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Tre Bicchieri 2024 della Sicilia, i 27 migliori vini premiati da Gambero Rosso. Più della metà sono bianchi. L’Etna superstar

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Tre Bicchieri 2024 della Sicilia, i 27 migliori vini premiati da Gambero Rosso. 
Più della metà sono bianchi. L’Etna superstar.

Gambero Rosso anticipa i Tre bicchieri e parte dalla Sicilia: 
QUEST’ANNO PIÙ DI DUECENTO CANTINE SICILIANE HANNO INVIATO I PROPRI VINI IN DEGUSTAZIONE, PER UN TOTALE DI OLTRE MILLE ETICHETTE. 
 

 
Roma, 14 settembre 2023 – Sono 27 i vini di terra di Sicilia che quest’anno hanno ottenuto i Tre Bicchieri, il massimo riconoscimento assegnato dalla guida Vini d’Italia di Gambero Rosso, che verrà presentata in autunno ma che inizia, dalla Trinacria, a svelare le sue carte.

La regione sta esprimendo, e non da ora, uno straordinario dinamismo che l’ha portata ad occupare posizioni di rilievo sul mercato italiano e su quello internazionale. Ma se la grande affermazione di vini siciliani, la “sicilian renaissance” di qualche anno fa era trainata dai rossi, Nero d’Avola in primis, negli ultimi anni c’è un ritorno in grande stile dei bianchi. Più della metà dei premi, infatti, quest’anno va a bianchi di gran classe, da uve autoctone, complessi, profondi, capaci di evolvere nel tempo, ma anche irresistibili alla beva.

Ovviamente i rossi tengono le posizioni, e gli 11 premiati sono vini di carattere, ricchi, longevi ma buonissimi anche da giovani. Il comparto dei vini “naturali nell’isola è un pieno fermento, e offre una serie di etichette che oltre ai requisiti di rito si presentano impeccabili e ben eseguiti anche nel bicchiere del degustatore più esigente… come non premiarli? La ragione è probabilmente nel fatto che si è affacciata alla ribalta una nuova generazione di professionisti di vigna e di cantina preparatissima tecnicamente, ma che ha ben chiari ideali e obiettivi. Una combinazione che non può fallire.

Tre Bicchieri 2024 della Sicilia. I vini dell’Etna

Un’ultima considerazione: quasi due terzi dei premi vanno ai bianchi e ai rossi (e ad un rosato) dalle vigne dell’Etna. Ancora una conferma della straordinaria vocazione di questo terroir che ogni anno riesce a sorprendere con assaggi memorabili. Ma è tutta la Sicilia che cammina spedita sulla via della qualità, in ogni stile, in ogni zona, quali che siano le dimensioni delle aziende, dalla grande cooperativa al piccolo vignaiolo artigiano o il produttore blasonato noto a livello internazionale.

Tre Bicchieri 2024 della Sicilia. Le novità

A debuttare con il massimo del punteggio per la prima volta nella Guida sono: 

Tenuta Bastonaca con il Cerasuolo di Vittoria Classico ’21, 
Frank Cornelissen con Magma Rosso ’20, 
Barone di Villagrande con l’Etna Rosso Contrada Villagrande ’18, 
Terra Costantino con l’Etna Rosato de Aetna ’22
 e infine Florio con il Marsala Vergine Riserva ’11, un vino “antico” ma di straordinario fascino, destinato a rilanciare questo storico vino nel mondo.
 

I tre Bicchieri:

Etna Bianco A’Puddara 2021
Tenuta di Fessina
Sicilia Grillo Kheirè 2022
Tenuta Gorghi Tondi
Etna Bianco Contrada Taccione 2021
Planeta
Passito di Pantelleria Ben Ryé 2020
Donnafugata
Etna Rosato de Aetna 2022
Terra Costantino
Familiy and Friends Firraru 2021
Feudo Maccari
AV 01 Catarratto Orange 2021
Rallo
Cerasuolo di Vittoria Cl. 2021
Tenuta Bastonaca
Salealto Tenuta Ficuzza 2021
Cusumano
Etna Rosso Alta Mora Guardiola 2019
Alta Mora
Etna Bianco Cavanera Ripa di Scorciavacca 2022
Firriato
Etna Bianco Arcuria 2021
Graci
Etna Bianco Lenza di Munti 720 slm 2022
Cantine Nicosia
Etna Rosso Contrada Zottorinoto Ris. 2019
Cottanera
Marsala Vergine Ris. 2011
Duca di Salaparuta – Florio
Sicilia Rosso Magma 2020
Frank  Cornelissen
Infatata 2022
Caravaglio
Moro di Testa 2020
Feudi del Pisciotto
Faro  2021
Le Casematte
Etna Rosso San Lorenzo Piano delle Colombe 2020
Girolamo Russo
Etna Bianco Sup. Contrada Volpare Frontebosco 2022
Maugeri
Etna Bianco 2022
Monteleone
Etna Rosso V. Barbagalli 2020
Pietradolce
Etna Rosso Ghiaia Nera Tenute Tascante 2021
Tasca d’Almerita
Etna Rosso Contrada Pietrarizzo 2020
Francesco Tornatore
Etna Bianco Sup. Contrada Villagrande 2019
Barone di Villagrande
Cavadiserpe Mandrarossa 2021
Cantine Settesoli
Il link all’articolo: https://www.gamberorosso.it/notizie/notizie-vino/anteprima-tre-bicchieri-2023-i-migliori-vini-della-sicilia/

Marina Cozzo è nata a Latina il 27 maggio 1967, per ovvietà logistico/sanitarie, da genitori provenienti da Pantelleria, contrada Khamma. Nel 2007 inizia il suo percorso di pubblicista presso la testata giornalistica cartacea L'Apriliano - direttore Adriano Panzironi, redattore Stefano Mengozzi. Nel 2014 le viene proposto di curarsi di Aprilia per Il Corriere della Città – direttore Maria Corrao, testata online e intraprende una collaborazione anche con Essere Donna Magazine – direttore Alga Madia. Il 27 gennaio 2017 l'iscrizione al Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti nel Lazio. Ma il sangue isolano audace ed energico caratterizza ogni sua iniziativa la induce nel 2018 ad aprire Il Giornale di Pantelleria.

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Cultura

Pantelleria, inaugurato il busto a dr. Zurzolo tra gente commossa, riconoscente e affiatata

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L’opera è stata realizzata dal M° Michele Cossyro

Si è svolta ieri, 7 dicembre 2025, la cerimonia di scopertura del busto dedicato al compianto dottor Michele Zurzolo.

In una silenziosa Piazza Perugia, le gente arrivava quasi in punta di piedi, per non disturbare un momento che sarebbe stato prezioso per quel sito e per la comunità pantesca tutta.
Il Sindaco Fabrizio D’Ancona ha aperto la celebrazione annunciando diversi interventi tra cui quello di Maria Casano, che ha promosso l’idea, quello della moglie Anna Maria Brignone, delle due nipoti.

“Il Dottore Michele Zurzolo, nel corso della sua vita professionale, si è dedicato anima e corpo a tutta questa comunità e oserei dire anche a tutta la cittadinanza di Pantelleria – Ha esordito il primo cittadino – Ma molti di voi hanno avuto anche la possibilità di conoscere un amico, una persona che ha fatto della sua professione una storia di vita.  Lui era una persona di altri tempi e lo ha dimostrato. Abbiamo ritenuto come di regola accade quando una persona si contraddistingue in questa vita terrena per le sue attività, per le sue azioni, per le sue gesta, di ricordarlo in una maniera particolare.  Abbiamo deciso di fare un busto commemorativo e di posizionarlo in questa piazza Perugia che è sostanzialmente il cuore di questa contrada.”

Di poi i ringraziamenti alla giunta comunale e, in modo particolare, ai consiglieri Giuseppe Maddalena e Nadia Ferrandes che hanno perorato il progetto, fino al suo completamento.
Così, dopo i toccanti pensieri dei familiari del dr. Zurzolo, l’intervento di Michele Cossyro. L’artista che ha portato il nome di Pantelleria nel mondo con le sue opere ha ben accolto l’invito a realizzare la richiesta, facendo una vera copia non solo delle sembianze, ma anche dell’espressione del medico. Realizzando un basamento singolare, in pietra lavica, ha poi come proseguito l’opera con il busto di bronzo, adesso lucido e liscio.  

Tra i presenti anche il presidente del Consiglio Comunale, Giuseppe Spada, diversi politici, i presidenti dei circoli e di alcune associazioni importanti, tutti testimoni della benevolenza, dell’umiltà, della nobiltà di un uomo coraggioso, che metteva il paziente sopra ogni altra esigenza e pensiero, elargendo diagnosi sempre precise e puntuali e mai sbagliate, nonostante la strumentazione dell’epoca, a Pantelleria.

Va ricordato, non in ultimo, che il Dr. Zurzolo era un grande studioso originario della Calabria, eppure, egli aveva eletto Pantelleria come sede della sua dimora e del suo lavoro, dove ha affrontato vita e professione sempre con un immancabile e inestimabile sorriso bonario e rassicurante.

La toccante cerimonia si è conclusa con la benedizione di Don Ramses.

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Cultura

Pantelleria, oggi presentazione del libro “Le note stonate” di Antonino Maggiore

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Questo pomeriggio, 7 dicembre 2025, dalle ore 16.30, presso i noti locali del Circolo Ogigia di Pantelleria Centro, si terrà la presentazione del libro “Le note stonate” di Antonino Maggiore.

Ad affiancare l’autore, Franca Zona e Giovanna Drago, apprezzate donne di cultura, che si alterneranno in una intervista conoscitiva del libro.

Antonino Maggiore, classe 1982, è un docente di musica presso la scuola primaria di Pantelleria, dove unisce rigore e creatività, nel quotidiano rapporto con l’infanzia.
Lo scrittore pantesco non è alla sua prima opera. Negli anni ha già pubblicato due raccolte poetiche: “Niente di importante” e una “Penna x amico“, grazie alle quali ha ricevuto diversi importanti riconoscimenti.
Le note strane” è un romanzo autobiografico: in viaggio intimistico tra fragilità ed ironia, attraversando il confine spesso sottile tra disperazione e gioia, risa e pianto.

Con il delicato contributo musicale di Maria Bernardo, si profila un piacevole pomeriggio letterario, al caldo e tra “degustatori” di libri.

L’ingresso è libero

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Cultura

I racconti del vecchio marinaio di Pantelleria: Il rito antico della dragunera

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Quel giorno lasciai gli scogli di San Leonardo più presto del solito, mentre i miei amici erano ancora a mollo a mare, in un’acqua trasparente e azzurrina come solo il mare di Pantelleria sa esserlo. Mi soffermai ancora una volta a leggere le scritte multicolori che rendevano meno triste il vecchio bunker di cemento armato della seconda guerra mondiale. L’amore di sempre: “ti voglio bene, “un cuore solo”, “ti amerò per sempre” precedute da un nome femminile e tante altre scritte, eredità amorose di generazioni di giovani panteschi. Una però faceva a pugni con tutte le altre, “Mariuccia buttana”. Doveva essere stato davvero un brutto tradimento, per bollarlo con un marchio di fuoco e per tramandarlo così ai posteri.

Giunsi sulla banchina e lo vidi seduto sulla solita bitta di fronte al castello, la nuvola azzurrina del fumo della sua pipa gli conferiva una strana aureola di mistero. Avevo deciso di porgli alcune domande, ma appena mi vide cominciò a parlare con voce arrochita dal tabacco e dalla salsedine. “Il veliero Madonna di Trapani era un vero e proprio gioiello della marineria pantesca. Due alberi, bompresso lungo come una lancia, vele latine che sapevano piegarsi al vento, ma non alla paura. Patrun Vitu, il suo comandante, era un uomo di mare e di silenzi infiniti, con le mani dure come la nostra pietra lavica e gli occhi di un verde misterioso, che avevano visto tempeste e miracoli. Nelle sue mani il timone seguiva docilmente l’invisibile linea della rotta fissata.

Quel giorno, ero ancora picciotto ‘i varca, avevamo da diverse ore passatu l’isola di Ustica e puntavamo, con tutte le vele spiegate su Trapani, fermarci qui la notte e il giorno seguente tornare a Pantiddraria, dove dovevamo sbarcare delle merci comprate a Napoli. Il mar Tirreno sembrava quieto e il vento amico, ma ‘ogni marinaio sa che “Cu ventu e cu mari nun si fa cuntrattu” (Col vento e col mare non si fa contratto). Così all’improvviso il cielo cambiò.

Una linea nera si stese sull’orizzonte, e il vento cadde morto di colpo. I marinai si guardarono l’un l’altro muti e attoniti. Il capitano Vito salì sul ponte e scrutò quel cielo nerastro e la vide: una dragunera (tromba marina), la maledizione antica e rabbiosa per chi va per mare. Essa, sottile e affilata, scendeva dal cielo come il dito di dio marino irato, girando vorticosamente sull’acqua.

Il nostromo Turi colse l’ansia e il timore degli altri uomini dell’equipaggio e chiese a patrun Vitu di virare. Ma Vito no, non solo perché la cosa era impossibile per mancanza di vento, ma perché egli era uomo che accettava intrepido le sfide in mare. Lui conosceva lu ritu anticu, lo aveva visto fare

da suo nonno e da suo padre prima di lui. Aprì il baule sotto il timone e ne trasse un coltello d’ossidiana, nero come la notte e affilato come il silenzio che precede la burrasca. Poi disse deciso “Mantenete la rotta, non si fugge davanti alla dragunera. Si tagghia”.

Si diresse a prua e la sua figura alta e possente sembrò dominare le onde. Il vento intanto aveva ripreso a soffiare forte e impetuoso che a momenti gli strappava il berretto. La dragunera si avvicinava, ululando conne una magara. Vito attese, fermo, come nu parrinu davanti all’artari. Quando la coda della tromba marina fu a portata, egli disse vecchie parole che non si potevano intendere, poi tracciò con il coltello d’ossidiana una grande croce nell’aria e recitò a voce alta questa preghiera:

Nniputenza di lu Patri,
Sapienza di lu Figghiiu,
pi virtù di lu Spiritu Santu
e pi nnomu di Maria
sta cuda tagghiata sia

Un suono sordo, come un lamento, si levò dal mare. La vorticosa colonna d’acqua si dissolse e il cielo si aprì all’azzurro. Tutti noi marinai, increduli, guardavamo ammirati e a un tempo intimoriti il capitano come si guarda un uomo che ha parlato allora allora con gli spiriti. Vito tornò al timone, rimise il coltello di ossidiana nel baule e disse solo: “Adesso a casa”. Al tramonto del giorno dopo Pantelleria ci apparve all’orizzonte, nera e fiera e materna. Il Madonna di Trapani, come sempre, entrò in velocità nello stretto passaggio che dava al porto vecchio. Solo capitan Vito e qualche altro patrun si potevano permettere di sfidare la scogliera cartaginese semisommersa.

La voce del subitaneo taglio della dragunera si sparse, in un battibaleno, in tutte le contrade dell’isola e da quel giorno ogni marinaio pantesco che incrociava patrun Vitu lo salutava con rispetto misto ad ammirazione. Perché non tutti sanno tagghiare la coda a una tromba marina. E soprattutto non tutti hanno il coraggio di farlo”.

Il vecchio marinaio si tacque definitivamente.
Girò le spalle e si mise a guardare, assorto, il mare come aspettasse l’arrivo di qualcuno, intanto la nuvola azzurrina del fumo della pipa, che lo avvolgeva in tenui volute, gli conferiva un certo non so che di misterioso.

Orazio Ferrara


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