Cultura
Sulla storia della marineria di Pantelleria / 2a parte
di Orazio Ferrara
I corsari che abitavano a Pantelleria nel ‘600
Nel Seicento un altro famosissimo corsaro fu di casa a Pantelleria, ma questa volta nelle vesti di
capitano delle armi e di governatore dell’isola. Ci riferiamo a quel diavolo d’uomo d’armi, che
risponde al nome di Alonso De Contreras.
Il capitano De Contreras, autore delle più belle e gustose
memorie della letteratura spagnola, amicissimo del grande scrittore e drammaturgo Lope de Vega,
conobbe tutti i porti e i postriboli del Mediterraneo, dissipò immense ricchezze, accumulate nella
sua incredibile e fortunata guerra da corsa, col gioco e con belle e fascinose donne. Abilissimo
uomo di mare e corsaro imbattibile beffò più volte in modo atroce i più famosi corsari e pirati turchi
del tempo.
Per qualche tempo fece scorrerie anche nei lontani Caraibi, dando una severa batosta al
famoso e temuto corsaro inglese sir Walter Raleigh, il favorito prediletto della regina Elisabetta I.
Ecco come il De Contreras racconta nelle sue memorie “Le avventure del Capitano” la nomina a
governatore di Pantelleria: “… il Duca di Alburquerque, Vicerè di quel regno (di Napoli e Sicilia),
mi fece grazia del governo di Pantelleria, un’isola che si trova quasi in Barberia, con una piazzaforte
ed un castello con centoventi soldati spagnoli… rimasi al governo di Pantelleria sedici mesi…”. Era
l’anno di grazia 1628. Non tralasciando peraltro, in quella sua breve permanenza, di dare una
lezione come si deve ad “algunos morillos de los que allí vienen para hacer carne y agua”, (alcuni
attaccabrighe che vengono lì per approvvigionarsi di carne e acqua).
I patrun di varca dell’800
Sul finire dell’Ottocento erano numerosi i patrun di varca (quasi sempre capitani e proprietari ad un
tempo del veliero) originari dell’isola di Pantelleria, anche gli equipaggi di questi velieri erano
totalmente panteschi. Le coste preferite del loro commercio erano quelle della Tunisia e
dell’Algeria (la Barberia dei secoli precedenti). Numerosi di essi anzi si insediarono stabilmente
nelle città rivierasche del Nord-Africa per meglio attendere ai propri affari e, non furono pochi,
quelli che poi si naturalizzarono francesi.
Ne ricordiamo qualcuno.
In quel periodo si fanno notare, per il loro andirivieni tra Pantelleria e la Sicilia e le coste africane,
alcune imbarcazioni pantesche, quali la “Caterina F” del capitano proprietario Salvatore Salsedo, la
“Fortunatella” del capitano proprietario Gabriele e la “Marietta” del capitano proprietario Vito
Valenza. Dovrebbe essere di Pantelleria anche la “Vincenzo III” di proprietà del capitano Farina,
ma comandata dal capitano Stanquinto. La “Fortunatella” in quegli anni era a volte comandata dal
capitano Carta, anch’egli nativo di Pantelleria.
Dal giornale “La Dépêche Tunisienne” del 31 maggio 1900, leggiamo: “Hier, le nommé Salcedo
(Salvatore), capitaine-marin, négociant, âgé de quarante-deux ans, venant de Pantelleria (Sicile), est
arrivé en rade de Gabès avec une cargaison de vin blanc et en a vendu six cent cinquante litres à
deux négociants de Gabès” (Ieri, il nominato Salsedo (Salvatore), capitano marittimo,
commerciante, età di quarantadue anni proveniente da Pantelleria (Sicilia), è arrivato nel porto di
Gabès con un carico di vino bianco e ne ha venduto seicentocinquanta litri a due commercianti di
Gabès).
La stessa “Dépêche Tunisienne” in altri numeri poi puntualizzava espressamente che le
imbarcazioni del Salsedo e del Valenza erano del tipo “tartane italienne”. Che cosa sia una tartana è
presto detto. Un’imbarcazione a vela dotata di un unico albero a calcese (sulla punta di esso è
sistemata una puleggia per la drizza della vela) e con vela latina spesso affiancata da un fiocco. Nel
Regno delle Due Sicilie, tra il Settecento e l’Ottocento, la tartana rappresentò uno dei navigli
preferiti, specialmente per chi, come molti panteschi, intraprendeva la guerra per mare quale corsaro
patentato. Sulla tartana si potevano armare numerosi cannoncini, qualcuno giunse ad armarne sino a
18.
La tartana di Salvatore Salsedo era stata battezzata “Caterina F” ovvero “Caterina Figlia” in onore
dell’omonima figlia, natagli da Caterina D’Aietti (anche quest’ultima famiglia di origini basche
come i Salsedo) che aveva sposato il 19 giugno 1887 in Pantelleria.
Sul finir del ‘900
Dunque sul finire dell’Ottocento la marineria dell’isola di Pantelleria era ancora una splendida
realtà, come d’altronde testimoniavano i cospicui traffici del suo porto locale. A titolo d’esempio
prendiamo da documenti ufficiali il movimento di navigazione (arrivi) per l’anno 1893: 351 velieri
e 101 piroscafi per un totale complessivo di 72.992 tonnellate di merci trasportate.
In quel periodo appartenevano a patrun e capitani di Pantelleria ben 41 velieri della portata
complessiva di 594 tonnellate, 117 barche e battelli da pesca della portata di 111 tonnellate e 21
galleggianti da traffico. Come si vede una marineria di tutto rispetto per una piccola isola. Cosa
confermata d’altronde dagli iscritti alla matricola della gente di mare di 1a categoria, in cui
risultavano iscritti circa 650 persone, tra cui un capitano di lungo corso, due capitani di gran
cabotaggio, 45 padroni e 76 fra marinari autorizzati al piccolo traffico ed alla pesca illimitata.
Nei registri della gente di mare di 2a categoria erano iscritti 141 panteschi, dei quali 118 pescatori,
2 mastri d’ascia e 21 allievi mastri di ascia e calafati.
La vocazione marinara di Pantelleria
Tutti questi marinari e pescatori, documentati in carte ufficiali, sono la prova provata della
vocazione marinara dell’isola nei tempi passati. Peraltro questi panteschi di mare, una volta a terra,
si trasformavano in provetti e valenti agricoltori. Il pantesco dei tempi andati era quindi un perfetto
agricoltore-marinaio, cosa non nuova lungo le sponde del Mediterraneo del passato, a cominciare
dai primi colonizzatori greci.
Gli arruolamenti
Gli arruolamenti degli equipaggi dei velieri panteschi si facevano quasi sempre a viaggio e più
raramente “alla parte”, in quest’ultimo contratto si veniva pagati in proporzione del nolo netto
(detratti cioè i costi) che il veliero riusciva a spuntare. L’arruolamento “alla parte” era la più antica
e bella nostra comunanza sul mare, che faceva una cosa sola del veliero, del capitano e
dell’equipaggio. Isolati i contratti “a giornata”, nel qual caso la mercede giornaliera per il marinaro
era fissata in lire due.
Gli armatori principali erano i fratelli Rallo del fu Bernardo, i fratelli Casano del fu Giuseppe e i
D’Ancona, quest’ultimi da secoli protagonisti della vita marinara dell’isola.
Sempre nei documenti del Ministero della Marina Mercantile Italiana ritroviamo una precisa e
dettagliata descrizione del porto di allora, che qui riassumiamo: il porto di Pantelleria è situato sulla
costa settentrionale dell'isola. Gli avanzi che tuttora si vedono delle scogliere, l’una alla punta
Carabella (cognome di un governatore del passato dell’isola) o San Leonardo, e l’altra alla punta del
Camposanto o della Croce, lasciano supporre che l’antico porto fosse fra queste due punte racchiuso
e che avesse un estensione di molto superiore a quella che ha l'attuale porto vecchio, il quale è
delimitato dalle sponde murate dell’abitato tra mezzogiorno e levante, dal molo grande che si
distende da libeccio a greco e da un molo piccolo con direzione da levante a ponente.
I patroni celesti
Come tutta la gente di mare che si rispetti anche quella di Pantelleria ebbe i suoi patroni celesti. A
cominciare da Nostra Signora della Margana, patrona dell’isola, che da sempre ha vegliato sulle
rotte e sui viaggi dei marinai panteschi. Altro santo marinaro dell’isola è San Fortunato giovane
martire della Legione Tebea, peraltro compatrono dell’isola unitamente alla Madonna della
Margana. Il culto di San Fortunato si rafforzò al tempo dell’emersione dell’effimera isola
Ferdinandea (anno 1831), cosa che aveva provocato una serie di scosse terremoto sull’isola. Fu
invocato San Fortunato, in quanto era considerato fin dal tempo più antico un protettore contro i
terremoti.
A Dio e San Fortunato piacendo l’effimera isola Ferdinandea poi scomparve divorata dai flutti e
anche i tremori e i sussulti della terra a Pantelleria cessarono del tutto. Tutti i panteschi gridarono al
miracolo e ognuno, da allora, tenne in somma considerazione San Fortunato. Dunque “il gran
Fortunato Cossyra salvò”. Poiché il pericolo era venuto dal mare, anche i patrun ’i varca e i marinai
dell’isola, non dimentichiamo che nell’Ottocento Pantelleria era terra di “esperti marini” e aveva
una vera flottiglia di leudi (scafi a vela di circa 15 metri e con una capacità di carico di una trentina
di tonnellate), riscoprirono in San Fortunato il lato “marinaro” e quindi da pregare e invocare per la
protezione nei pericoli e nei fortunali di mare. Non a caso San Fortunato Martire Tebeo (quindi lo
stesso di Pantelleria) era ed è il patrono di una marineria famosa come quella della cittadina di
Camogli in Liguria.
Il sasso lanciato nell’acqua stagnante
Termino questo breve e rapido (e lacunoso, per ovvi motivi) excursus sulla Pantelleria marinaresca,
che deve essere considerato un sasso lanciato in un’acqua stagnante da tempo, con l’auspicio e la
speranza che giovani studiosi continuino le ricerche sull’argomento.
Orazio Ferrara
Foto: Sciabecco cristiano contro corsari barbareschi
Cultura
Pantelleria, 7 dicembre cerimonia di svelamento del busto in bronzo in memoria del Dott. Michele Zurzolo
Opera del M° Michele Cossyro
La nota del nostro Sindaco Fabrizio D’Ancona
Alla cittadinanza, Il Sindaco comunica che il 7 dicembre, alle ore 16:00, in Piazza Perugia, nella contrada Tracino, avrà luogo la cerimonia di svelamento del busto in bronzo dedicato al Dott. Michele Zurzolo, medico che ha segnato in maniera indelebile la storia umana e sanitaria della nostra isola.
Originario della Calabria, il Dott. Zurzolo scelse di restare sull’isola, facendo della professione medica una vera e propria vocazione al servizio della comunità.Per decenni è stato un punto di riferimento costante per intere famiglie, raggiungendo anche le zone più difficili dell’isola con spirito di sacrificio, senso del dovere e profonda umanità. Il suo operare è stato caratterizzato da una presenza discreta ma instancabile, sempre vicino ai più fragili, spesso senza badare al compenso, ma solo al bisogno delle persone.
La realizzazione del busto rappresenta un segno concreto di riconoscenza pubblica verso un uomo che ha interpretato la medicina non solo come professione, ma come autentico servizio alla collettività, lasciando un’eredità morale che ancora oggi vive nella memoria dei panteschi.
La scelta di Tracino, luogo in cui il dottore visse e operò, conferisce a questo omaggio un valore ancora più profondo, legato al territorio e alla comunità che più direttamente ha beneficiato della sua dedizione. Un sentito ringraziamento è rivolto al maestro Michele Cossyro, autore dell’opera, che con sensibilità artistica ha contribuito a rendere permanente il ricordo di una figura così significativa per l’isola. La cittadinanza è invitata a partecipare a questo momento solenne di memoria e gratitudine collettiva.
Cultura
Pantelleria – UNIPANT: nuova convenzione con l’Unione Professionisti per il cashback solidale
Prosegue l’ampliamento dell’offerta formativa accreditata con i corsi e-learning per gli Ordini Professionali: la formazione certificata che finanzia l’Educazione Informale agli Adulti
L’UNIPANT segna un altro importante passo avanti nella sua missione di arricchimento culturale e professionale del territorio. È stata ufficializzata la convenzione con Unione Professionisti, la piattaforma italiana di riferimento per la formazione tecnica online accreditata.
Questa partnership nasce con un doppio obiettivo: abbattere le barriere geografiche, portando sull’isola percorsi di aggiornamento professionale certificati di alto livello, e sostenere attivamente le iniziative culturali locali.
Formazione tecnica di eccellenza, senza vincoli
Grazie a questo accordo, i professionisti dell’isola potranno accedere al vasto catalogo di Unione Professionisti: oltre 100 corsi e-learning pensati per Ingegneri, Architetti, Geometri, Periti Industriali e Agrari, Agronomi, Geologi e Avvocati.
L’offerta formativa copre aree strategiche e attuali come Sicurezza, Energia, Progettazione, Transizione Ecologica e Digitale. La modalità è pensata per chi lavora: tutti i corsi sono on demand, senza scadenze né orari fissi. È possibile seguire le video-lezioni, scaricare il materiale didattico e sostenere i test finali in totale autonomia, ottenendo i Crediti Formativi Professionali (CFP) riconosciuti dai principali Ordini.
Un circolo virtuoso per la cultura: il “Cashback Solidale”
La convenzione non porta solo vantaggi ai singoli professionisti, ma all’intera comunità. Il meccanismo è semplice: per ogni corso acquistato tramite i link forniti da UNIPANT, Unione Professionisti donerà il 20% del valore dell’acquisto all’associazione.
“A te non cambia niente, ma per noi fa la differenza”: il prezzo per l’utente rimane invariato (con corsi a partire da soli 9,95€ e sconti esclusivi), ma quella percentuale permetterà all’UNIPANT di finanziare e offrire gratuitamente nuove attività didattiche informali e attività culturali per tutti gli abitanti dell’isola.
Perché scegliere questa formazione?
· Accreditamento: Rilascio di CFP validi e certificati riconosciuti.
· Flessibilità totale: Studio online senza limiti di tempo.
· Qualità: Materiali allineati alle normative più recenti e tutor dedicati.
· Convenienza: Prezzi accessibili e supporto diretto alle attività dell’UNIPANT.
Come aderire Per scoprire i corsi in promozione, investire sulla propria crescita professionale e, contemporaneamente, sostenere la cultura sull’isola, è sufficiente visitare la pagina dedicata sul sito ufficiale.
Link alla convenzione e catalogo corsi: https://www.unipant.it/convenzione-unione-professionisti/
Per maggiori informazioni: UNIPANT 331 490 5245 – Email: info@unipant.it – https://www.unipant.it/formazione-certificata/
Spettacolo
Sanremo, ecco i 30 cantanti in gara al 76° Festival della Canzone
Le date e le 4 nuove proposte
Carlo Conti come annunciato nei giorni, quest’oggi in diretta del Tg1 delle 13:30, ha rso noti i nomi dei 30 big che parteciperanno alla 76ª edizione del Festival di San Remo.
La manifestazione canora si terrà dal 24 al 28 febbraio e come lo scorso anno, ci saranno anche le Nuove Proposte, che saranno però rese note dopo la finale di Sanremo Giovani, in onda il 14 dicembre su Rai1.
La lista dei cantanti a Sanremo 2026
Tommaso Paradiso
Chiello
Serena Brancale
Fulminacci
Ditonellapiaga
Fedez e Masini
Leo Gassmann
Sayf
Arisa
Tredici Pietro
Sal Da Vinci
Samurai Jay
Malika Ayane
Luché
Raf
Bambole di Pezza
Ermal Meta
Nayt
Elettra Lamborghini
Michele Bravi
J-Ax
Enrico Nigiotti
Maria Antonietta E Colombre
Francesco Renga
Mara Sattei
LDA e Aka7ven
Dargen D’Amico
Levante
Eddie Brock
Patty Pravo
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