Cultura
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La Biblioteca comunale di Favignana si appresta a rientrare nel Sistema bibliotecario nazionale. Nel corso degli ultimi mesi Γ¨ stata riorganizzata la dotazione libraria, anche arricchendola con nuovi volumi acquistati negli ultimi due anni mediante il contributo del Ministero della Cultura, ed Γ¨ stato rimodulato il catalogo informatico al fine di essere inserito nella rete provinciale e regionale. Γ stato anche ripristinato il servizio di prestito bibliotecario e di consultazione e sala lettura.
βUn risultato importante che Γ¨ stato possibile raggiungere grazie al lavoro svolto dallβAmministrazione comunale in sinergia con gli uffici e i volontariβ, dice lβassessore Monica Modica, con delega alla Cultura.
Cultura
Ricerca, Regione investe su alta formazione: triplicate le borse di dottorato
Β Presidenza della Regione
Fondi piΓΉ che triplicati, incremento del numero delle borse di dottorato regionali, che passano da circa 50 a 130 circa, regole piΓΉ snelle e impulso alla collaborazione scientifica. La Regione, attraverso il dipartimento regionale dellβIstruzione, dellβuniversitΓ e del diritto allo studio, investe sullβalta specializzazione post-laurea potenziando le borse per i dottorati di ricerca negli atenei siciliani.
Lβavviso, che utilizza risorse del programma Fse+ 2021-27, Γ¨ stato illustrato nella sala conferenze dellβassessorato dellβIstruzione e formazione professionale, presenti lβassessore regionale e i rettori di Palermo, Catania, Messina, Kore di Enna e Lumsa di Palermo, oltre a enti e organismi di ricerca siciliani. Nello specifico, sono stati stanziati 12 milioni di euro; le borse sono state, anchβesse, quasi triplicate, ed Γ¨ stato aumentato lβimporto tramite il riconoscimento del budget annuale al dottorando.
Dallβassessorato anche lβincentivo concreto alla cooperazione virtuosa e trasversale tra le varie UniversitΓ e altri soggetti della ricerca, aprendo la strada alle borse di studio (che dovranno toccare almeno la quota del 50 per cento di quelle finanziate complessivamente) da realizzarsi in collaborazione tra le UniversitΓ e altri enti di ricerca vigilati dai ministeri, come il Cnr, o altri organismi di ricerca aventi sede operativa in Sicilia, mediante lo strumento del co-tutoraggio. Ancora, una linea di finanziamento peculiare Γ¨ stata approntata per lo specifico sostegno ai corsi di dottorato di ricerca di interesse nazionale.
Il co-tutoraggio verrΓ attivato con riferimento alla singola borsa di dottorato sulla scorta di un accordo o convenzione tra UniversitΓ ed ente o organismo di ricerca. Per ciascuna borsa regionale Γ¨ previsto che il dottorando svolga un periodo di studi e ricerca allβestero tra 6 e 12 mesi.
Cultura
Perduto e ritrovato dallβamore di Dio
Β Sono nato in una famiglia cattolica come tante. Da bambino ho frequentato lβoratorio dei Salesiani e poi gli scout, il grande amore della mia vita. Dopo il liceo e la lettura di tanti testi religiosi, ho anche studiato teologia.
Avevo fame di mondo e di vita. Sono anche diventato giornalista e ho viaggiato molto.
Cercavo di essere un buon cristiano e pensavo di cercare sinceramente il Signore. Ma, in veritΓ , lo cercavo con paura e con rabbia. Forse dentro di me Dio era come mio padre, un uomo di formazione militare. A Dio, come a mio padre, bisognava solo ubbidire e lβobbedienza non era mai perfetta.Β Ubbidivo a Dio ma non lo amavo.Β Dentro di me anzi lo detestavoΒ e lo maledicevo.
Mio padre era un uomo violento. E per me Dio era come lui. Per quanto mi sforzassi, non avrei mai meritato il suo amore. Mi sono sentito spesso come un cane randagio, costretto a mendicare carezze e cibo. Fuggivo da Dio cosΓ¬ come avevo passato lβinfanzia e lβadolescenza a fuggire dallβumore imprevedibile di mio padre. Pensavo di conoscere Dio, in fondo avevo studiato teologia! Ma lo conoscevo βper sentito direβ, come Giobbe (42,5). In veritΓ , ero morto dentro.Β Formalmente un buonΒ cristiano, vivevo una vita disordinata.Β Priva di amore,Β in continua e sorda ribellione.
Ma il Signore mi ha messo nel cuore una grande nostalgia e mi ha dato la forza di volgere i miei passi verso di Lui. Nellβestate del 2018 durante un corso di esercizi spirituali ho meditato la parabola del figliol prodigo. Ho urlato a Dio tutta la mia rabbia. Ma allβimprovviso mi sono accorto della bellezza che mi circondava: il cielo terso, la luce dorata del sole, il mare e le colline. E ho sentito forte, avvolgente il suo amore che mi sanava il cuore. Scoppiavo di gioia!Β Β Il Signore mi aveva riportato in vita. Mi aveva fatto sentire di essere figlio sempre amato,Β che Lui cβera sempre stato e che dovevo solo aprirgli la porta perchΓ© Lui entrasse nella mia vita e prendesse tutto il mio dolore e la mia rabbia.
PiΓΉ di trentβanni fa, mio padre era spirato fra le mie braccia chiedendomi di perdonarlo per il male che mi aveva fatto. Lo avevo assistito, fin sulla soglia della morte, combattuto da sentimenti contrastanti. Non ero stato capace di perdonarlo. Solo oggi, a distanza di tanto tempo, posso di dire di averlo veramente perdonato.
Dal giorno della mia conversione, ho desiderato solo vivere e parlare di questo amore.
Spero che la mia storia sia una piccola luce per chi ancora vive nelle tenebre della disperazione.
Davide Romano
Cultura
Pantelleria e il cognome D’Arco che lascia perplessi. L’ipotesi di un mastro di telaio
Un mastro di telaio nellβisola?
Il cognome DβArco, che ritroviamo in Pantelleria nella seconda metΓ del 1500, Γ¨ originario della Campania, in particolare del Salernitano e precisamente della zona Baronissi / Giffoni Valle Piana.
La casata ha per blasone: Dβazzurro all’arco di portone d’argento, a basi d’oro; con la bordura composta d’oro e di rosso.
Il capostipite
Il capostipite in Pantelleria Γ¨ Mattheus o Matteo DβArco, nato circa lβanno 1565 e sposatosi (forse nel 1590) con tale Domenica. La presenza di questo cognome DβArco nellβisola ci ha lasciati non poco perplessi. Altri casi di gente proveniente per quei tempi dal Salernitano non si riscontrano affatto nellβisola.
L’ipotesi
A questo
punto abbiamo formulato unβipotesi di lavoro.
Ripetiamo, per il lettore, ipotesi.
I DβArco
provengono da una zona in cui la tessitura Γ¨ fortemente praticata, quindi Γ¨ probabile che Matteo
DβArco fosse un mastro di telaio. E in Pantelleria la tessitura del cotone Γ¨ in quel periodo sempre in
auge, come dβaltronde nei secoli precedenti e in quelli successivi. Questa lβipotesi da cui partiamo.
Ma chi aveva fatto venire in quella sperduta isola mediterranea il nostro mastro di telaio Matteo DβArco?
A rispondere e a rafforzare lβipotesi cui sopra ci viene in aiuto un documento dellβanno 1515, che per delle βgualchiere e drapperieβ ubicate nella zona originaria dei DβArco (Baronissi-Giffoni) Γ¨ previsto un provento di 120 ducati per rendita di corpi feudali al feudatario Giovanni Salsedo (da Giuseppe Cirillo – Verso la trama sottile / Feudo e protoindustria nel Regno di Napoli – Roma, 2012).
La scoperta di questo documento Γ¨ una rivelazione. E non sembra affatto di essere in presenza di mere coincidenze. Il titolo di feudatario di questo Giovanni Salsedo non Γ¨ poi molto dissimile da quello di barone di don Giovanni Salsedo, che castellano dellβisola la difende nelle incursioni barbaresche del 1550 e del 1553, in questβultimo anno venendo catturato dal corsaro Dragut.
Il feudatario
Dβaltronde anche gli anni in questione, 1515 e 1550/1553, non sono ostativi ad una identificazione dei due Giovanni in un unica persona. Il feudatario Giovanni, forse un giovane sui 20/25 erede di una casata che si andava affermando in quegli anni, beneficato, con la rendita di un corpo feudale, dalla Regia Corte, divenuto poi, sui 60 anni, il Giovanni castellano e governatore di Pantelleria.
Lβipotesi non peregrina Γ¨ che sia stato proprio questo governatore che abbia fatto poi venire nellβisola, quale maestro di telaio, Matteo DβArco.
I DβArco che hanno prosperato per circa due secoli nellβisola
Dalla coppia primigenia Matteo DβArco e Domenica nascono Lucia, Antonia, Giovanna, Leonora o Eleonora e un maschio di nome Francesco. Lucia DβArco, nata il 14 dicembre 1588, contrae matrimonio il 24 settembre 1607 con Antonio Morales. Antonia DβArco, nata circa lβanno 1589, coniugata in data 14 ottobre 1612 (domenica) con Jacobus o Giacomo Garsia, figlio di Giovani Garsia e sua moglie Giovanna.
Giovanna DβArco, sposata il 21 novembre 1613 con Francesco Bonetto, figlio di Pietro e Caterina. Leonora DβArco, sposata il 17 giugno 1617 con Vincentius o Vincenzo Brignone. Dalla coppia Antonia DβArco e Giacomo Garsia nascono: Antonia Garsia, nata circa il 1614, andata in sposa il 8 gennaio 1633 (sabato) ad Andrea Rizzo, nato circa il 1610; Vincentius Garsia, sposato lβanno 1657 con Rosalia De Rodo. Rimasto vedovo, Vincenzo si risposa il 2 agosto 1676 con Caterina Romano. Francesco DβArco di Matteo si sposa con tale Joanna o Giovanna, da cui ha Giuseppa DβArco, che il 2 agosto 1643 (domenica) contrae matrimonio con Francesco Maccotta, figlio di Giovanni e di sua moglie Vita Giarratana.
Con Giuseppa si estingue il casato DβArco in Pantelleria.
Orazio Ferrara
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