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Politica

Messina, Cateno De Luca: “Il mio obbiettivo diventare Sindaco della Sicilia”

Direttore

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La tutela dei diritti dei Siciliani: dal blocco pacifico dello Stretto si avvia la fase di una nuova spinta meridionalista
La nota di Cateno De Luca pubblicata sui social
Interrotta la mia protesta pacifica del blocco dello Stretto, continuo a chiedere che il Consiglio dei ministri faccia proprio il contenuto delle due ordinanze dei due presidenti Musumeci e Occhiuto, adottati dai due Governatori delle Regioni Sicilia e Calabria per consentire l’attraversamento senza green pass rafforzato lungo lo Stretto di Messina.
Ad oggi non abbiamo ricevuto nessuna risposta dal Governo nazionale, confidiamo che proceda con l’estensione della deroga già prevista per le isole minori. Nell’attesa, anzi proprio lì dove ero accampato, alla rada San Francesco, ho firmato lo scorso 17 gennaio, le mie dimissioni che saranno efficaci come prevede la legge dopo 20 giorni, quindi sarò Sindaco di Messina sino alle ore 23.59 di domenica 6 febbraio.
A seguire verrà nominato dal Governo regionale un Commissario che gestirà la fase transitoria, circa tre mesi, fase che condurrà alle elezioni amministrative, probabilmente a fine maggio. Io non andrò via da Messina e vi assicuro che mi ricandido. Ma sono stato costretto a dimettermi perché in questi tre anni è stato molto difficile lavorare. Insieme alla mia squadra di Assessori abbiamo lavorato con il cosiddetto “freno a mano”, operare in queste condizioni è ormai diventato impossibile e logorante.
Pertanto, la legislatura si interrompe. Peccato, potevamo fare molte più cose se avessimo avuto un Consiglio comunale non rappresentato per la maggioranza da creduloni e ingenui: “asini volanti.
Il mio obiettivo è diventare Sindaco della Sicilia, di questa Sicilia per tutelare i diritti dei siciliani, ma comunque da Messina non vado via. Alle prossime elezioni mi ricandiderò anche a Messina, ovviamente il popolo è sovrano, e se i messinesi decideranno così la città avrà un sindaco o una sindaca scelto all’interno della mia Giunta.
Sarò il capolista per fare il Presidente del Consiglio comunale, ruolo che non ho mai ricoperto, un ruolo importante perché mi consentirà di candidarmi a Presidente della regione siciliana, in quanto da Sindaco non posso candidarmi a Governatore perché la legge non lo permette.
Se i messinesi lo vorranno tornerò a Palazzo Zanca da Presidente del Consiglio comunale. Una carica importante che mi permetterà di potere revisionare l’inaccettabile attuale Regolamento comunale che ha consentito in questi anni, agli attuali consiglieri, di rallentare e boicottare la nostra azione amministrativa grazie al voto di astensione, strumento che è stato ripetutamente utilizzato, nonostante gli attuali rappresentanti del Consiglio comunale, avevano assunto con il sottoscritto l’impegno ad ottobre del 2018 di apportare modifiche, perché concordi che il voto di astensione secondo l’attuale regolamento consente a quei consiglieri che non hanno il coraggio di assumersi le proprie responsabilità di astenersi per non votare contro. Ciò perché l’attuale regolamento equipara l’astensione al voto contrario.
Il mio impegno assunto già nel 2018 è stato lavorare per Messina; voglio continuare a lavorare per Messina e i messinesi; voglio continuare a lavorare per la Sicilia e i siciliani e auspico di avere le condizioni per potere agire in tal senso.
Oggi Messina è diventata protagonista grazie alla scelta che i messinesi hanno fatto il 24 giugno 2018, siete voi a contribuire a fare diventare Messina un trampolino di lancio per la Sicilia, noi possiamo scrivere una nuova pagina di storia politica di tutta l’Italia perché dalla Sicilia può partire finalmente quel movimento meridionalista che sappia fare le barricate nei confronti di uno Stato che continua a ignorarci.
Tutto riparte da Messina.
Questa è una scommessa che faccio insieme a voi, non mi va che il Meridione continui ad essere calpestato e derubato, non mi va che il Presidente della Regione siciliana non venga preso mai in considerazione, non mi va che tutti noi siamo considerati sudici, diventato ormai acronimo di SUD, Basta la storia si scrive da Messina per lanciare questo progetto.
I messinesi, a maggio, e i siciliani poi il 6 novembre 2022 voteranno per il Governatore della Sicilia, e a seguire a marzo del 2023 si voterà per il rinnovo del Parlamento nazionale, e proprio dalla Sicilia deve partire questa spinta meridionalista, se sta bene il Meridione sta bene tutta l’Italia. La Sicilia non ha bisogno di carità, ma di giustizia, dobbiamo abbattere tutte quelle cause che per anni hanno determinano di essere considerati in uno status di inferiorità.
Non prevedere una deroga per la Sicilia e la Calabria in una fase di emergenza sanitaria bloccando l’attraversamento dello Stretto dei siciliani, calabresi e di coloro che erano in transito è stato l’esempio eclatante del suddetto status.

Marina Cozzo è nata a Latina il 27 maggio 1967, per ovvietà logistico/sanitarie, da genitori provenienti da Pantelleria, contrada Khamma. Nel 2007 inizia il suo percorso di pubblicista presso la testata giornalistica cartacea L'Apriliano - direttore Adriano Panzironi, redattore Stefano Mengozzi. Nel 2014 le viene proposto di curarsi di Aprilia per Il Corriere della Città – direttore Maria Corrao, testata online e intraprende una collaborazione anche con Essere Donna Magazine – direttore Alga Madia. Il 27 gennaio 2017 l'iscrizione al Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti nel Lazio. Ma il sangue isolano audace ed energico caratterizza ogni sua iniziativa la induce nel 2018 ad aprire Il Giornale di Pantelleria.

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Politica

La crescita di Solarino verso l’orizzonte democratico dell’Osservatorio civico comunale

Laura Liistro

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Le nuove squadre politiche comunali di Solarino si trovano davanti una complessa situazione sociale impoverita a livello economico, sociale, culturale e ambientale, segnata da tempo da profonde disuguaglianze, oggi acuite dalla crisi politica e minacciata dall’inasprirsi degli equilibri politici regionali.
È urgente cambiare approccio in arrivo delle prossime elezioni e presentazioni dei diversi programmi politici in cui si vedranno l’impegno di denari dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che andranno a sommarsi e a integrarsi con gli altri strumenti di intervento di cui potrà beneficiare il territorio di Solarino nei prossimi anni. Per cambiare, e farlo bene, bisogna attivare le persone, raccogliere e sistematizzare i saperi diffusi sul territorio, aprirsi al dialogo e al confronto l’amministrazione pubblica.
È arrivato il momento di far ricorso a una intelligenza collettiva, valorizzando le energie migliori della città, le capacità e le competenze.
Solarino ha competenze, organizzazioni della società civile e una cittadinanza attiva in grado di contribuire a costruire un futuro migliore e sostenibile per la città.
Diverse esperienze, negli ultimi anni, hanno sviluppato analisi, raccolto dati, costruito mappe, guardando alla qualità della vita delle persone e lo stato di salute della comuni.
Dalle ultime molte esperienze e pratiche possiamo trarre indicazioni utili per orientare al meglio le scelte.
L’intreccio tra queste diverse dimensioni però richiede la capacità di guardarle complessivamente, di elaborare tenendo conto delle dimensioni che interagiscono tra loro.
Per questo è importante declinare anche il processo di transizione politica in corso in termini di giustizia, riflettendo sull’equità sociale, l’importanza della legalità e fondamentale il rispetto della Democrazia.
Quale migliore occasione per Solarino ,per chi si vuol mettere in gioco per amministrare nei prossimi anni, nell’ inserire nel programma politico la creazione dell’Osservatorio Civico comunale?
Questa iniziativa potrebbe creare uno spazio di dialogo tra quanto emerge dai dati e dalle analisi, tra le esperienze civiche e la nuova amministrazione comunale, con lo scopo di avviare un percorso di scambio per rafforzare il patrimonio conoscitivo del territorio e fornire strumenti alla comunità per una attivazione consapevole delle persone educandole al confronto democratico con le istituzioni per la definizione di politiche efficaci.
L’Osservatorio civico oltre ad a essere un mezzo di pura democrazia, trasparenza e cittadinanza attiva e’ la dimostrazione che la legalità non fa paura nel nome di una società diversamente criminale.

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Politica

Una piazza per l’Europa, anche a Palermo

Matteo Ferrandes

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 Per l’Europa dei cittadini e delle cittadine
Un gruppo di associazioni siciliane impegnate a favorire la partecipazione dei giovani siciliani ai programmi comunitari e ad ospitare giovani europei in Sicilia ha fatto proprio l’appello dello scrittore Michele Serra, per una manifestazione apartitica di cittadini e cittadine che si sentono europei, legati ai valori di pace, dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza e diritti umani.

Attraverso le nostre azioni e progetti, promuoviamo ogni giorno il dialogo e l’incontro fra le persone e le culture, la pace, uno sviluppo sostenibile e la lotta contro l’esclusione sociale e la discriminazione, rispettando la ricchezza della diversità culturale. 

Questa iniziativa è promossa da: CEIPES, Centro Tau, Cesie, Circo Pace e Bene, ESN – Erasmus Student Network, Fondazione MondoAltro, InformaGiovani ETS, Inventare Insieme, Legambiente Sicilia, Palma Nana, Per Esempio, San Giovanni Apostolo ONLUS, Strauss APS, TTT
 
 
 
Se anche tu vuoi che l’Europa sia quella dei suoi fondatori, dei suoi cittadini e delle sue cittadine, per affermare i suoi Valori, ti aspettiamo Sabato 15 marzo dalle 16 a Piazza Verdi a Palermo
 
 
 
L’appello di Michele Serra

 

Il mondo sta cambiando con una velocità imprevista, la storia galoppa e non concede requie nemmeno ai più disattenti e ai più pigri. Il disorientamento, e anche un livello non ordinario di paura, sono stati d’animo diffusi: ognuno di noi può percepirli nelle conversazioni quotidiane. Non serve un politologo o un filosofo, basta un amico al bar per sapere che si guarda al presente con sconcerto, e al futuro con apprensione.

Esiste ancora il concetto politico-strategico di “Occidente” nel quale sono cresciute le ultime generazioni di — appunto — occidentali? Che fine farà l’Europa, che oggi ci appare il classico vaso di coccio tra due vasi di ferro, per giunta ricolmi di bombe atomiche? Sopravviverà la way of life europea a questa stretta, che mette in discussione ciò che banalmente chiamiamo democrazia?

E se le autocrazie parlano semplice e parlano chiaro (e parlano falso a loro piacimento, grazie alla costante contraffazione tecnologica della realtà), quale linguaggio dovrà adottare l’Europa perché la sua voce non solo sia udibile, ma anche forte, convincente, seducente almeno quanto la voce dei suoi nemici?

Mi è capitato di rispondere a queste domande nel modo più istintivo. Forse, anche, nel modo più “sentimentale” — ma le emozioni esistono, e a farne senza poi si vive male. Mi sono domandato perché non si organizza una grande manifestazione di cittadini per l’Europa, la sua unità e la sua libertà. Con zero bandiere di partito, solo bandiere europee. Qualcosa che dica, con la sintesi a volte implacabile degli slogan: “qui o si fa l’Europa o si muore”.

La quantità di mail e di messaggi traducibili con “io ci sto, io ci sarò, ditemi solo dove e quando” è stata semplicemente impressionante. È come se mi fossi affacciato dalle due finestrelle di cui dispongo per vedere se giù in strada c’era qualcuno con cui scambiare quattro chiacchiere, e avessi trovato una piazza già piena. Non convocata, non organizzata, ma con una volontà di esserci che non è nemmeno un desiderio: è proprio una necessità. E mi sono detto che forse è il caso di insistere. Anche perché le omissioni, in una fase così grave e convulsa della storia, sono imperdonabili.

Io non ho idea di come si organizzi una manifestazione. Non è il mio mestiere. Non so nemmeno dirvi a che cosa serva esattamente, in questo nuovo evo, una manifestazione di persone in carne e ossa: se sia un rito arcaico e pedestre di fronte al dilagare fulminante delle adunate algoritmiche; se sia un moto generoso ma destinato poi a disperdersi nelle ovvie difficoltà politiche.

Ma penso che una manifestazione di sole bandiere europee, che abbia come unico obiettivo (non importa quanto alla portata: conta la visione, conta il valore) la libertà e l’unità dei popoli europei, avrebbe un significato profondo e rasserenante per chi la fa, e si sentirebbe meno solo e meno impotente di fronte agli eventi. E sarebbe un segnale non trascurabile, forse addirittura un segnale importante, per chi poi maneggia le agende politiche; e non potrebbe ignorare che in campo c’è anche un’identità europea “dal basso”, un progetto politico innovativo e rivoluzionario che non si rivolge al passato, ma parla del domani. Parla dei figli e dei nipoti.

Il mio sassolino nello stagno l’ho lanciato, speriamo che piovano pietre.

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Politica

La favola a 5 Stelle di Pantelleria

Redazione

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Ah, il Movimento 5 Stelle, quei paladini del popolo che arrivano, promettono rivoluzioni e poi, puff, spariscono come bolle di sapone. Pantelleria ne sa qualcosa. Dopo anni di proclami, ci ritroviamo con la solita storia: tante parole, pochi fatti. Eppure, oggi cercano ancora di impartire lezioni, accusando gli altri di immobilismo e incapacità. Ma vediamo un po’ chi ha davvero lasciato l’isola a se stessa.

Zona franca

Ricordate la grande promessa della zona franca per Pantelleria? I senatori e deputati 5 Stelle erano venuti in pompa magna a garantire che l’isola avrebbe avuto agevolazioni fiscali e incentivi economici. Peccato che di tutto questo non si sia visto nemmeno l’ombra. Ah, forse la zona franca esiste, ma in una dimensione parallela, dove le promesse elettorali diventano realtà. Qui sulla Terra, invece, Pantelleria continua a combattere con difficoltà economiche e zero benefici da parte di chi doveva “cambiare tutto”.

Punto Nascite

E poi c’è il Punto Nascite. Secondo i 5 Stelle, il problema è tutto del centrodestra, colpevole di aver chiuso il reparto. Ma qui arriva il bello: dopo il grande sciopero della fame degli esponenti grillini, la situazione è rimasta esattamente la stessa. Il Punto Nascite è ancora chiuso. Non si era detto che il Movimento avrebbe difeso Pantelleria con le unghie e con i denti? Beh, a quanto pare, lo sciopero della fame è servito più per qualche titolo sui giornali che per ottenere un risultato concreto.
Un’altra chicca: il mancato risarcimento per la tromba d’aria del 2021.
Oggi i 5 Stelle accusano l’amministrazione D’Ancona di non aver lottato abbastanza per ottenere i fondi. Ma scusate, chi era al governo nazionale e regionale in quegli anni? Il Movimento 5 Stelle! Possibile che abbiano “dimenticato” Pantelleria proprio quando erano loro a poter intervenire? Troppo impegnati a fare battaglie di principio da qualche altra parte? La realtà è una sola: quando c’era da prendersi il merito, erano in prima fila; quando c’era da lavorare sul serio, non si trovavano più.
Ah, i famosi finanziamenti record portati a Pantelleria dai 5 Stelle! Ottimo, quindi l’isola dovrebbe essere un paradiso, giusto? Peccato che i progetti approvati sotto la loro amministrazione abbiano lasciato parecchie falle. Il tanto decantato Water Front, ad esempio, è ancora bloccato e i fondi rischiano di restare inutilizzati. E vogliamo parlare della mancanza di parcheggi e della viabilità compromessa? Non basta dire “abbiamo portato i soldi”, bisogna anche saperli spendere con criterio.

Turismo
E poi c’è il capitolo turismo. “Pantelleria ha registrato un record di presenze nel 2021 e 2022 grazie alla nostra gestione!” dicono i grillini. Certo, peccato che in quegli anni gli italiani potessero viaggiare solo all’interno del paese a causa del Covid. È come vantarsi di aver venduto più ombrelli durante un’alluvione. Ora che i confini sono di nuovo aperti, Pantelleria fatica a mantenere lo stesso livello di presenze. Forse perché la grande strategia turistica a 5 Stelle non esisteva davvero?
Insomma, il Movimento 5 Stelle ha avuto il suo momento di gloria, ha fatto promesse, ha raccolto applausi, ma alla fine Pantelleria è rimasta con gli stessi problemi di prima. Eppure oggi si presentano ancora come i difensori dell’isola, dimenticando che i loro anni di governo non hanno portato i miracoli annunciati. Meno slogan, più concretezza: sarebbe bello vedere i 5 Stelle occuparsi davvero di Pantelleria, anziché limitarsi a scaricare sempre le colpe sugli altri.

di Taglio Basso

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