Ambiente
Pantelleria, Michela Silvia di Diventerà Bellissima ci scrive “Spazzatura a 5 vele”

Riceviamo e pubblichiamo integralmente, lettera aperta di Michela Silvia, coord. di Diventerà Bellissima di Pantelleria
Spazzatura a 5 vele!
Ho dedicato parte della mattinata a cercar di raccogliere più elementi possibili per evidenziare la nostra realtà.
Leggendo alcuni commenti sulla pagina Facebook di “Comune di Pantelleria”, dove alcuni, molti, cittadini lamentavano il degrado in cui versa l’isola e un assessore sosteneva che si facesse cattiva pubblicità e si rovinasse l’immagine dell’isola, mi sono sentita in diritto, poiché pantesca dalla nascita e non sbarcata per miracolo, di far notare che il degrado e la spazzatura li vedono tutti e principalmente il turista.
Fa rabbia leggere determinati commenti scritti da chi ci amministra, fa rabbia notare che invece di render felice il cittadino pantesco, lo si critica per aver detto il vero e per aver esternato un parere, e non credo faccia rabbia soltanto a me.
Sindaco, mi rivolgo a lei che è la massima autorità su quest’isola: ho girato per ben mezz’ora nel nostro bellissimo centro e non ho trovato diamanti al sole, ma “munnizza”, discariche abusive in pieno centro e addirittura un arredo casa quasi completo appoggiato alla parete esterna di una palazzina popolare. Mancano solo tavolo e sedie e poi si potrebbe pensare di consegnarlo a qualcuno che si trova in graduatoria, visto che (questa è una parentesi) gli alloggi popolari stanno crollando e vivere a cielo aperto a mio avviso risulterebbe più sicuro. Ma ritorno al discorso iniziato, degli alloggi popolari tratteremo bene l’argomento successivamente.
Comprendo che smaltire e poi recuperare ancora altri rifiuti è un immane lavoro e richiede organizzazione, ma le parlo di rifiuti che giacciono su quei punti da mesi. La cosa che manca qui non è solo la manutenzione, mancano i controlli e una persona che se ne occupi con il cuore per rendere quest’ isola più piacevole, vivibile per il pantesco prima di tutto, e lo vediamo tutti che è sporca e abbiamo il dovere e anche il diritto di segnalarlo e lamentarci. Il pantesco non vive bene e non possiamo sperare che possa farlo il turista.
Dobbiamo prima fare reset per noi, per avviare il sistema turistico.
Sicuramente la gente è incivile, ma vogliamo fare la raccolta differenziata e poi negli angoli della strada abbiamo “gli altari di San Giuseppe” ? Belle le 5 vele che sventolano, ma in onore a cosa? I premi sono belli da ricevere, sono belle le foto di circostanza, le passerelle, ma prima di tutto dovrebbe esser bello girare per l’isola e non veder vecchie strutture di legno diroccate, carcasse di scooter abbandonate in pieno centro, erbaccia che trattiene immondizia e cestini che dovrebbero essere svuotati a distanza di 24 ore (sono generosa) e invece si notano buste di plastica “imbottite”, invecchiate, rosicchiare dai topi e impolverate per il tanto tempo di permanenza all’interno di quei fusti.
Non mi sto lamentando, non sto impartendo lezioni, non potrei mai, sto solo riflettendo e vorrei che tutti lo facessimo. Dipende da tutti noi, dipende dalla macchina amministrativa e se non vi è tutela del territorio, se non si cura l’immagine nel vero senso della parola, qualcuno si sentirà sempre in diritto di continuare a sporcare: E sappiamo tutti che ” un ti lavi stujorno, un ti lavi dumane… A fini simana fete!” Allego qualche foto al testo, almeno l’evidenza non si potrà negare.
Cordialmente. Michela Silvia Coordinatrice Diventerà Bellissima – Pantelleria – Delegata Provinciale alla “Famiglia, disabilità e politiche sociali”
Esponente e coordinatore associazione nazionale ” Ecoitaliasolidale – isole minori della Sicilia-“
Ambiente
Ok per FISA a formazione soccorritori. Presidente Perrotta “La lotta per la giustizia continua”

La Fisa ottiene l’autorizzazione, ma il presidente Perrotta non si ferma: “La lotta per la giustizia continua”
ROMA – La Federazione Italiana Salvamento Acquatico (FISA) ha recentemente ottenuto una nuova autorizzazione che le permette di continuare a formare soccorritori acquatici e rilasciare brevetti per il salvamento in mare, laghi, piscine e fiumi, un riconoscimento importante che attesta la validità e la qualità del suo operato. Nonostante questo successo, il presidente Raffaele Perrotta ha dichiarato che la battaglia della Federazione è tutt’altro che conclusa.
”L’autorizzazione che abbiamo ricevuto conferma la correttezza del nostro percorso,” ha affermato il presidente Perrotta, “ma non ci fa dimenticare l’ingiustizia di un decreto statale che continua a penalizzare il settore.”
Il presidente della FISA ha ribadito la sua ferma intenzione di proseguire la lotta per la modifica di un decreto che è profondamente iniquo. “Nonostante la legge sia oggi a nostro favore, non possiamo accettare che sia ingiusta per altri. La giustizia non deve essere un privilegio per pochi, ma un diritto per tutti. La nostra battaglia non è solo per noi, ma per l’intero popolo e per le future generazioni che verranno.”
Perrotta ha sottolineato che l’obiettivo è garantire un cambiamento radicale che porti a un decreto più equo e giusto per tutti gli operatori del settore, soprattutto a vantaggio degli assistenti bagnanti sempre in balia delle onde e di un mestiere rischioso ma mai analizzato nei suoi aspetti più pericolosi. “Dobbiamo assicurarci che chiunque voglia contribuire alla sicurezza in mare lo possa fare in un sistema che riconosca il merito e non si basi su disparità,” ha concluso.
La FISA, pur godendo ora di una posizione di forza, dimostra così un forte senso di responsabilità e una chiara visione etica, mettendo in primo piano non solo i propri interessi, ma i principi di equità e giustizia sociale per l’intera Nazione che dovrebbe essere un esempio per tutti gli altri paesi.
Chi non fa niente per impedire un ingiustizia è colpevole come chi la commette. .così termina il presidente della FISA.
Ambiente
Salvata dalla Guardia Costiera una tartaruga “caretta-caretta” in difficoltà

Nei giorni scorsi, il personale della dipendente Delegazione di Spiaggia di
San Vito Lo Capo ha soccorso ed affidato alle cure dell’Istituto Zooprofilattico
Sperimentale della Sicilia un’esemplare di tartaruga “caretta-caretta” in località Cala
Marinella presso la Riserva dello Zingaro.
La segnalazione è arrivata da alcuni diportisti che hanno individuato la
tartaruga in difficoltà e provveduto a recuperarla a bordo; subito dopo, la sala
operativa della Capitaneria di porto di Trapani inviava in zona il battello B36 della
dipendente Delegazione di Spiaggia di San Vito Lo Capo il cui personale prendeva
in custodia l’esemplare e lo trasportava verso il porto di San Vito Lo Capo dove, nel
frattempo, era giunto il personale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della
Sicilia per le necessarie cure del caso.
Da un prima valutazione, la tartaruga – lunga circa 90 cm – risultava ferita e
con difficoltà ad immergersi e, quindi, fondamentale è stata la prontezza della
segnalazione e la collaborazione da parte dei diportisti alla Capitaneria di porto
nonchè tutte le successive fasi, ormai consalidate tra l’Autorià Marittima e gli altri
enti, che hanno consentito il salvataggio dell’esemplare.
Con l’occasione, si richiama l’attenzione da parte di tutti gli utenti del mare
sull’importanza dell’immediata segnalazione di avvistamenti di esemplari di
tartarughe marine contattando la Capitaneria di porto più vicina oppure il 1530 al
fine di far intervenire tempestivamente gli Enti preposti alla cura, soccorso ed
assistenza necessari per difendere la specie “caretta-caretta” che secondo quanto
indicato dalla Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della
Natura (IUCN Red List) è considerata come specie vulnerabile e minacciata di
estinzione e, pertanto, da proteggere.
Trapani, 18.08.2025
Ambiente
Ponte sullo Stretto: tra ambizioni ingegneristiche e sfide di sostenibilità

Il Ponte sullo Stretto di Messina torna al centro del dibattito nazionale dopo l’approvazione del progetto definitivo da parte del Cipess. L’opera, destinata a collegare Sicilia e Calabria con una struttura a campata unica, è considerata un’impresa ingegneristica senza precedenti in Europa. Tuttavia, mentre il governo sottolinea i benefici economici e infrastrutturali, enti e associazioni sollevano dubbi sulle criticità ambientali e tecniche ancora aperte. In questo scenario, tra entusiasmo e perplessità, si delineano i prossimi passi di una delle opere pubbliche più discusse d’Italia.
Un progetto unico al mondo e i suoi obiettivi
Il Ponte sullo Stretto è concepito come una struttura a campata unica lunga oltre 3 chilometri, con una larghezza di 60 metri e un’altezza che consentirà il passaggio delle più grandi navi mercantili. Secondo la documentazione ufficiale, potrà ospitare sei corsie stradali e due binari ferroviari ad alta capacità. Si tratta di un progetto che, se realizzato nei tempi previsti, diventerà un simbolo di innovazione tecnologica e di connessione strategica tra Nord e Sud del Paese.
Sul sito ufficiale della società Stretto di Messina si evidenzia inoltre il carattere internazionale dell’iniziativa: ingegneri, università e aziende specializzate, così come realtà legate ai fornitori di energia elettrica, sono coinvolti in un percorso di ricerca e sviluppo che potrebbe rendere l’Italia un punto di riferimento nel settore delle grandi infrastrutture. Una visione che punta non solo al miglioramento dei collegamenti, ma anche al rafforzamento del ruolo geopolitico del Paese nel Mediterraneo.
Le criticità ambientali e tecniche sollevate dagli esperti
Nonostante le ambizioni, il progetto non è esente da critiche. Secondo diversi enti accreditati e associazioni ambientaliste, uno dei principali nodi riguarda l’impatto sull’ecosistema dello Stretto, un’area caratterizzata da biodiversità marina e da condizioni geologiche e sismiche particolarmente delicate. Le analisi hanno messo in evidenza i rischi legati alla fauna ittica e alla navigazione, oltre alle emissioni e al costo del kWh necessario per alimentare un cantiere di tali dimensioni.
Dal punto di vista tecnico, alcune perplessità si concentrano sulla resistenza della struttura alle sollecitazioni estreme, mentre sul piano economico si valuta anche l’incidenza del Prezzo Unico Nazionale (PUN) per la fornitura di energia necessaria ai lavori. Lo Stretto di Messina è noto per forti venti e per la sua attività sismica. Sebbene i progettisti abbiano previsto soluzioni di ultima generazione, come materiali ad alta prestazione e sistemi antisismici avanzati, restano interrogativi sulla reale capacità di un ponte di tali dimensioni di affrontare condizioni naturali eccezionali.
Un’ulteriore questione riguarda i costi di manutenzione e la gestione futura dell’opera, che secondo alcuni esperti dovrebbero essere regolati anche in coerenza con gli indirizzi stabiliti da ARERA. Se da un lato il governo assicura che il ponte sarà sostenibile nel lungo periodo, dall’altro esperti indipendenti sottolineano la necessità di piani finanziari dettagliati e realistici.
Tempistiche, finanziamenti e prospettive future
Con l’approvazione definitiva del Cipess, il progetto è entrato in una fase operativa. Secondo quanto comunicato dal Ministero delle Infrastrutture, i cantieri potrebbero avviarsi entro la fine del 2025, con una durata stimata di circa otto anni per il completamento. Il costo complessivo previsto supera i 13 miliardi di euro, finanziati in parte con risorse statali e in parte attraverso contributi europei e privati.
Sul fronte occupazionale, il governo parla di un impatto significativo:
decine di migliaia di addetti diretti e indiretti saranno coinvolti nella costruzione
una volta completata, l’opera dovrebbe generare benefici a lungo termine per la mobilità e per l’economia del Sud
i settori più interessati saranno turismo, logistica e commercio
Le autorità sottolineano come il ponte rappresenti una sfida e al tempo stesso una grande opportunità per ridurre l’isolamento infrastrutturale della Sicilia.
Tuttavia, le prospettive future dipenderanno dalla capacità di conciliare obiettivi ingegneristici e tutela del territorio, così come dalla possibilità di scegliere il fornitore più conveniente per sostenere in modo efficiente i consumi energetici legati alla gestione dell’opera. La società Stretto di Messina ha dichiarato di voler collaborare con università e centri di ricerca per monitorare costantemente l’impatto del progetto e garantire il rispetto degli standard ambientali. In questo senso, il ponte si configura non solo come un’opera di collegamento, ma come un banco di prova per l’Italia su innovazione, sostenibilità e visione strategica.
Fonte: https://www.papernest.it/
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