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Cultura

Pantelleria, il presepe come paesaggio dell’anima

Redazione

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Sarà che gli anni passano, sarà che la vita, ormai vissuta frettolosamente, ci induce a riscoprire l’entusiasmo delle antiche emozioni natalizie, riportandoci sulle tracce sentimentali di suoni e colori sbiaditi dal tempo che riemergono, indelebili, dagli angoli più nascosti dell’anima.

Sarà che il Natale, nonostante gli slogan quotidiani di imposizione soggettiva e prevaricazione sui più deboli, riesce a trionfare sui disvalori pressoché diffusi, ci ritroviamo, insieme, accomunati dal sincero insegnamento cristiano, ereditato dal simbolo di chi è venuto al mondo per sopperire ad ogni manchevolezza umana incoraggiando all’amore, alla solidarietà, alla fratellanza e alla responsabilità spirituale.

Insieme agli eccessi alimentari del periodo festivo più intenso della nostra esistenza, si esprime, forte e chiaro, il desiderio bulimico dello ‘stare uniti in famiglia’, afferrando, nello stesso tempo, la semplicità primitiva dei nostri appetiti interiori, secondo uno stile notevolmente ricco di manifestazioni sensibili e delicate.

In uno scenario festivo a tal punto commovente, passato e presente fatalmente s’ intrecciano, soprattutto nel dolce e mesto ricordo di chi oggi non c’è più. Nella tenera nostalgia di quando, da bambina, insieme ai miei genitori e ai miei fratelli, si snodavano rituali rimasti impressi nella mente e nel cuore, quando la vita ci regalava poco o niente ed ogni sua espressione aveva il passo del sacrificio e della sopportazione.

Ma a Natale ogni ostacolo poteva trasformarsi in una barriera superabile.

Ogni alberello, seppur povero e quasi spoglio, poteva rappresentare un anelito alla grandezza morale; ogni presepe, estemporaneo ed arrangiato, faceva risaltare la dedizione entusiasmante di una fecondità creativa oggi mancante; ogni piatto, esclusivamente festivo, ci regalava il gusto del confine e della sobrietà; ogni ‘vestito della festa’ ci allenava al rispetto per la parsimonia ed ogni sperpero veniva perdonato per onorare il culto della devozione: abilità e virtù interiori che si sono trasformate, col tempo, in accezioni antipode, disadatte alle teorie delle condotte dei giorni attuali. Una stella più luminosa sull’albero raccolto nel bosco della montagna. Un filo di luci a intermittenza per illuminare gli angoli più appartati del nido familiare.

Uno zampognaro in più sulla collina del presepe spontaneamente meditato con materiali senza scialo. Il blu del laghetto nel quale far abbeverare le pecorelle partecipanti all’idillio della Natività.

Il bordo del Presepe realizzato in un susseguirsi di pietre e sassi panteschi, ricoperti di muschio reperito fra le risorse naturali del nostro ambiente.

L’angioletto collocato sul ritrovo della grotta recuperata da due pietre ad incrocio, riscaldata dal sospiro del bue e dell’asinello, laboriosi testimoni della grandezza del Bambinello nel mondo. Infine, in lontananza, sul cammino verso il Messia, il Salvatore dei nostri peccati, ecco i Re Magi, a commemorare la visita in Betlemme e a ricordarci che Oro , Incenso e Mirra sono testimonianze assai più profonde della manifestazione di Cristo Signore nel mondo.

Siamo tutti immersi in questo recinto di salvezza.

Ognuno con la propria storia e con le più intime emozioni. Ognuno da solo ad affrontare le asperità di un’angoscia esistenziale inimitabile.

Però tutti insieme a confortarci, a sostenerci nelle ingiustizie, nelle sventure e nei mali del mondo.

Franca Zona

 

L’immagine di copertina è opera di Leonardo Puleo

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Cultura

Non solo movida: “Centro Vivo” anima di giorno Piazza Marina & Dintorni. Domenica 7 e 14 dicembre, musica, mostre, talk e degustazioni

Redazione

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Jam Session del duo Polizzi & Di Luisi e mostra di Demetrio Di Grado da Veniero Project per l’iniziativa del Centro commerciale naturale di Piazza Marina & Dintorni

“Piazza Marina e Dintorni”, zona di Palermo già meta della movida notturna si animerà anche di giorno grazie all’iniziativa “Centro Vivo” che si celebrerà domenica 7 e 14 dicembre, dalle ore 10.00 alle 13,00, con musica dal vivo, talk con i protagonisti del centro storico, artigiani e commercianti per conoscere le loro storie, degustazioni e laboratori per bambini. In particolare, domenica 7 dicembre, in piazza Croce dei Vespri, ci sarà la jam session del duo Polizzi & Di Luisi e la possibilità di visitare gratuitamente la Galleria d’Arte Moderna e la mostra “Nessuno ci ha protetti” di Demetrio Di Grado da Veniero Project in piazza Cassa di Risparmio, 22 Palermo.

L’evento, organizzato dal Centro commerciale naturale Piazza Marina & Dintorni, con il contributo del Comune di Palermo, assessorato attività Produttive, coinvolgerà tutta la zona da vicolo Valguarnera, piazza Croce dei Vespri, passando per piazza Aragona, via Paternostro, piazza Cattolica e via Calascibetta fino a piazza Cassa di Risparmio (piazza Borsa), per perdersi nei vicoli del centro storico tra locali e negozietti ed assaporare l’atmosfera natalizia. Sarà possibile richiedere al gazebo del CCN una card per usufruire degli sconti nelle attività associate.

Il commento di Giuseppe Veniero presidente del CCN Piazza Marina & Dintorni

“Il centro storico di Palermo merita di essere vissuto, scelto e riconosciuto come il cuore pulsante della nostra città. Oggi rilanciamo con forza la visione del Centro commerciale naturale Piazza Marina & Dintorni: un modello di sviluppo che mette al centro le persone, le imprese, la cultura e la bellezza dei nostri luoghi in una rete virtuosa. Il nostro impegno è chiaro – ha commentato il presidente del CCN Piazza Marina & Dintorni, Giuseppe Veniero – : trasformare il centro storico in un vero life style center, dove cittadini, turisti e imprese possano trovare accoglienza, sicurezza, qualità e un’esperienza unica. Continueremo a promuovere eventi di eccellenza, progetti condivisi e una rete forte tra imprese, istituzioni e residenti”.

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Cultura

Barbara Conti porta le “Teste di turco” di Scicli alla Rai

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Domani 6 dicembre replica. Barbara Conti, l’appassionata di Pantelleria, oggi su Rai3 a “L’isola del Gusto”

Barbara Conti, la donna dal sorriso tra i più splendenti, dalla grande capacità comunicativa e, non per ultimo, dal raffinato talento tra i fornelli, è approdata in televisione portando la ricetta delle “teste di moro”.

Ospite di “L’isola del Gusto”, andata in onda questa mattina, alle ore 7,00, e in replica domani, 6 dicembre, alle ore 14,00, la nostra food blogger  ha dato nuovamente prova delle sue abilità non solo tra cucchiai, pentole, farine e uova, ma ha anche saputo catturare l’attenzione del pubblico mattiniero della vincente rubrica.
Con una gestualità armonica e una dialettica diretta e semplice riesce a rendere fattibile qualsiasi piatto. Non a caso, specie nell’ultimo anno, ha partecipato a moltissime manifestazioni gastronomiche della Sicilia sud-orientale.
Anni fa era venuta a conoscere Pantelleria, rimanendo incantata dall’isola, dai suoi sapori e dagli abitanti. Di tanto in tanto, realizza piatti tipici panteschi, per non lasciar disperdere dal tempo quel fascino singolare che le pietanze trasmettono.

Intanto, la sappiamo impegnata alla Festa della Scaccia Rausana, dal 5 all’8 dicembre, in Via Roma di Ragusa. Quattro giorni dedicati a uno dei simboli più autentici della cucina ragusana. La Scaccia Rausana De.C.O., riconosciuta come eccellenza protetta e patrimonio culturale, sarà protagonista grazie alla partecipazione dei migliori panifici del territorio, pronti a proporre interpretazioni classiche e creative di questa specialità. L’evento, ospitato in via Roma, prevede laboratori, concerti e momenti di intrattenimento, tra cui esibizioni di tamburi, performance musicali e talk dedicati alla tradizione gastronomica locale.

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Cultura

Pantelleria, premiato Ampolla d’Oro 2026 il gin “Muegin” di Enio Koshi

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Enio Koshi, un giovane grande uomo presenta Pantelleria  attraverso i suoi distillati

Chi a Pantelleria non conosce Enio Koshi. Nonostante la sua giovane età, il naturalizzato pantesco ha saputo farsi apprezzare sull’isola per il suo talento in tante cose, per il suo impegno negli studi di ingegneria edile e per il suo amore per la Figlia del Vento.
Sempre ben voluto e circondato da tanti amici, il trentunenne ha sviluppato negli anni una particolare passione verso le erbe autoctone di Pantelleria e verso i funghi, che lo hanno indotto a proseguire una passione famigliare: realizzare distillati.

Con il suo gin “Muegin” ha conquistato l‘Ampolla d’Oro, un riconoscimento internazionale conferito  Spirito Autoctono, la rivista del settore capitanata da Lara De Luna e Francesco Bruno Fadda.

Lo abbiamo, mentre si trova a Pisa per il suo percorso accademico e abbiamo subito curiosato.Ingegnere, lei a Muegin (trattasi di contrada molto rigogliosa, poco abitata ma dove le coltivazioni sembrano uscire da un libro: perfette!) cosa fa? “Io lì raccolgo le botaniche, tutte quelle che ci sono nel gin. Faccio una prima lavorazione a Pantelleria poi le porto a Bologna alla Distilleria Gotha.”
  
La scelta di Bologna è stata un pò obbligata o perchè li ha un appoggio?No, No, non è stata una scelta obbligata, bensì legata alle conoscenze, Veda il progetto Mueggen è un po’ bizzarro. Non so se abbia letto un po’ le botaniche che ci sono dentro il gin,  ebbene questa idea nasce dal  voler unire una passione, che è quella per questo distillato e raccontare Pantelleria, diciamo, da un punto di vista diverso. Parlare dell’isola attraverso la montagna. Di solito quando la gente  conosce Pantelleria, giustamente la conosce per il mare, ma io sono super appassionato di funghi, infatti dentro il gin ci sono i porcini di Pantelleria. 
“E, all’inizio, quando io ho iniziato a pensare a questo gin, a questo progetto, dovevo collaborare con qualcuno che potesse capire la cosa e potesse darmi innanzitutto una mano. 
“Io, sì, vengo da una famiglia di distillatori, ma è sempre distillato grappa.”

Ah, ecco! Quindi lei alle spalle  un bagaglio anche culturale per il distillato? “Sì, assolutamente! Il distillato è assolutamente un bagaglio che mi porto dietro.
“Così, ho conosciuto questo ragazzo, Valerio Destratis, che mi ha dato una mano nella realizzazione di questo progetto.
 
E che tipi di erbe ci mettiamo dentro il suo gin?Intanto, il ginepro, che non può mancare mai. Si pensi che c’è un disciplinare molto rigido  che ti stabilisce che almeno il 50% della totalità delle botaniche deve essere ginepro. 


Ma allora il gin prende il nome dal ginepro?Esatto, esatto! Ma oltre a questo vi sono i capperi, ovviamente, uva passa di zibibbo, ovviamente, funghi porcini, come dicevo, limoni e finocchietto marino, che è il critmo, quello che cresce sugli scogli, che ha questo profumo incredibile di agrumi, secondo me; poi è salato, quindi tende a dare queste note molto fresche al salmastro.”

Mi diceva che questa attività la sta svolgendo da circa tre anni, ma quest’anno che è successo? Lei ha fatto l’imbottigliamento del 2025 e le è stato riconosciuto in questo premio, (5:16) che è l’Ampolla d’Oro? “Infatti, l’Ampolla d’Oro. Si tratta di una guida nazionale, perché poi collabora con altre guide. Fanno queste degustazioni alla cieca e valutano il prodotto, tendendo  più che altro a premiare prodotti che abbiano una carta di identità ben definita per realizzare i quali si  utilizzano soprattutto materie prime endemiche o autoctone, insomma del posto.”
Se io poi scrivo Pantelleria in etichetta, deve esserci Pantelleria lì dentro. Secondo me è parecchio forte questa cosa, perché appunto, quando racconti il gin e racconti Pantelleria, soprattutto attraverso il fungo, la gente resta meravigliata, perché pensa che nella nostra isola vi sia  il mare e nient’altro. Poi, appena entrano in quell’ottica lì, della montagna di 900 metri, dei funghi, del fatto di essere un’isola di contadini e non pescatori per i retaggi storici e la conformazione quella gente resta un po’ spiazzata. Quindi si racconta il territorio anche attraverso questa cosa lì.”


L’amaro bianco

Ingegnere ha progetti per il futuro?Faremo sicuramente tante altre cose, però adesso penso che il primo prodotto che uscirà adesso sarà un amaro,  un amaro bianco con le botaniche dell’isola, ma sarà più incentrato anche lì sulla montagna.”

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