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Pantelleria

Il meteorologo Daniele Mocio in vacanza a Pantelleria: “Se vieni una volta, ci torni sicuramente”

Giuliana Raffaelli

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In questi giorni, passeggiando a Pantelleria tra mare e montagna, a qualcuno di voi sarà capitato di incontrare Daniele Mocio o vi sarà capitato di chiedervi, incrociando distrattamente il suo sguardo, “Ma io dove l’ho già visto?”. Chissà… Magari nei canali Rai dove da inizio 2007 conduce e realizza rubriche meteorologiche, o in qualche trasmissione di attualità e cronaca della TV di Stato. Oppure su Focus in occasione del lancio della navicella Dragon 2 di SpaceX (lo scorso 30 maggio) oppure quando, dal medesimo canale, ci ha descritto l’impegnatissima “giornata tipo” del meteorologo negli studi televisivi di Saxa Rubra. O chissà, magari lo avete conosciuto proprio qui a Pantelleria lo scorso anno, nel ruolo istituzionale di Tenente Colonnello dell’Aeronautica Militare, impeccabile nella sua uniforme, durante la manifestazione scientifico-divulgativa “Pantelleria Incontra la Scienza”. In quella occasione, in compagnia del collega e amico cosmonauta Walter Villadei, ha tenuto incollato il pubblico sulle sedie del Castello raccontando, con fare molto coinvolgente, la meteorologia.

In questi giorni lo abbiamo visto in una nuova veste, quella di perfetto turista in calzoncini corti e costume da bagno quadrettato, padre di Maria Elena e marito di Elisa.

Ten. Colonnello l’anno scorso aveva detto, a fine conferenza, che sarebbe tornato a Pantelleria in vacanza. Lei  è un uomo di parola!

“Se vieni a Pantelleria una volta, ci torni sicuramente. Sono venuto l’anno scorso per lavoro e mi è bastato un giorno e mezzo per non vedere l’ora di tornarci. Sarei venuto anche prima, durante l’inverno o in primavera, ma le condizioni non l’hanno permesso. L’attesa è stata davvero lunga.

Quando l’anno scorso mi è stato proposto di venire a Pantelleria ho accettato subito: è stato come se quest’isola mi avesse attirato verso di lei. Sarebbe banale dire che poi molto ha inciso l’accoglienza, decisamente sentita e coinvolgente, che ho ricevuto. Quest’isola mi ha lasciato davvero molto dentro: nel momento in cui sono partito l’anno scorso sapevo che in qualche modo sarei tornato. Mi sarei inventato un nuovo lavoro, magari di nuovo grazie oltre che a te, al mio amico e collega Francesco Deastis, che ho ritrovato con immenso piacere dopo 25 anni da quel di Decimomannu in Sardegna, un tempo così lungo che sembra non averci mai separato. Il suo e tuo coinvolgimento è stato talmente importante che già mi sentivo un po’ in vacanza l’anno scorso ma quest’anno ho deciso di tornarci con la mia famiglia”.

Quale zona le è piaciuta di più di Pantelleria?

“Il bello dell’isola è che puoi passare dalla montagna al mare in pochissimo tempo. Io sono uno che lavora sempre con l’orologio in mano. Qui ho avuto la sensazione che il tempo si fermasse. Quando mi dicevano “Oggi andiamo qui, poi là e poi ci spostiamo da un’altra parte” io mi chiedevo dubbioso “ma il tempo ce l’abbiamo?”. E mi sono reso conto di sì, che il tempo c’è e c’è stato per fare tutto. Sia con il bello che con il cattivo tempo (raramente mi porto il bel tempo dietro!). Ho scoperto con stupore che Pantelleria non è solo mare. E’ entroterra, è verde. Uno pensa allo Stretto di Sicilia, pensa a latitudini basse, pensa a un territorio brullo, a tratti quasi desertico o addirittura tropicale. Io qui non ho visto nulla di tutto questo: ho visto un territorio vulcanico con una terra molto rigogliosa, una terra molto verde. C’è chi dice che a Pantelleria non c’è sabbia e quindi non ci sono spiagge… ma ci sono gli scogli, c’è l’acqua calda, c’è l’acqua fredda, ci sono tante splendide calette che attendono solo di essere scoperte e vissute. Ci sono davvero tante cose da fare, puoi scegliere di girarla come vuoi: con le barche, grandi, piccole, e poi ci sono le lance pantesche, puoi fare trekking. È davvero un posto incredibile che si fa ammirare da mille angolazioni diverse. Me ne vado davvero a malincuore… Invito tutti a viaggiare e visitare l’Italia e le nostre isole, Pantelleria in particolare. Perché ne vale veramente la pena. Purtroppo nel nostro immaginario sembra così lontana, ma non ci si rende conto di quanto in realtà sia vicina: paradossalmente sembra più facile percorrere 800 km in macchina da nord a sud piuttosto che prendere un aereo e in un’ora e quarto raggiungere una delle isole più belle del Mediterraneo”.

A proposito di aereo: lei e’ arrivato a Pantelleria il 30 agosto con il volo diretto da Roma. Una giornata meteorologicamente non proprio ideale per atterrare… vuole raccontaci cosa è successo?

“In effetti lo dicevo prima: io raramente mi porto il bel tempo dietro! Già la mattina della partenza mi sono svegliato a Roma sotto la pioggia, ma so che la pioggia è ininfluente per il volo. Quello che io insegno è proprio la meteorologia aeronautica finalizzata all’assistenza al volo. Quando facciamo assistenza agli equipaggi non forniamo semplici previsioni meteorologiche ma dobbiamo inquadrare, osservare e prevedere i cosiddetti “fenomeni pericolosi per il volo”. Quindi andiamo a descrivere il temporale e la nube (tecnicamente il cumulonembo) che genera il temporale, cioè quella che contiene tutti i fenomeni pericolosi per il volo: turbolenza, grandine e fulmine nel momento in cui c’è la scarica elettrica. Ci sono poi eventi particolari, molto localizzati che possono essere pericolosi perché si verificano a ridosso della pista andando a interagire con le manovre di atterraggio e decollo (le fasi più delicate del volo). Ebbene, il 30 agosto io già avevo visto qualcosa dal finestrino dell’aeromobile perché dalla Tunisia erano arrivate delle onde particolari che ti fanno dire che lì c’è turbolenza. Ma mai avrei pensato che a ridosso della pista ci fosse il fenomeno dello “wind shear”, ossia una variazione improvvisa del vento, in intensità e direzione, nei bassi strati (quindi a ridosso della pista) che può essere molto pericoloso. In più a Pantelleria c’è la montagna che va a interagire con il flusso del vento. In quest’area il vento non è laminare ma tende a presentarsi con variazioni di direzione e di intensità mano a mano che ci si sposta o verso l’alto o verso il basso. Tutto questo crea turbolenza molto forte per cui, nel momento in cui c’è stato l’avvicinamento, arrivati a non più di 150 piedi dal suolo (80-100 metri, quindi molto vicini) ho detto a mia figlia “ora senti che botta!”. Appena finita la frase ho sentito il motore riattaccare, perché l’aereo non è riuscito ad atterrare. Il pilota ha ritentato l’atterraggio una seconda volta ma nulla… siamo andati a Palermo e abbiamo atteso che questo fenomeno si attenuasse per poter riatterrare. La terza volta siamo atterrati tranquillamente, con qualche sobbalzo. Se il pilota non ci fosse riuscito saremmo dovuti rientrare a Roma. Devo ammettere che mia figlia, l’equipaggio e i passeggeri erano tutti molto tranquilli mentre io, che conosco le dinamiche, lo ero un po’ meno! E in questa occasione ho davvero capito che quello che insegno e che comunico a chi va in volo ha la sua valenza perché il fenomeno che ho descritto è decisamente importante. Avendolo vissuto l’ho capito ancora di più! Una sensazione davvero sgradevole ma…. ne è valsa la pena!”.

Abbiamo saputo che prima di partire per Pantelleria lei era preoccupato di non trovare prodotti alimentari o ristoranti adatti a sua figlia,  che soffre di celiachia.  Com’è andata?

“Devo fare una premessa. La celiachia è definita malattia “sociale” perché non ti permette la socialità. Quando arriva il momento del pasto, o semplicemente quello di uno spuntino, non sempre si riesce a trovare qualcosa che vada bene per un celiaco e quindi c’è una sorta di “esclusione” rispetto a quella che è la socialità del momento. L’esclusione è ancora più sentita quando sei in un ristorante perché o c’è poca roba o sei comunque sempre costretto a scegliere oppure, nella peggiore delle situazioni, non hai nulla da scegliere. È proprio questa situazione che fa definire questa malattia “sociale”.

Io prima di partire mi sono informato ma poi, toccando con mano, mi sono reso conto che a Pantelleria c’è una grande sensibilità verso il problema. Sensibilità perché è stato addirittura aperto un negozio dedicato ai celiaci (anche se ci si trovano pure prodotti biologici), perché molti ristoratori si sono adeguati e quindi, alla fine, non abbiamo patito quello che io avevo pensato all’inizio avremmo dovuto patire. Parlo soprattutto per mia figlia, una adolescente, che ha scoperto di soffrire di celiachia poco tempo fa, probabilmente nella fase più delicata della sua vita. In passato ci è capitato purtroppo di andare in ristoranti dove mia figlia mi ha detto “papà, non mi ci portare più”. Sentire questa frase dalla persona che amo di più al mondo mi fa soffrire. Sai, non abbiamo frequentato ovviamente tutti i ristoranti dell’isola, però in alcuni ci siamo trovati talmente bene che ci siamo tornati. Per cui, anche da questo punto di vista e rispetto a tanti altri posti, non posso che ringraziare l’isola. Essere attrezzati affinché una persona possa anche solo sentirsi “normale” è la cosa più importante.

Vorrei quindi fare un plauso a tutte queste persone e in particolare alle persone che mi hanno accolto, che hanno accompagnato me e la mia famiglia, che mi hanno permesso di vedere tutto dell’isola. Ce ne andiamo via davvero a malincuore, soprattutto mia figlia Maria Elena che, nonostante il suo carattere timido e riservato, è riuscita ad aprirsi. L’ho vista giocare e scherzare con persone conosciute da pochi giorni come con Jack/Giacomo che ci ha accompagnato in splendide giornate tra mare e montagna. Per me questo è davvero importante perché rompe alcuni equilibri che per lei sono ancora troppo rigidi… qui l’ho vista spensierata ed è stato bellissimo. La prima a non voler partire è proprio lei. Grazie al mio amico Francesco Deastis e alla sua splendida moglie Giovanna e grazie a te e Jack. La vostra compagnia ha reso questa vacanza davvero indimenticabile. Non siamo ancora partiti ma già non vediamo  l’ora di ritornare”.

Giuliana Raffaelli

Laureata in Scienze Geologiche, ha acquisito il dottorato in Scienze della Terra all’Università di Urbino “Carlo Bo” con una tesi sui materiali lapidei utilizzati in architettura e sui loro problemi di conservazione. Si è poi specializzata nell’analisi dei materiali policristallini mediante tecniche di diffrazione di raggi X. Nel febbraio 2021 ha conseguito il Master in Giornalismo Scientifico all'Università Sapienza di Roma con lode e premio per la migliore tesi. La vocazione per la comunicazione della Scienza l’ha portata a partecipare a moltissime attività di divulgazione. Fino a quando è approdata sull’isola di Pantelleria. Per amore. Ed è stata una passione travolgente… per il blu del suo mare, per l’energia delle sue rocce, per l’ardore delle sue genti.

Cultura

Pantelleria in pellegrinaggio a Roma per il Giubileo

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La Chiesa Madre SS Salvatore di Pantelleria, per il periodo dal 27 al 31 marzo 2025, organizza un viaggio di pellegrinaggio a Roma, in occasione del Giubileo.
Il tour prevede la visita alle principali basiliche, monumenti e palazzi della capitale e, naturalmente, al Vaticano.

Le adesioni dovranno pervenire entro il termine del 9 dicembre 2024, presso Agenzia Vivere Pantelleria di C.so Umberto I di Pantelleria.

Tutte le info: 0923 916307

Riportiamo di seguito nuovamente la locandina per una migliore visibilità delle caratteristiche del viaggio da non perdere come momento culturale, conviviale e, non per ultimo, spirituale.

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Pantelleria

Pantelleria l’imperdibile: al mondo 11ª “a place to be”

Nicoletta Natoli

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La classifica del 2023 del Time delle 50 mete imperdibili in tutto il mondo

Per un soffio Pantelleria ha mancato la top ten, ma ci viene da dire che l’importante è esserci!
La scorsa settimana la rivista Time ha pubblicato la sua annuale classifica dei luoghi da scoprire nel mondo, e tra questi all’undicesimo posto rientra proprio la nostra perla del Mediterraneo.

“Tutto cambia perché nulla cambi”

Sembrando quasi un moderno Gattopardo, all’inizio del suo articolo online dedicato a Pantelleria la giornalista Julia Buckley sostiene che di solito su questa “isola assonnata” nulla cambia. Ma, poco dopo, di fatto è lei stessa a smentirsi, disegnandone un ritratto in evoluzione.
Dalle sue parole si legge che il soffiare dei venti di questo “puntino vulcanico” nel Mediterraneo tra la Sicilia e la Tunisia, in realtà sta trasformando le sue montagne in un paesaggio verdeggiante e ondeggiante. Mentre, i flussi di lava nera stanno facendo mutare l’aspetto del suo litorale.

L’importanza del Parco

Secondo la rivista, l’apertura del Parco Nazionale nel 2016 è stata determinante per poter considerare Pantelleria una delle destinazioni imperdibili nel mondo. Grazie alla presenza di quest’area naturale protetta, infatti, l’isola è diventata una meta da visitare tutto l’anno e non soltanto nei mesi estivi.

Foto di e con Mario Squitieri

Nel centro del suo articolo la Buckley prosegue con il suo ritratto “gattopardiano”, raccontando come il vento del cambiamento sia arrivato a Pantelleria insieme alla prima direttrice del parco nel 2021.

Lago di Venere. Foto di Mario Squitieri

Perché Pantelleria?

Partendo dalla macchia mediterranea e dalle orchidee, e continuando con una passeggiata su una bici elettrica riscaldata dalla nebbia che aleggia dalle montagne, la giornalista ci conduce fino alla fine del suo articolo. Con gli immancabili capperi, i dammusi e lo zibibbo a fare da cornice, ci porta anche lungo i nuovi sentieri di trekking, dipingendo le altre bellezze del panorama dell’isola. Naturalmente, non ci fa mancare una visita al Museo Vulcanologico.

Dopo aver letto il ritratto del Time, ci viene da dire che la nostra Pantelleria sarà anche rimasta fuori dalla “top” ten, ma per noi è sempre il top!

 

Chiesa San Vincenzo – Faro Punta Spadillo. Foto di Mario Squitieri

Nicoletta Natoli

Tutte le foto sono per concessione di Mario Squitieri. In copertina: Pantelleria vista africana

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Ambiente

Incendio-Pantelleria, Evacuati Armani e Tardelli

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Evacuati Villaggio Armani e Villa Tardelli.

L’incendio che ha colpito, in modo particolare e quasi inaspettato, Gadir ha visto l’allontanamento degli abitanti delle due residenze VIP dell’isola.

La situazione sembrerebbe preoccupante nella zona Centro-Orientale dell’isola, sempre rigogliosa di un verde profumato e lussureggiante, come tratto da un dipinto di Monet, e mai intaccata, finora, da calamità simili.

 

 

 

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