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TRPANI, I CARABINIERI RICORDANO “PIETRO MORICI”

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Nella giornata di oggi, 13 giugno 2023, l’Arma dei Carabinieri di Trapani ricorda il Carabiniere Scelto Pietro Morici, originario di Valderice, barbaramente ucciso insieme al Capitano Mario D’Aleo e all’Appuntato Giuseppe Bommarito, in un agguato mafioso a Palermo il 13 giugno 1983. In occasione del 40esimo anniversario della sua morte si svolgeranno, nel pomeriggio, una serie di iniziative, con la partecipazione del sindaco di Valderice, Francesco Stabile, familiari di Morici, il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Trapani, Colonnello Fabio Bottino con una rappresentanza di militari. Le commemorazioni prenderanno il via nel pomeriggio (h. 15.30) con la deposizione di un omaggio floreale presso la via Pietro Morici a Valderice seguito da un breve momento di raccoglimento in preghiera presso la sua tomba al cimitero, una corsa podistica per le vie del centro cittadino e per finire la celebrazione della Santa Messa svolta presso la chiesa Cristo Re e la deposizione di una corona d’alloro alla lapide commemorativa eretta in memoria dell’Eroe, insignito della Medaglia d’Oro al Valor Civile “alla memoria”. Dall’ottobre del 2010 la caserma della

Marina Cozzo è nata a Latina il 27 maggio 1967, per ovvietà logistico/sanitarie, da genitori provenienti da Pantelleria, contrada Khamma. Nel 2007 inizia il suo percorso di pubblicista presso la testata giornalistica cartacea L'Apriliano - direttore Adriano Panzironi, redattore Stefano Mengozzi. Nel 2014 le viene proposto di curarsi di Aprilia per Il Corriere della Città – direttore Maria Corrao, testata online e intraprende una collaborazione anche con Essere Donna Magazine – direttore Alga Madia. Il 27 gennaio 2017 l'iscrizione al Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti nel Lazio. Ma il sangue isolano audace ed energico caratterizza ogni sua iniziativa la induce nel 2018 ad aprire Il Giornale di Pantelleria.

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Pantelleria, è morto Pino Li Vigni, l’uomo mite che sapeva combattere come un leone – Funerali domani

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Lo ricordiamo con un uomo mite e gentile, Giuseppe (alias Pino) Li Vigni, ma che aveva dato prova di avere un gran legame con l’isola e un cuore da guerriero quando si trattava di difendere i diritti delle persone.

Nella storia di Pantelleria verrà, per l’appunto, ricordato per aver contribuito a far risarcire diversi isolani, coinvolti loro malgrado in una vicenda giudiziaria.
Era solito fare la sua pausa giornaliera, mattutina o pomeridiana, al bar La Portella e lì lo si vedeva elargire sorrisi e pacche affettuose a chiunque incontrasse.

Era nato a Marsala il 9 maggio 1944 e quel suo accento originario, nonostante i tanti anni di vita sull’isola, non riusciva a sradicarlo e diventava inconfondibile il suo dialetto misto.
Girava sempre con una cartellina in mano o fogli e documenti, perchè era sempre affaccendato.

D’estate aveva un incarnato carboncino e con quel grande baffo era impossibile non riconoscerlo e vedere a distanza il suo immancabile sorriso.
Negli ultimi tempi aveva qualche problema di salute e una grande aiuto è stato dato a lui e sua moglie Antonietta da Franca e Michele Casano. 

Il cordoglio è collettivo di quanti lo abbiano compreso e apprezzato.

I funerali si terranno presso la Chiesa di Khamma, San Francesco alle ore 15,00.

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Anniversario Puglisi, Schifani: «Educò i giovani alla libertà, dovere di tutti seguirne l’esempio»

caterina murana

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 Presidenza della Regione
«Educare i giovani alla libertà e al riscatto dalla criminalità è ciò a cui ha dedicato la vita il beato don Pino Puglisi, comunicando loro i valori di una esistenza dignitosa, da sottrarre alla schiavitù della mafia. Egli ha pagato con la vita il suo impegno affinché nessuno si sentisse solo di fronte alla sfida del degrado e della violenza». Così il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ricorda la figura del parroco di Brancaccio, nel giorno del trentesimo anniversario del suo martirio per mano mafiosa.

«Invito tutti i siciliani, in particolare i giovani, che sono la nostra speranza per il futuro, a non aver paura di seguire il suo esempio – aggiunge il presidente –. Tutti noi, le istituzioni per prime, abbiamo il dovere di continuare nella direzione che coraggiosamente ci ha indicato, in difesa di una società più giusta e fraterna».

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Palermo, “Pino Puglisi, il Vangelo contro la mafia”: domani 30 anni dall’assassinio

caterina murana

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Sono passati trent’anni da quel 15 settembre del 1993, una data destinata a rimanere impressa nella memoria collettiva, il giorno in cui don Pino Puglisi fu ucciso dalla mafia. Era il suo 56° compleanno, e la sua vita venne spezzata davanti al portone di casa, nel cuore del quartiere Brancaccio di Palermo. Dietro questo vile omicidio si celavano i mandanti principali, i capi mafiosi Filippo e Giuseppe Graviano, successivamente condannati all’ergastolo. A premere il grilletto fu Salvatore Grigoli, un uomo che, paradossalmente, in carcere intraprese un cammino di conversione.

La storia di Don Pino Puglisi è una testimonianza di fede e coraggio che sfida la stessa oscurità della mafia. Il suo sorriso in quegli ultimi istanti e le parole “Me lo aspettavo” dimostrano la sua consapevolezza del pericolo che correva e la sua determinazione a non cedere di fronte alla violenza criminale. Questo eroe della fede è stato beatificato il 25 maggio 2013, poco dopo l’elezione di Papa Francesco, riconosciuto come martire “in odium fidei” cioè in odio alla fede.

Don Pino Puglisi aveva capito che la linfa vitale delle mafie risiedeva nel muro di omertà e consenso che si creava tra la gente. Per contrastarlo, ha dedicato la sua vita a educare i giovani alla cultura della legalità, rendendoli consapevoli e desiderosi di rompere le catene che imprigionavano la Sicilia. Quando nel settembre del 1990 fu nominato parroco a Brancaccio, il quartiere della sua infanzia, Don Pino continuò a seguire questo stile di annuncio e incontro personale, creando strutture che facilitassero le relazioni.

La sua particolare attenzione si concentrava sui giovani e sulle problematiche sociali dei quartieri emarginati di Palermo. Fu un attento osservatore dei lavori del Concilio Vaticano II e diffondeva i suoi documenti tra i fedeli. Non ebbe timore, per esempio, di opporsi a un comitato che spendeva ingenti somme per la festa patronale, mentre la parrocchia mancava di spazi adeguati per le attività. Nel 1992, cominciò a progettare la creazione di una grande struttura parrocchiale, inserita in un’area verde, con annesso un teatro, uno spazio per le celebrazioni all’aperto, un gazebo e una biblioteca.

Don Pino Puglisi ha testimoniato che la paura non può essere l’ultima parola di chi crede in Cristo. La sua vita ci sfida a domandarci se sia folle affrontare le mafie con la forza disarmata del Vangelo. Forse lo è, ma è una follia che ci chiama ad amare i nostri nemici, a pregare per i nostri persecutori, a odiare il male ma a continuare ad amare le persone, anche quelle che sembrano essersi smarrite lungo il cammino dell’umanità. Don Pino Puglisi è un esempio straordinario di come la fede possa illuminare anche il cammino più buio e pericoloso, ispirandoci a lottare per la giustizia, la verità e la dignità umana.

di Davide Romano

https://lacompagniadelvangelo.blogspot.com/2023/09/pino-puglisi-il-vangelo-contro-la-mafia.html

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