Cultura
Pantelleria, di castellani e di pirati dal XIII al XV secolo – 1
Di alcuni castellani e signori di Pantelleria / Dal XIII al XV secolo 1
Anno 1276 –
Il milite musulmano Leone di Lucera, per la sua fedeltà a re Carlo d’Angiò a cui ha fornito anche delle truppe, riceve da quest’ultimo l’investitura a capitano dell’isola di Pantelleria.
La nomina è fatta anche perché la popolazione dell’isola in quel tempo è in gran parte musulmana.
Anno 1292, maggio
Re Giacomo II d’Aragona convince la madre, la regina Costanza II, ad affidare la capitania di Pantelleria al catalano Bonanat Algerio, il cui nome farebbe però pensare a un milite originario di Algeri o più probabilmente ad un milite catalano che si è distinto per fatti d’arme in quella regione africana. All’epoca l’isola faceva parte, quale feudo, della camera reginale ed era quindi nella piena ed esclusiva disponibilità di Costanza II di Svevia.
Anno 1293, agosto
Re Giacomo II scrive da Saragozza una lettera a Giovanni da Procida, fidato e ascoltato consigliere della regina Giovanna, affinché convinca quest’ultima a concedere il governo della Pantelleria a Palmerio Abbate da Trapani, che tanti buoni servigi aveva reso alla corona. La richiesta viene accolta.
Probabilmente la nomina di Palmerio Abbate non fu tanto bene accolta dalla parte di popolazione di fede musulmana di Pantelleria, in quanto nell’anno 1276 le sue galere avevano attaccato e depredato proprio una nave dei saraceni di Pantelleria, che successivamente protestarono con veemenza, con un documento datato 23 ottobre 1276, presso re Giacomo.
I corsari e i pirati
La signoria di Palmerio Abbate fu senza dubbio una signoria di un corsaro e più spesso di un pirata, e la base di Pantelleria si prestava ottimamente alle sue micidiali scorrerie nel canale di Sicilia e presso le coste della Barberia. Quindi egli fu un abile e ardito uomo di mare, che proprio sul mare diede lustro alla sua Sicilia allorquando le sue navi, dal porto di Trapani, portarono una spietata guerra da corsa contro quelle degli Angiò fin nelle acque di Napoli e della Sardegna.
D’altronde
all’Abbate, unitamente a Giovanni da Procida, si dovette il successo di quella orgogliosa e
sacrosanta sollevazione del popolo siciliano contro gli Angioini, che passerà alla storia come i
Vespri Siciliani.
Arma degli Abbate: Diviso di verde e d’argento. Corona di marchese.
Anno 1350, circa
La capitania di Pantelleria è ceduta al catalano Arnau Inbancu, padrone e
capitano di una galera.
Gli Arnau, originari della Sassonia, giungono in Spagna con il capostipite Pere Arnau, che si
distingue nella liberazione della Catalogna dal dominio dei mori. Un ramo della casata dalla
Catalogna si diffonde poi nelle isole Baleari.
Arma: En campo de azur, medio vuelo de oro, bajado y en punta, una flor de lis de plata (In campo
azzurro, in mezzo un’ala d’oro, ribassato e in punta, un fiordaliso d’argento).
Quelli di Maiorca: De
plata, un navío flotante sobre ondas de mar (D’argento, una nave che veleggia sopra le onde del
mare).
Anno 1359 – Pantelleria viene concessa in feudo all’ammiraglio Emmanuele Doria “consigliere,
familiare e fedele regio e ai suoi eredi”.
Arma dei Doria di Sicilia: Troncato d’oro e d’argento, all’aquila spiegata di nero, coronata dello
stesso, imbeccata, membrata e linguata di rosso, attraversante.
Orazio Ferrara
Foto: Arma degli Arnau
Ambiente
Il Parco lancia “Pantelleria Terrazzamenti Colti”, avviso per recupero di terre abbandonate o a rischio abbandono
Per aderire c’è tempo fino al 31 dicembre 2025
L’Ente Parco lancia “Pantelleria Terrazzamenti Colti”, avviso per il recupero delle terre
abbandonate o a rischio abbandono
Un’iniziativa volta alla valorizzazione dei terreni rivitalizzando la tradizione agricola
L’Ente Parco Nazionale Isola di Pantelleria lancia, con il MASE (Ministero dell’Ambiente e della
Sicurezza Energetica), un’importante iniziativa rivolta ai proprietari di terrazzamenti agricoli
coltivati ritenuti a rischio di abbandono (o già incolti e abbandonati) al fine del loro recupero e
conduzione.
Il progetto è destinato a realizzare misure di intervento volte alla valorizzazione dell’agricoltura. Tutto nasce dalla constatazione che il territorio dell’isola, da diversi
anni, registra una riduzione delle superfici terrazzate agricole coltivate con conseguente aumento
del degrado dei muretti a secco legato alla mancanza di cura e manutenzione ordinaria dei
terrazzamenti.
Il rischio è che si perdano le caratteristiche identitarie del paesaggio agricolo in cui,
anno dopo anno, si osserva la riduzione delle coltivazioni di vite e cappero, ma anche la perdita dei
saperi tradizionali, come quella dell’arte dei muretti a secco.
Obiettivo di “Pantelleria terrazzamenti colti” è quindi valorizzare i terreni agricoli incolti, abbandonati o non adeguatamente utilizzati o di prossimo abbandono, rivitalizzando la tradizione legata all’agricoltura, anche attraverso l’inclusione sociale e lavorativa, offrendo nuove opportunità per i giovani e favorendo l’introduzione di innovazioni tecnologiche e colturali ecocompatibili.
I terreni dovranno essere resi disponibili in affitto per almeno 15 anni e il loro recupero avverrà
prioritariamente attraverso la coltivazione di vite, cappero, ulivo, origano, nonché mediante
allevamenti e altre colture mediterranee idonee alla produzione di derrate. I terreni candidati dai
proprietari nell’elenco dell’iniziativa “Pantelleria Terrazzamenti Colti” dovranno avere precise
caratteristiche, consultabili nell’avviso pubblico al seguente link
https://www.parconazionalepantelleria.it/pagina.php?id=175
La scadenza per l’invio delle domande è fissata per il 31 dicembre 2025.
Il Commissario e la Direzione del Parco esortano la Comunità ad aderire all’iniziativa e ricordano
che gli uffici dell’Ente sono a disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento. L’iniziativa
rappresenta infatti una importante opportunità per i proprietari dei terreni agricoli e per mitigare
il processo di abbandono dei terreni in atto.
Cultura
La Luna del Castoro che ha illuminato Pantelleria ieri sera
La luna più splendente del 2025
Ha fatto giusto in tempo la Superluna di novembre, ad apparire e sedurre esseri umani, animali e terrazzamenti agricoli dell’isola.
Solo ieri sera era così visibile e vicina da avere l’impressione di poterla accarezzare e domani il maltempo torna ad investire la Sicilia e molto probabilmente anche Pantelleria.
L’autore ineguagliabile della foto, lo stimato astrofilo Leonardo Puleo, ha fatto omaggio i nostri elettori di questa immagine spettacolare, dando da esperto quale è il nome del nostro satellite: la Luna del Castoro.
Il fotografo dell’universo, con il suo occhio abile e sensibile ha realizzato la sua ennesima opera d’arte, dimostrando ancora una volta il suo talento.

Luna Piena del Castoro, che per l’occasione sarà anche una Superluna è stata la più grande e luminosa dell’intero anno, perché aveva raggiunto la distanza minima in assoluto dalla Terra, il perigeo.
Perchè si chiama Luna del Castoro
Il nome è da ricondursi, come spesso accada, alla tradizione dei nativi americani, ma in questo caso anche all’epoca del commercio delle pellicce in epoca coloniale. I grandi e simpatici roditori, in questo periodo dell’anno costruiscono le tane per rifugiarvisi durante la stagione fredda.
In questo modo diventavano facili prede sia dei nativi americani sia dei commercianti di pelli.
Cultura
La Sicilia premiata a Roma: 24 Chef insigniti del Collare Cocorum
A Roma la cerimonia dell’onorificenza della Federazione Italiana Cuochi che celebra 25 anni di dedizione all’Arte Culinaria
Ventiquattro chef siciliani premiati a Roma dalla Federazione Italiana Cuochi per 25 anni di eccellenza gastronomica
Roma, 3 novembre 2025 — Il prestigioso Teatro Ghione ha ospitato la cerimonia di consegna dei Collari Collegium Cocorum, una delle più alte onorificenze conferite dalla Federazione Italiana Cuochi (FIC). Questo riconoscimento celebra gli chef che da oltre 25 anni si dedicano con passione all’Arte Culinaria, mantenendo viva la tradizione e il prestigio della cucina italiana.
Un tributo alla Sicilia gastronomica
Quest’anno, la Sicilia ha brillato con orgoglio: 24 chef siciliani, tutti membri dell’Unione Regionale Cuochi Siciliani, sono stati insigniti del Collare Cocorum 2025. Un riconoscimento che premia non solo la longevità professionale, ma anche l’impegno quotidiano nel custodire e innovare la cultura gastronomica dell’isola.
Per ottenere il Collegium Cocorum bisogna essere iscritti alla Federazione Italiana Cuochi in maniera continuativa negli ultimi cinque anni ed essere ultra 45enni.
I collari vengono assegnati, da quindici anni a questa parte, in genere ogni biennio, come riconoscimento di carriera e dedizione alla professione.
I premiati per provincia:
Agrigento (8): Abruzzo Calogero, Andrei Andreaa Loredana, D’Aleo Maurizio Alfredo, Butticè Giovanni, Moscato Giuseppe, Marino Concetta, Di Maggio Rosaria, Falsone Pino
Catania (1): Favara Giuseppe
Enna (3): La Monica Salvatore Angelo, Boschetto Veruska, Unbriaco Rosario Sebastiano
Palermo (5): Di Sclafani Giovanna, Pellitteri Liborio, Sacco Massimiliano, Antico Paolo, Laudicina Valentina
Trapani (7): Simonte Bartolomeo, Pace Rocco, Abrignani Angela, Adamo Andrea, Mineo Antonio, Bonomo Francesco, Lorito Vito Salvatore
Una cerimonia solenne e sentita
La consegna dei Collari è stata accompagnata da momenti di grande emozione, alla presenza di chef, professionisti e rappresentanti della FIC provenienti da tutta Italia. Il riconoscimento, ispirato alla tradizione romana imperiale, è conferito dal Consiglio dei Collari del Collegium Cocorum e rappresenta un simbolo di dedizione, maestria e rispetto per la cucina italiana.
Dietro le quinte del gusto
Questa cerimonia è un tributo a chi lavora spesso lontano dai riflettori, ma è protagonista indiscusso della cultura gastronomica italiana. Gli chef premiati incarnano l’essenza della cucina siciliana: passione, autenticità e profondo legame con il territorio.
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