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Sociale

Da Mazara a Marsiglia per “Incontri mediterranei, mosaico di speranza”

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DA MAZARA DEL VALLO A MARSIGLIA, IN SEI AGLI “INCONTRI MEDITERRANEI”
Un gruppo formato da due giovani tunisini che vivono a Mazara del Vallo, due componenti della Commissione diocesana di Pastorale giovanile, un seminarista e suor Alessandra Martin (direttore dell’Ufficio per le migrazioni e la mobilità umana) partecipano agli “Incontri mediterranei, mosaico di speranza” che sino al 24 settembre si stanno svolgendo a Marsiglia, in Francia.

«Vivremo un evento unico che vedrà incontrarsi migliaia di persone che, in modi diversi, appartengono o sono legati al Mediterraneo, alle sue sponde e alla sfida che questo “luogo” fatto di un mare che unisce tantissimi popoli, culture e religioni vuole costruire per un futuro di pace e di speranza certa», spiega suor Alessandra Martin. I giovani provenienti da Mazara del Vallo fanno parte del gruppo di 120 di tutte le confessioni e religioni che si stanno ritrovando insieme ai Vescovi cattolici dei 30 Paesi del Mediterraneo. Ospitata nelle famiglie, la delegazione di Mazara del Vallo vivrà incontri con gli studenti di Marsiglia e parteciperanno a preghiere, incontri e spettacoli organizzati nel cuore della città.

Sabato pomeriggio Papa Francesco presiederà la celebrazione eucaristica e ascolterà i risultati dei lavori. Al Pontefice gli sarà consegnata la Carta del Mediterraneo, frutto e sintesi degli impegni concordati. «Questo evento – spiega ancora suor Alessandra Martin – aprirà certamente nuove prospettive sul pensarci e sentirci parte del Mediterraneo che Papa Francesco descrive così: “Il Mediterraneo ha una vocazione particolare: è il mare dell’ibridazione, culturalmente sempre aperto all’incontro, al dialogo e alla reciproca inculturazione”».

Marina Cozzo è nata a Latina il 27 maggio 1967, per ovvietà logistico/sanitarie, da genitori provenienti da Pantelleria, contrada Khamma. Nel 2007 inizia il suo percorso di pubblicista presso la testata giornalistica cartacea L'Apriliano - direttore Adriano Panzironi, redattore Stefano Mengozzi. Nel 2014 le viene proposto di curarsi di Aprilia per Il Corriere della Città – direttore Maria Corrao, testata online e intraprende una collaborazione anche con Essere Donna Magazine – direttore Alga Madia. Il 27 gennaio 2017 l'iscrizione al Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti nel Lazio. Ma il sangue isolano audace ed energico caratterizza ogni sua iniziativa la induce nel 2018 ad aprire Il Giornale di Pantelleria.

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Economia

Pantelleria – Carta Dedicata a Te 2024, da lunedì 16 disponibile codice identificativo

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E’ di ieri 11 settembre 2024, la pubblicazione sull’Albo Pretorio del Comune di Pantelleria relativa ala la Carta Dedicata a Te 2024.
 

Coloro che rientrano nella lista beneficiari da lunedì 16/09/2024 potranno ritirare la comunicazione contenente il codice identificativo presso l’ufficio del messo comunale o rivolgersi ai servizi sociali.

Per i beneficiari, titolari di Carta Dedicata a Te 2023, l’importo sarà accreditato sulla carta stessa

https://www.comunepantelleria.it/wp-content/uploads/2024/09/lista-beneficiari-carta-dedicata-a-te-2024.pdf

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Cultura

Pantelleria, 29 settembre elezioni nuovo Consiglio Pastorale Parrocchiale. Come candidarsi

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Elezioni del 29 settembre 2024 per la composizione del nuovo
Consiglio Pastorale parrocchiale.

In occasione della venuta a Pantelleria del Nostro Vescovo Mons. AngeloGiurdanella si è deciso che in data 29 settembre ci saranno le elezioni per rinnovo del nuovo Consiglio Pastorale Parrocchiale

Come candidarsi

Chi vuole far pare del suddetto consiglio è invitato a dare il proprio nominativo a Don Ramesh.
Al fine di predisporre la lista con i nominativi da eleggere.

Nomina consiglieri

Saranno eletti 2 componenti per il Centro, 1 per Khamma / 1 per Tracino 1/ per Scauri / 1 per Rekale.

Modalità

Le elezioni avverano prima e dopo ogni messa domenica 29 settembre 2024.

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Sociale

Popolo d’Israele, la tua storia ti chiama alla pace. Un appello

Redazione

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Popolo d’Israele, figlio di una storia plurimillenaria di sofferenza, esilio e speranza, oggi ti trovi in un crocevia che mette alla prova la tua anima e il tuo futuro. La guerra con i palestinesi, il sangue che scorre nelle strade di Gaza e della Cisgiordania, non può essere la tua eredità. Il Talmud dice: “Chi salva una vita, salva il mondo intero”. Quante vite si stanno spegnendo ora, mentre le cicatrici della tua stessa storia ci ricordano il dolore dell’ingiustizia e dell’oppressione?

 

In questi giorni bui, risuonano le parole di Elie Wiesel, sopravvissuto alla Shoah, che ci ammoniva: “Il contrario dell’amore non è l’odio, è l’indifferenza”. Noi non possiamo essere indifferenti alla sofferenza, alle lacrime delle madri, alle grida dei figli. Non possiamo distogliere lo sguardo pensando che la guerra e la violenza possano in qualche modo essere una soluzione, quando in realtà non fanno altro che perpetuare cicli di vendetta e disperazione.

 

Popolo d’Israele, sei nato dal fuoco della persecuzione, dall’orrore di un genocidio. Gli ebrei della diaspora hanno cercato per secoli un rifugio, un luogo di pace. Ma come può la pace germogliare dal sangue versato su una terra condivisa? Martin Buber, uno dei tuoi più grandi filosofi, ci ha insegnato che il rapporto con l’altro deve essere di dialogo, non di scontro: “Il vero dialogo implica il riconoscimento reciproco, e questo è l’inizio della pace”.

 

Oggi, il mondo ti osserva. Non con l’odio, ma con una speranza che riposa sulle tue spalle. Ricorda le parole di Abraham Joshua Heschel, il rabbino che marciò con Martin Luther King: “Poiché la libertà è il dono più grande che Dio ha dato all’umanità, non possiamo mai giustificare l’oppressione o la sofferenza imposta agli altri”. Popolo d’Israele, sei stato schiavo in Egitto, hai conosciuto la sofferenza dell’esilio e dell’oppressione. Non permettere che il tuo dolore diventi la ragione per infliggerne altro.

 

Non possiamo ignorare la paura e il dolore che hai vissuto, le sirene che risuonano, la minaccia costante di razzi e attentati. Ma è proprio da questo dolore condiviso, da questa comune umanità ferita, che può sorgere un nuovo patto di convivenza. Shimon Peres, uno dei padri fondatori di Israele, disse: “Non ci sono vincitori in una guerra. O perdiamo tutti o vinciamo insieme”. Il vero trionfo non sarà militare, ma la capacità di costruire un futuro di coesistenza.

 

La Bibbia, cuore pulsante della tua storia, grida per la giustizia. Isaia, il profeta della pace, proclamava: “Forgeranno le loro spade in vomeri, e le loro lance in falci; nessuna nazione alzerà la spada contro un’altra nazione, e non impareranno più la guerra”. Questo è il tuo destino, non la guerra, non la distruzione, ma la costruzione di un futuro di pace.

 

Il dialogo deve nascere tra la gente comune, tra te e i palestinesi che vivono fianco a fianco, nonostante tutto. Amos Oz, scrittore e voce della tua coscienza, affermava: “La pace non è il matrimonio di due amanti; è piuttosto un compromesso tra due nemici”. Questo è il coraggio richiesto: non di impugnare le armi, ma di abbassarle, guardando negli occhi chi ti sembra nemico e cercando un terreno comune.

 

Popolo d’Israele, sei una nazione costruita sulla speranza, sulla promessa di un futuro diverso. Non lasciare che questa promessa venga spezzata dalla violenza. Ricorda le parole del tuo stesso Talmud: “Non devi completare il lavoro, ma non sei libero di abbandonarlo”. La pace è un cammino lungo, difficile, ma necessario. Se non ora, quando?

 

La tua storia ti chiama a essere un modello per l’umanità, a dimostrare che anche nelle terre più contese, nelle situazioni più disperate, la pace è possibile. Io ti supplico: non dimenticare chi sei, non dimenticare da dove vieni. E soprattutto, non dimenticare dove sei diretto.

Davide Romano

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