Cultura
Servizio militare di leva, le tappe di un obbligo durato 143 anni

i QUANDO IL SERVIZIO MILITARE ERA OBLIGATORIO… I SICILANI VENIVANO DESTINATI AL NORD E I PIEMONTESI AL SUD L’ obbligatorietà della cosiddetta “naja”, introdotta nel Regno d’Italia nel 1861, è stata resa inattiva dal 1° gennaio 2005. Nel Dopoguerra la sua durata era scesa da 18 a 10 mesi e sono state riconosciute l’obiezione di coscienza e il servizio civile sostitutivo. Il Ricordo… Era il 17 maggio del 1978 anch’io come la maggior parte dei giovani abili al servizio militare partii dalla mia città Ragusa per andare ad Orvieto presso la Caserma “Piave” a svolgere la selezione e l’addestramento (CAR). Nel mio caso fui incorporato a svolgere il servizio di leva presso il I Battaglione Bersaglieri “La Marmora” di stazza a Civitavecchia come Bersagliere scelto incarico 30/A (Assaltatore). Ragazzi di ieri, uomini di oggi, che con il trascorrere del tempo hanno mantenuto il ricordo di quel periodo della loro vita spesso con il desiderio di raccontarlo o anche solo di incontrare nuovamente i propri commilitoni. Com’è noto il servizio obbligatorio di leva venne sospeso nel 2004 con la legge Martino. Un’istituzione durata 143 anni, dalla nascita del Regno d’Italia fino al gennaio 2005 quando giurarono i nati nel 1985, l’ultimo scaglione di leva. Quei mesi di coscrizione obbligatoria (prima 24 poi 12) per molti giovani rappresentarono una finestra verso un mondo fino ad allora sconosciuto: la propria Nazione. Quella chiamata obbligò infatti i giovani che raggiungevano la maggiore età a partire da casa superando, magari per la prima volta, i confini del proprio paese. Non a caso in tanti riconoscono il servizio militare obbligatorio quale strumento che facilitò la costruzione dell’unità d’Italia, oltre che la diffusione dell’italiano. “All’arme, All’arme, e siamo già borghesi, son giorni e non so mesi, e non si sente più la ritirata neppure il contrappello e l’adunata…”. Quanti uomini ragusani ricordano queste parole, gli ultimi i nati nel 1985, che significavano ritorno a casa dopo aver assolto l’obbligo di leva. Intere generazioni di isolani hanno dato il loro contributo alla patria e ancora oggi conservano quella divisa. Oggi la maggior parte, che vediamo sfilare alle parate, è composta da professionisti ma fino al 2005 non era così. Tutto iniziava intorno ai diciassette anni con i famosi tre giorni dedicati alla visita medica, molti ne avevano l’incubo. C’erano vere e proprie leggende metropolitane che certamente non mettevano di buon umore, messe in giro da chi aveva già affrontato quella prova. Al ritorno era facile che fra i ragazzi che movimentavano la “movida ragusana”, tra corso Italia e via Roma, ci si chiedesse: “Ti hanno arruolato?”. La risposta a volte era sì, detta fra rabbia e orgoglio.
Vi chiedereste perché fra rabbia e orgoglio. Rabbia perché si considerava un tempo perso soprattutto per quei giovani che davano una mano al reddito familiare lavorando nelle piccole botteghe o dai “Mastri” (Professionisti Artigiani) che animavano la città. Orgoglio perché c’era la soddisfazione di aver superato queste prove fisiche. Un altro motivo d’orgoglio era il corpo di appartenenza, perché se avessi fatto parte della marina o dei bersaglieri saresti stato sicuro che, una volta indossata la divisa, diventavi “figo” per le ragazze. Spesso, infatti, nella “movida ragusana dell’epoca” le ragazze che vedevano un marinaio o un bersagliere si pizzicavano fra loro. C’era il detto “pizzico a te, fortuna a me”. Le ragazze andavamo matte per quelle divise. A vent’anni ti staccavi dalla famiglia, arrivava la “famosa” cartolina con la tua destinazione, nella nostra città la maggior parte partivano da Catania o Siracusa, accompagnati in macchina dai genitori, la partenza in treno da Ragusa era sconsigliata per la prolungata durata del tragitto. Vi era un rituale che si ripeteva nel tempo: fidanzate che piangevano nei giorni che precedevano la partenza, coppie che si promettevano amore eterno. I posti erano la villa Margherita o il più blasonato Giardino Ibleo, e nelle balaustre o in alcuni alberi a volte si incidevano cuori con le iniziali e con la data della promessa. Sembrava di partire in guerra, si scambiavano foto singole e spesso le ragazze le impregnavano con il rossetto come per tener vivo il ricordo di un amore, non esistevano ancora gli i-phone e gli smartphone e i loro antenati cellulari. Quella foto era la prima cosa che sistemavi nell’armadietto. Arrivava la partenza, dovevi affrontare un nuovo mondo, per molti era la prima volta che si stava lontano dai genitori, dalla ragazza e spesso (forse molte ragazze fidanzate non lo hanno mai saputo) ci si raccomandava all’amica fidata per essere informati sulla fedeltà. Per chi era destinato a sud Italia, si era considerati fortunati, bene o male si stava nel mezzogiorno, per chi andava nelle regioni del nord era proprio un calvario. Quanti si vedevano al ritorno a Ragusa passeggiare con la divisa. Lungo le vie della “movida ragusana” eri l’osservato speciale. In quel periodo si fortificavano gli amori ma spesso se ne rovinavano altri. Si aspettavano lettere, a volte, fra commilitoni e ti accorgevi se qualcuno fosse tornato single. Si scrivevano lettere piene di promesse, non erano sms o chat con poche lettere senza vocali, ciò che succede oggi. Poi la fila al telefono, si ascoltavano i “quanto mi ami” degli altri, si cercava la cabina più lontana per avere un po’ di privacy, peccato che tutti avevano avuto lo stesso pensiero e si ritrovava a far la fila. In quel periodo stringevi amicizia con i commilitoni di altre parti d’Italia, in pratica imparavi a far gruppo e a reagire, in parole povere a cavartela da solo. A volte c’era anche il lato negativo che spesso rovinava tutto: il “nonnismo” che sarebbe il moderno “bullismo”. Ne facevano le spese i deboli o i ribelli. Quanti ricordi vengono ancora conservati: i numeri telefonici scritti al momento del congedo che ancora si conservano. Spesso ci si ritrova sui social. Chissà se si decidesse di rendere obbligatoria la “naja” come la vivrebbero i giovani di oggi. Ai posteri l’ardua sentenza! Noi potremmo dire come nel film di Toto: Sono un uomo di mondo, ho fatto tre anni di militare a Cuneo! Nel mio caso ho fatto 2 mesi ad Orvieto e 10 mesi da Bersagliere scelto 30/A (Assaltatore) a Civitavecchia…
I 3 GIORNI DECISIVI: IL VIAGGIO… L’ARRIVO… E IL CORPO DI APPARTENENZA Il punto più a nord d’Italia dove ero stato era Reggio Calabria e pensavo che l’Italia finisse subito dopo … sapevo che poi c’era Roma e subito dopo Milano, dove avevo parenti. Invece, non solo
passai la costa tirrenica salernitana e poi la Campania (degustai a volo la decantata pizza venduta da ambulanti in stazione…) ma proseguii fino in Umbria e lì finalmente arrivai alla stazione di Orvieto. Sui binari c’erano ad attenderci dei soldati e graduati che scrutavano i giovani in arrivo; se avevi in mano una borsa e magari la cartolina precetto eri finito. È fu così… “Tu, spina, vieni qui. Mettiti lì, che quando ci siete tutti vi portiamo in caserma”. Primo impatto con le buone maniere dell’Esercito Italiano. Quando siamo stati in numero sufficiente siamo partiti su un cassone CM (che sta per camion medio, contrapposto a Camion Leggero e Camion Pesante). Iniziano le sigle incomprensibili (CM, CP, CL, 48, 36, 5+2, CPR, CPS, 165, RAL, …) e gli ordini gridati “scendere, sbrigarsi, aspettare”. Il viaggio in camion era obbligatorio perché la caserma Piave stava nella parte alta della città rispetto alla Stazione ferroviaria, ubicata nella parte inferiore della città (Scoprii dopo che c’era una funicolare che garantiva il trasporto veloce fra le due parti della città). Dalle due del pomeriggio, rigorosamente senza mangiare, siamo riusciti ad arrivare in camerata alle 21, esausti, sfiancati, depressi e anche un po’ impauriti. Prima ci hanno registrato in un grande stanzone dove venivamo chiamati e alcuni soldati seduti dietro lunghi tavoli ci interrogavano per compilare una scheda piena di dati che, teoricamente, erano già in possesso dell’esercito. Subito dopo ci assegnarono il piano e la camerata dove andare a dormire, e fu così che con alcuni corregionali conosciuti nel lungo tragitto ferroviario ci organizzammo per la scelta delle brande e dei rispettivi armadietti a trascorrere la prima notte fuori casa. Eravamo quattro giovani siciliani accomunati dalla sola terra di appartenenza… Scrimali e Caldara di Palermo, Di Gricoli dell’Agrigentino ed io di Ragusa… la tristezza sopraggiunse quando sentimmo suonare il silenzio da un commilitone con la sua tromba… in quel momento tutti indistintamente dai piemontesi ai siciliani sono sicuro che il pensiero andò alla propria terra e ai propri cari… Il Terzo giorno, dopo giorni di visite mediche, di misurazione di altezza e di taglie, fummo avviati in magazzino per l’assegnazione della divisa militare da indossare… ( Solo a quel punto avremmo saputo a quale corpo di appartenenza eravamo stati assegnati) e poi ci hanno fatto spogliare degli abiti civili e portati al magazzino per il vestiario: zaino da viaggio, divisa estiva, divisa invernale, basco, bustina, passamontagna, tre camice, mutande tattiche, calzettoni, maglie da sotto, scarpe, scarponcini, anfibi, materasso, cuscino, federe, lenzuola, coperte, fazzoletti, sapone, spazzole, lucido, grasso, gavetta, dentifricio, posate… e inaspettatamente mi fu consegnato dal magazziniere un astuccio di cartone (oggetto misterioso…), incuriosito chiesi lumi del contenuto dell’astuccio… il caporale con una sonora risata… mi disse che ero diventato un Bersagliere… e dentro l’astuccio c’era l’indizio maggiore di ciò… curioso in disparte aprii l’astuccio misterioso e ne uscì il piumetto del bersagliere da inserire nel cappello per le grandi occasioni o nell’elmetto per l’addestramento o in missione… Da quel momento e per tutti i 12 mesi fu una continua corsa… Svelti, svelti, correre, … Sembravano divertirsi a farti aspettare per poi invitarti a correre. Alla fine, a Dio piacendo, con quel carico di roba pesantissimo e voluminoso, ce la facemmo e arrivammo in camerata. Ho messo a posto quel che potevo e mi sono buttato sul letto a castello che mi avevano dato. Mi veniva da
piangere e mi chiedevo: ma dove sono finito? Intanto, sino a mezzanotte hanno continuato ad arrivare altri disgraziati come me. Tra grida e rumori, alla fine, mi sono addormentato.
IL SERVIZIO DI LEVA FINI’ MA ALCUNE COSE RIMASERO IN ME PER TUTTA LA VITA Come tante situazioni o esperienze nella vita di tutti noi anche il servizio di leva è stato formativo nel bene e nel male! Quell’anno di servizio militare fu una delle pietre miliare della mia vita. La conoscenza di altre realtà sia nei rapporti umani che ambientali, la scoperta di una capacità sportiva che ancora oggi pratico con passione “la corsa”, la capacità di adattamento a circostanze diverse dall’ambiente in cui vivevo e per ultimo ma con reale sincerità… furono e lo sono ancora oggi l’orgoglio e la contentezza di essere stato e mi sento ancora oggi un Bersagliere… dalla caserma Piave di Orvieto a quella di Civitavecchia.
Salvatore Battaglia
Presidente dell’Accademia delle Prefi
Cultura
A Pantelleria arriva Babbo Natale. L’8 dicembre dopo accensione mega albero

𝗔𝗥𝗥𝗜𝗩𝗔 𝗕𝗔𝗕𝗕𝗢 𝗡𝗔𝗧𝗔𝗟𝗘!
Cari Concittadini,
l’Amministrazione Comunale é lieta di annunciare che, con la preziosa collaborazione delle associazioni dell’isola, sta preparando un evento magico per i nostri piccoli cittadini: “Arriva Babbo Natale”
𝗤𝗨𝗔𝗡𝗗𝗢
Il Giorno 8 dicembre, dopo l’accensione dell’albero grande di Piazza Cavour alle 17.30.
𝗖𝗢𝗠𝗘 𝗣𝗔𝗥𝗧𝗘𝗖𝗜𝗣𝗔𝗥𝗘
Dopo la cerimonia, un allegro gruppo di Elfi sarà presente per raccogliere le speciali letterine che i bambini avranno preparato con tanto amore per Babbo Natale.
𝗗𝗢𝗩𝗘 𝗧𝗥𝗢𝗩𝗔𝗥𝗖𝗜
L’8 dicembre a Piazza Cavour ore 17.30 (Pantelleria Centro).
Il 9 dicembre, i nostri elfi saranno a Piazza Perugia dalle 17.30 alle 19.00 (Tracino).
Il 10 dicembre, li troverete nella Piazza di Scauri dalle 17.30 alle 19.00 (Scauri).
Non preoccupatevi se non avete potuto partecipare l’8 dicembre!
Avrete altre due occasioni per consegnare le vostre letterine e far sentire i desideri dei bambini.
𝗗𝗜𝗦𝗧𝗥𝗜𝗕𝗨𝗭𝗜𝗢𝗡𝗘 𝗗𝗘𝗜 𝗗𝗢𝗡𝗜
Dopo aver ascoltato le vostre dolci letterine e aver parlato con le famiglie per concordare le modalità di consegna, Babbo Natale si preparerà a diffondere la gioia natalizia consegnando i doni.
𝗣𝗘𝗥 𝗜𝗡𝗙𝗢𝗥𝗠𝗔𝗭𝗜𝗢𝗡𝗜
Contattate Stefano al numero +39 349.8071738. Saremo felici di rispondere a ogni vostra domanda e di rendere questo Natale indimenticabile per tutti!
Condividete questo messaggio con amici e familiari affinché nessun bambino si perda l’opportunità di vivere la magia di “Arriva Babbo Natale”.
Grazie a tutti per la partecipazione e per rendere speciale questo periodo dell’anno per la nostra comunità!
Cultura
Trapani, Natale al Chiostro di San Domenico: una festa tra arte e tradizione

Trapani, 1 dicembre 2023 – Il Comune di Trapani e il Luglio Musicale Trapanese, in collaborazione con l’associazione “Passepartout” e sotto la direzione artistica di Giovanna Colomba, presentano l’evento “Natale al Chiostro”. Una celebrazione dell’arte, in programma il 2 e 3 dicembre presso il suggestivo Chiostro di San Domenico a Trapani, che trasformerà il luogo in un connubio di tradizioni e creatività.
Tutti i giorni, dalle ore 10.30 alle ore 22.00, sarà possibile immergersi nella magia del Natale, esplorando l’arte in molteplici sfaccettature. L’evento abbraccia forme artistiche varie, dall’arte dolciaria a quella floreale, dalla musica alla pittura.
Il Chiostro sarà pervaso da un’atmosfera natalizia, grazie alla preparazione di biscotti al pan di zenzero, cioccolata calda e adorabili addobbi floreali. I bambini potranno deliziarsi ogni giorno con coinvolgenti film natalizi e avvincenti letture di fiabe.
Tra gli appuntamenti imperdibili, domenica 3 dicembre spiccano la performance di danza di Maria Giovanna Grignano alle ore 18.00, il concerto jazz con Nicola Giammarinaro al clarinetto e Roberto Brusca al pianoforte con live painting a cura di Giovanna Colomba alle ore 19.00 , e la presenza speciale di Babbo Natale per intrattenere i più piccoli, dalle ore 11.00 alle ore 13.00, dalle ore 17.30 alle ore 19.00. Natale al Chiostro si propone di unire le tradizioni natalizie alla creatività artistica, offrendo un’esperienza speciale per tutta la famiglia.
Cultura
Seminario su Pantelleria preistorica. Cucci ” Contro ‘tristi’ detrattori, lavoriamo con passione ed entusiasmo per valorizzare bellezza naturale e identitaria dell’isola”

Italo Cucci: “Contro i ‘tristi’ detrattori, lavoriamo con passione ed entusiasmo per valorizzare la bellezza naturale e identitaria dell’isola”
BOLOGNA. È in corso al Dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’Università di Bologna il seminario “Pantelleria: preistoria di un’isola. Le ricerche dell’Università di Bologna nella terra di Yrnm”.
Ad intervenire diversi rappresentanti dei partner dell’importante progetto di ricerca, che ha fatto emergere ulteriori dettagli sul villaggio protostorico di Mursia e la necropoli dei Sesi.
Il Parco Nazionale “Isola di Pantelleria”, da anni supporta la valorizzazione dei siti archeologici attraverso progetti di ricerca, la manutenzione e la pulizia dei siti.
Il Commissario Straordinario dell’Ente Parco Italo Cucci ha aperto i lavori affermando quanto segue: “presenziare a questo importante evento significa compiere un ciclo di 60 anni di lavoro, iniziato proprio qui, sede di un ex carcere, dove fui inviato dal Resto del Carlino per un’intervista ad un famoso criminale. Oggi, in veste ufficiale di Commissario Straordinario dell’Ente Parco, ci tengo a precisare quanto sia importante il lavoro che si sta facendo per valorizzare l’isola, la natura ma soprattutto l’opera umana dei panteschi. E lo dico anche a chi, ha accolto la mia nomina con degli “schiaffi”, un’interrogazione parlamentare che ha messo in dubbio la mia competenza nel settore, addirittura mettendomi alla berlina per la mia età. E allora mi vien da ridere perché, dopo aver girato tutto il mondo, penso che quello che veramente conti per questo ruolo politico, sia la passione per Pantelleria, l’amore per quest’Isola, che è già una competenza ed è in grado di smuovere le risorse necessarie per valorizzare le sue bellezze: ambientali, storiche, umane…”
Cucci ha poi proseguito riferendosi all’on. Angelo Bonelli (Verdi): “io quando vedo la sua faccia, che è permanentemente triste – oggi ancor di più perché accusato dalla co-portavoce di Europa Verde di essere vittima di una cultura “paternalista” se non “patriarcale” – mi chiedo perché questa gente
deve rappresentare la gioia del futuro dell’ambiente da salvare. Perché non vengono a Pantelleria con lo spirito solare o la passione che invece io ho portato nell’isola?”.
“Pantelleria è la voglia di futuro – ha concluso Cucci – Un futuro umano, in grado di rendere felice la gente. I panteschi hanno faticato per tutta la vita, è il momento in cui il popolo deve poter godere delle bellezze del parco, e quello di Pantelleria con le sue bellezze, i suoi sorrisi, è il parco più bello di questo paese”.
Il Comune di Pantelleria è stato rappresentato dalla vicesindaca e assessora all’archeologia che è intervenuta sottolineando come l’Amministrazione sia al lavoro per contribuire fattivamente all’opera di potenziamento del Parco Archeologico, in collaborazione con tutti gli Enti preposti.
Sono poi proseguiti i lavori del seminario dedicato alle importanti ricerche e ai ritrovamenti di epoca preistorica a Pantelleria, operati in collaborazione con il Dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’Università di Bologna e diretti dall’archeologo Maurizio Cattani. Gli studiosi presenti hanno illustrato i lavori di ricerca e ricostruzione del sito storico e dei monumenti funerari risalenti al 1750-1450 a.C. all’interno del Villaggio e della necropoli dell’età del Bronzo di Mursia. A seguire la proiezione del film “La terra di Yrnm” di Nicola Ferrari. L’opera racconta la “storia archeologica” dell’isola da Paolo Orsi ai giorni nostri. I siti interessati sono l’Acropoli di San Marco, il Villaggio di Mursia e il Lago di Venere, con interviste agli archeologi e agli studenti. In questo contesto il Prof. Tusa, con la sua narrazione, funge da “fil rouge” e da memoria storica.
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