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Cultura

Cous Cous Fest: selezionati gli chef partecipanti al Campionato italiano

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La 27^ edizione del festival a San Vito Lo Capo dal 20 al 29 settembre

I concorrenti da Gallarate (Varese), Carloforte (Sud Sardegna), Carrara (Massa e Carrara) e Campobello di Mazara (Trapani)

Quattro studenti si sfidano per la gara dedicata agli chef emergenti

Sono stati selezionati gli chef che si sfideranno nell’ambito del Campionato italiano di cous cous, la gara tra chef nazionali che si sfideranno a San Vito Lo Capo in occasione del Cous Cous Fest, il festival internazionale dell’integrazione culturale la cui 27^ edizione si svolgerà dal 20 al 29 settembre 2024.

Il Campionato, all’ottava edizione, è promosso da Conad, main sponsor del festival. Il Contest ha selezionato, tra le candidature ricevute da tutta Italia attraverso il sito Internet del festival, 4 chef professionisti e 4 chef emergenti, alunni degli Istituti alberghieri italiani.

A contendersi il titolo di Campione italiano di cous cous Conad saranno venerdì 20 e sabato 21 settembre: Nando Buzzo di Carloforte (Sud Sardegna), Claudio Di Dio di Gallarate (Varese), Alessio Campochiaro, di Carrara (MS) e Andrea Pellegrino di Campobello di Mazara (TP).

 

“Cous Cous Fest valorizza il patrimonio culturale e culinario locale e offre opportunità di sviluppo professionale a giovani chef di talento di tutta Italia” ha commentato Mauro Lusetti, Presidente di Conad. “Per svolgere al meglio il nostro ruolo, dobbiamo contribuire a creare condizioni di sviluppo – economico, sociale e culturale – nelle Comunità in cui operiamo. Cous Cous Fest dà a Conad questa opportunità e, con convinzione e da molto tempo, siamo felici di sostenere questa bellissima manifestazione”.

 

“Il Cous Cous Fest è molto più di una semplice manifestazione gastronomica; è un simbolo di inclusione, innovazione e valorizzazione delle tradizioni locali che si proiettano su un palcoscenico nazionale e internazionale. Per noi di Conad, sostenere questo evento significa investire in una visione che unisce persone e culture attraverso la passione per il cibo” dichiara Danilo Toppetti, Amministratore Delegato di PAC 2000A Conad.

 

“Qui tradizione e creatività si incontrano, dando vita a esperienze uniche che arricchiscono il panorama gastronomico nazionale e internazionale. Con il nostro impegno, vogliamo sottolineare l’importanza di tali iniziative per il rafforzamento del tessuto economico e sociale del territorio, contribuendo allo sviluppo di un’identità culturale condivisa”, conferma Francesco Cicognola, Direttore Generale di PAC 2000A Conad.

 

Nando Buzzo di Carloforte, sull’isola di San Pietro in Sardegna, è stato lo chef più votato dal web con 1487 voti e presenterà una ricetta dal titolo “Omaggio al Mediterraneo”. Buzzo è responsabile delle cucine di Antonello e Luigi Pomata a Carloforte, al “Ristorante da Nicolo” e chef al “Pomata Bistrot”. “La partecipazione al festival sarà per me un’occasione per mettermi in gioco – spiega Buzzo –. Il fascino della cucina mediterranea me l’ha trasmesso la famiglia mentre il continuo confronto con i colleghi mi ha permesso di crescere professionalmente in un percorso che è fatto di tappe ed esperienze diverse accomunate da una grande dedizione al lavoro, una fervida curiosità e una passione per le tradizioni della mia isola”.

 

Viene da Gallarate, in provincia di Varese, Claudio Di Dio, in gara con la ricetta “Cous cous ortocentrico 100% vegetale” che si ispira alla sua idea di cucina che fonda le radici sulla cucina vegana ma con uno sguardo sul gusto e sul fatto che i piatti “comunicano”. Di Dio ha unito le sue passioni, cucina e comunicazione, fondando un’agenzia, “Under the radar” che sviluppa progetti verticali nel food a base vegetale e aprendo, nel cuore di Milano, il ristorante BistròBiò. “La mia cucina ortocentrica – ha detto – è un approccio salutare alla nutrizione, che mira a creare piatti ricchi di nutrienti che siano anche deliziosi e gustosi. Utilizzo solo prodotti di alta qualità, come verdure fresche, cereali integrali e proteine vegetali come tofu e tempeh”.

 

Si chiama “Cous cous alla Bouillabaisse” la ricetta che presenterà in gara Alessio Campochiaro, di Carrara (MS), capo partita all’Osteria del Mare a Forte dei Marmi (LU). “L’idea deI piatto nasce ai tempi della scuola alberghiera – spiega – quando mi hanno chiesto di creare un piatto che conteneva specialità di due nazioni differenti e scelsi Marocco e Francia realizzando il cous cous alla bouillabaisse. La versione che presento al festival ha un tocco di italianità; il condimento finale è infatti la “gremolada”, un olio aromatizzato con prezzemolo, aglio e scorza d’arancia che richiama il frutto stesso contenuto nella bouillabaisse. Questo piatto rappresenta la mia cucina: amo creare contrasti di sapori e colori mantenendo il più possibile naturale il sapore della materia prima per valorizzarla, cercando così di presentare un piatto dal gusto armonioso e con l’abbinamento perfetto”.

 

Unico siciliano tra i selezionati è Andrea Pellegrino da Campobello di Mazara (TP) che sfiderà i suoi concorrenti con la ricetta “Rapsodia di cous cous” preparata con ingredienti dolci, tra cui pistacchi siciliani e mandorle pugliesi. Pellegrino è infatti un pasticcere e dirige il reparto pasticceria del bar Oasi di Castelvetrano. “Ho viaggiato in Italia e all’estero per aggiornarmi il più possibile – racconta Pellegrino – ho frequentato corsi di aggiornamento e collaboro con alcuni dei grandi maestri della pasticceria mondiale come Luca Montersino, Katia Malizia, Isidoro Giglio, Davide Malizia e Robert Haynes per imparare le diverse tecniche di lavorazione e di laboratorio”.

 

Giovani studenti in gara per il Campionato dedicato alle nuove generazioni

 

Anche quest’anno ci sarà spazio per gli chef emergenti che parteciperanno al “Next generation student contest Conad”, la competizione dedicata alle nuove generazioni di chef rivolta agli alunni degli Istituti alberghieri italiani. Ecco i concorrenti di quest’anno, selezionati tra decine di candidature arrivate da tutta Italia: Elisabetta Zaccariello dell’Istituto alberghiero Severo Savioli di Riccione (RN), la più votata dal web con 631 voti che presenterà la ricetta “Road to S.V.L.C”, la diciassettenne piemontese Alessia Iurato dell’Istituto di istruzione superiore “E. Maggia” di Stresa (VB) in gara con un cannolo di cous cous con ripieno di tinca gobba dorata, melanzane flambate al vermouth e salsa all’acetosella. Si chiama “Il segreto di Lucrezia Borgia” la ricetta di Sara Iovino dell’Istituto alberghiero Orio Vergani di Ferrara (FE) mentre Flavia Montebello, diciassettenne dell’Istituto enogastronomico Safi ELIS di Roma preparerà la ricetta “Cous Cous Veg”.

Il festival

E’ Grains of peace, granelli di pace, lo slogan di questa edizione che ribadirà, anche quest’anno, il messaggio di pace e unione tra i popoli che da sempre è il cardine della manifestazione. Chef provenienti da 10 Paesi del mondo, alcuni dei quali in guerra tra loro, ospiti e artisti saranno a San Vito Lo Capo per una dieci giorni di appuntamenti, sfide di cucina, degustazioni, concerti e incontri culturali.

 

Il Cous Cous Fest è organizzato dall’agenzia Feedback in partnership con il Comune di San Vito lo Capo, il sostegno della Regione Siciliana, dei main sponsor Bia Cous Cous, Conad, Electrolux e degli official sponsor Acqua Maniva, Amadori, Cia – Agricoltori italiani Sicilia Occidentale, Premiati Oleifici Barbera, il Gruppo Caronte & Tourist, Le Stagioni d’Italia, Tenute Orestiadi e UniCredit. La direzione artistica è invece di Massimo Bonelli, già direttore artistico del Concerto del Primo Maggio di Roma e della sua iCompany.

I ticket di degustazione del cous cous sono già in prevendita. Si possono acquistare sul sito, approfittando della promo e saltando la fila alle casse al link: https://couscousfest.it/biglietti/
Maggiori informazioni sul sito www.couscousfest.it

 In copertina l’evento del 2023: premiazione

Marina Cozzo è nata a Latina il 27 maggio 1967, per ovvietà logistico/sanitarie, da genitori provenienti da Pantelleria, contrada Khamma. Nel 2007 inizia il suo percorso di pubblicista presso la testata giornalistica cartacea L'Apriliano - direttore Adriano Panzironi, redattore Stefano Mengozzi. Nel 2014 le viene proposto di curarsi di Aprilia per Il Corriere della Città – direttore Maria Corrao, testata online e intraprende una collaborazione anche con Essere Donna Magazine – direttore Alga Madia. Il 27 gennaio 2017 l'iscrizione al Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti nel Lazio. Ma il sangue isolano audace ed energico caratterizza ogni sua iniziativa la induce nel 2018 ad aprire Il Giornale di Pantelleria.

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Cultura

I racconti del vecchio marinaio di Pantelleria: Il rito antico della dragunera

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Quel giorno lasciai gli scogli di San Leonardo più presto del solito, mentre i miei amici erano ancora a mollo a mare, in un’acqua trasparente e azzurrina come solo il mare di Pantelleria sa esserlo. Mi soffermai ancora una volta a leggere le scritte multicolori che rendevano meno triste il vecchio bunker di cemento armato della seconda guerra mondiale. L’amore di sempre: “ti voglio bene, “un cuore solo”, “ti amerò per sempre” precedute da un nome femminile e tante altre scritte, eredità amorose di generazioni di giovani panteschi. Una però faceva a pugni con tutte le altre, “Mariuccia buttana”. Doveva essere stato davvero un brutto tradimento, per bollarlo con un marchio di fuoco e per tramandarlo così ai posteri.

Giunsi sulla banchina e lo vidi seduto sulla solita bitta di fronte al castello, la nuvola azzurrina del fumo della sua pipa gli conferiva una strana aureola di mistero. Avevo deciso di porgli alcune domande, ma appena mi vide cominciò a parlare con voce arrochita dal tabacco e dalla salsedine. “Il veliero Madonna di Trapani era un vero e proprio gioiello della marineria pantesca. Due alberi, bompresso lungo come una lancia, vele latine che sapevano piegarsi al vento, ma non alla paura. Patrun Vitu, il suo comandante, era un uomo di mare e di silenzi infiniti, con le mani dure come la nostra pietra lavica e gli occhi di un verde misterioso, che avevano visto tempeste e miracoli. Nelle sue mani il timone seguiva docilmente l’invisibile linea della rotta fissata.

Quel giorno, ero ancora picciotto ‘i varca, avevamo da diverse ore passatu l’isola di Ustica e puntavamo, con tutte le vele spiegate su Trapani, fermarci qui la notte e il giorno seguente tornare a Pantiddraria, dove dovevamo sbarcare delle merci comprate a Napoli. Il mar Tirreno sembrava quieto e il vento amico, ma ‘ogni marinaio sa che “Cu ventu e cu mari nun si fa cuntrattu” (Col vento e col mare non si fa contratto). Così all’improvviso il cielo cambiò.

Una linea nera si stese sull’orizzonte, e il vento cadde morto di colpo. I marinai si guardarono l’un l’altro muti e attoniti. Il capitano Vito salì sul ponte e scrutò quel cielo nerastro e la vide: una dragunera (tromba marina), la maledizione antica e rabbiosa per chi va per mare. Essa, sottile e affilata, scendeva dal cielo come il dito di dio marino irato, girando vorticosamente sull’acqua.

Il nostromo Turi colse l’ansia e il timore degli altri uomini dell’equipaggio e chiese a patrun Vitu di virare. Ma Vito no, non solo perché la cosa era impossibile per mancanza di vento, ma perché egli era uomo che accettava intrepido le sfide in mare. Lui conosceva lu ritu anticu, lo aveva visto fare

da suo nonno e da suo padre prima di lui. Aprì il baule sotto il timone e ne trasse un coltello d’ossidiana, nero come la notte e affilato come il silenzio che precede la burrasca. Poi disse deciso “Mantenete la rotta, non si fugge davanti alla dragunera. Si tagghia”.

Si diresse a prua e la sua figura alta e possente sembrò dominare le onde. Il vento intanto aveva ripreso a soffiare forte e impetuoso che a momenti gli strappava il berretto. La dragunera si avvicinava, ululando conne una magara. Vito attese, fermo, come nu parrinu davanti all’artari. Quando la coda della tromba marina fu a portata, egli disse vecchie parole che non si potevano intendere, poi tracciò con il coltello d’ossidiana una grande croce nell’aria e recitò a voce alta questa preghiera:

Nniputenza di lu Patri,
Sapienza di lu Figghiiu,
pi virtù di lu Spiritu Santu
e pi nnomu di Maria
sta cuda tagghiata sia

Un suono sordo, come un lamento, si levò dal mare. La vorticosa colonna d’acqua si dissolse e il cielo si aprì all’azzurro. Tutti noi marinai, increduli, guardavamo ammirati e a un tempo intimoriti il capitano come si guarda un uomo che ha parlato allora allora con gli spiriti. Vito tornò al timone, rimise il coltello di ossidiana nel baule e disse solo: “Adesso a casa”. Al tramonto del giorno dopo Pantelleria ci apparve all’orizzonte, nera e fiera e materna. Il Madonna di Trapani, come sempre, entrò in velocità nello stretto passaggio che dava al porto vecchio. Solo capitan Vito e qualche altro patrun si potevano permettere di sfidare la scogliera cartaginese semisommersa.

La voce del subitaneo taglio della dragunera si sparse, in un battibaleno, in tutte le contrade dell’isola e da quel giorno ogni marinaio pantesco che incrociava patrun Vitu lo salutava con rispetto misto ad ammirazione. Perché non tutti sanno tagghiare la coda a una tromba marina. E soprattutto non tutti hanno il coraggio di farlo”.

Il vecchio marinaio si tacque definitivamente.
Girò le spalle e si mise a guardare, assorto, il mare come aspettasse l’arrivo di qualcuno, intanto la nuvola azzurrina del fumo della pipa, che lo avvolgeva in tenui volute, gli conferiva un certo non so che di misterioso.

Orazio Ferrara


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Cultura

Trapani e l’oro rosso del Mediterraneo: “Il Corallo anima di Trapani”. Un mese di eventi

Redazione

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Dal 2 al 19 dicembre 2025, Trapani celebra la sua storica tradizione corallara con la seconda edizione di “Il Corallo anima di Trapani”, un programma che coinvolgerà studenti, artigiani, istituzioni e comunità del Mediterraneo.
L’iniziativa, promossa dal Comune di Trapani e dalla Biblioteca Fardelliana con il contributo dell’Assessorato delle Autonomie Locali e della Funzione Pubblica della Regione Siciliana intreccia formazione, cultura e diplomazia mediterranea per preservare e tramandare l’antica arte della lavorazione del corallo.
Dal 2 al 5 dicembre, le botteghe e showroom trapanesi apriranno le porte agli studenti per visite guidate alla scoperta dei segreti di quest’arte millenaria.
Il percorso prosegue dal 9 al 12 dicembre al Museo Regionale Pepoli con il laboratorio creativo “Dal Mediterraneo al Museo – Il viaggio del corallo”, curato dall’Associazione “Amici del Museo Pepoli”.
Il 13 dicembre alle ore 17.00, sempre al Museo Pepoli, verrà presentato il restauro del prezioso Presepe in corallo del XVIII secolo, capolavoro dell’artigianato trapanese.
L’evento culminante si terrà il 19 dicembre alle ore 17.30 alla Biblioteca Fardelliana: la tavola rotonda internazionale “Rotte del Corallo – Dialogo tra culture mediterranee” vedrà rappresentanti istituzionali e maestri corallai e la firma di un protocollo della “Rete Mediterranea delle Città del Corallo”, un’alleanza che consolida i legami tra le comunità mediterranee unite da questa tradizione.
“Quest’anno proponiamo la seconda edizione de “Il Corallo anima di Trapani”. Siamo estremamente orgogliosi che questo progetto prosegua: dopo l’edizione del 2024, oggi varchiamo i confini della nostra città per un momento di dialogo con le tradizioni dell’arte del corallo non soltanto di un’altra città siciliana come Sciacca, ma anche di altre città d’Italia – Torre del Greco e Alghero – e oltre i confini nazionali, nel Mediterraneo con Tunisia e Andalusia.
Ci confronteremo non solo per raccontare la nostra tradizione, durante una sessione scientifica del convegno, ma vogliamo stilare un protocollo d’intesa per costituire una rete mediterranea delle città del corallo. L’obiettivo è avviare un percorso comune e condiviso di promozione, affinché questa antichissima e preziosa arte possa essere rinnovata e valorizzata congiuntamente” – così affermano Giacomo Tranchida, sindaco del Comune di Trapani e Rosalia d’Alí, assessore alla Cultura.
Per tutto dicembre, la Biblioteca Fardelliana proporrà un percorso audiovisivo dedicato al corallo trapanese: un docufilm che racconta tradizione e futuro attraverso l’intelligenza artificiale e un documentario che esplora il corallo tra arte, ricerca e innovazione. Due narrazioni complementari che offrono sguardi contemporanei su un’arte antica.
“Il corallo anima di Trapani” è un modello di valorizzazione che coniuga tutela delle tradizioni, innovazione e cooperazione internazionale.

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Cultura

Solarino: l’incendio del 1944, la memoria perduta e i documenti spariti

Laura Liistro

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Nel dicembre del 1944, un incendio devastò il Municipio di Solarino, distruggendo gran parte degli archivi storici della città e cancellando documenti fondamentali, tra cui gli atti comunali della fondazione. Quell’evento segnò una ferita indelebile nella memoria collettiva della comunità, lasciando un vuoto che ancora oggi non è stato colmato. Se alcuni documenti furono salvati dall’incendio, oggi non esistono tracce ufficiali nell’Archivio Storico Centrale. Tutto lascia intendere che siano finiti in collezioni private non autorizzate, sottratti alla fruizione pubblica e alla stessa cittadinanza.

Una situazione inaccettabile, che trasforma un bene pubblico in patrimonio di pochi, privando Solarino della propria storia e compromettendo la possibilità di ricostruire dati amministrativi, catastali e sociali fondamentali. Le modalità con cui l’incendio e la gestione dell’evento furono affrontate sollevano interrogativi inquietanti. L’inerzia delle autorità comunali dell’epoca e la rapidità con cui i documenti andarono perduti alimentano il sospetto che dietro alla distruzione ci sia stata più negligenza che casualità, se non vere responsabilità organizzate. Oggi, decenni dopo, quella negligenza si traduce in un fenomeno diffuso: molti privati detengono ancora materiali che dovrebbero appartenere al patrimonio pubblico. Il quadro attuale impone un’azione immediata e risoluta.


Chiunque possieda documenti ufficiali di Solarino ha il dovere legale e morale di restituirli all’Archivio Storico comunale, dove possano essere catalogati, conservati e resi accessibili a studiosi, cittadini e scuole. La mancata restituzione non è solo un danno culturale: è una violazione della legge e dei principi fondamentali di trasparenza e pubblicità del patrimonio pubblico.

Solarino rischia di perdere per sempre pezzi irripetibili della propria storia se non si interviene con determinazione.

L’Archivio Storico deve essere messo in sicurezza, dotato di spazi idonei, personale qualificato e strumenti digitali per garantire la consultazione pubblica. Ogni documento recuperato dalle collezioni private deve tornare alla comunità: è l’unico modo per trasformare la memoria perduta in patrimonio condiviso e impedire che la storia venga decisa da pochi privilegiati. L’incendio del 1944 resta un monito: la memoria di Solarino non può essere cancellata dall’inerzia, dall’incuria o dall’interesse privato.

La città ha il diritto di conoscere la propria storia, e chi detiene documenti pubblici senza autorizzazione deve restituirli senza indugio. È una questione di giustizia storica, civile e amministrativa: il tempo della tolleranza è finito.

Laura Liistro

Le immagini sono tratte dall’archivio del Comune di Solarino

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