Cultura
“In questa storia che è la mia” Claudio Baglioni disegna la parabola dell’amore
“In questa storia che è la mia”, il diciassettesimo album in studio di Claudio Baglioni, uscito a sette anni da “ConVoi” è Disco d’Oro. Ha venduto 45mila copie e raccolto un milione di streaming in due settimane presentando 14 brani, 1 ouverture, 4 interludi piano e voce, 1 finale.
Un “concept”, quello di Claudio Baglioni che disegna la parabola dell’amore, sia personale che universale, riflettendo sul modo nel quale questa forza straordinaria che tutti viviamo senza conoscerla mai veramente, travolga le nostre esistenze, rendendole esperienze uniche e sempre degne di essere vissute.
Da venerdì 18 dicembre, inoltre è in radio l’“Uomo di varie età”, il suo nuovo singolo, dopo “Gli anni più belli” e “Io non sono solo lì”, estratto da “In questa storia che è la mia”, il nuovo album con 14 inediti pubblicato il 4 dicembre.
“Sembra un gioco di parole e, invece, è la verità – ha commentato Claudio Baglioni – sono un uomo di varie età, almeno nel doppio senso essenziale che questa definizione contiene. Le stagioni della vita, innanzitutto l’infanzia con la folgorazione della musica, l’adolescenza, passata a rincorrere il sogno di fare di quell’arte la mia vita, gioventù e maturità, a vivere consensi e successi inimmaginabili e infinitamente al di là di qualunque aspettativa, ma anche le varie stagioni musicali, tutte profondamente diverse tra loro, vissute e create in questi cinquant’anni di dischi e concerti”.
“Uomo di varie età” è tutto questo – ha precisato – un brano che non è solo la mia storia personale di uomo e artista fatta canzone, ma che è anche il sistema linfatico nel quale scorrono energie, vibrazioni, pensieri, desideri e sogni di questo album-racconto, che ha la struttura di un’Opera breve, e del quale questa rock-ballad incarna il tema melodico principale”.
50 anni vissuti in musica, 60 milioni di copie vendute in tutto il mondo. Sono i numeri essenziali di una carriera unica e irripetibile, la sua.
Musicista, autore, interprete, che, dalla fine degli anni Sessanta a oggi, è riuscito a conquistare una generazione dopo l’altra, grazie a un repertorio pop, melodico e raffinato, nel quale ha saputo fondere canzone d’autore e rock, sonorità internazionali, world music e jazz, rivoluzionando il concetto stesso di performance live.
Il primo a inaugurare la stagione dei grandi raduni negli stadi e ancora il primo, nel 1991, a “far scomparire il palco” e portare la scena al centro delle arene più importanti e prestigiose d’Italia, in ambito musicale, sociale e televisivo.
A tal proposito riportiamo il racconto di Angela Zagaria, una “Clabber”, che in gergo vuol semplicemente dire “fan”, ma lei lo è in modo particolare, visto che segue Baglioni, uno degli autori e interpreti più raffinati, sensibili e amati della musica popolare italiana, da quando aveva 15 anni tanto da esserne ormai diventata una delle sue fan più amate. Sono veramente tanti i concerti a cui ha assistito ed è attiva anche in veste di amministratrice del gruppo Facebook “Millenote di TE …e di NOI”, nato il 18 settembre 2016, come si legge “….affinché il linguaggio universale della musica abbia il potere di unire chi l’ascolta, come LUI …..CLAUDIO ….unisce NOI”.
Ricorda con emozione quei momenti in cui al Teatro degli Arcimboldi a Milano il 4 gennaio del 2014 (in foto), Claudio Baglioni le dette il microfono, chiedendole di far cantare al pubblico presente sul palco, i suoi brani: Signora Lia, W l’Inghilterra, Porta Portese.
E poi ancora, rincorrendo i ricordi: “Permettetemi questo dolce ricordo dei miei 13 anni, ero una ragazzina bambina che aveva come idolo l’allora per me irraggiungibile Claudio Baglioni, alcune volte pensavo nei miei pensieri confusi e sognanti,chissà se avrei mai visto un suo concerto? Chissà se lo avrei mai conosciuto, era il mio grande sogno.” E continuando, con nostalgia: “Gli sticker sul giornalino di musica CIOÈ erano esibiti sui diari come trofei dove con un evidenziatore illuminavo pensieri scritti che oggi farebbero ridere, scrivevo – CLAUDIO BAGLIONI I LOVE YOU – e una volta feci altrettanto su dei blue jeans e non me ne vergogno a dirlo, chi non lo ha mai fatto di noi? ognuno con la propria passione o magari in maniera diversa, sfido io, erano altri tempi, ingenui e veri quelli degli anni ‘80, bastava poco per poter sognare. Magari i ragazzi di oggi sapessero sognare con queste cose!”.
E si dilunga fino ad arrivare al momento cruciale, che non ha bisogno di commenti: “La vita però alcune volte è strana, penso che quando una cosa la vuoi veramente dal profondo del cuore alcune volte ti ascolta e decide di farti un regalo e girandosi dalla tua parte guarda quello di vero che hai dentro donandoti un sogno e benedicendolo. Così il 4 gennaio 2014, tutto avrei immaginato ma non quello di potermi ritrovare su quel palco per me irraggiungibile e con il mio idolo tanto sognato da ragazzina a fargli da assistente. I miei battiti sono stati i miei passi che mi hanno guidato fin qui e con commozione hanno voluto fissare quel ricordo nell’angolo più stretto dell’anima dove non uscirà più”.
E quindi non è assolutamente un caso se Baglioni riferisce ciò che risulta vero: “In questa storia, che è la mia” c’è un invito. Una spinta a rileggere la nostra storia. La storia di ciascuno di noi, di queste pagine di musica e parole, che abbiamo scritto e vissuto insieme, e di questo tempo che, sebbene non si leggano, porta anche le nostre firme”.
E l’opera, come ha dichiarato lo stesso cantautore, è la sua autobiografia fatta in musica per lasciare un segno, realizzata con uno stile anni settanta, come i suoi primi dischi, quasi a chiudere un cerchio che si ritrova al punto di partenza. “Un tema che viene annunciato in quella sorta di ‘ouverture’ che ho chiamato ‘capostoria’, che riemerge tra un brano e l’altro, in quattro interludi, pianoforte e voce (1. non so com’è cominciata, 2. al pianoforte ogni giorno, 3. e firmo in fede un contratto, 4. adesso è strano pensare) e che, dopo la rock-ballad intitolata, appunto, ‘Uomo di varie età’, ritorna, un’ultima volta nella ‘coda’ (finestoria) guidata dalla chitarra acustica, a chiudere il cerchio di alcuni tra gli istanti, gli accadimenti e gli incontri più intensi che mi hanno accompagnato “In questa storia che è la mia””.
Il disco è stato commercializzato in edizione standard (su CD, vinile e download digitale) e anche in versione deluxe CD con quattro bonus track acustiche (due nella versione deluxe vinile). Il video ha la regia, i disegni di Carmine Di Giandomenico; montaggio e animazione sono di Ermanno Di Nicola, con la supervisione di Guido Tognetti.
“Un album ideato e composto come una volta – ha concluso Claudio Baglioni – vero, sincero, fatto a mano e interamente suonato. È un progetto al quale ho dedicato tutto me stesso, a partire dalla scrittura, strutturata come non accadeva da tempo, su linee melodiche e processi armonici che la musica popolare, sembra offrire sempre meno. Le sonorità sono tutte vere, nel senso di ‘acustiche’, basso, batteria, pianoforte, chitarre, archi, fiati, voce e cori, e il ricorso all’elettronica è stato dedicato, esclusivamente, alla cura degli effetti suono e delle atmosfere. Ne sono venuti fuori quattordici pezzi suonati dalla prima all’ultima nota, da un gruppo di musicisti straordinari, che fanno quello che ci si aspetta da loro,suonare con tutta la creatività, l’invenzione, l’energia e la passione, in una parola la musicalità, che hanno dentro”.
di Vito Piepoli
CLAUDIO BAGLIONI tornerà sulle scene live nel 2021 con lo spettacolo “DODICI NOTE”, in cui la musica e le parole del cantante e compositore italiano si fondono in una dimensione live di pop-rock sinfonico che unisce grande orchestra classica, coro lirico, big band e voci moderne.
“DODICI NOTE” partirà dalle Terme di Caracalla di Roma, dal 4 al 18 giugno 2021: 12 serate con l’orchestra sinfonica, il coro lirico, il suo gruppo di solisti e coristi.
A questi 12 concerti, seguiranno 4 appuntamenti live in due teatri luoghi d’arte unici al mondo: il 16 e 17 luglio al Teatro Greco di Siracusa e l’11 e 12 settembre all’Arena di Verona.
Queste le date di “DODICI NOTE”, prodotte e organizzate da Friends & Partners, in collaborazione con il Teatro dell’Opera di Roma per le date alle Terme di Caracalla (per la prima volta in assoluto la stagione estiva dell’Opera di Roma alle Terme di Caracalla ospiterà dodici serate consecutive dello stesso artista):
4 giugno 2021 – Terme di Caracalla – ROMA (recupero 6 giugno 2020)
5 giugno 2021 – Terme di Caracalla – ROMA (recupero 7 giugno 2020)
6 giugno 2021 – Terme di Caracalla – ROMA (recupero 8 giugno 2020)
8 giugno 2021 – Terme di Caracalla – ROMA (recupero 9 giugno 2020)
9 giugno 2021 – Terme di Caracalla – ROMA (recupero 10 giugno 2020)
10 giugno 2021 – Terme di Caracalla – ROMA (recupero 11 giugno 2020)
12 giugno 2021 – Terme di Caracalla – ROMA (recupero 13 giugno 2020)
13 giugno 2021 – Terme di Caracalla – ROMA (recupero 14 giugno 2020)
14 giugno 2021 – Terme di Caracalla – ROMA (recupero 15 giugno 2020)
15 giugno 2021 – Terme di Caracalla – ROMA (recupero 16 giugno 2020)
17 giugno 2021 – Terme di Caracalla – ROMA (recupero 17 giugno 2020)
18 giugno 2021 – Terme di Caracalla – ROMA (recupero 18 giugno 2020)
16 luglio 2021 – Teatro Greco di SIRACUSA (recupero 17 luglio 2020)
17 luglio 2021 – Teatro Greco di SIRACUSA
11 settembre 2021 – Arena di VERONA (recupero 18 settembre 2020)
12 settembre 2021 – Arena di VERONA
I biglietti sono disponibili su TicketOne.it, nei punti vendita e nelle prevendite abituali.
I biglietti già acquistati per le date inizialmente previste per il 2020 rimangono validi per le nuove date corrispondenti. Per informazioni: www.friendsandpartners.it e www.ticketone.it
Radio Italia è radio partner delle date.
TIM è sponsor unico del tour.
Foto: Claudio Baglioni e Angela Zagaria
Personaggi
E’ morto il M° Beppe Vessicchio: il mondo dello spettacolo perde un grande personaggio
A diramare la notizia è l’ospedale San Camillo Forlanini di Roma, dov’era ricoverato in rianimazione per una polmonite interstiziale precipitata rapidamente.
Aveva solo 69 anni e la sua esistenza è stata costellata di grandi soddisfazioni professionali e personali.
Era stimatissimo e amato da chiunque abbia incrociato il suo cammino, co il suo fare elegante e garbato.
Giuseppe Vessicchio era nato a Napoli il 17 marzo 1956, era compositore, direttore d’orchestra, arrangiatore tra i più amati e riconoscibili del panorama italiano, noto per la sua grande sensibilità musicale, presenza straordinaria nei vari festival di Sanremo. Nella sua carriera ha collaborato con i più grandi nomi italiani e internazionali, da Gino Paoli a Roberto Vecchioni, da Zucchero a Ornella Vanoni.
Immagine di copertina dal web
Cultura
Pantelleria, l’asso degli aerosiluranti Guido Robone a La Margana – 2ª parte
L’azione di siluramento contro la petroliera British Lord confermò le non comuni doti di aerosiluratore del tenente pilota Guido Robone. D’altronde egli a quel momento era considerato il miglior pilota della 278a Squadriglia: Fama non usurpata visti i precedenti. Ricordiamo qui soltanto il siluramento e danneggiamento, unitamente a Buscaglia, dell’incrociatore britannico Kent nella notte del 17 settembre 1940.
Alle ore 23:55 di quella notte due aerosiluranti italiani (Buscaglia e
Robone) lanciarono i loro siluri contro il Kent causando danni estesi e un vasto incendio,
provocando inoltre la morte di trentadue membri dell’equipaggio.
Ma soprattutto l’azione del successivo 14 ottobre, quando alle ore 18:55 il comandante della 278°,
Massimiliano Erasi, e il suo gregario, Guido Robone, silurarono l’incrociatore inglese Liverpool
presso l’estremità orientale dell’isola di Creta. La parte prodiera dell’unità nemica fu letteralmente
tranciata e le perdite tra l’equipaggio ammontarono a 3 ufficiali e 27 marinai uccisi e 35 feriti.
Il
Liverpool restò fuori servizio per oltre un anno. Per questa azione il Robone si meritò la sua prima
medaglia d’argento al valore, la cui motivazione abbiamo già riportato sopra.
Il tenente pilota Guido Robone ebbe modo di distinguersi immediatamente anche a Pantelleria.
Erano i primi di maggio e l’ammiragliato inglese aveva dato il via all’Operazione Tiger, avente
quale obiettivo di far transitare in Mediterraneo una parte di un convoglio navale, in sigla WS-8, al
fine di portare rifornimenti di carri armati, aerei, munizioni e carburante all’armata britannica del
Nilo, attestata presso Alessandria d’Egitto.
Come sempre l’ammiragliato non aveva poi lesinato
sulla scorta, impegnando al riguardo numerose unità da guerra.
Alle 19:52 dell’8 maggio 1941 velivoli italiani in ricognizione lanciarono l’allarme che il convoglio
inglese stava attraversando il canale di Sicilia. In quel momento non fu possibile far alzare in volo
alcun aereo per contrastare le navi nemiche. Solo dal campo di Margana in Pantelleria, decollò alle
22.40 un solitario Savoia-Marchetti S.M.79. Lo pilotava il tenente Robone.
Per più di un’ora il pilota italiano volò scrutando la vasta superficie del mare illuminata dalla luce
lunare, ma delle navi avversarie nessuna traccia. Era scoraggiato e sul punto di far ritorno a
Margana, quando verso mezzanotte scorse, nitide, le sagome delle unità del convoglio inglese.
Robone scelse di puntare sulla sagoma più grande, che a lui sembrava essere un incrociatore da
battaglia tipo “Renown”. Alle 00:02 del 9 maggio sganciò il siluro e immediatamente virò,
allontanandosi rapidamente. Gli sembrò poi di aver sentito un’esplosione soffocata e quindi pensò di aver messo a segno il colpo.
L’unità presa di mira dal Robone non era affatto un incrociatore da battaglia, ma nientemeno che la corazzata Queen Elizabeth, orgoglio della Royal Navy. Solo la prontezza del comandante, il capitano di vascello Claud Barrington Barry, e l’abilità del suo equipaggio evitarono una triste fine alla corazzata. Infatti con una pronta e subitanea manovra si riuscì ad evitare il siluro, passato poi a pochissimi metri dallo scafo. Quel giorno la fortuna non fu certo dalla parte di quel solitario S.M.79 della 278a Squadriglia, pilotato dal tenente Robone, che per il suo coraggio avrebbe meritato senz’altro il successo.
Comunque la sua solitaria straordinaria missione bellica è degna di essere tramandata negli annali della storia dell’aviazione militare italiana. Guido Robone ebbe poi modo di distinguersi anche durante le fasi dell’Operazione Substance, nome in codice di una delle consuete missioni di rifornimento degli inglesi per l’isola di Malta, che si svolse dall’11 al 28 luglio 1941. Nel pomeriggio del 23 luglio Robone si alzò in volo col suo S.M.79 dal campo di Margana e alle ore 17:30 attaccò con la solita determinazione delle navi nemiche di ritorno da Malta e dirette a Gibilterra.
La contraerea avversaria fu come sempre rapida e violenta e il velivolo italiano fu colpito diverse volte, sempre però in parti non vitali. Ma Robone non si scoraggiò affatto e proseguì. Giunto a distanza utile, sganciò il suo siluro, che andò a colpire in pieno un grosso piroscafo. Si trattava della petroliera Hoegh Hood di 9.351 tonnellate, al comando del capitano Gustav Saanum.
La Hoegh
Hood, benché gravemente danneggiata, riuscì fortunosamente a proseguire, sebbene con velocità
ridotta.
Per questa azione Robone ebbe la sua terza medaglia d’argento. Motivazione:
“Capo equipaggio di apparecchio aerosilurante, compiva numerose azioni contro unità navali.
Avvistato un numeroso convoglio nemico fortemente scortato, si lanciava decisamente all’attacco, e,
malgrado la violenta reazione contraerea, che colpiva ripetutamente il velivolo, riusciva, con grande
perizia ed audacia, a portarsi in posizione utile per il lancio del siluro che colpiva affondandola una
grossa unità navale.
Cielo del Mediterraneo centrale, 23 luglio 1941-XIX”.
In realtà la nave inglese non era affondata, ma soltanto danneggiata. Comunque la coraggiosa e
temeraria azione meritava senz’altro una medaglia al valore.
Il tenente Guido Robone proseguì poi il conflitto con altri tipi di velivoli, meritando anche una medaglia di bronzo, con la seguente motivazione: “A Robone Guido – Capitano Pilota.
Arditissimo pilota aerosilurante, trasferitosi per un nuovo impiego della sua specialità su
apparecchio da caccia dimostrava ancora le sue eccelse doti di coraggio e di aggressività. Il 12
giugno 1942 incurante della rabbiosa reazione contraerea, guidava una formazione all’attacco di
una portaerei fortemente scortata. portandosi ad una distanza talmente ravvicinata da sorvolare il
ponte di volo.
“Combattente versatile, in ardite azioni di mitragliamento al suolo, di attacco in
picchiata e nella difesa di Napoli dava prova della sua eroica determinata volontà di sacrificio.
Negli innumeri combattimenti sostenuti contro preponderanti forte nemiche, collaborava
all’abbattimento di molti velivoli avversari.
“Esempio purissimo delle più nobili eroiche tradizioni
della nostra gente.
Cielo del Mediterraneo. 6 agosto 1942-21 giugno 1943”.
Uscito indenne dalla guerra, continuò a servire l’Aeronautica Militare italiana, raggiungendo il
grado di generale di Squadra Aerea.
Orazio Ferrara (2 – fine)
Per leggere la prima parte: Un asso della Luftwaffe a Margana di Pantelleria
Cultura
Pantelleria, con San Martino il finissage della mostra “Resistenza” di Carlotta Vigo
RESISTENZA di Carlotta Vigo > Finissage 09.11.2025 ore 18
nella Galleria „Le alcove di van der Grinten *spaces for the urban arts“
Con “Resistenza” Carlotta Vigo mette in mostra l’ultimo baluardo di chi si oppone a una società sempre più assoggettata all’omologazione industriale e tecnologica che, in maniera lenta ma inesorabile, va annichilendo l’uomo, privandolo delle proprie abilità artigiane e di pensiero critico.
Al centro dell’obiettivo i volti e gli sguardi di partigiani postmoderni, ambasciatori di un messaggio politico da salvaguardare e sostenere. Pescatori, macellai, apicultori e artigiani che, per affinità elettiva, hanno deciso di restare umani mantenendo vivo il peso della tradizione. Merito, anche, di Pantelleria e della sua natura ancora “audace” e profonda, in stretta connessione con chi la abita.
Non è un caso che su quest’isola la tradizione del Carnevale sia sacra, un patrimonio umano teatro di aggregazione ed espressione di antichi rituali dionisiaci.
“Il giorno in cui questo Paese perderà contadini e artigiani, non avrà più storia”, diceva Pier Paolo Pasolini.
Luisa Indelicato
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