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Cultura

Roma, presentato il Calendario Storico dei Carabinieri ideato da Armando Testa e l’Agenda 2023

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Presentato il Calendario Storico dell’Arma dei Carabinieri ed.
2023, quest’anno dedicato alla tutela dell’Ambiente. Il Comandante Generale, Gen. C.A.
Teo Luzi, nella mattinata odierna, ha voluto svelare al grande pubblico l’ormai atteso
prodotto editoriale. A presentare l’opera, realizzata da un’azienda grafica visionaria, leader
nel mondo della comunicazione: l’Armando Testa Group, nella splendida cornice
dell’Auditorium Parco della Musica, era presente il celebre conduttore televisivo e
radiofonico Amadeus.

La protagonista del Calendario Storico 2023 è la Natura, da sempre tra le priorità assolute
dell’Arma. Basti pensare che già nelle Regie Patenti del 1816 al capo V, n. 34, si legge
testualmente: arrestare i devastatori di boschi, o di qualunque raccolto delle campagne,
come pure tutti coloro, che fossero stati trovati nell’atto di guastare le strade, gli alberi
piantati lungo d’esse, siepi, fossi, e simili, […].
In un contesto in cui l’ambiente è la risorsa più preziosa da salvaguardare, l’edizione 2023 è
stata interamente dedicata alla tutela ambientale.
Impegnata ogni giorno nella difesa delle persone, del pianeta e della prosperità, l’Arma
compie quotidianamente un’opera di prevenzione e repressione degli illeciti in materia
ambientale e forestale, tutelando il paesaggio, i boschi, la flora e la fauna e contrastando i
crimini in materia di rifiuti. L’ impegno dei Carabinieri non si ferma alla prevenzione e alla
repressione di reati e di illegalità ad impatto ambientale, ma ritiene altrettanto fondamentale
il dialogo continuo con le nuove generazioni.

Un’attenzione, quella nei confronti di chi verrà dopo di noi, che ha trovato posto nel testo
del nuovo articolo 9 della nostra Costituzione, dedicato alla tutela dell’ambiente, della
biodiversità e degli ecosistemi, così iscrivendo, tra i principi fondamentali che devono
regolare la nostra convivenza, la via della sostenibilità nell’interesse delle future
generazioni. A loro dobbiamo anche la tutela di quello che dall’ambiente ci proviene e, per
questo, ogni giorno da qualche parte c’è un Carabiniere che sta lavorando per difendere la
qualità, l’autenticità e la salubrità delle nostre filiere agroalimentari.
A questa incessante opera di protezione del territorio è inspirato l’insight creativo del
Calendario Storico 2023, che ha visto oggi sul palco anche la presenza e la critica di Alberto
Fiz, giornalista, direttore del Museo MARCA di Catanzaro, critico d’arte, curatore di
mostre.

L’intero progetto porta la firma dell’agenzia Armando Testa con l’inconfondibile stile che
fa della sintesi, del paradosso visivo e della ricerca sull’immagine la sua cifra stilistica da
decenni. Ciascuna delle tavole artistiche del calendario parte da un elemento appartenente
all’universo visivo dei Carabinieri, rivisitato e interpretato in una chiave iconica. L’obiettivo
è raccontare i temi legati al quotidiano lavoro dell’Arma con un’impronta di eleganza,
pulizia formale e sintesi visiva che ne accentua la componente istituzionale.
Nascono così le dodici tappe di un percorso che svela l’importante azione dei Carabinieri a
difesa dell’ambiente e del territorio del Paese, a protezione del patrimonio faunistico e
vegetale nostrano, a salvaguardia di una civiltà agroalimentare che il mondo ci invidia.
Le tavole artistiche dell’Armando Testa, con la direzione creativa esecutiva di Michele
Mariani, sono accompagnate da 12 storie di impegno e tutela ambientale firmate da uno
storyteller d’eccezione: il giornalista e scrittore Mario Tozzi. Primo Ricercatore del CNR,
geologo e divulgatore scientifico, il celebre conduttore radiotelevisivo ha raccontato gli
eventi, le attività e i progetti dell’Arma dei Carabinieri in modo rigoroso e coinvolgente.
Per la prima volta nella storia del Calendario Storico dell’Arma dei Carabinieri, l’edizione
2023 evolve in un progetto artistico integrato con un completo ecosistema digitale che
comprende un sito web dedicato www.calendario.carabinieri.it e un’opera d’arte NFT.

Il sito consente di fruire online i contenuti del Calendario 2023 in maniera interattiva, con
un livello esperienziale molto intuitivo che, attraverso lo scroll infinito, riprende il gesto
fisico della sfogliabilità, adattandola in maniera nativa al linguaggio digitale.
A completare il progetto, per la prima volta nella storia dell’Arma, la copertina del
Calendario diventa un NFT, una contemporanea opera di cryptoarte estrapolata dal
Calendario fisico e resa digitale, animata, certificata. L’NFT trasforma la copertina in
un’opera hi-tech disponibile in 10 esemplari autenticati, che saranno poi venduti in coppia
con una stampa speciale della copertina in edizione limitata. Le opere saranno acquistabili
tramite Charity Stars www.charitystars.com, piattaforma che si occupa di aste digitali, con
obiettivo charity. Il ricavato delle vendite verrà devoluto alla struttura complessa di
pediatria oncologica dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.
Il progetto del Calendario Storico dell’Arma dei Carabinieri 2023 prende vita in un video
case history realizzato da Armando Testa Studios che, partendo dall’insight della tutela
dell’ambiente, narra l’impegno quotidiano dell’Arma attraverso i 12 simbolici manifesti del
Calendario narrati dalla penna di Mario Tozzi.
Il notevole interesse da parte del cittadino verso il Calendario Storico dell’Arma, oggi
giunto a una tiratura di quasi 1.200.000 copie, di cui oltre 16.000 in nove altre lingue
(inglese, francese, spagnolo, tedesco, portoghese, giapponese, cinese e arabo, nonché in
lingua sarda), è indice sia dell’affetto e della vicinanza di cui gode la Benemerita, sia della
profondità di significato dei suoi contenuti, che ne fanno un oggetto apprezzato, ambito e
presente tanto nelle abitazioni quanto nei luoghi di lavoro, quasi a testimonianza del fatto
che “in ogni famiglia c’è un Carabiniere”.
Iniziata nel 1928, la pubblicazione del Calendario, giunta alla sua 90^ edizione, dopo
l’interruzione post-bellica dal 1945 al 1949 venne ripresa regolarmente nel 1950 e da allora
è stata puntuale interprete, con le sue tavole, delle vicende dell’Arma e, attraverso di essa,
della Storia d’Italia.
Oltre al Calendario, è stata pubblicata anche l’edizione 2023 dell’Agenda. Anche in questo
caso, la protagonista è la Natura. L’Arma non poteva non percepire lo stato di emergenza in
cui versa l’habitat terrestre, affidandosi quest’anno agli scrittori “in house” per mettere in
risalto la bellezza delle stagioni, come dono della Natura, ovvero: il Gen. B. Roberto
Riccardi (Comandante della Legione Carabinieri "Trentino Alto Adige"), il Magg. riserva

selezionata Margherita Lamesta (Ufficiale Cerimoniale), il Magg. riserva selezionata
Annalisa Gaudenzi (autrice Rai, già in servizio presso l’Ufficio Stampa) e il Mar. Ca.
Emilio Limone (Ufficio Stampa), autori di svariate pubblicazioni.
Come in una sinfonia, i quattro scrittori hanno colorato le stagioni con gli stessi colori da
esse indossati durante il loro naturale avvicendarsi, sin dalla notte dei tempi. Modellati dalla
fantasia degli autori, quattro marescialli diversissimi fra loro, ognuno a suo modo, rievocano
“I Racconti del maresciallo” di Mario Soldati e trasformano l’Agenda dell’Arma 2023 in
una sorta di “diario del maresciallo”.
Così, i suoni del silenzio e le sfumature bianche delle cime innevate tra Val di Susa e
Dolomiti penetrano nel sancta sanctorum di un racconto d’inverno; la piaga di innaturali
incendi boschivi, nella realtà troppe volte generati da mano egoista e criminale, infuoca una
torrida estate sul monte Conero; il tripudio di bellezza e colori accompagna un caso di
ecomafia sugli appennini in primavera; infine, l’autunno s’interseca nell’animo umano per
raccontarci una stagione autunnale vissuta addirittura nell’intimo di un destino bizzarro.
Altre due opere completano l’offerta editoriale:
– il Calendario da tavolo, dedicato al tema “Borghi più Belli d’Italia”: piccole gemme
arroccate fra gli scorci più suggestivi del Belpaese, il Paese dell’Arte, della Letteratura,
dell’Ingegno italico e per i più romantici anche dell’Amore. Mese per mese, immagini
con Carabinieri ritratti in uno dei tanti borghi che ricamano l’Italia, restituiscono un
quadro d’autore fatto di geografia, architetture preziose e uniforme. Uno su tutti, Civita di
Bagnoregio, la cosiddetta “città che muore”, location di titoli d’eccezione come “I due
Colonnelli” con Totò o di “Pinocchio”. La scelta del tema è un altro modo per ricordare
la prossimità della Benemerita al cittadino e la sua presenza capillare sul territorio
nazionale, permeata anche in quei centri abitati soltanto da poche migliaia di anime, che
vedono nella Stazione dei Carabinieri il loro sicuro punto di riferimento. L’intero ricavato
della vendita di questo calendarietto da tavolo è devoluto all’Opera Nazionale di
Assistenza per gli Orfani dei Militari dell’Arma dei Carabinieri.
– Il Planning da tavolo – anche questo incentrato sulla Natura – è dedicato alle
molteplici attività svolte dal Comando Unità Forestali Ambientali e
Agroalimentari CUFA, per il ripristino e l’uso sostenibile delle risorse presenti
nell’ecosistema terrestre. Protagoniste le attività di contrasto e prevenzione del

CUFA, che punta anche alla tutela di beni paesaggistici, della filiera alimentare e
soprattutto al contrasto di tutte le forme di eco e agromafie, un fenomeno sempre
più in crescita. Come è accaduto per i precedenti Planning Arma, anche stavolta,
il ricavato sarà devoluto ad un nosocomio pediatrico e quest’anno il beneficiario
è l’Ospedale dei bambini “Vittore Buzzi” di Milano. Inoltre, proseguendo su una
linea già sperimentata con la scorsa edizione, il Planning 2023 ripropone, in
apertura, una fiaba dedicata proprio al mondo dei più piccoli a firma del Magg.
ris. sel. Margherita Lamesta, l’autrice già scelta dall’Arma per il Planning 2022.
Anche quest’anno la scrittrice ha ideato in esclusiva un piccolo racconto, stavolta
ispirandosi liberamente a due originali fatti di cronaca, che hanno visto
protagonisti due bimbi accumunati nel medesimo destino evocato dallo stesso
nome.
Link del calendario
www.calendario.carabinieri.it
Tavole e testi del calendario scaricabili al seguente link:
https://we.tl/t-sIHNRnLYi9
Video case-history Calendario visibile sul canale Youtube dell’Arma dei
Carabinieri al seguente link:
https://youtu.be/5fIwyT8p3Rw
Immagini e testi dell’Agenda scaricabili al seguente link:
https://we.tl/t-uSWCtLZnAK
Immagini e testi del Calendarietto da tavolo e del Planning scaricabili al
seguente https://we.tl/t-shbR8DivP9
Video della manifestazione visibile sul canale Youtube dell’Arma dei
Carabinieri al seguente link:
https://youtu.be/A0zNCXLFW1k

Allegato A al Comunicato Stampa
del 28 ottobre 2022
Prefazione del Calendario Storico 2023 del Il Comandante Generale dell’Arma

dei Carabinieri

Generale di Corpo d’Armata Teo Luzi

Vi confido che molte volte, ancor prima di diventare Comandante Generale,
mi chiedevo perché il Calendario dell’Arma fosse diventato un appuntamento
così significativo nel panorama editoriale italiano. Certo, contano molto
l’esperienza maturata in quasi un secolo di vita (il primo è del 1929) e la
bravura dei colleghi redattori che hanno sempre mandato in stampa
argomenti non scontati, immagini che suscitano emozioni e contributi di firme
prestigiose.
Sono però convinto che la ragione del suo successo stia nel fatto che il
calendario dell’Arma è un’autentica pubblicazione popolare. Parla lo stesso
linguaggio dei suoi lettori, racconta storie appartenenti al loro mondo, esplora
paesaggi di condivisa familiarità e traguarda orizzonti comuni. Non potrebbe
essere altrimenti, giacché il Carabiniere vive la medesima realtà della gente
che ha il compito di servire e tutelare. Una pubblicazione popolare anche per
la sua diffusione, con una tiratura di oltre un milione di copie, tradotta in sette
lingue, ricercata e collezionata in Italia e all’estero da un pubblico tanto
eterogeneo quanto accomunato da una genuina affezione all’Istituzione.
Il nostro calendario, insomma, è stato e continua a essere lo specchio del
Paese nel suo procedere nella storia. L’edizione 2023 affronta uno scenario
di straordinaria attualità e indubbia urgenza: la sfida ambientale.
Nella seconda metà del secolo scorso – un battito d’ali nell’epoca
contemporanea – l’ambiente era ancora percepito da molti come un mero
contenitore, una riserva quasi inesauribile di risorse, una proprietà esclusiva
dell’uomo asservita al suo tumultuoso e inarrestabile progresso. Oggi, invece,
occupa il primo posto nell’agenda del pianeta, costringe a ripensare a
certezze e abitudini consolidate, insegna a guardare il mondo sotto una
prospettiva diversa. Ci sollecita, in altre parole, a rinunciare a una visione
miope, ancorata all’egoismo di un benessere nel breve termine, affinché sia
garantito un futuro vivibile alle generazioni che verranno dopo di noi.
L’Arma è in prima linea anche su questo versante. L’ho detto più volte, ma
desidero ribadirlo qui: nel 2017, l’acquisizione delle competenze e delle

risorse del Corpo Forestale dello Stato, una fra le più antiche e prestigiose
Istituzioni del nostro Paese, ha fatto dei Carabinieri la più grande forza di
polizia ambientale d’Europa. Attualmente, il Comando Unità Forestali,
Ambientali e Agroalimentari opera a tutela della qualità della vita e degli
ecosistemi nel nostro Paese: dalla lotta alle ecomafie al contrasto
dell’inquinamento, dalla prevenzione degli incendi alla tutela delle acque,
dalla contraffazione alimentare alle frodi comunitarie, dalla salvaguardia delle
specie in via di estinzione alla custodia delle riserve naturali e dei parchi. A
questo si aggiunge il crescente impegno in campo internazionale, con
l’obiettivo di promuovere ovunque la sensibilità e la cultura ambientali su temi
cruciali per la protezione dell’intero Pianeta, non ultimo quello delle
conseguenze del riscaldamento globale.
Già, ma come declinare concetti di tale portata in un calendario?
Avevamo a disposizione dodici storie di un grande nome del giornalismo
ambientale, Mario Tozzi, di cui abbiamo imparato ad apprezzare
l’autorevolezza scientifica, l’impegno appassionato e la capacità divulgativa.
Per accompagnare il testo servivano, però, immagini forti, iconiche, capaci di
arrivare non soltanto all’occhio, ma anche alla coscienza dei lettori. Più che
immagini, veri e propri manifesti che abbiamo affidato alla creatività dello
Studio Armando Testa, erede di colui che ha segnato con visionaria genialità
la storia della comunicazione in Italia.
Nascono così le dodici tappe di un percorso che svela l’importante azione dei
Carabinieri a difesa dell’ambiente e del territorio del Paese, a protezione del
patrimonio faunistico e vegetale nostrano, a salvaguardia di una civiltà
agroalimentare che il mondo ci invidia.
Si tratta di un’attività svolta dall’Arma ogni giorno, con grandissima passione
e altissima professionalità, da circa settemila donne e uomini dei reparti
dell’organizzazione forestale, ambientale e agroalimentare. Ma non solo. Le
stesse priorità, le medesime consapevolezze e motivazioni connotano, da
sempre, la quotidianità del lavoro svolto da Stazioni e Tenenze e da tutti gli
oltre centomila Carabinieri impegnati a garantire legalità e sicurezza, fedeli
alle attribuzioni e alle incombenze già sancite nelle Regie Patenti del 15
ottobre 1816, poi richiamate nel Regolamento Generale del 1822, che al
Capo V, nr. 34, già attribuivano ai Carabinieri il compito di arrestare i
devastatori de’ boschi, o di qualunque raccolto delle campagne, come pure
tutti coloro che fossero stati trovati nell’atto di guastare le strade, gli alberi
piantati lungo d’esse, siepi, fossi e simili. Un’attività che coinvolge, quindi,

l’Arma intera e che è giusto far conoscere al grande pubblico, proprio per gli
straordinari risultati ottenuti in poco più di un quinquennio, con un calendario
dedicato.
Il nostro impegno non si ferma, tuttavia, alla prevenzione e alla repressione di
reati e di illegalità ad impatto ambientale. Riteniamo altrettanto fondamentale
un dialogo continuo con le nuove generazioni, con le scuole, con i bambini
nei quali già si colgono i primi, incoraggianti germogli di una consapevolezza
e di una sensibilità che sorprendono e incantano. Questo è lo spirito del
progetto nazionale «Un albero per il Futuro», che prevede la donazione e la
messa a dimora nelle scuole italiane, da parte dei Carabinieri, di migliaia di
giovani alberi (dal 2020 ne sono stati già piantati circa 26.000). Fra questi,
l’albero del giudice Falcone, un particolare fico che cresce nei pressi della
casa del giudice simbolo della lotta alla mafia, le cui gemme sono state
duplicate nel moderno Centro Nazionale Carabinieri per la Biodiversità
Forestale di Pieve Santo Stefano, in provincia di Arezzo. Anche questo conta,
anche questo aiuta. Anche questo è un doveroso gesto di attenzione verso i
nostri posteri.
Un’attenzione, quella nei confronti di chi verrà dopo di noi, che ha trovato
posto nel testo del nuovo articolo 9 della nostra Costituzione, dedicato alla
tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, così iscrivendo, tra i
principi fondamentali che devono regolare la nostra convivenza, la via della
sostenibilità nell’interesse delle future generazioni. A loro dobbiamo anche la
tutela di quello che dall’ambiente ci proviene e, per questo, sappiate che ogni
giorno da qualche parte c’è un Carabiniere che sta lavorando per difendere la
qualità, l’autenticità e la salubrità delle nostre filiere agro-alimentari.
Buona lettura.

Discorso di Marco Testa, Presidente e Amministratore Delegato Gruppo Armando Testa.

Buongiorno a tutti, ringrazio
 tutte le autorità presenti
 il Ministro della Difesa, Guido Crosetto
 il Capo di Stato Maggiore e della Difesa, Ammiraglio Cavo Dragone
 il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Generale Teo Luzi
 e tutti i suoi collaboratori
che ci hanno invitati qui oggi.
È un onore e un privilegio essere in questa sala, non soltanto per il piacere di poter mettere la nostra competenza al
servizio di una delle Istituzioni più amate e più stimate del nostro Paese, ma perché il Calendario dell’Arma dei
Carabinieri è stato per noi un progetto estremamente affascinante.
Devo ammettere che quando siamo stati chiamati a lavorare per il Calendario mi sono davvero entusiasmato, perché
trovo che riassuma in sé tre aspetti di grandissimo fascino.
Il primo, è la matrice fortemente artistica che da sempre permea la creazione del Calendario. Che ha sempre portato
avanti la cultura dell’arte in modo eccelso, tant’è vero che gli ultimi tre sono stati firmati dai maggiori esponenti della
transavanguardia italiana: Chia, Clemente e Paladino.
E per un’agenzia fondata da Armando Testa, che ha fatto dell’amore per l’arte la ricerca di tutta una vita, la dimensione
artistica è qualcosa che fa parte del DNA, è parte della nostra storia.
La seconda ragione, per me altrettanto affascinante, è che a questa componente artistica si affianca una vocazione
fortemente popolare.
Il Calendario nasce per arrivare ogni anno a oltre un milione di persone, in Italia e nel mondo. Ed essere dalla parte
delle persone, avere questa spinta a fare cultura in un modo che sia vicino alla gente e per la gente, è esattamente la
comunicazione come noi la intendiamo da sempre.
Il terzo aspetto è la straordinaria spinta, l’afflato verso l’innovazione che ha un’Istituzione storica, forse la più storica in
Italia. Immaginavo naturalmente che l’Arma dei Carabinieri promuovesse una grande ricerca di modernità tecnologica,
ma la storia del Calendario dimostra anche una grandissima modernità di comunicazione. E vedrete quanto, in questa
presentazione, ci sia stata la volontà di essere al passo coi tempi in modo estremamente innovativo.
Il fascino di questa triplice matrice, e naturalmente l’orgoglio di poter collaborare con chi ogni giorno scrive la storia
del nostro Paese, ci ha spinti a lavorare davvero

Marina Cozzo è nata a Latina il 27 maggio 1967, per ovvietà logistico/sanitarie, da genitori provenienti da Pantelleria, contrada Khamma. Nel 2007 inizia il suo percorso di pubblicista presso la testata giornalistica cartacea L'Apriliano - direttore Adriano Panzironi, redattore Stefano Mengozzi. Nel 2014 le viene proposto di curarsi di Aprilia per Il Corriere della Città – direttore Maria Corrao, testata online e intraprende una collaborazione anche con Essere Donna Magazine – direttore Alga Madia. Il 27 gennaio 2017 l'iscrizione al Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti nel Lazio. Ma il sangue isolano audace ed energico caratterizza ogni sua iniziativa la induce nel 2018 ad aprire Il Giornale di Pantelleria.

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Cultura

Al via Premio Letterario “Isola di Pantelleria”. Bando e modulo d’iscrizione

Direttore

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Bando Concorso Premio Letterario “Isola di Pantelleria” e modulo d’iscrizione.

Il Comune di Pantelleria ha indetto il concorso letterario ridetto,  per promuovere l’amore verso la scrittura e verso lettura.

Di seguito sintetizzato, il materiale richiesto

Il bando integrale: Premio letterario Isola di Pantelleria 

Modello d’iscrizione

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Spettacolo

Trapani – Giornata Internazionale della Danza: 3 giorni di conferenze, performance e incontri

Redazione

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Giornata Internazionale della Danza indetta dall’ UNESCO ogni 29 aprile: a Trapani una tre giorni ricca di conferenze, performance e incontri

Moto Armonico Danza e MeMA (Music Mediterranean Association) sono lieti di annunciare la prima edizione de “I Dialoghi della Danza Contemporanea e di Ricerca”, un evento creato in occasione della Giornata Internazionale della Danza promossa dall’ International Dance Council – Unesco. L’evento si svolgerà a Trapani nei giorni 27, 28 e 29 aprile 2024.

“Il focus di questa prima edizione – afferma Patrizia Lo Sciuto, danzatrice e coreografa siciliana, direttrice artistica della manifestazione – è la danza accessibile a tutte e tutti, la danza come linguaggio universale che dialoga direttamente alla nostra umanità al di là delle barriere. La danza si erge come faro di inclusione, è un richiamo a celebrare la diversità e a riconoscere il valore di ogni individuo”.

“Con la prima edizione de “I dialoghi della danza contemporanea e di ricerca” MEMA e la Compagnia “Moto Armonico Danza” – sottolinea il direttore artistico di Mema, Giovanni De Santis –  non celebrano soltanto la “Giornata Internazionale della Danza” ma anche un impegno che da oltre trent’anni le vede unite nella promozione della danza contemporanea attraverso l’organizzazione di masterclass e seminari che hanno affiancato un’intensa attività di produzione di spettacoli andati in scena sia in Italia e all’estero. Sostenendo quest’evento, MEMA testimonia, inoltre, la propria vocazione a guardare oltre i confini della città e ad estendere il proprio perimetro d’azione a discipline artistiche diverse dalla musica”.

Il programma dell’evento prevede:

Sabato 27 aprile ore 18:30, Chiesa Sant’Alberto, via Garibaldi, Trapani: Conferenza “Ricordando Steve Paxton” – La giornata inaugurale sarà caratterizzata da una conferenza in ricordo di Steve Paxton, il leggendario ideatore della Contact Improvisation. La conferenza sarà tenuta dalla studiosa e critica di danza Daniela Cecchini, offrendo un’opportunità unica di esplorare il contributo di Paxton al mondo della danza contemporanea. Sarà proiettato lo storico video “Fall after Newton” con Steve Paxton e Nancy Stark Smith. Sono previsti interventi di Patrizia Lo Sciuto, Silvia Giuffrè e Betty Lo Sciuto. Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.
Per prenotazioni, inviare un messaggio WhatsApp al +39 3761380272

Domenica 28 aprile ore 18:30, Chiesa Sant’Alberto, via Garibaldi, Trapani: “L’agorà della danza” – La domenica sarà arricchita da assoli del repertorio della Compagnia Moto Armonico Danza diretta da Betty e Patrizia Lo Sciuto, eseguiti da Marco Calaciura, Noemi Tedesco, Giuliana Martinez e Patrizia Lo Sciuto. A seguire il duo “Amelia” con Priscilla Pizziol e Edoardo Sgambato, i quali porteranno nella suggestiva cornice della chiesa barocca di Sant’Alberto, una performance coinvolgente, un elogio alla fragilità, un invito a immergersi nella dimensione del ricordo e a lasciarsi attraversare dal senso di vuoto che deriva dalla sua perdita. Biglietti sul sito memassociation.org

Lunedì 29 aprile ore 18:30, Centro Peppino Impastato, via Ignazio Poma, Erice: “La danza è per tutti e per tutte!” – A chiusura della tre giorni sarà presentato il laboratorio, per ragazzi diversamente abili e i loro genitori, di Danza Movimento Terapia tenuto da Giuliana Martinez, danzatrice, organizzato dall’associazione “Le Luci del dopo di noi”, con il supporto del Comune di Erice. Interventi di Patrizia Lo Sciuto e Anna Vattiats. A chiusura la performance dei partecipanti al laboratorio “Invito al viaggio”. Ingresso libero fino ad esaurimento di posti disponibili.

“I Dialoghi della Danza Contemporanea e di Ricerca” offrono l’opportunità di immergersi nell’arte della danza e di sensibilizzare su tematiche importanti legate anche all’inclusione e alla diversità.

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Cultura

Sabbinìrica: Un viaggio tra storia, cultura e significati profondi nel cuore della Sicilia

Redazione

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Oggi riscopriamo un Saluto Antico… Il Saluto Antico è “Sabbinirica a Vossia”; un saluto utilizzato sino agli anni ’50-’60 dai Nostri Antenati Siciliani (Nonni, Bisnonni ecc.…).

Questo Saluto si usava in tutti i momenti della giornata, specialmente la mattina o quando ci si incontrava per strada; esso esprimeva una forma di Benedizione.
A questo Saluto si rispondeva solitamente con: “Santu e Riccu !” (traduzione: “Che tu sia santo e ricco!”). Ai giorni nostri corrisponde all’attuale Buongiorno o Ciao !!! 🙂

Il ricordo del nonno Turiddu e il sabbinirica” mai negato ad alcuno

Era l’ultima settimana di luglio e avevo salutato nonno Turiddu e più ci penso più mi rendo conto che è corretto dire “quel giorno conobbi meglio mio nonno”… Quando mio padre nel 1963 lasciò il suo quartiere per creare una nuova famiglia e andare a vivere nel quartiere nuovo in Corso Italia, in alto vicino alla “Chiesa nova…” (Chiesa di Maria Ausiliatrice dei Salesiani). Il trasferimento di mio padre, per i parenti e gli amici, fu un vero tradimento, poiché allora abbandonare il proprio quartiere “gli Archi” per andare a vivere nella città nuova Ragusa superiore, era una vera emigrazione…, Scegliendo di vivere altrove, mio padre inevitabilmente prese le distanze dalla realtà che lo aveva visto crescere. Non ho mai riflettuto su quanto questo cambiamento avesse influito sui legami della nostra vita familiare.
Legami forti e saldi che comunque si sono mantenuti e sono cresciuti, legami che di speciale avevano soprattutto quello che non si dice, che si dà per scontato, che è naturale. Un legame che sai che c’è e basta, che si nutre della stessa sicurezza che emana: un legame di famiglia. Forse per questo e per l’interminabile scorrere delle ore degli ultimi giorni di villeggiatura del mese di luglio nella nostra casa di mare, il bagno nei miei ricordi mi è sembrato un’immersione in acque nuove e sconosciute, dove l’eccesso emotivo ha prodotto sorrisi e lacrime allo stesso modo, un bagno a metà fra che ciò avevo vissuto e ciò che mi ero perso perché lontano, perché distante, ma che tuttavia mi ha permesso di immaginare oggi che il tutto era soffrire, era andare.

A quel tempo quando si andava a trovare il nonno nel quartiere natio di mio padre (San Paolo…) io, che sarò stato un bambino un po’ rompiscatole e con addosso un musone da portare imbarazzo ai miei genitori che cercavano di giustificarmi con imbrodabili supposizioni…, dimostravo spudoratamente di non essere felice durante quelle visite domenicali. Non saprei dirlo, ma so che le visite più piacevoli, sono state quelle in cui io insieme al nonno le combinavamo grosse. Uno di questi episodi fu quando cambiai la disposizione dei quadri del soggiorno (destando turbamento nella nonna Marianna…) con la complicità del nonno.
Nella casa in cui vivevano i nonni c’era una stanza per piano, e salire fino all’ultimo era una conquista rara per me. All’ultimo piano vi era un lettone che sembrava avvolto da un velo di mistero e grandezza agli occhi di un ragazzino impudente ma sensibile… quella stanza sembrava l’interno di una nave dei pirati con quel baule grande e chiuso ermeticamente da un catenaccio degno di un forziere del Capitano Nero… (in quel periodo leggevo molto… il mio autore preferito era Salgari). Poi era subentrato prorompente il mese di agosto, era il 5, giorno del mio compleanno, arrivai con i miei genitori di mattina intorno alle 10, in una calda e umida giornata e, finché non fummo tutti i parenti, non sarebbe iniziata la festa… (il nonno ci teneva tantissimo festeggiare il mio compleanno… mi chiamavo come lui “Salvatore”).

Il nonno era già pronto da parecchio tempo: alto, magro, i capelli bianchi (pochi in verità), gli zigomi alti e salutarlo era come scontrarsi in pista da ballo, il naso lungo che mio padre ereditò smussato e che anch’io presi infine misurato (ne riconosco il tratto slanciato, bello, oserei dire importante). Arrivati a casa dei nonni, trovammo il nonno mentre in Tv ascoltava il concerto di musica classica che amava, stando seduto su una poltrona in cui nessuno osava sedersi. Lui era pronto da un bel po’: appena sentiva il rumore della macchina si affacciava dal balcone, poi ci accoglieva con un sorriso di felicità; spariva per un attimo e ricompariva con aria compiaciuta, finché non tirava fuori le banconote da 5 mila lire e ne dava una per nipote, indistintamente… ma per il mio compleanno usciva per me una grande banconota da diecimila lire… (una gioia indescrivibile…).

Non parlava molto, ma di certo osservava tanto: interveniva quando bisognava soprattutto quando noi ragazzi importunavamo la nonna che già da un po’ aveva smesso di ricordare, di riconoscere, di dialogare con tutti noi. Anche quando si “armava” al gioco delle carte, il nonno prendeva posto silenziosamente e agiva da intenditore, poiché trascorreva ogni giorno i pomeriggi al circolo G.B. Odierna vicino alla chiesa de “Le anime del purgatorio”.

Certo, lo scopone richiedeva un’abilità non da poco e si arrabbiava se sbagliavi a giocare la tua mano. Il suo tono rauco e profondo non era mai eccessivo, rimaneva pacato. Non ricordo di averlo mai visto seriamente arrabbiato, se quando era veramente necessario. Era saggio proprio in virtù di questo silenzio, come chi ha vissuto a pieno un’esistenza costellata di cose e persone: la barberia, il motorino, la vita sociale tra i coetanei, le tradizioni impresse nella memoria del cuore, il rispetto espresso in quel sottile “sabbinirica” mai negato ad alcuno. Ricordo che nell’ultimo periodo della sua esistenza non volle più frequentare il circolo perché sentiva le forze lasciarlo, e sì caro nonno… tu lo sapevi che stava arrivando il momento di andare, quando hai chiesto la pizza per un’ultima volta e ti arrabbiasti per quel mancato appuntamento di

una domenica di qualche mese prima di lasciarci per sempre.

Con il cuore lacerato come l’asfalto consumato e mille e più preghiere in testa, sono venuto a salutarti, senza quell’angoscia che ci prendeva negli ultimi tempi quando andavamo via e inevitabilmente ci domandavamo se fosse stata l’ultima visita. Sei stato coraggioso, eri pronto anche quel venerdì, nonostante le lacrime, unico segno di paura e commozione quando le parole sono diventate troppo difficili da pronunciare. Solo un uomo come te poteva trovare il coraggio di amare in eterno, di creare un forte legame tra di noi per quasi 60 anni; con la nonna Marianna hai formato una grande famiglia come sono grandi le famiglie al sud, insieme siete stati punti di riferimento ed esempio: il nonno mi ha insegnato la lezione più grande mostrandomi come l’amore vada oltre la vita stessa, vada oltre l’esserci. L’amore che accudisce e risana le ferite, l’amore che condivide il dolore e lo supporta, l’amore che nella longevità è capace di schioccare baci forti e privi di vergogna, questo amore che sei stato in grado di coltivare e possedere, come il dono più prezioso, come la ricchezza più grande. Sei stato padre, il padre di mio padre e pertanto mi ha lasciato in eredità un nome e un cognome che mai come oggi sono fiero di portare, perché ne ho riscoperto l’identità più profonda, sancita da quel gesto sincronico di quanti, durante i funerali, al tuo passaggio in piazza hanno calato la coppola dalla testa e hanno abbassato lo sguardo, certamente dicendo in silenzio “Sabbinirica Vossia”, e tu che la coppola ce l’avevi accanto perché non volevi andare via senza, avrai risposto “Sabbinirica”.

L’ultimo saluto

e il ringraziamento E allora che tu sia benedetto nonno, ora e sempre, benedetto da noi tutti, benedetto tra gli angeli del cielo; che tu sia benedetto accanto al Padre, là dove non serve nemmeno respirare e nel cuore di chi hai protetto per restare… e ora anche se in vita non te l’ho detto mai… Sabbinirica Nonno caro! Per saperne un po’ di più sul detto Sabbinirica… Non solo un saluto, ma anche una forma di rispetto e di augurio, in esso vi è racchiuso un mondo, una cultura: religiosità, rispetto, distanza sociale, sudditanza Sabbinirica, o Assabinirica oppure “Vossia binirica” o “Vo’scenza binirica non è un semplice saluto, è molto di più. Le origini etimologiche più accreditate di tale formula di saluto sono quelle che la fanno risalire all’arabo “As-Salam, soprattutto per l’assonanza. E’ una forma di saluto rivolta solitamente a persone anziane o che hanno una certa autorità.

Un saluto utilizzato sino agli anni ’50 – ’60 dai nostri nonni, bisnonni etc 

Molte sfaccettature si intravedono subito nelle varie formule: Ssabinirica o Assabinirica = “Ella mi benedica, o vossia (mi) benedica” Vossia s’abbinirica = “Vostra signoria (mi) benedica” Voscenza s’abbinirica = “Vostra eccellenza (mi) benedica” “Assabinirica” era il saluto che rappresentava il massimo del rispetto portato verso la persona da salutare. Lo usavano i più giovani per salutare “lu tata, la matri, lu tataranni, la mammaranni“, il padre, la madre, i nonni e i parenti più grandi; oppure lo usava il figlioccio verso il padrino. Il figlio, come segno di rispetto, doveva dare del “vossia” (voi) ai genitori, ma anche ai fratelli più grandi. Ma “vossia” lo usavano soprattutto i meno abbienti quando salutavano una persona di riguardo. Così fino agli anni ‘50, nonostante la caduta del feudalesismo in Sicilia risalisse al 1912, si usava ancora dare del “Voscenza binirica” (Vostra eccellenza mi benedica), quel saluto di sudditanza che

il contadino o la persona di basso ceto dava al padrone o a chi stava più in alto nella scala sociale.

Al ricco borghese come titolo si attribuiva il “don”, da dominus, (maestro, padrone) prima del nome, e il “voi” come segno di distinzione; la moglie era chiamata “donna”, per la stessa radice, da domina. Quando per strada si salutava una persona di riguardo, era doveroso alzare il cappello o il berretto e fare un leggero inchino dicendo: “servu sò” oppure “servu di voscenza”. Lo stesso succedeva se la persona di riguardo era affacciata al balcone; si salutava “scappellandosi”.

Ma se al balcone era affacciata una signora di nobile casato o soltanto benestante, uno del popolo, che passava di sotto, salutava senza alzare lo sguardo per non essere troppo sfrontato! Notare come a salutare dalla strada erano quelli col cappello, quindi solo gli uomini. Le donne in casa, al massimo al balcone, ma se benestanti. Quando si incontravano persone di pari “merito” già le cose cambiavano e allora “salutamu” oppure “baciamu li manu”. E qui ci sarebbe da divagare! Ma rimaniamo nella ricerca. Altra espressione siciliana era “Voscenza”, derivante dalla voce spagnola “vuestra excelencia”, ovvero “vostra eccellenza”.

Si tratta dunque di un titolo utilizzato in Sicilia, specialmente nell’uso parlato, per rivolgersi a persone di riguardo e/o prestigio come, per esempio, nell’espressione: – “Voscenza mi perdoni se la disturbo, ma ho urgenza di parlare con lei”. Nella collezione degli elogi: “‘Minenza” (Eminenza), Vossignuria” (Vostra Signoria). Per le persone appartenenti all’ultimo gradino della scala sociale si usava il “gnuri ” per l’uomo e “gnura” per la moglie, forse “signuri” o “signura” potevano far montare loro troppo la testa.
I lavoratori giornalieri, gli antenati degli stagionali di adesso, o peggio dei migranti in nero, che non avevano alcuna specializzazione nel lavoro, venivano chiamati col loro nome di battesimo. Se poi si fosse andato avanti con l’età si sarebbero meritati il titolo di “zu” e “za”. Così c’era “u zu Vicenzu” o “a za Mimma”.

Forse prima c’era più rispetto? Forse!?
Non sono certo le parole ma quello che c’è dietro e intorno ad esse a fare la differenza.

La poesia Assabbinirica incorniciata presso il circolo “G. Odierna” ad Ibla che frequentava il nonno

Assabbinìrica Quann’eru nicu la cosa chi cchiù ri tutti sèntiri mi piacìa, era quannu assabbinìrica me patri a me nonna ci ricìa. Lu sensu bonu di stà pàrola nun la capìa, ma a me nonna tantu cuntènta la facìa.
A tempi antìchi lu rispèttu era cchiù forti, e lì vicchiarèddi anchi scarsi l’amàvi finu a la morti. Avìlli rintra unn’era un pisu, ti ràvanu cunsìgghi e mittìanu lu surrìsu. Cù lu tempu càpivi chi era ‘na biniriziòni, e chi a cú la ricivìa ci rava prutiziòni.
Quantu addisiàssi sèntimi diri ancora ‘na vota di me nonna binirittèddu, picchì mi fàcia sèntiri ‘mpurtànti, amàtu e beddu.
Ci sunnu così chi ti fannu sèntiri ciàvuru di casa, assabbinìrica avi lu stessu sapùri di ‘na vucca chi ti vasa. È pròpriu veru chi ci sunnu così chi ti porti ‘nta lu cori, di quannu nasci finu a quannu mori.

Salvatore Battaglia
Presidente Accademia delle Prefi

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