Cronaca
Buca il preservativo del compagno per avere un figlio: condannata

Un rapporto occasionale e le sue diverse concezioni diventano caso giudiziario: buca il preservativo del compagno per avere un figlio, è stata condannata.
Buca il preservativo del compagno per avere un figlio e commette un reato civile: una donna tedesca è stata condannata nel primo caso giudiziario di “stealthing” censito in Germania. A finire davanti alla giustizia ed essere condannata a 6 mesi di carcere una trentanovenne accusata di aver manomesso il profilattico all’insaputa del partner 42enne, una voce molto particolare del codice che si profila come violenza sessuale minore.
Bucare il preservativo del compagno è reato Lo stealthing, infatti, è esattamente questo: la rimozione di un profilattico senza consenso durante il rapporto sessuale. Lo storico del processo è scarno: la coppia aveva avuto una relazione occasionale ad inizio 2021, i due si incontravano occasionalmente ma mentre lui non era attirato da un rapporto più stabile lei lo voleva e come. Perciò la donna, secondo quanto appurato dal tribunale regionale di Bielefield, avrebbe messo in atto lo stratagemma, poi aveva inviato all’uomo un messaggio Whatsapp dicendo che aspettava un bambino ed ammettendo di aver sabotato i preservativi.
Neanche a dirlo, il partner l’aveva denunciata e si era aperto addirittura un fascicolo per stupro, poi riqualificato in maniera più tenue. E dopo la sentenza il giudice Astrid Salewski ha detto alla corte: “Abbiamo scritto la storia legale qui, oggi”. Perché storia legale? Perché solo un anno fa la California era stata il primo stato Usa a rendere lo stealthing un reato civile e in Europa non c’erano casi censiti che facessero giurisprudenza attiva.
Salvatore Battaglia Presidente Accademia delle Prefi
Economia
Oltre 1,5 milioni ai centri antiviolenza. Albano: «Promuoviamo la cultura del rispetto»

Oltre un milione e mezzo di euro per la gestione dei centri antiviolenza iscritti all’albo regionale o che hanno ottenuto l’autorizzazione al funzionamento. L’assessorato della Famiglia e delle politiche sociali ha emanato un decreto, rivolto ai Comuni, per erogare i contributi destinati a coprire i costi sostenuti, o ancora da sostenere, delle strutture nel periodo tra novembre 2024 e ottobre di quest’anno. Le risorse provengono dalla quota assegnata alla Sicilia dal governo nazionale del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità. Per accelerare il trasferimento delle somme, l’assessorato ha deciso di avvalersi delle amministrazioni comunali.
«Investire sulle strutture e sui servizi di supporto è un passo essenziale per promuovere una cultura del rispetto e della tutela dei diritti di tutte le donne – dice l’assessore Nuccia Albano – contribuendo a costruire una comunità più sicura, inclusiva e solidale. Considerato che i costi dei centri antiviolenza possono differenziarsi a seconda dell’area geografica e della loro attività, abbiamo ritenuto opportuno acquisire il fabbisogno delle spese relative a un preciso periodo, fermo restando il limite massimo di contributo di 50 mila euro per ciascuna struttura. Il governo Schifani continuerà a lavorare con impegno affinché ogni donna possa trovare un riferimento stabile e una rete di protezione efficace, perché nessuno debba più subire in silenzio violenza o discriminazione».
Ciascuna amministrazione comunale dovrà presentare un prospetto delle spese redatto dal centro antiviolenza presente sul proprio territorio, così da consentire al dipartimento della Famiglia e delle politiche sociali di procedere al riparto delle somme. I Comuni dovranno trasmettere la documentazione tramite Pec, entro il prossimo 15 ottobre, all’indirizzo: dipartimento.famiglia@certmail.regione.sicilia.it.
Il decreto è disponibile sul sito istituzionale della Regione Siciliana a questo indirizzo
Cronaca
ON. Ida Carmina (M5s) “Vergognoso attacco alla Flotilla : il Governo alzi la testa e pretenda verità e garantisca protezione ”

“Mentre le imbarcazioni della Global Sumud Flotilla pronte a salpare da Catania si
preparavano a partire, da Tunisi arriva la notizia di un episodio gravissimo e
inquietante: un’esplosione ha colpito la Family Boat, nave principale della missione
umanitaria, con a bordo attivisti come Greta Thunberg e membri del comitato
direttivo.
Secondo le prime ricostruzioni diffuse dalle autorità tunisine, l’incendio sarebbe
partito dall’interno. Eppure, i video circolati in queste ore dimostrano chiaramente
che la nave è stata colpita dall’alto, presumibilmente da un drone. Un attacco vile e
inaccettabile contro chi porta aiuti umanitari, che dovrebbe suscitare una condanna
unanime e senza ambiguità. A rendere ancora più fosco lo scenario è il ritrovamento,
nel Mediterraneo, di un enorme relitto di oltre cinque metri, di natura ancora
sconosciuta, sul quale il Ministero della Difesa continua a mantenere un silenzio
colpevole ed evasivo.
Tutto ciò avviene nel cuore del Canale di Sicilia, a ridosso delle nostre coste,
lasciando cittadini ed istituzioni in uno stato di sconcerto e profonda preoccupazione.
Alta è la tensione in Sicilia e nella provincia di Agrigento, già in passato esposta a
pericolo per le tensioni in Medio Oriente e che non dimentica l’ attacco missilistico
libico contro Lampedusa in risposta alla crescente tensione tra la Libia e gli Stati
Uniti del 15 aprile 1986 in cui solo per caso fortuito i due missili lanciati da Gheddafi
caddero in mare, senza causare danni o vittime
A fronte di questi eventi, non bastano frasi di circostanza o il silenzio imbarazzato
delle istituzioni. L’Italia deve alzare la testa, esigere immediatamente verità e
chiarezza sull’accaduto, garantire copertura diplomatica e protezione politica
all’intera missione umanitaria e tutelare in ogni sede i cittadini italiani coinvolti . Non
si può restare indifferenti mentre nel Mediterraneo vengono colpite navi umanitarie,
mentre si rischia di trascinare le nostre acque e il nostro Paese in scenari di tensione
internazionale senza precedenti. Il Governo non può più voltarsi dall’altra parte:
pretenda verità, assuma le proprie responsabilità e difenda con coraggio la dignità e la
sicurezza dell’Italia e dei suoi cittadini”. Lo afferma con una nota la deputata del
Movimento 5 Stelle, Ida Carmina.
Ambiente
DENUNCIATI PER AVER CACCIATO SPECIE PROTETTE E SEQUESTRATE LE ARMI. SALVATO DA MORTE CERTA ANCHE UN BARBAGIANNI FERITO

DENUNCIATI PER AVER CACCIATO SPECIE PROTETTE E
SEQUESTRATE LE ARMI. SALVATO DA MORTE CERTA ANCHE UN
BARBAGIANNI FERITO
I Carabinieri Forestali del Centro Anticrimine Natura di Palermo – Nucleo Cites –
Distaccamento di Trapani, nell’ambito di controlli mirati alla vigilanza sul corretto esercizio
del prelievo venatorio sul territorio provinciale, hanno denunciato due cacciatori per
l’abbattimento di specie protette.
I militari, durante i controlli svolti nei comuni di Mazara del Vallo, Castelvetrano e Marsala,
hanno sanzionato una persona per il mancato aggiornamento del proprio tesserino e
denunciato altre due persone – ai quali venivano sequestrati 2 fucili calibro 12 e relativo
munizionamento – per aver cacciato specie protette appartenenti al Columba livia
(piccione selvatico) e Streptoelia treptopelia decaocto (tortora dal collare orientale).
Nel corso dell’attività i militari hanno inoltre dato assistenza ad un esemplare di Tyto alba
(barbagianni) che, denutrito e con un’ala rotta da giorni, è stato portato presso il Centro di
Recupero Fauna Selvatica di Ficuzza (PA), ove è stato visitato e alimentato.
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