Cultura
Siracusa, Ritrovato e identificato a Siracusa il relitto del Regio Rimorchiatore “Curzola”
Recentemente segnalato da Fabio Portella, Ispettore Onorario per i Beni culturali sommersi della provincia di Siracusa, a seguito di accurate indagini storico archivistiche svolte in collaborazione con la Soprintendenza del Mare, è stata ricostruita la storia ed il destino del Regio Rimorchiatore “CURZOLA”, ritrovato a poche miglia nautiche di distanza dalla localita di Brucoli, in provincia di Siracusa.
Il relitto giace ad una profondita di 116 metri in assetto di navigazione, con la prua rivolta a 320° e il suo nome apposto in evidenza sulla poppa. Si tratta di un rimorchiatore di 250 tonnellate di stazza lorda, lungo 29 metri e largo 6, varato in Olanda nel 1914 e inizialmente battezzato “Luigi”.
A seguito del suo trasferimento dalla II Sq. di Taranto alla I Sq. di Augusta, il 10 marzo 1935 alle 21,30 salpò verso la sua nuova destinazione con un infausto destino: avvistato al traverso di Punta Stilo alle 17 del giorno successivo, ebbe l’ultimo contatto con Radio Messina alle 19,13 e sarebbe dovuto arrivare ad Augusta la mattina del 12 marzo.
I successivi quattro giorni di intense ricerche, condotte con l’utilizzo di non meno di 15 unita navali, un sommergibile e la 186° sq. idrovolanti di Augusta con i CANT 501 (quest’ultima purtroppo ostacolata da condizioni meteo marine avverse), non diedero alcun esito. Il sinistro presagio della tragedia si ebbe il successivo 25 marzo quando, sulla spiaggia di Vaccarizzo (a sud della foce del fiume Simeto), furono ritrovati due salvagenti con la scritta “Rimorchiatore Curzola, di parte del legname e un’asta di bandiera.
Vista la robustezza del rimorchiatore, l’esperienza del comandante, la mancanza di un SOS e le condizioni del mare non proibitive, venne allora ritenuto che l’affondamento potesse essere avvenuto in un tempo brevissimo per un evento improvviso come ad esempio la collisione con una nave a sud di Capo Spartivento.
Nel naufragio perirono diciotto uomini, tre sottufficiali e quindici marinai, le cui famiglie, informate con un telegramma tra il 19 e il 22 marzo, furono successivamente sostenute economicamente tramite un fondo finanziario dall’Istituto Principe di Piemonte.
La Soprintendenza del Mare si farà portavoce presso la Marina Militare sull’opportunita di avvisare gli eventuali eredi delle famiglie che allora vissero la tragedia della scomparsa dei propri cari, e chiederà alla Guardia Costiera di Siracusa l’emissione di un’ordinanza di regolamentazione dell’accesso al sito.
La vicenda riporta alla memoria un altro episodio che ha interessato le acque siracusane dieci anni prima del dramma del “Curzola”, a testimonianza del fatto che al di là della maggiore robustezza e dell’addestramento degli equipaggi, anche le unita militari potevano essere perdute in tempo di pace per tragiche fatalita.
Si tratta del sommergibile “Sebastiano Veniero, affondato nel 1925 per collisione con il piroscafo “Capena” e segnalato gia nel 1993 da Enzo Maiorca, che condivide con il rimorchiatore “Curzola” all’interno del circondario marittimo di Siracusa, lo status di sacrario militare.
Da un articolo sul “Curzola” pubblicato su “Il Popolo Marinaro” del 15 marzo 1935:
“…È la storia di tutti i tempi e tutte le marine. È il tributo che il mare, di tanto in tanto, richiede all’’umanita ardimentosa, come a conferma e a ricordo della sua forza e della sua ira indomabile dinanzi a cui la tecnica e la scienza chinano il capo rassegnate…”
La Soprintendenza del Mare ringrazia, oltre l’Ispettore Onorario Fabio Portella, lo staff che ha consentito le immersioni sul sito e le ricerche storiche: Stefano Gualtieri, Linda Pasolli, Alessandro Celano, Antonio Di Grazia, Luca Galanti, Marco Gargari, e Salvatore Portella.
Cultura
Pantelleria, lavori di adeguamento, messa in sicurezza ed efficientamento energetico della palestra della Scuola Media “Dante Alighieri”
Alla cittadinanza, Il Sindaco comunica che l’Amministrazione comunale di Pantelleria ha portato a compimento l’iter amministrativo e progettuale necessario per il recupero e la piena rifunzionalizzazione della palestra della Scuola Media “Dante Alighieri”, struttura da tempo inagibile e fortemente attesa dalla comunità scolastica dell’isola. Il Sindaco comunica che l’intervento rientra in una più ampia strategia di riqualificazione dell’edilizia scolastica, con l’obiettivo prioritario di garantire sicurezza, accessibilità, sostenibilità energetica e qualità degli spazi destinati alle attività formative e sportive.
Il progetto prevede opere di adeguamento strutturale e funzionale, la messa in sicurezza dell’edificio, il miglioramento delle prestazioni energetiche attraverso l’installazione di impianti moderni e l’utilizzo di fonti rinnovabili, nonché il completo ripristino della fruibilità della palestra per studenti, associazioni sportive e iniziative collettive. Il Sindaco comunica che l’intervento consentirà di restituire alla cittadinanza una struttura fondamentale per la crescita educativa, sociale e sportiva dei giovani di Pantelleria, colmando una carenza che per anni ha inciso negativamente sull’offerta di spazi adeguati alle attività motorie.
L’Amministrazione è consapevole che l’esecuzione dei lavori potrà comportare disagi temporanei; tuttavia, il cronoprogramma è stato definito con l’obiettivo di contenere l’impatto sulle attività scolastiche, con una durata complessiva stimata in circa 14 settimane. L’Amministrazione continuerà a seguire con attenzione tutte le fasi successive, dall’affidamento dei lavori alla loro realizzazione, assicurando trasparenza, rispetto dei tempi e tutela dell’interesse pubblico. Pantelleria guarda avanti, investendo sulle scuole, sulla sicurezza e sul futuro delle nuove generazioni.
Cultura
Il violinista di Solarino Don Paolo Teodoro e le radici di una tradizione di due secoli
La storia nascosta di un paese che ha fatto della musica una firma identitaria
Nel 1827, quando il paese non era ancora Comune, un documento d’archivio rivela la presenza inattesa di un musicista professionista. Da allora Solarino non ha mai smesso di essere una comunità musicale.
Solarino – Nel 1827 il paese non era ancora autonomo e viveva un momento di transizione politica e amministrativa. Eppure, in quell’anno cruciale, emerge un dettaglio sorprendente che permette di leggere la storia locale da una prospettiva nuova. Tra gli atti conservati presso l’Archivio di Stato di Siracusa compare il nome di Don Paolo Teodoro, registrato come violinista.
Un dato che, per l’epoca, spacca in due l’immagine consueta di un borgo rurale fatto solo di agricoltori e artigiani.
Il musicista che rompe gli schemi
Il documento mostra chiaramente che Don Paolo Teodoro non era soltanto un residente rispettato di Solarino. Era un musicista. Un ruolo insolito in un contesto rurale del primo Ottocento, dove la musica raramente compariva nelle registrazioni ufficiali. Teodoro abitava in via Fontana, insieme alla moglie Costantino Eloisa, ma la sua formazione aveva radici ancora più profonde. Da giovane, infatti, era cresciuto in una parte dell’attuale Palazzo Requesens, allora indicato come Piano Palazzo n.2, oggi cuore dell’odierna Piazza del Plebiscito, luogo simbolo della vita sociale solarinese. Una crescita in un ambiente architettonico e culturale privilegiato che spiega – almeno in parte – la precocità di una vocazione musicale riconosciuta persino dagli atti civili borbonici.
Una tradizione musicale che Solarino non ha mai abbandonato
Il caso di Don Paolo Teodoro non è un episodio isolato, ma il primo tassello visibile di una storia più lunga. Perché a differenza di tanti altri centri siciliani, Solarino non ha mai smesso di essere un paese musicale. Bande storiche, maestri locali, scuole di musica, gruppi giovanili, famiglie che tramandano strumenti da generazioni, musicisti nazionali , la musica, qui, non è un accessorio, ma un linguaggio collettivo. E questa continuità testimonia una capacità rara: fare dell’arte una parte della propria identità civile. Non tutte le comunità hanno saputo compiere questa scelta. Molti centri rurali hanno perso nel corso del Novecento le proprie tradizioni culturali, travolti da emigrazione e modernizzazione. Solarino, invece, ha seguito una traiettoria diversa: ha difeso la musica, l’ha fatta propria, l’ha trasformata in patrimonio comune.
Questo è il vero punto di forza del paese. Una maturità culturale che trova le sue prime radici in persone come Don Paolo Teodoro: uomini capaci, già due secoli fa, di portare l’arte dentro la vita quotidiana di una comunità in trasformazione. Oggi, quando strumenti e prove musicali risuonano nelle case, nelle scuole e nelle piazze, è possibile intravedere un filo diretto con quella firma d’archivio del 1827. Solarino continua a distinguersi per il suo fermento artistico. E la storia del violinista Don Paolo Teodoro si rivela allora molto più che una curiosità d’epoca: è l’origine documentata di un percorso identitario che il paese ha scelto di portare avanti con orgoglio. Due secoli dopo, Solarino resta un paese che suona e questa è, senza dubbio, una delle sue vittorie più grandi.
Laura Liistro
Cultura
Elena Pizzuto Antinoro: da Santo Stefano Quisquina alla scena internazionale della ricerca linguistica
Donna siciliana, studiosa di straordinaria competenza e voce autorevole della ricerca italiana, Elena Pizzuto Antinoro è considerata una delle figure più influenti negli studi contemporanei sulla comunicazione e sulle lingue dei segni.
Psicologa, linguista e ricercatrice del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ha contribuito in modo determinante al riconoscimento della Lingua dei Segni Italiana (LIS) come sistema linguistico pienamente strutturato, superando visioni riduttive che ne avevano a lungo limitato la comprensione. Il suo percorso accademico si è svolto tra l’Italia e gli Stati Uniti, dove ha approfondito la Lingua dei Segni Americana (ASL) entrando in contatto con metodologie di ricerca all’avanguardia. Questa esperienza internazionale fu decisiva: rientrata in Italia, introdusse nuovi paradigmi analitici che avrebbero innovato radicalmente lo studio della LIS, collocando la ricerca italiana in un dialogo costante con quella mondiale. Caratteristica centrale del suo lavoro fu l’approccio interdisciplinare.
Elena operò a stretto contatto con persone sorde, analizzando i processi cognitivi, le strutture linguistiche e le dinamiche comunicative della lingua visivo-gestuale. Le sue pubblicazioni rappresentano oggi un riferimento fondamentale non solo in Italia, ma anche nel contesto internazionale degli studi sulle lingue dei segni. Tra le iniziative più rilevanti da lei guidate figura VISEL, progetto dedicato allo sviluppo di sistemi di scrittura per la lingua dei segni e alla definizione di strumenti didattici innovativi. Un contributo che ha ampliato le possibilità di ricerca e di accesso alla comunicazione visiva, rafforzando il ruolo dell’Italia nel panorama scientifico globale. Colleghi e collaboratori ricordano Elena Pizzuto Antinoro come una professionista rigorosa, dotata di una forte integrità etica e di una visione capace di anticipare nuove prospettive. Il silenzioso applauso con cui la comunità sorda l’ha salutata ne sottolinea il profondo impatto umano e scientifico.
Oggi, Elena Pizzuto Antinoro è riconosciuta come una figura chiave della linguistica internazionale e un esempio di eccellenza femminile nel mondo accademico. Siciliana, figlia di Santo Stefano Quisquina, ha portato la sua terra d’origine nei principali centri di ricerca del mondo, lasciando un’eredità destinata a influenzare a lungo gli studi sulla comunicazione e sulle lingue dei segni.
Laura Liistro
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