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Curiosità

Storia del buccellato, la ciambella natalizia più amata dai siciliani

Nicoletta Natoli

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Trionfo di sapore e dolcezza, il buccellato è una produzione tipica della provincia di Palermo ed è stato inserito nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani, redatta dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.

Come tante altre prelibatezze siciliane, il buccellato è il risultato di secoli di storia e contaminazioni culturali. Immancabile sulle tavole per tutto il periodo delle festività, in provincia di Palermo era l’unico dolce natalizio prima dell’avvento del panettone e del pandoro, importati dall’Italia settentrionale. Gli ingredienti dell’impasto del buccellato cambiano a seconda delle zone in cui viene preparato, ma ovunque la frolla viene chiusa e modellata con la forma di una ciambella, cotta al forno, farcita all’interno e decorata all’esterno.

Attualmente il buccellato occupa un posto d’onore tra le squisitezze siciliane, ma in realtà ha origini toscane. Nel Medioevo, infatti, si diffuse sull’isola grazie a una comunità lucchese che si trasferì a Palermo, e ne divulgò la ricetta. A Lucca all’epoca si preparava un dolce a forma di ciambella, farcito con l’uva passa e chiamato proprio buccellato. Questo dolce esiste ancora oggi e viene denominato Buccellato di Lucca per non creare confusione tra le due ricette. Naturalmente, in Sicilia il dolce subì l’influenza della cultura araba e si arricchì di ingredienti quali i cedri, le arance, le mandorle, i fichi secchi, la cannella, la zuccata, la crema al latte e la crema al cioccolato.

La parola buccellato deriva dal tardo latino “buccellatum”, che significa sbocconcellato. Il buccellatum era proprio un pane dolce a forma di ciambella, che già gli antichi Romani preparavano nei periodi delle loro festività. Questo veniva abbellito con delle punte, intagliando la pasta in superficie per farla diventare una corona, il cosiddetto Panis Coronarius.

Analizzando più approfonditamente il termine buccellato, possiamo rinvenire informazioni molto interessanti sulla storia del dolce. Partendo sempre dall’epoca romana, troviamo la denominazione Panis Buccella, che indica un pane intagliato prima della cottura in forno, affinché poi potesse essere spezzato con le mani e portato alla bucca. In seguito, il pane assumeva la forma di un cerchio oppure di una corona, con un buco centrale a forma di ciambella, che lo rendeva un vero e proprio “pane bucato”, chiamato buccellatus o buccellarius.  

Nicoletta Natoli

Il buccellatus era preparato con una farina di qualità diversa a seconda di chi lo avrebbe gustato. Esso poteva essere destinato ai naviganti, che lo chiamavano Panis Nauticus, oppure ai legionari, che lo definivano Panis Castrensis. Questi ultimi apprezzavano particolarmente la capacità di una lunga conservazione e la comoda trasportabilità, e infilavano le forme del buccellato come se fossero anelli nei loro bastoni. Nel tempo la parola buccellatus assunse anche una sfumatura “sociale” e fu usata per prendere in giro il corpo di guardia degli imperatori Antonini, i cosiddetti bucellarii, chiamati mangiapane o buffoni per sottolineare la loro infedeltà e corruttibilità.

Nei primi periodi la ricetta del buccellato, considerato un “panis siccus” – cioè un pane secco –, non era gradita a tutti, ma con l’andare del tempo lo stile alimentare divenne più raffinato e il buccellatus diventò più gustoso grazie ai frutti freschi o secchi, ai fichi, al miele o perfino al sale. Sfruttando la sua capacità di lunga conservazione, oggi il buccellato è preparato anche per essere semplicemente esposto durante i pranzi e le cene del periodo natalizio, mostrando così la sua centralità sulle tavole siciliane durante tutto il periodo delle festività.

Nicoletta Natoli

Mi chiamo Nicoletta Natoli e sono nata a Palermo il 22 gennaio del 1982. Ho sempre sognato di lavorare nel campo delle lingue straniere, e ho avuto la fortuna di riuscirci diventando una traduttrice, anche grazie ai miei genitori che mi hanno sempre sostenuta in tutte le mie scelte. Le mie più grandi passioni sono la musica, il calcio, i viaggi, la lettura, le serie TV e tutto ciò che riguarda la Spagna. Poco tempo fa la frequentazione di un corso di scrittura ha fatto nascere dentro di me la voglia di raccontarmi e di raccontare agli altri, e sono molto grata di avere l’opportunità di poterlo fare.

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Cultura

Oggi attenti al Pesce d’Aprile. Perchè si chiama così la tradizione nata nel rinascimento

Direttore

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Cos’è il “Pesce d’aprile”

 
Tutti noi ci siamo cascati almeno una volta nella vita e ne avremo subiti a bizzeffe di Pesce d’Aprile, ma vi siete mai chiesti perché il primo aprile è consacrato alla festa degli scherzi?

Tutta una questione legata al Capodanno

Prima dell’adozione del calendario Gregoriano, quando siamo già in epoca rinascimentale, nel 1582, il Capodanno era celebrato tra il 25 marzo (la vecchia data dell’equinozio di primavera) e il 1 aprile.

Così una delle ipotesi sull’origine vede che, a seguito del cambiamento di calendario, non tutti si abituarono alla modifica e vennero quindi additati come gli “sciocchi d’aprile”. 
Ma la storia

Nella storia

In Europa, alla fine del 1500  i festeggiamenti del 1° d’aprile diventarono usanza. 
Nella Francia di Re Carlo IX e nella Germania degli Asburgo, quest’ultima si diffonde poi in Inghilterra (nel XVIII secolo) e negli altri stati.

La leggenda vuole che molti francesi, contrari a questo cambiamento, continuassero a festeggiare il capodanno scambiando doni come avevano sempre fatto.

Alcune persone burlone cominciarono a  consegnar loro regali assurdi o vuoti durante feste inesistenti, per prendersi gioco dei negazionisti.
Spesso era un regalo vuoto, dove poter trovar un biglietto con la scritta poisson d’avril: pesce d’aprile.

In Italia l’usanza del 1° aprile è di recente acquisizione: risale agli anni tra il 1860 e il 1880.  La tradizione si radicò prima tra i ceti medio-alti, poi conquistò il resto del popolo.

Ma perchè proprio il pesce

La spiegazione è più semplice di quanto si immagini: i pesci abboccano facilmente all’amo.
Come le vittime degli scherzi “abboccano” facilmente alla presa in giro.

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Curiosità

Lo stampatello siciliano

Nicoletta Natoli

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Dalla Trinacria arriva la risposta alle lezioni di corsivo su TikTok

Tra le prime cose che ci insegnano a scuola ci sono la differenza tra le lettere maiuscole e minuscole, e quella tra il corsivo e lo stampatello. Quanti quaderni riempiti di pagine con la stessa lettera per imparare a scrivere nel modo corretto!

Ma, da qualche mese le nostre certezze di piccoli studenti sono state messe in discussione. Infatti, il corsivo dal giugno del 2022 ha smesso di essere soltanto uno stile di scrittura, e grazie ai social è diventato addirittura un modo di parlare! Inevitabilmente, tutto ciò ha scatenato una serie di reazioni, tra le quali spiccano le lezioni di stampatello siciliano. Andiamo con ordine per raccontarvi la fenomenologia di questo trend.

A lezione di corsivo

A operare questa improbabile trasformazione è stata la milanese Elisa Esposito. Classe 2003, appena diplomatasi, è una influencer di grande successo. La sua popolarità è arrivata ai massimi livelli da quando ha pubblicato su TikTok le sue “lezioni di corsivo“, diventate virali fin dal primo video. Sostanzialmente, parlare in corsivo significa pronunciare le parole in un modo diverso: allungarle e storpiarle, mescolando le vocali e generando un effetto che potremmo definire cantilenante. Fondamentalmente, la parlata in corsivo nasce per sbeffeggiare il modo di parlare delle ragazze di Milano, anche se la moda del corsivo era già diffusa da molti anni su TikTok.

Il personaggio della professoressa di corsivo ha portato molta fortuna alla giovane Elisa, ma indubbiamente le ha anche regalato una corposa scia di detrattori e di riscontri negativi. Tra le reazioni a questo fenomeno che invece si caratterizzano per ironia, simpatia e leggerezza, ci sono sicuramente le lezioni di STAMPATELLO SICILIANO, tenute dal “professor” Stefano Piazza.

Il siciliano, la lingua che ti dà una mano!

“Sosia ufficiale di Can Yaman e Michelle Hunziker, e spacciatore di corbellerie biologiche a km 0.” Questo è l’esilarante identikit inserito sul suo profilo Facebook da Stefano Piazza, palermitano purosangue, comico di razza e ideatore del famoso format Piazza Grande. È proprio lui ad aver dato una delle risposte più divertenti alle lezioni di Elisa Esposito, ovvero le lezioni di STAMPATELLO SICILIANO, che lui stesso all’inizio di ogni video definisce: “la lingua che ti dà una mano!”

Gli irresistibili video del comico palermitano sono sbarcati su TikTok e su YouTube proprio in concomitanza con il grande successo ottenuto dalle lezioni di Elisa Esposito. Basta iscriversi ai suoi canali per imparare parole e modi di dire siciliani, spiegati rigorosamente IN STAMPATELLO! Tra i vari contenuti, si può scoprire chi è il “TASCIO”, cosa vuol dire il verbo “SQUARARI”, la definizione di “LAGNUSU” e il significato del detto “PER UN CORNUTO UN CORNUTO E MEZZO”.

BUON DIVERTIMENTO!

Nicoletta Natoli

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Curiosità

Pantelleria, una straordinaria bassa marea ridisegna i profili dell’isola

Giuliana Raffaelli

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Una bassa marea eccezionale si sta verificando in questi giorni a Pantelleria.

La linea di costa è arretrata di alcune decine di centimetri, ma non è apprezzabile chiaramente in tutto il suo perimetro. Rocce normalmente sommerse cedono il posto a nuovi panorami che sembrano ridisegnare i contorni dell’isola.

Immaginando di divedere in due l’isola con il dodicesimo meridiano, la natura vulcanica sembra creare una morfologia molto eterogenea e frastagliata che disegna bassi fondali nella zona occidentale mentre lascia il testimone ad alte falesie in quella orientale. Percorrendo l’isola si osservano molte aree in cui si apprezzano rocce che prima non si vedevano, perché sommerse. Con la linea di costa che sembra allungarsi verso il largo. Nella zona di Campobello, ad esempio, si stanno creando linee che disegnano nuovi profili, con alghe, prima sommerse, che iniziano a seccarsi mostrando colori più chiari e inusuali. Molto evidente il fenomeno anche a Khattibuale e Suvaki, dove a causa dei bassi fondali la scogliera guadagna metri sul mare. Nel porto di Pantelleria emergono i resti di quello che era l’antico molo (“banchina delle tre colonne”). Scogli il più delle volte sommersi che non poche insidie causano ai diportisti meno esperti (e “non locali”) durante la stagione estiva.

Ma non si tratta di un evento solo locale. Questo incredibile fenomeno si sta verificando in diverse aree del litorale italiano, tra cui la Sicilia. Ma è in Puglia, a Porto Cesareo, che la linea di costa è arretrata in modo incredibile: di ben 70 metri. Il panorama mostra barche spiaggiate e l’isola dei conigli che diventa penisola. A Lecce le chiamano “secche di marzo” e sembra che possano accadere, ma non a questi livelli. A Venezia torna il fenomeno dei “canali asciutti”, con gondole in secca. Non si verificava dal 1994.

Ma vediamo quali sono le cause

Non è chiaro quale sia il reale motivo si questo straordinario fenomeno.

Quello che sappiamo per certo è che sia eventi naturali che astronomici determinano la situazione legata alle maree.

Questa eccezionale bassa marea sembra essere dovuta prevalentemente al perdurare di una situazione meteorologica di alta pressione in cui prevale una struttura anticiclonica. La stessa che ha investito tutta l’Europa centro-meridionale ormai da più mesi. Una prolungata situazione di alta pressione che continua a tenere molto bassi i livelli della marea. Tale configurazione ha tra le altre conseguenze le poche precipitazioni e i connessi fenomeni di siccità osservati da lungo tempo.

A questi si aggiungono i fattori astronomici. Il fenomeno delle maree è infatti dovuto all’influenza esercitata da Sole e Luna sul nostro Pianeta. Ed entra in gioco la forza gravitazionale universale che vede due corpi attrarsi reciprocamente in funzione della propria massa e della distanza.

Non volendo entrare nel merito delle oscillazioni di marea giornaliere che si verificano, ad esempio, nelle coste nord europee di Francia e Inghilterra, la Luna esercita una forza di attrazione sulla Terra che si ripercuote sulla massa liquida (quindi le acque di mare, oceani, laghi) perché questa, a differenza della parte solida (cioè delle terre emerse), è più soggetta alle deformazioni.

A questo fenomeno contribuisce anche il Sole che, seppure con una forza di attrazione minore rispetto a quella della Luna (perché più lontana dalla Terra), fa sentire comunque il suo effetto.

Quindi, applicando la legge di gravitazione universale di Newton, quando la Luna si trova più vicina alla Terra esercita una forza gravitazionale maggiore e ha una forza centrifuga inferiore, dando luogo all’alta marea.

La bassa marea, invece, si verifica nei luoghi che si trovano a 90° rispetto ai punti di maggiore e minore distanza Terra-Luna. In questi luoghi le due forze sono indirizzate verso il centro della Terra facendo manifestare il fenomeno della bassa marea.

Manuel Mazzoleni, meteorologo di 3bMeteo, ha commentato i fenomeni che si stanno verificando in questo periodo così: “Il fenomeno verificatosi in questi giorni è la risultante di una serie di fattori… In primis c’è una componente astronomica, dettata dalla posizione della Terra, Sole e Luna che appunto danno origine alla marea astronomica. Guardando l’andamento della marea astronomica e quindi della variazione dell’alta del livello del mare, si evince che proprio in queste giorni si stanno registrando le variazioni maggiori, sia positive (alta Marea) che negative (bassa Marea), con oscillazioni anche di 20-25 centimetri attorno al livello medio del mare. A questo si aggiunge anche una componente meteorologica”.

Giuliana Raffaelli

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