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Economia

Gas: l’ombra della crisi persiste, +22% di costi in bolletta

Direttore

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Ad oggi la crisi energetica non è ancora stata risolta. Questo è dimostrato dall’aggiornamento delle tariffe del gas pubblicato dall’ARERA: per gli utenti sul mercato tutelato, la bolletta aumenta del +22,4%. Non solo, adesso tutti i fornitori di luce e gas hanno adottato offerte indicizzate, eliminando i prezzi fissi. Ciò significa che se il prezzo dell’energia aumenta, l’aumento si riflette su tutti coloro che hanno un prezzo indicizzato. La spesa per il gas di una famiglia media nell’anno in corso (dal 1° maggio 2022 al 30 aprile 2023) ammonta a circa 1.532,49 euro, con una diminuzione del -3,9% rispetto all’anno precedente. L’aumento supera le previsioni di Arera, evidenziando la gravità della situazione.

Insomma, non è ancora il momento di tirare un sospiro di sollievo e revocare le tutele a vantaggio dei consumatori introdotte durante la crisi energetica. La situazione è estremamente difficile anche per gli utenti che sono passati al mercato libero: in questo caso, i prezzi sono piuttosto disomogenei, soprattutto per coloro che hanno contratti a prezzo fisso. Questi dati rappresentano un serio campanello d’allarme che dovrebbe spingere il Governo, il Parlamento (e anche Arera stessa) a valutare attentamente la prevista fine del mercato tutelato all’inizio del nuovo anno. 

Allarme prezzo del gas: 3 ragioni per tenere gli occhi aperti

Il settore del gas continua a destare preoccupazione mentre l’ombra della crisi persiste. Con un aumento del +22% dei costi in bolletta, è cruciale prestare attenzione alle dinamiche che stanno influenzando i prezzi dell’energia. Anche se i mercati globali del gas si stanno riequilibrando gradualmente si prevede che rimarranno sotto pressione. Nonostante le misure di mitigazione contro la crisi energetica del 2022, come l’aumento delle esportazioni di gas naturale liquefatto e la diminuzione della domanda, persistono preoccupazioni in Italia, principalmente per 3 motivi. 

1. GNL in crescita: quali sono gli impatti sui prezzi del gas?

Il GNL (gas naturale liquefatto) rappresenta la maggior parte delle importazioni di gas in Europa, soddisfacendo una parte significativa della domanda durante la stagione di riscaldamento 2022/23. Le importazioni europee di GNL sono aumentate del 25%, grazie al contributo degli Stati Uniti.

Tuttavia, si prevede un modesto aumento della fornitura globale di GNL nel 2023, che potrebbe non compensare la riduzione delle forniture di gas dalla Russia all’Europa. Le importazioni cinesi di GNL invece, dopo una diminuzione nel 2022, si sono riprese a marzo, sostenute dalla domanda interna. Si prevede che gli afflussi di GNL in Cina aumenteranno nel 2023. L’equilibrio tra domanda e offerte potrebbe quindi mettere sotto pressione l’Europa,

2. Volatilità climatica e il settore del gas

Nonostante le prospettive fossero positive per i mercati del gas nel 2023, secondo l’AIE, si è ancora esposti a possibili fluttuazioni future. L’offerta globale di gas continuerà ad essere limitata e ci sono diverse incertezze che influenzano l’equilibrio globale.

Tra le incertezze, un fattore significativo è il clima. Una stagione estiva caratterizzata da siccità e mancanza di piogge potrebbe colpire l’Europa, determinando un aumento delle temperature e una maggiore richiesta di gas per l’utilizzo dei condizionatori. Allo stesso tempo, la scarsa pioggia influirebbe sulla produzione di energia idroelettrica, con conseguente riduzione dei livelli di produzione.

3. Occhio all’aumento dei consumi

Durante il periodo invernale del 2022, il consumo di gas in Europa è diminuito del 16%, registrando il calo più significativo in termini assoluti mai registrato secondo l’AIE.

Tuttavia, i fattori meteorologici rappresentavano solo il 40% della diminuzione della domanda nella regione. Altri elementi che hanno contribuito includono politiche di risparmio energetico, cambiamenti nei combustibili e l’aumento dei prezzi dell’energia. Con una generale diminuzione dei prezzi, potrebbe verificarsi un aumento del consumo, esercitando pressione sulla domanda e facendo salire i costi.

Litigio sulle bollette gas: governo vs Arera, la critica di Tabarelli
La disputa tra il governo e l’Arera si intensifica a causa dell’aumento delle tariffe del gas. L’Arera ha comunicato un incremento del 22,4% delle tariffe a aprile, interrompendo una serie di tre mesi consecutivi di calo. Questo aumento è dovuto alla decisione del governo di confermare l’IVA al 5% per le bollette del gas, ma di consentire gli oneri di sistema, in particolare per le spese di commercializzazione delle aziende. Di conseguenza, i costi indicati come UG2 nelle bollette di aprile sono aumentati del 29,5%.

Secondo il presidente dell’Arera, Stefano Besseghini, si sta cercando di raggiungere un equilibrio senza il sostegno finanziario dello Stato per affrontare la crisi e si spera che i prezzi del gas si stabilizzino a questi livelli nei prossimi mesi. Le previsioni indicano quotazioni inferiori a 40 euro sulla piattaforma Ttf fino a settembre, ma si prevede un aumento sopra i 50 euro nel quarto trimestre del 2023.

Secondo Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, le fluttuazioni delle tariffe del gas sono causate dalla decisione di apportare variazioni mensili anziché trimestrali, influenzando la componente regolamentata dei prezzi al consumo.

Nonostante ciò, la riduzione precedente delle tariffe è stata compensata dalla componente non regolamentata. Le famiglie affronteranno una spesa annuale maggiore, ma saranno compensate dalla riduzione della bolletta elettrica. Le imprese sono anche colpite da prezzi più elevati rispetto ai concorrenti internazionali. Tabarelli sottolinea che l’inflazione più alta è un prezzo da pagare per un’economia in crescita.

Gas: sfide crescenti richiedono azioni decisive

In conclusione, l’ombra della crisi energetica persiste nonostante gli sforzi per affrontarla. L’aumento del +22,4% delle bollette del gas e l’adozione delle offerte indicizzate da tutti i fornitori evidenziano la gravità della situazione. Nonostante una leggera diminuzione della spesa per il gas delle famiglie medie, è ancora prematuro revocare le tutele a vantaggio dei consumatori. La situazione è particolarmente difficile per coloro che sono passati al mercato libero, con prezzi disomogenei e contratti a prezzo fisso. È fondamentale che il Governo, il Parlamento e l’ARERA valutino attentamente la fine del mercato tutelato, tenendo conto dei fattori come l’aumento del GNL, la volatilità climatica e l’aumento dei consumi. La gestione di questa crisi richiede un’attenzione costante e una valutazione accurata delle sfide che si presentano nel settore del gas.

Fonte: studio ProntoBolletta

Marina Cozzo è nata a Latina il 27 maggio 1967, per ovvietà logistico/sanitarie, da genitori provenienti da Pantelleria, contrada Khamma. Nel 2007 inizia il suo percorso di pubblicista presso la testata giornalistica cartacea L'Apriliano - direttore Adriano Panzironi, redattore Stefano Mengozzi. Nel 2014 le viene proposto di curarsi di Aprilia per Il Corriere della Città – direttore Maria Corrao, testata online e intraprende una collaborazione anche con Essere Donna Magazine – direttore Alga Madia. Il 27 gennaio 2017 l'iscrizione al Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti nel Lazio. Ma il sangue isolano audace ed energico caratterizza ogni sua iniziativa la induce nel 2018 ad aprire Il Giornale di Pantelleria.

Economia

Palermo – Crisi agricoltura, On. Catania (FdI) “Impegno concreto di maggioranza per aiuti”

Matteo Ferrandes

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[PALERMO] «Impegno concreto da parte della maggioranza, di concerto col Governo regionale, per attivare, tramite gli strumenti finanziari che permette la legge, gli aiuti nei confronti delle cantine sociali e gli agricoltori». Lo dice l’onorevole Nicolò Catania, vice capogruppo vicario FdI all’Ars, che ieri sera ha partecipato alla riunione convocata dall’assessore regionale all’agricoltura onorevole Luca Sammartino con i presidenti delle cantine e una rappresentanza degli agricoltori della provincia di Trapani. Erano presenti anche i colleghi deputati Stefano Pellegrino (FI) e Mimmo Turano (Lega). «Tra gli strumenti da poter utilizzare si è discusso di una leva finanziaria in conto interessi per agevolare i pagamenti di cambiali agrarie e mutui delle cantine sociali, ma anche l’invio di una nota all’Abi per la proroga delle scadenze in atto. Altresì – ha aggiunto Catania – c’è l’impegno a inserire negli strumenti finanziari a disposizione (legge di bilancio), le somme per il ristoro agli agricoltori per i danni subìti a causa della peronospora». «Conosciamo bene le problematiche che oggi registra il comparto – ha detto l’onorevole Catania – e ieri sera abbiamo ascoltato nuovamente il grido d’allarme che proviene dai territori. La politica non starà a guardare. A livello regionale l’intera deputazione trapanese ha già dato disponibilità nell’affrontare le diverse problematiche. A livello nazionale, invece, stiamo continuando il lavoro già avviato col sottosegretario all’agricoltura Patrizio La Pietra, dopo l’incontro di qualche settimana addietro in provincia di Trapani e che ho incontrato nuovamente a Roma la settimana scorsa».

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Sanità, Giuliano (UGL): “Incentivi fiscali per operatori? Bene, ma si applichi aliquota unica del 10% su interi emolumenti”

Matteo Ferrandes

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“Era il 2 aprile 2020, l’Italia combatteva contro la diffusione del Covid-19 una battaglia estrema, e la nostra Federazione inviò al Ministero dell’Economia del Governo allora in carica una lettera con la proposta di applicare un’aliquota unica del 10% sugli emolumenti degli operatori sanitari. Sottolineavamo come fosse arrivata l’ora di sostituire le medaglie di latta, coniate con i complimenti da prima pagina, con atti concreti. Per questo oggi siamo assolutamente favorevoli alle possibili agevolazioni che il Governo Meloni potrebbe applicare per i professionisti della sanità. Però a noi non basta” dichiara Gianluca Giuliano, Segretario Nazionale della UGL Salute. “Allora la nostra proposta viaggiava sull’onda emotiva dell’emergenza e dell’indifferenza mostrata da politica ed istituzioni per chi stava veramente combattendo in prima linea la battaglia contro il virus. Oggi gli interventi di detassazione sarebbero pensati per frenare l’emorragia di personale che sta svuotando le strutture assottigliando sempre più organici già carenti”. Giuliano prosegue: “Stipendi assolutamente inadeguati, mancanza di sicurezza ed ecco che gli operatori scelgono l’estero o strizzano l’occhio al privato. Per invertire la tendenza si parla dell’applicazione di un’aliquota unica, tra il 10% e il 15%, su tredicesime, straordinari e lavoro notturno. Molto bene se così sarà, lo ripetiamo, ma bisogna fare di più. Le professioni sanitarie per tornare ad essere attrattive meritano attenzioni e gratificazioni. Per questo torniamo a chiedere, certi della bontà della proposta, un’aliquota unica del 10% sugli interi emolumenti in busta paga per tutti gli operatori. Questo sarebbe finalmente il segno tangibile di riconoscenza per il loro servizio alla nazione ma anche l’incentivo per i giovani che si avvicinano al mondo del lavoro perché scelgano, per il loro futuro, le professioni sanitarie” conclude il sindacalista.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Dal commercio all’agricoltura: un’impresa su 4 guidata da donne. La Sicilia domina

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Le imprenditrici agricole sono giovani e con un’alta professionalità
di Filomena Fotia da Meteoweb.eu
 

 
Quasi un’impresa italiana su quattro è condotta oggi da donne (22,2%) con un esercito di oltre 1,3 milioni di aziende rosa che stanno rivoluzionando in senso innovativo l’economia italiana sulla scorta di un rinnovato protagonismo femminile che in politica ha visto l’ascesa di Giorgia Meloni a Presidente del Consiglio ma anche di Elly Schlein alla guida del Pd. È quanto emerge una analisi della Coldiretti su dati Unioncamere divulgata in occasione dell’Assemblea di Coldiretti Donne Impresa a Roma, con la presenza di centinaia di contadine da tutte le regioni assieme al presidente della Coldiretti Ettore Prandini, al ministro alle Riforme istituzionali Elisabetta Alberti Casellati e al ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso.

  
 

 
La maggioranza delle imprese femminili – stima la Coldiretti – opera nel commercio con 340mila unità (il 25%), mentre al secondo posto c’è l’agricoltura, con un esercito di 203mila contadine (il 15% del totale) e al terzo i servizi di alloggio e ristorazione (134mila, pari al 10%), a rimarcare comunque come l’alimentare, nelle sue varie forme, rappresenti uno dei settori più gettonati dalle aziende al femminile.

Il fascino della campagna e il primato della Sicilia

La situazione in positiva evoluzione anche se resta ancora un pesante gender gap come conferma l’ultimo censimento Istat che evidenzia – spiega Coldiretti – come la percentuale di aziende agricole al femminile su quelle agricole totale sia salita al 31,5%, grazie a una crescita costante nel corso dei decenni. Il rinnovato fascino della campagna per le donne – rileva Coldiretti – trova riscontro nella comune convinzione che quello dell’agricoltura è diventato un settore capace di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale, anche per le donne che sono peraltro destinate ad aumentare nel tempo. Le donne contadine – continua Coldiretti – sono così presenti in tutto il territorio italiano e la regione con il maggior numero di imprese femminili in assoluto è la Sicilia con più di 25mila imprese di donne ma sul podio salgono anche Puglia e Campania, che vantano rispettivamente più di 23mila e più di 21mila aziende rosa.

La loro presenza in campagna sta rivoluzionando il lavoro nei campi dove sono capaci di spaziare dall’allevamento alla coltivazione, dal florovivaismo all’agriturismo, dalla trasformazione dei prodotti alla vendita diretta. Ma il vero motore delle donne in agricoltura sono le attività sociali, dalla fattoria didattica agli agriasilo, ma anche importanti attività per l’inserimento nel mondo del lavoro delle donne meno fortunate, spesso vittime di violenze e soprusi.

L’età delle imprenditrici

Le imprenditrici agricole sono giovani e con un’alta professionalità, tanto che una su quattro (25%) è laureata – continua Coldiretti -, peraltro sempre più spesso non in indirizzo agrario. Molte donne scelgono, infatti, l’agricoltura dopo percorsi di studio o esperienze in settori molto diversi, anche per cambiare vita. Non a caso quasi la metà delle domande di primo insediamento in agricoltura delle misure dedicate agli under 40 provengono da ragazze, secondo Coldiretti.

Oltre il 50% delle donne in campagna svolge più di una attività connessa alla produzione primaria, soprattutto vendita diretta, agriturismo e trasformazione di prodotti agricoli. Ben il 60% delle donne nelle loro aziende ha poi scelto di dedicare parte della produzione dal biologico al biodinamico e di operare per una filiera di qualità attenta alla sostenibilità, alla tutela della biodiversità e delle risorse naturali, del paesaggio e del benessere animale. In particolare, poi, le donne creano legami forti con il territorio e sono un vero e proprio presidio per la sopravvivenza e la valorizzazione delle aree rurali.

“La presenza delle donne alla guida delle imprese è più alta in agricoltura rispetto agli altri settori con una spinta all’innovazione che non ha eguali con nuove attività che nelle aree rurali colmano spesso la carenza di servizi alla comunità” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel ricordare, tra l’altro “l’impegno delle Donne della Coldiretti nel progetto di Educazione alimentare nelle scuole per promuovere stili di vita sani”

“In un settore spesso considerato prerogativa maschile – afferma Mariafrancesca Serra – la nuova Responsabile Donne Coldiretti è fondamentale sottolineare come le imprese agricole a conduzione femminile sono le più innovative e resilienti, capaci di scommettere su difficili sfide imprenditoriali per poi, non solo vincerle, ma dimostrare e soprattutto di possedere grandi capacità gestionali, poi naturalmente occorre una buona formazione per puntare sempre più in alto”.

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