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Cronaca

Don Alonzo (Alfonso) Errera. Medico e benefattore di Pantelleria

Redazione

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Nei pressi del Santuario della Madonna della Margana, nel declivio che scende da esso verso l’acropoli dell’antica capitale dell’isola, città fenicia e poi romana, sorge una importante costruzione, oggi convertita in struttura ricettiva, non esattamente un dammuso, anzi casa “impalazzata”, cioè con un primo piano, tipica magione di famiglia importante, dotata di giardino retrostante e dalle dimensioni di rilievo. Questa era la residenza del mitico don Alfonso Errera, grande medico, filantropo e notabile dell’isola in un passato ormai lontano, e più precisamente nell’Ottocento, un’epoca nella quale non esistevano pubblici ospedali facenti parte di una rete sanitaria consolidata e sistemica. Per essere più precisi occorre anche precisare che Pantelleria non disponeva allora neanche di una rete di comunicazioni stradali, e si viaggiava a dorso di cavalcature su mulattiere, sentieri e camminamenti di varia natura, spesso scoscesi e pericolosi. Il dottor Alfonso era pertanto costretto a raggiungere i suoi pazienti “allitticati”, ovvero nell’incapacità di muoversi, con questi primitivi mezzi.

Lo faceva non per motivi reddituali, ovvero per le parcelle, ma animato da uno spirito benefattore, essendo la sua famiglia di piccola nobiltà e patrimonialmente benestante, ovviamente riverito e amato dalla popolazione della comunità.
Fu così che, dopo la sua morte, fu probabilmente il primo e unico a essere ricordato con la collocazione di un busto in marmo bianco sulla pubblica piazza del paese (Oppidolo, cioè piccola città) ad imperitura memoria.
Quanto descritto però fino ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, quando la sua effigie “scomparve” dal Piano grande (così popolarmente era chiamata l’odierna Piazza Cavour, il luogo principale di aggregazione di tutti panteschi, nonché luogo istituzionale principale, ospitante municipio, chiesa madre, banca, esercizi commerciali e circoli. E se vogliamo anche luogo storico e  dell’anima, attiguo all’antico castello e scalo portuale.
Sembra inoltre che almeno un lato del palazzo prima baronale poi principesco vi affacciasse.
Fu solo recentemente che il busto riemerse da un luogo adibito a deposito di vecchie cose, e ovviamente sarebbe stato indegno lasciarlo cola’, nel dimenticatoio.
Grande merito e tanto di cappello alla persona che volle fortemente il ritorno della scultura in pubblico, nelle aiuole del cosiddetto ‘giardino pantesco’ , da dove il Nostro, in elegante giacca del suo tempo, potrà sempre guardare il mare, anche se non vi arrivano più i velieri del suo tempo, e cioè Rosanna Gabriele, allora assessore alla Cultura, nonché nostra Collega di redazione de “Il giornale di Pantelleria”, nonché autrice di diverse altre opere.
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Pantelleria, nuova bomba rinvenuta a Monte GIbele. L’ordinanza del sindaco

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Interdizione  dei sentieri

Il Sindaco di Pantelleria, Fabrizio D’Ancona ha emesso in queste ore ordinanza di interdizione di Monte Gibele, per il rinvenimento di ordigno bellico.

Cos’ recita l’atto sindacale:

PREMESSO che è stata rilevata la presenza di un ordigno bellico inesploso e potenzialmente efficiente nel territorio del Comune di Pantelleria, in località Monte Gibèle (coordinate geografiche 36°46’35.4”N – 12°00’52.7”E);
CONSIDERATO che le operazioni di bonifica del residuato bellico rientrano nelle competenze del personale militare specializzato del Genio Guastatori, che interverrà secondo un programma operativo che sarà definito e comunicato a breve;
RITENUTO necessario ed urgente, a tutela dell’incolumità pubblica e privata e della sicurezza di persone, animali e cose, disporre l’immediata interdizione dell’area interessata fino al completamento delle operazioni di bonifica…

ORDINA 1. l’immediata interdizione dell’area ubicata in località Monte Gibele, lungo il tratto del sentiero CAI n. 971 dalle coordinate 36°46’32.4”N – 12°00’37.4”E fino all’intersezione con i sentieri CAI n. 971 e n. 977 (coordinate 36°46’42”N – 12°01’05”E);
È fatto divieto a chiunque non autorizzato di accedere all’area fino al completamento delle operazioni di disinnesco, bonifica e rimozione dell’ordigno bellico.

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