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Scienza

Notte di San Lorenzo 2021, tutt’altro che una serata romantica

Giuliana Raffaelli

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Quella di stasera è tra le notti più attese e belle dell’anno. Ognuno di noi cercherà la postazione migliore per mettersi con il naso all’insù per osservare le stelle cadenti. E a ogni stella, un desiderio da esprimere. Ma è davvero una serata così romantica? “Non è tutto oro ciò che luccica”. Vediamo insieme perché.

Come tutti gli anni, tra il 10 e il 15 agosto, gli astrofili si organizzano per osservare il cielo e intercettare le stelle cadenti. Ma questa locuzione, entrata ormai nel gergo comune, non è proprio corretta. Non si tratta infatti di stelle, tantomeno cadenti. Quelle che stanotte osserveremo sono meteore, sciami di meteore, note con il nome di Perseidi. La Terra le attraversa proprio in questi giorni ed è per questo che le possiamo osservare così bene.

La scoperta. Appurato che si tratta di meteore, e non di stelle, vediamo ora chi le ha scoperte. Le Perseidi sono state osservate per la prima volta nel 36 dopo Cristo dai cinesi. Ma bisogna viaggiare fino al 1866 per giungere alla scoperta della relazione tra gli sciami di meteore e le orbite delle comete periodiche. Una scoperta italiana, fatta da Giovanni Virginio Schiaparelli (1835-1910). L’astronomo cuneese, appena arrivato all’Osservatorio Astronomico di Brera, osserva e raccoglie i dati di direzione e velocità del passaggio al perielio della cometa Swift-Tuttle avvenuta nel 1862. Facendo questo dimostra che lo sciame delle Perseidi seguiva la stessa orbita di tale cometa, dal nome tecnico 109P/Swift-Tuttle. In altre parole Schiaparelli dimostra il legame tra questa cometa e le scie luminose lasciate nel cielo, quelle che noi oggi chiamiamo impropriamente “stelle cadenti”, che non sono altro che i frammenti lasciati durante precedenti orbite della cometa intorno al sole.

Un passaggio ravvicinato “pericoloso”. La cometa Swift-Tuttle ha un nucleo di diametro stimato di circa 26 km, decisamente elevato per una cometa. A volerla dire tutta si tratta del più grande oggetto “near-Earth”, cioè che compie ripetuti passaggi ravvicinati alla Terra. Essa, inoltre, percorre la sua orbita in senso retrogrado, cioè in senso orario, contrario a quello antiorario che caratterizzano gli altri pianeti. E ciò le fa assumere una velocità relativa piuttosto elevata rispetto al nostro Pianeta, di circa 60 km/s. Se collidesse con la Terra gli effetti sarebbero distruttivi, 80 volte superiori a quelli dell’asteroide che ha portato all’estinzione dei dinosauri e del 60% delle specie che abitavano il nostro pianeta 65 milioni di anni fa.

Siete ancora sicuri che l’evento astronomico di queste notti sia romantico? È in realtà un campanello d’allarme che ci comunica che l’orbita eliocentrica del nucleo di una grande cometa si trova a passare molto vicino a quella della Terra e che, nel lungo periodo, la situazione potrebbe diventare molto pericolosa.

Ma cosa c’entra San Lorenzo? Vediamo ora la relazione con la storia del Santo. La storia vuole che il fenomeno delle “stelle cadenti” sia stato osservato per la prima volta nel 36 dopo Cristo, esattamente nel giorno in cui, due secoli dopo, sarebbe avvenuto il martirio di San Lorenzo. Dopo essere stato catturato in seguito a una persecuzione ordinata dall’imperatore romano Valeriano (era il 10 agosto del 258 dopo Cristo), Lorenzo viene bruciato vivo su una graticola. La leggenda (o storia) vuole che le affascinanti stelle che noi osserviamo cadere durante questa notte non siano altro che le lacrime versate dal Santo durante lo straziante supplizio o, in alternativa, le scie lasciate dai carboni ardenti scoppiettanti della graticola che lo bruciavano piano piano. Solo chi osservando le “stelle cadenti” ricorda, con reale convinzione e trasporto, il dolore del Santo vedrà realizzati i suoi desideri.

I desideri espressi. Alleggeriamo ora il discorso. Si tramanda che, in ricordo del martirio di Lorenzo, sia nata la tradizione di esprimere un desiderio, ovvero di chiedere una grazia. Sin dai tempi antichi si ritiene, inoltre, che il destino degli uomini sia scritto nelle stelle. Quando nasceva un bambino si guardava il cielo in cerca di segnali del suo futuro. Ma quando una stella “cadeva” voleva dire che il destino non era più scritto e che quel bambino, ormai divenuto uomo, poteva vedere cambiato il suo futuro. Ed è proprio per questo che chi vede una stella cadente ha tutto il diritto di esprimere un desiderio, nella speranza che quella stella gli dia la possibilità di cambiare il proprio destino e realizzare finalmente un sogno silentemente anelato.

Stelle cadenti tra eventi infausti e cattivi presagi. Lacrime divine per eventi catastrofici già avvenuti o attesi. In antichità le stelle cadenti non erano affatto viste come un evento positivo. Erano invece considerate foriere di eventi infausti.

Nella mitologia greca, ad esempio, esse erano associate al mito di Fetonte, figlio di Apollo, che guidando maldestramente il carro solare padrino causò una serie infinita di disgrazie. Zeus, adirato, lo uccise con un fulmine. Le stelle cadenti sarebbero quindi la rappresentazione del corpo infiammato dello sventurato Fetonte mentre precipita nel fiume Po. Il fenomeno si ripete ogni anno a causa della commemorazione da parte delle stelle addolorate.

I Persiani tramandavano un altro racconto. Secondo la religione zoroastriana le meteore erano “streghe” scagliate dal dio del male per causare la siccità e sconvolgere l’ordine celeste. Esse erano guidate dalla “strega della cattiva annata” che, fortunatamente, fu sconfitta (con tutte le sue “colleghe”) dal dio rappresentato dalla stella Sirio. Con questa uccisione Sirio libera la Terra dalla siccità sconfiggendo il cavallo nero che bloccava le acque del lago celeste.

Nell’antica tradizione indiana le stelle cadenti sono demoni con sembianze femminili. In quella odierna rappresentano invece le anime dei defunti che viaggiano verso la terra per reincarnarsi.

Nel Medioevo erano le anime dei defunti, soprattutto quelle liberate dal Purgatorio, che si spostavano nel cielo per chiedere un “Padre nostro” a chiunque le avvistasse.

Arrivano poi le leggende popolari cristiane che attribuiscono, finalmente, significato positivo a questi eventi celesti temporanei.

Un’ultima curiosità. La tradizione di associare le stelle ai desideri è legata anche all’abitudine dei marinai di orientarsi ammirando il firmamento. Gli uomini che, in passato, guardavano più intensamente le stelle erano proprio i marinai, perché era l’unico modo, sicuro, che conoscevano per orientarsi in mare durante la notte. Navigando nel buio osservavano il cielo desiderando fortemente di far ritorno a casa.

Cosa desideriamo noi oggi più di ogni altra cosa? Shhhh, non ditelo ad alta voce. Esprimiamo segretamente il nostro desiderio durante questa lunga notte che ci attende.

(Credit immagine: Leonardo Puleo)

Giuliana Raffaelli

Laureata in Scienze Geologiche, ha acquisito il dottorato in Scienze della Terra all’Università di Urbino “Carlo Bo” con una tesi sui materiali lapidei utilizzati in architettura e sui loro problemi di conservazione. Si è poi specializzata nell’analisi dei materiali policristallini mediante tecniche di diffrazione di raggi X. Nel febbraio 2021 ha conseguito il Master in Giornalismo Scientifico all'Università Sapienza di Roma con lode e premio per la migliore tesi. La vocazione per la comunicazione della Scienza l’ha portata a partecipare a moltissime attività di divulgazione. Fino a quando è approdata sull’isola di Pantelleria. Per amore. Ed è stata una passione travolgente… per il blu del suo mare, per l’energia delle sue rocce, per l’ardore delle sue genti.

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Scienza

Possibile elisir di lunga vita: Topi anziani ringiovaniti con l’infusione di liquido cerebrospinale…

Redazione

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Tornare giovani senza pagare pegno: un sogno che potrebbe diventare realtà, grazie a un'innovativa terapia antiaging che cancella i segni dell’invecchiamento riprogrammando le cellule.

Somministrata ai topi a partire dalla mezza età fino alla vecchiaia, li ha ringiovaniti senza provocare tumori o altri problemi di salute. Lo dimostra lo studio pubblicato sulla rivista Nature Aging dal Salk Institute in California in collaborazione con la società Genentech del gruppo Roche.

“Siamo elettrizzati dall’idea di poter utilizzare questo approccio nell'arco della vita per rallentare l'invecchiamento negli animali: la tecnica è sicura ed efficace nei topi” afferma Juan Carlos Izpisua Belmonte del Salk Institute.

“Oltre ad affrontare le malattie legate all’età, questo approccio può fornire alla comunità biomedica un nuovo strumento per ripristinare la salute dei tessuti e dell'organismo migliorando la funzione e la resilienza delle cellule in diverse situazioni patologiche, come le malattie neurodegenerative". Per riportare indietro le lancette dell’orologio biologico, i ricercatori hanno usato un cocktail di quattro molecole (Oct4, Sox2, Klf4 e cMyc, meglio note come “fattori di Yamanaka”) in grado di riprogrammare l’epigenetica delle cellule, ovvero le modificazioni chimiche (ereditabili o acquisite per effetto dell’ambiente

o dello stile di vita) che rivestono il Dna regolandone l’espressione. Nel 2016 avevano già sperimentato l’elisir di giovinezza nei topi affetti da invecchiamento precoce, mentre in tempi più recenti avevano dimostrato che il mix è in grado di accelerare la rigenerazione dei muscoli nei topi giovani. Alla luce di questi primi esperimenti, altri gruppi di ricerca avevano provato lo stesso approccio per migliorare la funzionalità di tessuti e organi come il cuore, il cervello e il nervo ottico. Nessuno, però, aveva provato a testarne l’efficacia e la sicurezza in caso di un utilizzo prolungato nel corso della vita.

Per farlo, i ricercatori del Salk Institute hanno somministrato il cocktail di molecole a topi sani di 15 mesi fino all’età di 22 mesi (l’equivalente di una terapia assunta dai 50 ai 70 anni nell’uomo) e a topi di 12 mesi fino ai 22 mesi (dai 35 ai 70 anni nell’uomo), mentre un terzo gruppo di topi di 25 mesi (pari a 80 anni nell’uomo) è stato trattato per un mese. "Volevamo verificare che l’utilizzo di questo approccio per un arco di tempo più lungo fosse sicuro  afferma Pradeep Reddy, ricercatore del Salk Institute.” In effetti, non abbiamo riscontrato alcun effetto negativo sulla salute, né sul comportamento o sul peso corporeo di questi animali”. Alla fine della terapia, infatti, nessun topo presentava alterazioni delle cellule del sangue, anomalie neurologiche o tumori.

I topi più anziani trattati per un mese non hanno mostrato segni di ringiovanimento, mentre i topi trattati per sette o dieci mesi sono migliorati, sia per quanto riguarda l’epigenetica delle cellule della pelle e dei reni, sia per le molecole 'spia' del metabolismo presenti nel sangue. Gli effetti dell’elisir di giovinezza, però,

non risultano apprezzabili a metà del periodo di trattamento, ma solo alla fine. Questo potrebbe indicare che i fattori di Yamanaka non fermano soltanto le lancette dell'orologio biologico, ma riescono proprio a farle tornare indietro.

Salvatore Battaglia Presidente Accademia delle Prefi

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Scienza

Etna, la violenta eruzione del 10 febbraio. Tra flussi piroclastici ed effetto triboelettrico. VIDEO e FOTO

Giuliana Raffaelli

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Il 10 febbraio l’Etna si è risvegliato. Mettendo in scena il primo parossismo del nuovo anno. Un parossismo di violenza inaspettata e anche inconsueta per l’Etna, che di norma si manifesta con eruzioni stromboliane e colate di lava di modesta entità. Una violenza degna dei più pericolosi vulcani indonesiani e giapponesi. Una potenza che ha generato un raro fenomeno fisico, noto come triboelettricità.

Ma vediamo più in dettaglio che cosa è successo.

Dopo un periodo di calma, in cui si sono verificate soltanto sporadiche e lievi esplosioni, “a’ muntagna” è entrata nuovamente in attività mostrando uno dei più straordinari spettacoli degli ultimi anni. I primi segnali sono stati registrati nel pomeriggio del 10 febbraio e hanno avuto luogo nel cratere di sud-est (a circa 3mila metri di quota). L’attività stromboliana ha formato un’alta fontana di lava e una colata che è scesa lungo il versante sud-ovest. Poi, all’improvviso, una nube di cenere si è levata alta nel cielo, fino a raggiungere un’altezza stimata tra gli 8 e i 10 km. Infine una parte del cono è collassata, forse a causa dell’apertura di una fessura eruttiva lungo il fianco sud-est, dando luogo a un flusso piroclastico. Quest’ultimo è annoverato tra i più violenti e spaventosi fenomeni vulcanici. Si tratta di vere e proprie valanghe incandescenti (fino a 1000°C) formate da un mix di gas, cenere e frammenti di roccia che precipitano lungo i fianchi vulcanici a velocità impressionanti. Velocità che possono raggiungere anche i 700 km orari. Impensabili per questo tipo di prodotti ma possibili grazie alla formazione di cuscinetti d’aria tra colata e terreno. Fenomeni rari per l’Etna ma di cui è stato protagonista 15mila anni fa, durante le eruzioni pliniane dell’ultima fase della sua formazione. Fase che ha dato origine all’immensa caldera che vediamo oggi e che disegna la skyline del vulcano, nella quale si sono impostati l’attuale cratere centrale e quello di nord-est.

Durante questa ultima nuova eruzione, ripresa dall’Ingv e postata nel canale Youtube dell’ente, gli sguardi più attenti hanno notato un fenomeno piuttosto raro, che ha aggiunto fascino alla già straordinaria bellezza dell’evento.

Nel buio della notte, tra boati e crepitii, tra il grigio della nube eruttiva e il rosso incandescente dei prodotti emessi dal vulcano, ha avuto luogo un fenomeno noto come triboelettricità. Un raro fenomeno che un giovane siciliano, Giuseppe Tonzuso (studente di Geologia), è riuscito a immortalare. Dalla nube eruttiva, densa e minacciosa, fuoriescono fulmini che rendono ancora più magica e inquietante la notte etnea.

Ma come si forma questo fenomeno? Ce lo spiega Giuseppe Tonzuso nel suo post su facebook “Il materiale piroclastico (caratterizzato da differenti proprietà) interagendo, genera cariche locali di segno opposto. Si viene a creare una differenza di potenziale che, quando è sufficientemente elevata, supera la resistenza dell’aria e determina il passaggio della scarica elettrica”. Si formano così i fulmini nella colonna eruttiva.

Ma sono davvero tante le foto scattate e pubblicate su internet. Tra le altre vogliamo menzionare quella di Dario Giannobile, ingegnere di Siracusa che in passato ha stregato la Nasa e l’Osservatorio di Greenwich, ricevendo numerosi premi. La sua ultima foto è stata pubblicata dall’Istituto nazionale di Astrofisica di Catania.

(Foto di Dario Giannobile)

L’immagine dell’Etna, acquisita alle 9.50 UTC dell’11 febbraio da uno dei satelliti Sentinel-2, è stata anche scelta come immagine del giorno (12 febbraio) dal progetto Copernicus dell’Unione europea. Essa mostra il raffreddamento del flusso di lava emesso sul fianco meridionale del vulcano.

(Foto di Sentinel-2)

(Credit immagine di copertina: Giuseppe Tonzuso)

Giuliana Raffaelli

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Cultura

Oggi è il 10° World Radio Day. Alcuni cenni storici della grande scoperta tutta italiana

Direttore

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Oggi,  13 febbraio 2022, è il World Radio Day.

La ricorrenza è alla sua decima edizione, infatti era l’anno 2012 quando l’Unesco ha deciso di celebrare il rapporto evidente che esiste tra radio e società.

SI tratta di una data non scelta a caso, visto che nello stesso giorno del 1946 veniva fondata la radio delle Nazioni Unite.

La giornata è organizzata da Radiospeaker.it che terrà una maratona radiofonica dalle ore 10 alle ore 18, durante la quale interverranno ospiti, speaker, e altri del settore, con il coinvolgimento di altre radio nazionali e locali.

E’ possibile seguire la diretta attraverso i canali social del portale.

Il telegrafo

La commemorazione di Guglielmo Marconi non poteva non essere un grandissimo evento. L’inventore bolognese che sconvolse la comunicazione già da fine ottocento, rendendo possibile, con una serie di esperimenti, trasmettere informazioni, tramite onde elettromagnetiche a 2 km. con un segnale in codice morse. Questo era fatto di punti e linee.

Ma il genio italiano dopo soli sei mesi si superò e superò anche l’Oceano Atlantico, riuscendo a trasmettere quelle linee e quei punti in America: aveva inventato il telegrafo.

La radio

Ma la radio moderna, composta di musica parole, la si deve all’inventore canadese Reginald Fessenden che aveva scoperto come trasformare i segnali  in un mezzo di diffusione per la musica e la voce.
Correva l’anno 1906, quando lo stesso scienziato produsse e condusse il primo programma radiofonico della storia.

In Italia, invece la prima società radiofonica, la URI, nasceva soltanto nel 1924 a Roma, ricoprendo il ruolo, inizialmente, di strumento di propaganda politica.

Dagli anni ’40 la radio non si è più fermata e mantiene sempre il suo ruolo importantissimo, nonchè il suo fascino senza tempo.

Marina Cozzo

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