climatico scolastico
Non possiamo piΓΉ ignorarlo: le nostre aule sono ostili alla vita nei mesi estivi e spesso anche a
settembre e maggio. Non Γ¨ piΓΉ solo una questione di β€œdisagio”: Γ¨ un tema di salute, di
concentrazione, di equitΓ  territoriale e di diritto costituzionale allo studio. A Palermo, Napoli,
Lecce, Foggia, Roma o Cagliari, moltissime scuole superano i 35Β° giΓ  alle 11 del mattino, in locali
senza ombra nΓ© ventilazione. Questo rende drammatica anche la fase di avvio dell’anno scolastico
2025/2026, con molte strutture incapaci di garantire un ambiente sicuro e vivibile per studenti e
personale, costringendo a rinvii, riduzioni dell’orario o condizioni di studio insostenibili.
Proponiamo l’avvio immediato di un Piano Nazionale per la Resilienza Climatica delle Scuole, con
i seguenti obiettivi:
– climatizzazione intelligente e sostenibile delle aule, con impianti a basso impatto energetico;
– riqualificazione bioedilizia: tetti verdi, schermature solari, ventilazione naturale, materiali
isolanti;
– installazione di stazioni climatiche scolastiche per il monitoraggio costante di temperatura,
umiditΓ  e qualitΓ  dell’aria interna, da usare anche a fini didattici;
– inclusione di queste misure nei fondi PNRR, FSC e nei piani regionali di edilizia scolastica,
con prioritΓ  per le scuole del Centro-Sud.
3. L’istruzione deve diventare parte della risposta nazionale al cambiamento climatico
Accogliamo con favore il protocollo sul lavoro e il caldo promosso dalla Ministra Calderone, ma
riteniamo insufficiente l’attenzione rivolta finora al mondo della scuola. Il cambiamento climatico
non Γ¨ solo una variabile metereologica: Γ¨ una questione educativa, ambientale, economica e di
giustizia sociale. Per questo chiediamo che anche il Ministero dell’Istruzione e del Merito adotti un
proprio protocollo di adattamento climatico, da integrare con quelli del Lavoro e della Salute,
prevedendo:

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– una mappatura climatica delle scuole italiane;
– l’introduzione dell’indice di stress termico scolastico, per sospendere o rimodulare le lezioni
quando si superano soglie critiche;
– l’educazione al clima come asse trasversale curricolare, dalla scuola dell’infanzia alle
superiori;
– un Osservatorio permanente scuola-clima-salute, in coordinamento con INAIL, CNR e
Protezione Civile.
Il CNDDU ritiene che non si possa piΓΉ parlare di un β€œritorno alla normalità” in un mondo
profondamente mutato dal cambiamento climatico. Esiste solo la necessitΓ  di costruire una scuola
nuova: piΓΉ equa, piΓΉ sicura, piΓΉ vitale. Alle famiglie rivolgiamo l’invito a condividere questa
visione, sostenendo un’istituzione scolastica che non si spegne durante l’estate, ma si trasforma in
un luogo accogliente, protettivo e rigenerante. Al Ministro dell’Istruzione chiediamo un impegno
deciso, concreto e coraggioso: la definizione di un patto educativo-climatico nazionale.
L’alternativa sarebbe l’inerzia, con il rischio di assistere ogni estate alle aule che si trasformano in
forni, agli studenti che soffrono e al diritto allo studio che viene sistematicamente compromesso.

prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU

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